di Angelo Piscopiello
Bis videor mori !
Con grande sofferenza leggo i nomi dei tanti "gladiatori "
desiderosi di nuova gloria e con vera, funesta mestizia apprendo che dai tanti collegi
e' scomparso il nome dell' amata Tricase.
Addio celebre Collegio Senatoriale di Tricase !
E' il risultato dei tanti piccoli arrampicatori succeduti nella gestione della cosa pubblica,
capaci solo di incrementare il proprio patrimonio, fatto non abbisognoso di verifiche.
Ma la nostra Tricase risorgerà oltre ogni incapace ( vittima o carnefice, io tra i primi)
che abbia ricoperto ruoli di rappresentanza istituzionale elettiva.
di Alessandro Distante
Chiuse le liste, i candidati, aspiranti onorevoli e senatori, sono pronti a sfidarsi.
Mai come questa volta a farla da padrone sono state le scelte dei singoli. Lo spettacolo non è stato edificante: basterà pensare a chi all’ultimo momento ha cambiato partito ed è stato subito candidato in un altro; a chi lo ha fatto qualche mese addietro, sposando movimenti che fino a qualche tempo fa sparlavano del Sud; oppure a chi ha fondato un nuovo partito e si è ritrovato ai vertici e per giunta candidato pur avendo avuto responsabilità di vertice nel vecchio Partito.
Ma i passaggi non sono stati soltanto trasversali ma anche territoriali. Ed allora: in Salento tanti candidati da fuori, tutti però innamorati del Salento!
Ma niente è casuale. Il venir meno di ogni appartenenza al partito o almeno ad un gruppo che si ritrova su un progetto, non dico su un ideale, porta poi a questi spettacoli indecenti.
Salta il principio di appartenenza e salta il principio della territorialità specialmente se i collegi sono così vasti da andare da Tricase a Francavilla Fontana. Ma, ancor prima, salta anche un minimo di dignità e di rispetto.
Ciò che conta è esserci ed assicurarsi un posto in prima fila per poi essere eletti.
Ed il posto lo si ottiene grazie a qualcuno che sta a Roma senza alcuna scelta da parte dei cittadini.
Di primarie neanche a parlarne ed anche quando le consultazioni, come avviene in un Movimento, sono aperte alla base non mancano dubbi e critiche se il risultato è la riconferma di tutti gli onorevoli e senatori uscenti.
Tricase comunque ha un candidato messo in terza fila; potrebbe farcela, con un po’ di fortuna; l’elezione dipende non tanto dalla capacità di consenso del candidato quanto dagli strani meccanismi elettorali dove i candidati e chi li candida studiano tutti i trucchi per garantire la vittoria a chi deve vincere e per lasciare sperare gli altri.
Alla fine ad essere ringraziati per la elezione non saranno i cittadini ma chi, bontà sua, li ha proposti come candidati e messi in pole position.
di Munir,immigrato somalo
Mi chiamo Munir, vengo dalla Somalia, ho trent’anni, sono sposato e ho un figlio di un anno e mezzo. Sono arrivato in Italia nel giugno 2016 e dallo scorso aprile sono ospite del progetto SPRAR gestito da Arci Lecce qui a Tricase.
Quando la libertà di espressione diventa migrazione forzata. Nel mio Paese ero un giornalista. Nel mio paese ero un giornalista, e ho lavorato nella redazione di “Radio Marka”, un’emittente radiofonica che si trova nel sud della Somalia, molto ascoltata nella mia città di origine, e per la quale ho realizzato anche interviste a funzionari pubblici. Fare informazione nl mio paese è molto pericoloso. I gruppi criminali minacciano e a volte uccidono i giornalisti ritenuti colpevoli di schierarsi contro di loro. Uno di questi gruppi, tra i più pericolosi della Somalia, chiamato Al-Shabaab, ha iniziato a perseguitarmi a causa delle notizie che diffondevo. Al-Shabaab è un gruppo terroristico che da anni compie attentati e azioni violente che colpiscono soprattutto la popolazione civile.Sono sempre stato contro la violenza, perché credo che la pace sia la più grande aspirazione per ogni uomo e popolo di questo mondo. Gli uomini di Al-Shabaab hanno iniziato a perseguitarmi e a minacciare me e la mia famiglia. Sono stato costretto e portare mia moglie e mio figlio a Mogadiscio, mentre io ho deciso di scappare.
L’Italia e Arci. Dopo un viaggio molto complicato sono arrivato in Italia. Qui a Tricase mi sento al sicuro e ho trovato nuovi amici. Studio la lingua italiana, ho una professoressa che si chiama Isabella, che mi ha sempre aiutato ad apprendere meglio questa lingua per noi molto difficile, e frequento anche la scuola pomeridiana per prendere la licenza media. Grazie al supporto di Arci e della comunità che mi ospita ho avuto molte opportunità di integrazione e dialogo con i cittadini di Tricase, come per esempio durante le feste natalizie, quando ho partecipato come comparsa al Presepe vivente indossando i panni del soldato romano. Ho frequentato dei corsi di formazione professionale e spero di trovare presto un lavoro e la mia completa autonomia.
Raccontarsi a tavola. Il giorno di Santo Stefano sono stato a pranzo presso una famiglia a Tricase, che mi ha invitato grazie al progetto “A tavola con noi”. Sono stati molto gentili come me e mi hanno fatto sentire in famiglia. Ora siamo rimasti in contatto e questo è molto importante per me. Mi fa sperare in un futuro migliore. Il mio sogno è che mia moglie e i miei bambini possano, un giorno, passeggiare con me per le strade di Tricase, liberi dalla paura e dalle violenze.
di Caterina Scarascia
Il 3 novembre scorso decidemmo di richiedere l’allacciamento alla rete di distribuzione del gas metano per uso domestico e di procurarci quindi, da un’apposita agenzia, il relativo preventivo.
Nessuno di noi avrebbe mai potuto immaginare l’odissea che ci attendeva.
Abbiamo ottenuto il servizio (controllo tecnico definitivo e posizionamento del contatore) il 15 gennaio ultimo scorso, dopo ben 74 giorni, 7 ore e 10 minuti.
Ma l’aspetto paradossale (più di questo, se possibile….) è tutto ciò che abbiamo dovuto fare direttamente, da soli, per sbrogliare i vari impicci burocratici e capire dove era l’inghippo che ritardava, rallentava, intralciava (scegliete voi il verbo che più vi piace!) la nostra pratica.
Siamo passati dall’Ufficio Tecnico Comunale, dall’Ufficio dei Vigili, dai contatti con famigerati esperti del settore, dagli amici degli amici (avevamo dimenticato di essere in Italia!), per giungere alla fine a ben 30 telefonate e mezzo (è caduta la linea a metà conversazione…..) all’apposito numero verde che, finalmente, ci ha fatto capire qualcosa dell’iter procedurale.
Ci è pure venuto il dubbio che avessimo sbagliato ditta, non essendo quest’ultima di Tricase : si sa….i forestieri possono essere meno esperti di un territorio…..soprattutto se si tratta di allacci!
Intanto qualche buon samaritano ci ricordava che avremmo dovuto mantenere il vecchio impianto a gasolio (quindi ulteriori spese….), perché, come è noto, la burocrazia è burocrazia, mentre saccenti operatori del settore ci rimproveravano di esserci ricordati un po’ tardi (l’inverno è ormai alle porte!) facendo, in pratica, i conti in tasca agli altri.
Ma alla nostra domanda del perché di tanta burocrazia e conseguente lungaggine temporale, la risposta è stata unanime ed esauriente: “E’ il sistema!”
Abbiamo provato anche a cercarlo, questo Signor Sistema, per chiederglielo direttamente, ma è stato inutile: irreperibile, anzi introvabile, in quanto appartenente alla Famiglia degli Scaricabarili.
Dal faceto al serio: questa esperienza personale, probabilmente vissuta negli stessi termini da molti altri cittadini, è indicativa delle storture di un sistema (questo si!) che trasforma i bisogni reali delle persone in semplici occasioni di guadagno.
Ma i servizi non si pagano? Certo, purchè siano servizi efficienti, svolti con un unico, prevalente obiettivo: agevolare l’utente, ridurre gradualmente nel tempo gli ostacoli procedurali e gli impedimenti burocratici che, creando tutta una serie di intermediari, rischiano non solo di attivare tempi biblici, ma anche di aumentare i costi.
Non c’è niente da fare, siamo alle solite, in questa Italia in cui la stragrande maggioranza dei politici sa solo dire e fare fesserie, in cui “etica” è una parola del vocabolario catalogata alla voce “caduta in disuso”, in cui il Dio Denaro viene prima di tutto, anche, e soprattutto, del rispetto delle persone.
Un’Italia in cui noi cittadini, purtroppo, continuiamo ad essere i complici e i principali conniventi di un’organizzazione sociale ed economica che piega ogni cosa SOLO all’interesse personale, meglio se economico. Nel caso specifico, basterebbe muoversi compatti contro sistemi di questo genere, denunciandone le relative inefficienze.
Nulla è immutabile nelle organizzazioni e le conquiste per i diritti e i vantaggi di tutti sono state sempre il frutto di piccole o grandi rivoluzioni e riforme, partite dalle consapevolezze sviluppate nell’ordinaria quotidianità.
Poi possiamo anche fare grandi discorsi sulle culture, il post-capitalismo, le agenzie educative, la società liquida, la sostenibilità ambientale e quant’altro, ma, sia pure nella complessità di simili contesti, la sostanza è sempre e solo una: i valori che ognuno di noi ha interiorizzato e di cui dà esempio agli altri, quei valori che danno più importanza alle persone tutte e non solo a chi (o cosa!) ci conviene.
In conclusione, ‘sto metano….ti dà una mano?
Si, forse..... purchè ci sia qualcuno disposto ad attaccarlo!