di Alessandro DISTANTE
L’idea che l’eletto, una volta eletto, abbia carta bianca perché investito dal volere dei cittadini porta, ad esempio, il Presidente democraticamente eletto negli Stati Uniti d’America a fare tutto, ma proprio tutto, quello che ritiene giusto fare. Non deve dare conto a nessuno perché se ha governato male o bene lo diranno gli elettori tra quattro anni.
Il non dover dare conto a nessuno porta poi spesso a prese di posizione stizzite nei confronti di chi è portatore di idee diverse, ma non per questo da condannare.
Accade così, anche da noi, che numerose iniziative da parte del Comune oppure da parte di Associazioni trovino riserve ed obiezioni; nei confronti dell’Amministrazione che, ad esempio, ha avviato una serie di interventi sulla mobilità urbana e sulla segnaletica oppure sulla riqualificazione di alcune Piazze e Strade senza preventivamente sentire i diretti interessati o, più in generale, i cittadini. L’essere stati eletti circa cinque anni fa consente di prescindere dall’interpellare i cittadini?
Allo stesso modo, una manifestazione ben riuscita come il Carnevale di quest’anno, registra, poi, reazioni di rifiuto al confronto con chi esprime obiezioni sui contenuti che la manifestazione intendeva mettere al centro (di questo parliamo a pag. 2).
Quello che difetta e che va scomparendo è il gusto del confronto e il piacere di dialogare o, ancora peggio, quello che sembra venir meno è la capacità di credere che, dal confronto, possa venire fuori qualcosa di migliore rispetto al punto di partenza.
Certo, il confronto preventivo deve essere fatto in maniera utile e veramente partecipata. Se, ad esempio, si interpella il Sindaco in una riunione non pubblicizzata, non si può poi affermare che nessuno degli interessati al problema vi abbia partecipato; oppure, se si fa un sondaggio sulla mobilità cittadina e su 17.000 residenti a rispondere sono soltanto 236 non si può sostenere che i cittadini vogliono determinate soluzioni al problema della mobilità (di questo parliamo a pag. 7).
La partecipazione deve poi essere, almeno tendenzialmente, aperta a tutto e a tutti. Anche a chi -o nei confronti di chi- versa in situazioni di estrema difficoltà e cioè anche a quelle minoranze che solitamente non si esprimono e che perciò rischiano di essere ignorate (di questo parliamo a pag. 5).
Insomma la strada della democrazia è difficile e faticosa, anche se è l’unica giusta e da praticare. Ad una condizione: che si accetti il confronto e ciò presuppone che si veda l’interlocutore non come un nemico le cui argomentazioni devono necessariamente essere confutate, ma come una parte che può offrire spunti per raggiungere, se non l‘ottimo, almeno il meglio, nella profonda convinzione –dura da praticare- che nessuno possiede la ricetta giusta o, per dirla in altri termini, che nessuno è depositario della verità, neppure se eletto democraticamente.
di Alessandro DISTANTE
Usciamo l’8 marzo Giornata Internazionale della Donna.
Gli auguri da parte di una Redazione tutta al maschile rischiano di essere solo un atto di inopportuna e non gradita galanteria.
Intanto ci piace constatare che nel corso degli anni è cresciuta questa tendenziale parità; lo vediamo a Tricase, dove i posti di vertice degli Uffici comunali sono assegnati a donne; dove in Giunta, per dettato legislativo, vi è una adeguata presenza femminile; dove gli Istituti scolastici sono diretti per la maggior parte da donne; dove la più grande Azienda è guidata da una donna; dove molte delle attività imprenditoriali vedono a capo una donna.
Tutto questo non può che fare piacere. Se a questo si aggiunge la costruzione di un nuovo Asilo Nido, si spera che questo possa sempre di più conciliare le esigenze della maternità con quelle del lavoro femminile.
In questo modo si darebbe anche un contributo concreto al problema demografico e si darebbe una mano alle donne (e non solo).
di Alessandro DISTANTE
Non sempre a Carnevale ogni scherzo vale! Neanche a me è piaciuto il tema voluto quest’anno dagli organizzatori, colpevoli –ed è questa la critica- di aver trasformato in maschera il Patrono di Tricase e di aver “usato” le immagini delle parrocchie. Per la verità la commistione di sacro e profano non è certo una novità, se si pensa a quanto accade per le Feste patronali, che, in questi giorni, sono state oggetto di una Legge regionale o se si pensa ai contributi elargiti dal nostro Comune a tutti i Comitati festa. Certo, ci si muove sempre in nome della cultura e della tradizione popolare, ma, in questo modo, si finisce per sovrapporre l’aspetto folkloristico a quello di culto.
Una commistione di sacro e di profano che, comunque, non trova alcuna giustificazione per il Carnevale, specialmente se, tra gli organizzatori e contribuenti, vi è pure il Comune (vedasi deliberazione della Giunta Municipale n. 39 del 13 febbraio).
di Alessandro DISTANTE
Un signore con in testa un cappellino, travestito da Presidente degli Stati Uniti d’America, firma a mitraglia una serie di carte: via gli immigrati; libertà per gli assaltatori del Campidoglio; chiusura dei rubinetti per spese inutili; licenziamento dei dipendenti che lo avevano accusato. Lo stesso signore, così mascherato, decide di fare una festa in un posto chiamato Gaza e ribattezzato Gaza Beach: si tratta di una località dove non c’è più niente ed è inutile ricostruire le case per chi ci abitava (gente poco propensa al divertimento); il posto è bello, meglio farne una spiaggia con tanto di attrazioni turistiche. Lo stesso signore –sempre travestito da presidente americano- pensa di annettere Messico e Canada e di porre fine ad una guerra lontana, in cambio di materiali preziosi.
Accade poi che in un altro Paese si liberi un torturatore di uomini e persino di bambini. Un complice dei trafficanti di immigrati per il quale una Corte di Giustizia ha emesso un mandato di cattura. Un signore, indossata la veste di ministro, decide di autonominarsi giudice e processa gli altri Giudici (quelli che hanno deciso per l’arresto del torturatore). Un altro signore, pure lui travestitosi da ministro, mette a disposizione un aereo con bandiera italiana e riaccompagna il torturatore a casa sua, dove viene accolto da una folla festante.
Storielle di Carnevale, è ovvio! Nel mondo vero, il diritto, anche quello internazionale, ha la sua forza e quelle storie non possono accadere!
Ma si sa, a Carnevale ogni scherzo vale! C’è poi qualcuno, privo di spirito carnascialesco, che sbraita: “Non è uno scherzo; quelle storie sono veramente accadute”. Ma io non ci credo! Non ci posso credere! E’ o non è Carnevale?
di Alessandro DISTANTE
Il Salento ancora tira, turisticamente!
Senza scomodare dati e rilevazioni, si percepisce a pelle che il nostro territorio è in grado di attirare turisti ed altro. Solo una citazione: il G7 svoltosi in una località salentina. E’ un dato che basta ed avanza per comprovare la forte capacità attrattiva del Sud della Puglia.
In questo favorevole contesto –che dura ormai da svariati anni- anche Tricase gioca la sua parte e l’Amministrazione sfrutta ogni canale e ogni occasione per lanciare il “prodotto Tricase”.
Da ultimo il nostro Comune ha partecipato alla BIT di Milano (Borsa Internazionale del Turismo) presentandosi, insieme ai Comuni di Melendugno, Castro, Salve ed Ugento, nello stand della regione Puglia.
Un’ottima vetrina per la nostra offerta turistica.
Accanto a questo, la Città potrà presentarsi, per la prossima estate (almeno si spera), con un volto nuovo, specialmente nel suo centro storico grazie ai lavori di sistemazione del basolato e di arredo urbano e proporsi in maniera più adeguata anche in altre parti del territorio, comprese le Frazioni. Discorso a parte meritano le Marine e, al riguardo, sono stati avviati i lavori per realizzare alcuni parcheggi a Tricase Porto.
E’ certamente la via giusta, ma che deve fare i conti con alcune scelte di fondo che non possono essere rinviate. Innanzitutto capire verso dove la Città intende andare: in questo la mancanza di un piano regolatore costituisce il più grosso limite. Appare veramente difficile pensare che la capacità attrattiva di Tricase possa passare soltanto attraverso interventi sulla viabilità e sull’arredo urbano senza individuare, ad esempio, spazi di vivibilità cittadina e senza curare un ordinato sviluppo della ricettività turistica. Ciò non vuol dire necessariamente nuovi interventi di strutture alberghiere ma può voler dire normative che consentano e favoriscano la destinazione alla ricettività di edifici e/o immobili già esistenti.
Allo stesso modo non pare possibile assicurare una piena e comoda fruibilità del centro storico in mancanza di un disegno complessivo che preveda spazi di sosta e parcheggi a ridosso delle zone che trainano il turismo.
La scelta o, meglio, la non scelta è stata quella di congelare il Piano Regolatore e favorire interventi lottizzatori per i quali i proprietari non avevano mostrato alcun interesse (salvo ad essere sollecitati prima delle norme limitative che accompagneranno il nuovo strumento urbanistico).
Il turismo, poi, non può costituire l’unica via per lo sviluppo dell’economia locale. In un contesto nel quale il TAC mostra segnali di difficoltà, anche in territori vicini a quello di Tricase, non è pensabile che si punti soltanto su un fenomeno come quello turistico che è soggetto anche alla moda e a spinte irrazionali e come tali ingovernabili. Si deve inoltre pensare a cosa possono diventare o cosa sempre di più potranno diventare le vicine coste dell’Albania o della Croazia (per non dire della Grecia), in grado di offrire ospitalità a prezzi molto più convenienti.
L’azione amministrativa è chiamata a prestare attenzione anche su altri settori, primo tra tutti l’artigianato e la piccola industria, oltrechè i servizi.
Registriamo con piacere la nomina a Vice presidente del Consorzio ASI della provincia di Lecce del concittadino Andrea Musio, ma occorre che vi sia una spinta decisa ed un favor del Comune verso forme di investimento e iniziative che aiutino le nostre imprese.
L’estate, tanto per dirne una, potrebbe essere anche l’occasione per far conoscere le forme di artigianato e di produzione del territorio. Miggiano, in questo senso, ha implementato, nel corso degli anni, una Fiera che è vetrina per tanti produttori locali; se non è bene fare duplicati occorre trovare formule che tuttavia facciano conoscere, anche a chi magari occasionalmente viene da fuori, la ricchezza e la bravura delle nostre imprese, anche di quelle piccole.
Unire quindi il turismo ad offerte dei settori primario (i prodotti dell’agricoltura) e di quello secondario (quale l’artigianato e la piccola industria) può essere un’idea da sviluppare.
Per questo tuttavia non basta avere genericamente a cuore il bene comune della Città –e ci mancherebbe altro- ma avere un progetto complessivo e di medio-lungo periodo. Questo si chiama politica, luogo nel quale i programmi e le proposte trovano la loro centralità. Non è possibile ritenere che non contino le diverse appartenenze che sono legate a prospettive di fondo a volte molto distanti. In vista del prossimo appuntamento elettorale è quindi quanto mai opportuno che si incoraggi l’elaborazione di proposte che dicano qualcosa di concreto e intorno alle quali si aggreghino le persone e le candidature. Non è sufficiente la buona volontà e la ricerca del bene comune se non ci si chiede e se non si propone un progetto di prospettiva agli elettori.