Arriva a Tricase, P40, l’eclettico cantastorie.
Martedì 24 luglio, alle ore 21.30, Lucugnano (Tricase)
ospiterà lo spettacolo del “cantattore” “P40”, in piazza G.Comi.
L’iniziativa costituisce il secondo appuntamento del piccolo festival “I Suoni della Terra”, organizzata dal Comune di Tricase. Nel corso della serata, “P40” dialogherà con il pubblico, raccontando la storia della sua originale carriera artistica e il suo punto di vista originale del Salento odierno, proponendo alcuni brani dai suoi lavori discografici.
Il progetto “P40” è nato sedici anni fa dall’idea del musicista Pasquale G. Quaranta, personaggio emergente ed estroso del variegato mondo degli artisti salentini: riesce subito a balzare agli occhi del pubblico salentino per l’originalità della sua opera e il carisma del personaggio. Alla base del lavoro di “P40” c’è l’osservazione attenta e critica del suo tempo che l’artista cerca di risignificare nei suoi spettacoli, attraverso un repertorio di brani inediti. Incarnando un incontro tra la figura del cantautore e quella dell’attore (il “cantattore”), “P40” riesce a farle convivere sul palco, portando in scena una rappresentazione quasi teatrale, essenziale, a tratti geniale, ma, nello stesso tempo, ricca di improvvisazioni che giocano sugli equivoci e sulle sensazioni del pubblico.
“P40” appare una sorta di menestrello di corte catapultato nell’età contemporanea dove le corti di un tempo diventano i palchi e i teatri di oggi. E sono così gli spettacoli di “P40”, dove la scena è “riempita” dalla figura dell’artista che con chitarra e voce ama scherzare poeticamente sugli usi e costumi, vizi e virtù della società che lo circonda. Un menestrello, un cantastorie, un artista che, col tempo, ha visto maturare la sua creatività, riuscendo a cogliere, attraverso la satira e l’umorismo, significati intimi del nostro quotidiano, svelandoli al pubblico, che non può far altro che disegnare sul proprio volto un sorriso e riflettere sulle “verità” proposte dall’artista.
Numerose e importanti le sue collaborazioni musicali: tra gli altri, Emanuele “Phl” Flandoli, Carlo Verrienti, Daniele Leucci, Leone Marco Bartolo, Antonio De Donno e Lucia Minutello. E tanti i luoghi dove “P40” ha portato in musica il suo spettacolo, da osterie a feste popolari, da teatri improvvisati a “live club”, dove l’intimità col pubblico riesce a rendere bene l’opera del menestrello, palesando le sue capacità di coinvolgimento. Nell’estate del 2016 a Presicce, Enrico Rugeri decise di stupire tutti chiamando P40 ad aprire il suo concerto, regalando un momento magico d’allegria al suo pubblico.
“I Suoni della Terra” è piccolo festival che vuole raccontare la terra con i suoi suoni e le sue esperienze che sono un libro naturale del vissuto millenario dell’uomo e ma anche un acuto osservatore dell’oggi. un piccolo festival, composto da tre concerti, per raccontare la terra di ieri, arcaica e rurale, quella dell’oggi con le sue contradizioni e le terra lontane della grande emigrazione del sud.
Per motivi tecnici
ritorniamo in edicola
sabato 28 luglio
la redazione
Save the Olives è una organizzazione no-profit di volontari che affron-ta la morte degli ulivi in Puglia dovuta al batterio Xylella Fastidiosa. Agiamo insieme in un paesaggio millenario cercando di concentrare le forze delle parti interessate, per sensibilizzare ed educare gli abitanti del territorio attaccato. Con il nostro impegno miriamo a dare speranza al patrimonio culturale, am-bientale ed economico che gli ulivi significano per la cultura mediterranea. In tutto ciò che facciamo, proviamo a mettere l’agricoltura e la ricerca al primo posto, misurando il nostro successo nella capacità di recuperare gli ulivi malati e istruire gli agricoltori verso una gestione più sostenibile della loro terra.
Xylella Fastidiosa è un batterio presumibilmente arrivato dal Sud America che porta alla rapida morte degli ulivi. Introdotta ufficialmente sul territorio italia-no dal 2013, partita Gallipoli ora è alle porte di Bari. L’avanzata del batterio è stimata in circa 30 km all’anno. Purtroppo, Xylella ha già attraversato i confini italiani, infettando parti della Spagna e della Corsica in Francia. Questo lo rende non solo un problema italiano ma un problema mediterraneo che e si sta diffondendo rapidamente. Crediamo in un futuro in cui gli agricoltori, aiutati dal mondo scientifico, saranno in grado di sconfiggere o convivere con questo male facendo ripartire la loro economia agricola. Ci dissociamo da qualsiasi movimento politico dando invece credito ai risultati della ricerca scientifica. Come partner all’interno della ONLUS abbiamo infatti alcuni ricercatori del CNR e CHIEAM.
Con l’evento del 21 luglio 2018 speriamo di coinvolgere un pubblico più am-pio, impegnandoci con possibili sponsor e incontrando altri volontari come noi. Avere i musicisti dal “Teatro alla Scala” di Milano, musicisti di fama mondiale, a suonare in uno dei boschi più antichi e meastosi d’Europa ci darà una grande esposizione mediatica. Allo stesso tempo quella sera vogliamo dare spazio alle persone impegnate in questa lotta da anni, affinché possano condividere i loro risultati per collaborare uniti con il fine di trovare una soluzione comune contro questa piaga. Con i proventi della serata continueremo a lavorare sul nostro campo dimostrativo e a fare giusta comunicazione riguardo la problematica che affligge la Puglia.
Nel caso non riusciate ad essere presenti alla serata del 21 Luglio, ma comunque credete in questo nostro impegno per il territorio, potete comunque fare una donazione alla ONLUS che ci servirà a raggiungere i nostri scopi. Inoltre se ritenete questa causa vicina al vostro pensiero saremmo felici di accogliervi nel nostro gruppo come soci.
La mia colonna di Alfredo De Giuseppe
La vicenda va raccontata, perché nella sua linearità, fotografa l’attuale situazione di Tricase, della politica in generale, delle vuote parole, slogan di moda, spesso in netto contrasto con le cose reali da fare.
È noto a tutti che il ridente paese di Tricase non si è mai dotato di un piano regolatore generale. L’ultimo tentativo più o meno serio fu quello del 1960. Poi da allora ogni nuova Amministrazione ne ha promesso uno da fare con urgenza, tanto che in effetti l’urgenza è diventata quasi omissione.
Nel frattempo i 48 kmq del territorio di Tricase sono devastati in ogni loro parte: le campagne distrutte da oscene costruzioni, le periferie abbandonate, le frazioni senza collegamenti con il centro, che a sua volta non ha un senso pratico dal punto di vista della viabilità e della vivibilità. Si sono in parte salvate le due marine, ma per ragioni indipendenti dalle volontà amministrative locali.
Veniamo al fatto: il geologo Vittorio Emanuele Iervolino, uno dei tecnici incaricati alla redazione del nuovo PUG, convoca una pubblica assemblea da tenersi il 21 giugno nella Sala del Trono di palazzo Gallone, “per un Piano Geologico Partecipato”, durante la quale spera di apprendere altre nozioni utili: “Creare un portale cartografico per mostrare le varie cartografie in fase di realizzazione o già realizzate... censire tutti i Geositi presenti sul territorio ad incrementare il turismo nell’area (lavoro non dovuto per un pug)... censimento delle tante cavità antropiche con il vs aiuto...”
Queste erano le idee dell’ottimo Iervolino: credeva davvero che un lavoro così specialistico come il suo potesse essere condiviso con tantissima gente comune, con tecnici, politici e amministratori. Manifesti per le strade di Tricase, promo sui social, post personali, tutti con il pressante invito alla partecipazione.
Conclusione: all’incontro così pomposamente convocato erano presenti in tre, compreso lo stesso geologo.
Nessun amministratore, nessun cittadino, nessun giornalista e neanche un nuovo trappeto da censire.
Lui, torna a casa e scrive un pensiero su Facebook, dai toni strazianti: Nessuno presente alla giornata di incontro con la popolazione. Oggi sono tornato a casa a Napoli.
In questi giorni ho pensato alla totale indifferenza della cittadinanza al lavoro da farsi per la redazione della relazione geologica per il pug...Però lo stesso Iervolino, prima di chiudere il post con l’intento di cancellarlo dopo pochi giorni, afferma: nei 600km di ritorno a casa in un primo momento ho pensato:
ma in fin dei conti... che me ne frega?... Ma poi macinando kilometri ho ripensato al vostro fantastico paese e ci metterò comunque il cuore oltre che professionalità. Ma lo farò senza condividere nulla.
Tutta la vicenda insegna molto a tutti noi, e allo stesso tecnico, sui tempi che stiamo vivendo: innanzitutto la parola “partecipazione” è usata a sproposito, generando molto spesso equivoci, ritardi, contorsioni e inutili polemiche. Come si fa a immaginare che un PUG possa essere redatto con la partecipazione di persone comuni, di inesperti e di giovani, anziani e bambini in modo indistinto? È come immaginare che i tecnici della NASA facciano un sondaggio mondiale sulle modalità del volo verso la luna.
È invece corretto dare l’incarico a tecnici dalla provata esperienza e bravura, che in tempi brevi siano in grado di redigere un Piano che sappia guardare al futuro, sistemando un po’ delle storture dei decenni precedenti. Poi una classe politica attenta e onesta valuta nelle sedi istituzionali, con buon senso, il progetto complessivo. Solo allora, prima dell’approvazione definitiva, il buon politico può portare all’attenzione dei suoi concittadini le bontà, le contraddizioni e le prospettive di un piano evidentemente già strutturato nelle sue parti fondamentali.
L’attuale logica mediatica, solo virtuale e mai fattuale, di immaginare una specie di partecipazione collettiva su ogni aspetto tecnico della vita amministrativa fa sorridere, eppure è il mantra di questi ultimi anni. Si punta ormai a parole vuote più che a provvedimenti di sostanza. Eppure non si è mai visto un ministro dell’economia discutere con i suoi cittadini le misure che sta per varare, mai uno scienziato portare all’attenzione dei giornali i suoi studi preliminari, neanche un allenatore di calcio condividere la formazione della squadra con tutti i tifosi.
Il nostro caro geologo ha una sola strada: insieme ai suoi colleghi deve presentare nel più breve tempo possibile uno studio chiaro e approfondito. Deve fare bene il suo mestiere, deve impostare un piano che crei sul territorio condizioni ottimali nei prossimi trent’anni. Tutta la fuffa va abbandonata, lasciata agli esteti del nulla.
di Pino Greco
L’ecomostro o il finto albergo-ristorante di Tricase Porto è diventato un gioco da ragazzi.
L’interminabile storia di Villa Sauli, nota anche come Villa degli Oleandri o ecomostro di Tricase Porto, la conosciamo tutti…O quasi.
Ad oggi le foto e non solo, documentano un rudere pericolante a rischio crollo nascosto tra la macchia mediterranea.
Ma, rispettiamo i tempi… e il tempo. Ci siamo. L’estate quella vera, è finalmente arrivata.
Il maltempo è soltanto un brutto ricordo. L’asticella della colonnina di mercurio è tornata a salire regalando un clima estivo.
La pioggia dei giorni scorsi, insomma, ha lasciato il posto al sole che ha spinto noi tricasini e i primi turisti a trascorrere le giornate al mare. Stesso discorso per gli alunni.
La scuola è finita. I ragazzi finalmente sono in vacanza, i libri sono stati rimessi a posto, inizia per i giovani il tempo delle lunghe vacanze estive.
Vacanze da trascorrere anche nei vari posti della nostra splendida costa, tra acqua perfetta e macchia mediterranea dove le nostre marine sono in grado di offrire vari spettacolo naturali, tra cui anche alcune situazioni di pericolo e crollo…dove la sicurezza è sotto gli occhi di tutti…O quasi…
Una cosa è certa :L’ecomostro o il finto albergo-ristorante di Tricase Porto, è un rudere pericolante a rischio crollo nascosto tra la macchia mediterranea, una situazione, che appare, forse, per tutti normale…è diventata un gioco da ragazzi…