di Alfredo SANAPO
Per le strade del Capo di Leuca, da Tricase a Santa Maria di Leuca, soprattutto in manifestazioni ed occasioni di allegra compagnia c’è un suono inconfondibile: le note di un'armonica che suona "Astro del Ciel" o il preludio del "Te Deum" di Charpentier, noto al grande pubblico come "sigla dell'Eurovisione". A diffondere quelle melodie da una panchina o a passeggio, è Cosimo Ciardo, per tutti Cosimino. Il personaggio, che sembra provenire da un cartoon e con il cuore da fanciullo, è conosciuto come "Ullalà" dopo aver interpretato sé stesso nell'omonimo film del regista Alfredo De Giuseppe.
La sua è una filosofia di vita innocente, ingenua basata sullo sguardo pulito e sulla capacità di cogliere dappertutto il lato giocoso delle cose. In questo senso, la sua armonica è la voce di Peter Pan che si rifiuta di crescere, proprio come quella di Edoardo Bennato. Ma, mentre Bennato usava le sue note sferzanti e gioconde per raccontare le favole allo scopo di non arrendersi alle rie logiche del mondo adulto, Cosimino le usa per trasformare la realtà stessa in una favola, regalando ai bambini (e a coloro che vogliono restarci) un'isola-che-non-c'è colma di suoni e sorrisi. Ogni anno, con la sua armonica che suona fin da ragazzo, Cosimino porta allegria per le strade, diventando un punto di riferimento per i più piccoli che lo salutano sorridenti dalle finestre.
 
Ma dietro questa immagine di letizia ed idillio si nasconde una parabola esistenziale complessa e sofferta. E qui, la sua armonica cambia registro, evocando un'eco ben più cupa. Nato a Depressa da una famiglia povera e numerosa, Cosimino conosce la durezza del collegio minorile ("casa di correzione") di Leuca, un ricordo che a tratti ancora lo affligge. In quei momenti, il suo strumento non è più quello di Bennato, ma diventa un'eco lontana dell'armonica di Charles Bronson in "C'era una volta il West". Se per il personaggio di "Armonica" quel suono era il leitmotiv ossessivo di un trauma infantile a preannunciare una vendetta implacabile, per Cosimino, invece, si tratta della memoria di una ferita che non ha generato odio, ma ha forgiato la sua anima e forse ne ha influenzato l’esistenza lavorativa e sociale.
 
Non cerca rivalse: la sua musica a volte porta dentro le tracce di quel dolore, trasformandolo non in una minaccia, ma in un monito silenzioso sulla fragilità della vita.
Poi arriva la vita da emigrante, il duro lavoro sui cantieri in Svizzera e un aneurisma che lo ha segna per sempre. Eppure, nulla di tutto questo riesce ad inasprirlo. Raggiunta la sudata pensione, Cosimino trova la sua personale ricetta per la felicità. E quando suona un malinconico blues con la sua inseparabile compagna di viaggio, la sua armonica si tinge di un'altra sfumatura, quella della nostalgia e del romanticismo dolente di Terence, personaggio del cartone animato "Candy Candy". Proprio come questo ragazzo nobile tormentato affidava al suo strumento la solitudine e il dolore di un amore impossibile, Cosimino affida alle note più lente la malinconia dell'emigrante, il peso dei ricordi e la dolcezza di una sensibilità che non si è mai arresa.
 
Questo eterno Peter Pan, che tifa Juventus e resta indifferente alla politica, intrattiene chiunque incontri con i suoi trucchi e i suoi giochi numerici recitando filastrocche. Nel film che racconta la sua vita, lo si vede parlare direttamente con Dio, inventare neologismi come "Dio beduino!" e cercare senza sosta un vecchio compagno di riformatorio, Fausto di Ugento, nella speranza che abbia fatto fortuna. Una ricerca utopica che è metafora del suo modo di tenersi vivo, inseguendo i sogni alla stessa stregua del "Deserto dei Tartari" di Dino Buzzati.
 
La sua armonica, dunque, non è uno strumento, ma un'orchestra dell'anima: con la gioia ribelle di Bennato, le cicatrici silenziose di Bronson e lo spleen gentile di Terence. Cosimo Ciardo è la dimostrazione che il fatalismo può essere un espediente per soffrire di meno e la felicità non risiede nei grandi eventi, ma nella capacità di apprezzare il presente. Con la sua musica e le sue piccole magie, rappresenta un inno alla gioia, alla libertà e alla purezza di un cuore che, nonostante le amarezze della vita, non ha mai smesso di cercare la bellezza.

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