Esistono esperienze che ti cambiano la vita, esperienze che ti aiutano a crescere, esperienze che ti aiutano a comprendere quanto la storia sia importante per costruire un futuro diverso.
Era il 2014, avevo 21 anni, ed ero all’ultimo anno del Corso di Laurea Triennale in Scienze Politiche.
Era il 2014 ed avevo 21 anni quando entrai, per la prima volta, nei campi di concentramento di Auschwitz e di Birkenau: grazie alla mia Università, avevo ricevuto l’opportunità di prender parte alla delegazione di studenti che sarebbe partita col “Treno della Memoria”, un progetto portato avanti dall’associazione Terra del fuoco Mediterranea, in collaborazione con Regione Puglia e tante altre realtà locali, come i Comuni del Sud Salento e le scuole pugliesi. Era il 2014 e avevo 21 quando ho toccato con mano, per la prima volta, ciò che è stato. Sin da piccolo sono appassionato di politica, di storia e filosofia ed ho imparato a guardare agli eventi in modo oggettivo, senza farmi coinvolgere dalle emozioni. Era il 2014, avevo 21 anni, e non era più così. Era il 2014, avevo 21 anni, e ho imparato a guardare ai grandi numeri che si trovano sui libri con altri occhi, ho imparato che dietro ai “fatti della storia” ci sono racconti che rimangono segreti, dolori non compresi, lacrime versate, vite spezzate. Era il 2014, avevo 21 anni, e dopo sette intensi giorni in Polonia, tornavo a casa sentendomi parte di una grande famiglia: quella di chi mette a disposizione le proprie esperienze e le proprie energie per il futuro.
Passano i giorni, i mesi. Hai raccontato e continui a farlo. Hai testimoniato e continui a farlo. Ma non ti basta. Ti senti incompleto, ti senti in debito verso la storia. Poi, ti arriva un messaggio: “C’è la possibilità di essere uno degli educatori per il prossimo anno. Che ne dici?”
Ti torna il sorriso. Ti metti in gioco. Il cuore inizia a battere in una maniera incredibile. Gioia? Ansia? Paura? Forse nessun sentimento. Forse tutti. Un’onda che ti travolge. Arriva ottobre 2014. E’ il mese dei primi incontri formativi. Nozioni di storia. Tante. Magari le hai sentite tante di quelle volte, magari conosci alla perfezione quei passaggi che cosi tanto hanno cambiato il volto dell’uomo e del mondo. Ma questa volta affronti quelle ore con uno spirito diverso. Ti sei laureato, è vero, ma durante il viaggio toccherà a te essere il punto di riferimento dei ragazzi che prenderanno parte al progetto. Loro si aspettano tanto da te ed è giusto che tu sia all’altezza della fiducia.
Arriva novembre 2014. Il mese dei primi incontri con i ragazzi. Li vedi, son li, davanti a te. E si aspettano che tu li possa guidare nelle attività. E devi essere pronto. Devi prepararli a ciò che vedranno, devi aiutarli a comprendere che il viaggio cambierà le loro vite.
Il tempo passa, velocemente, senza che tu te ne renda conto.
Arriva gennaio 2015. Il 27 si parte. E quest’anno sarà diverso. Quest’anno è il settantesimo anniversario dall’apertura delle porte dell’inferno. Si, perché quello è un inferno.
Giorni passati fra numerose attività, come il teatro e la musica, visite guidate nel Ghetto Ebraico di Cracovia, al Museo della Fabbrica di Schindler.
La sera c’è tempo anche per divertirsi, di ascoltare un po’ di musica live, di sorseggiare una birra in compagnia degli altri educatori. Tutti stanchi, tutti stremati, tutti felici, tutti soddisfatti. Ti sorride il cuore, e ti basta.
Quest’anno c’è il concerto dei Crifiu, una delle band musicali più famose del Salento, che con la loro “Rock & Rai” hanno raccontato di un Mediterraneo che unisce la storia, la cultura, la memoria, la musica e le parole, di un Mediterraneo che unisce i popoli, non li divide.
E forse, parafrasando le parole di quella splendida canzone, era proprio quello il messaggio che il viaggio doveva trasmettere ai giovani partecipanti: insieme si può crescere, insieme si può uscire dalla “zona grigia”, insieme si può battere l’indifferenza, insieme si può costruire un futuro che guardi alla storia, imparando dagli errori commessi. Insieme, come una grande comunità viaggiante, una grande famiglia che ogni anno cresce e fa crescere la propria voce.
E poi arriva il giorno della visita ai campi di concentramento. Sai cosa ti aspetta, ci sei già stato. Ma quando rivedi quel cancello, reso tristemente famoso dai libri di storia, ti blocchi. Ancora una volta. Come la prima volta.
E li vedi i tuoi ragazzi. Anche ai più sorridenti si spegne il sorriso. Anche i più attivi rimangono in silenzio, anche gli occhi più belli perdono la luce.
Ecco cosa sono quei luoghi. Luoghi dove la luce si spegne, il sole non scalda i cuori, le lacrime si versano senza controllo.
Ma ai ragazzi viene affidato un compito. Ai ragazzi viene detto di guardare le centinaia di fotografie degli uomini e delle donne che sono entrati in quei campi, perdendo il loro nome, la loro dignità e la loro vita. Ai ragazzi viene detto di annotare il nome della persona che più li ha colpiti.
A fine giornata, davanti al monumento commemorativo all’interno del campo di concentramento di Birkenau, centinaia di ragazzi, con i loro educatori, sono in silenzio. Sono cambiati. La storia li ha cambiati.
E poi un microfono. E ad uno ad uno, i ragazzi ricordano quel nome, quella fotografia, quella persona. Stanno ricordando chi era stato dimenticato, stanno ridando un nome a chi lo aveva perduto, stanno rompendo il silenzio del dolore.
Questa è la forza di quest’esperienza. Capire ciò che è stato. Ed è a quel punto che il cuore si scalda. Ed è in quel momento che ricominci a vivere.
Marian Konc, io ti ricordo! L’anno prossimo ti incontrerò di nuovo.
Poi giunge il momento di tornare in Italia.
Hai la testa che ti fa male, le gambe che tremano, la stanchezza fisica, lo stress accumulato. E poi c’è il cuore: il cuore che batte forte, pieno di gioia.
E poi ci sono gli occhi, che tanti sguardi hanno incrociato, che non sono stanchi perché hanno visto quanto è bello far parte di una famiglia cosi grande.
Ora si torna alla normalità, ai libri, allo studio, alla vita di tutti i giorni. Ma ci torno col sorriso. Felice, felice di aver dato qualcosa ai miei splendidi ragazzi, felice di aver ricevuto tantissimo da loro!

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