Dal 23 al 26 ottobre 42 rappresentanti sloveni in visita – studio presso il GAL Capo di Leuca
Il GAL “Capo di Leuca”, unica Agenzia di Sviluppo Locale italiana, scelta come caso studio dalla Rete di Sviluppo Rurale e dal Ministero dell’Agricoltura della Slovenia. 42 rappresentanti di istituzioni slovene, dal 23 al 26 ottobre, saranno ospiti in una visita – studio alla scoperta delle “best practices” realizzate dal GAL nei settori dell’artigianato locale, del turismo rurale, del paesaggio, dell’ambiente e della cultura.
La Rete di Sviluppo Rurale Sloveno oltre a coordinare le attività svolte dai GAL, realizza interventi di cooperazione, informazione, formazione e promozione sullo sviluppo locale di tipo partecipativo e sullo sviluppo rurale sia a livello locale che a livello internazionale.
I 42 ospiti sloveni rappresentano Amministrazioni comunali, GAL, Centri e Agenzie di Sviluppo Regionali; lo scorso anno, la visita – studio è stata effettuata in Portogallo mentre quest’anno a livello europeo è stata scelta l’Italia e, nello specifico, il GAL Capo di Leuca.
Durante la loro permanenza i rappresentanti sloveni incontreranno il Rag. Rinaldo Rizzo, Presidente del GAL Capo di Leuca, il Dott. Giosuè Olla Atzeni, Direttore del GAL Capo di Leuca, i Consiglieri di Amministrazione e lo staff operativo del Gruppo di Azione Locale, i Sindaci del territorio per conoscere la strategia che sarà attuata con il PSR Puglia 2014 -2020, ma, soprattutto, per studiare il modello di sviluppo e i risultati ottenuti nei ventisei anni di attività, dal 1992 ad oggi.
Sarà questa anche l’occasione per incontrare i dirigenti regionali del Dipartimento Agricoltura e Sviluppo Rurale e del CREA - Rete Rurale Italiana che illustreranno in dettaglio le procedure e la normativa per l’attuazione LEADER 2014-2020 in Italia e in Puglia.
“Questo evento rappresenta un importante riconoscimento all’operato non solo del GAL del Capo di Leuca ma anche di tutti i GAL pugliesi – dichiara Giosuè Olla Atzeni, Direttore del GAL - che continuano ad essere punto di riferimento a livello europeo per la qualità del lavoro svolto e per gli importanti risultati raggiunti nell’ambito dello sviluppo locale. La visita consentirà di allacciare nuovi rapporti di collaborazione e sarà un’importante occasione di crescita basata sul confronto, sullo scambio e sul trasferimento di esperienze e di conoscenze”.
di Alessandro Distante
Non è stata una bella pagina di confronto e di ricerca democratica del bene comune.
L’idea di ascoltare tutti gli attori in campo e prestare attenzione a tutti gli interessi era positiva ed apprezzabile; buona la decisione di convocare un Consiglio Comunale Straordinario aperto ai cittadini, alle associazioni ed ai rappresentanti politici ed istituzionali.
Tuttavia molte cose non sono andate per il verso giusto. Innanzitutto la lunga e talvolta poco tecnica relazione illustrativa da parte del Tecnico ANAS, in alcuni tratti apparso più impegnato a rispondere ad antiche accuse che ad illustrare le problematiche delle varie soluzioni possibili;
poi interventi di rappresentanti politici più attenti ai rapporti verticali con il Governo (del quale si sono dichiarati addirittura portavoce) che a quelli orizzontali e cioè della appartenenza al livello di rappresentanza comunale o regionale; quindi scambi non proprio edificanti per una assise istituzionale; ma, al fondo, una articolazione degli interventi che ha “favorito” i rappresentanti delle Istituzioni più che dare spazio alle istanze della cittadinanza, sia essa organizzata o meno.
Certo gli impegni (sempre numerosi) dei rappresentanti delle Istituzioni ha imposto di dare la precedenza a chi veniva da fuori come ha spiegato il Presidente Martina, ma se l’idea era quella dell’ascolto dei cittadini, oltrechè ovviamente dei rappresentanti delle Istituzioni, lo scopo non mi sembra raggiunto.
Manca ad oggi un momento di sintesi. Dopo un incontro alle Scuderie prima dell’Estate, non ha fatto seguito alcun momento di sintesi e di proposta, fino a ripetere sostanzialmente lo stesso incontro a metà ottobre.
L’immagine di Tricase che ne è venuta fuori non è esaltante; la Città, nelle sue espressioni politico-istituzionali, è apparsa attendista ed inutilmente spettatrice. Se la politica è il momento della sintesi per il perseguimento dell’interesse comune, è l’Amministrazione che è chiamata a questa sintesi assumendosi la responsabilità delle scelte.
Diversamente si aggrava il rischio, già emerso nel corso del Consiglio Comunale e poi acuitosi nei giorni seguenti, di un isolamento di Tricase rispetto a tutto il Capo di Leuca.
Difendere alcuni ettari di terra è importante, ma difendere e proporre un’idea di ricerca del bene comune esteso ad un vasto territorio che includa Tricase ma che abbia al centro l’intero Capo di Leuca è altrettanto importante.
di Antonio Caprarica
Non c’è nulla di più ingannevole dell’aria mite della parola “volantino”.
Al contrario, il volantino è uno squillo di tromba, un segnale d’allarme , può arrivare a diventare come nell’ormai remoto Sessantotto- un richiamo di guerra.
Il volantino, figlio prediletto dei ciclostili sessantottini, è in realtà l’erede in linea diretta del pamphlet , o libello, equivalente settecentesco degli odierni social, ma al contrario di questi corrivi con l’assolutismo del futuro- nemico giurato della tirannide e dei privilegi dell’ ancien règime.
Insomma, il volantino come il suo antenato è a caccia di magagne, prepotenze e malefatte , le denuncia e le mette in scacco, ma non per puro spirito giustizialista.
Al contrario, l’obiettivo è offrire alla società gli strumenti informativi indispensabili al discorso pubblico, sempre così carente in Italia. E nel Mezzogiorno più che mai.
Perciò, ogni volantino e quello di Tricase in modo speciale è un grido di libertà : di stampa, di informazione, di opinione, e sappiamo tutti benissimo che questi diritti non sono mai acquisiti per sempre. Alessandro Distante e il gruppo di persone radunate attorno al Volantino ( con la maiuscola…) sono dunque da considerare sentinelle delle nostre libertà, e in verità il Premio di cui mi onoro di essere stato il primo recipiente- è piuttosto a loro che andrebbe consegnato.
Penso che idealmente sia proprio quello che fanno tutti coloro che lo ricevono.
Sabato 20 ottobre ore 19,00 Sala del Trono con Antonio Polito
Tricase. Talvolta i sogni si avverano. Sembrava una provocazione quella che anni fa venne lanciata in Redazione da Antonio: “Perché non organizziamo un Premio giornalistico e proviamo a portare a Tricase il meglio del giornalismo nazionale?”.
Da provocazione si trasformò in sfida che, possiamo proprio dirlo, è stata vinta.
Colpi di fortuna, amicizie personali, ricerca di contatti, vicinanza di luoghi e tanto altro ci hanno consentito di avere da noi il fior fiore del giornalismo.
Sì lo diciamo con orgoglio, ma, soprattutto, intendiamo dimostrare, con i numeri, che gli obiettivi, se sono chiari, possono essere raggiunti.
Abbiamo scelto di non gravare in alcun modo su fondi pubblici, neppure su piccoli contributi da parte del Comune.
Non li abbiamo mai chiesti e ciò a prescindere dal Sindaco di turno.
Ci sembra giusto che un’iniziativa, siccome liberamente voluta da una Associazione, si deve reggere sulle sue gambe e su quelle di chi la condivide.
Abbiamo chiesto e sempre ottenuto il Patrocinio del Comune e, da qualche anno, anche della Provincia di Lecce e questo perché abbiamo voluto che l’iniziativa fosse condivisa e ne fosse riconosciuta la rilevanza pubblica.
Ma poi, per il resto, soltanto l’ospitalità (sempre massima) da parte del Comune e il riconoscimento che il Premio rappresenta un’occasione per la Città e non solo.
L’unico sostegno economico cercato ed ottenuto è stato quello degli sponsor e dei cittadini.
Non è stata mai una ricerca di sostegni fini a se stessi, ma un sostegno di significato e di condivisione.
Chi fa pubblicità sul nostro settimanale o chi sponsorizza il Premio non ha certo bisogno di farsi pubblicità; lo fa perché condivide l’importanza di un settimanale e di un Premio.
E poi i nostri Lettori; cittadini che senza nulla chiedere e senza nulla ricevere mettono la mano in tasca e offrono un contributo partecipando ad una cena.
Questo è quanto c’è dietro e davanti alla IX Edizione del Premio
Quando le mamme del Tricase Rugby hanno deciso di chiamare la loro squadra “Ursa Major”, certamente non immaginavano di essere considerate alla stregua di orse pericolose: volevano solo giocare con i loro bambini, insegnando loro i valori universali del rispetto e dell’amicizia.
Difficile, però, imparare cosa sia il rispetto quando, in procinto di entrare in campo armati solo di palloni (ovali) e attrezzatura ginnica (in spugna), hanno visto il loro allenatore apostrofato e poi spintonato da un signore con i capelli bianchi a cui sembra proprio non andar giù che qualcuno, con regolare autorizzazione del Comune, utilizzi il (suo?) campo S.Vito e gli spogliatoi (suoi anche quelli?) per due ore, due volte a settimana…
Eppure anche in questa occasioni i bambini del Tricase Rugby hanno avuto un bel momento di crescita sportiva e umana: il loro tecnico non ha reagito, il signore con i capelli bianchi è stato allontanato e i responsabili del Tricase Rugby, pur incolpevoli, hanno chiesto scusa a mamme e bambini.
Peccato che il turpiloquio di sottofondo (lasciamo a voi indovinarne la provenienza) rovinasse l’atmosfera….
Dopo un’ora è arrivata una stretta di mano. I bambini, certamente, avranno apprezzato.
Ma a cosa è servita quella stretta di mano, se all’allenamento successivo gli spogliatoi erano chiusi e i piccoli si sono dovuti cambiare per terra (e al buio), sull’erba a bordo campo?