di Pino GRECO
Da piu’ di 5 anni e’ “scomparsa” via Sandro Pertini
Tricase- Il postino: “ Scusi dovrei consegnare la posta in via Sandro Pertini, non trovo nessun segnale che indica la strada”. Dovrebbe chiedere della scuola materna -nelle vicinanze della “ nuova chiesa di Sant’Antonio”, la risposta di alcuni cittadini del popoloso rione “ Lavari”.
Siamo in pieno centro commerciale a Tricase, esiste da piu’ di 5 anni una strada senza indicazione stradale.
Parliamo di via Sandro Pertini, una strada molto trafficata - sede anche di una scuola materna - che taglia in due una parte del rione “Lavari”.
Solitamente all’inizio e alla fine di una strada ci dovrebbero essere i segnali che indicano la strada che si sta percorrendo .
Nel rione di Sant’Antonio, in via Sandro Pertini non si trova nulla di tutto questo da piu’ di 1800 giorni. Chi ci capita per caso resta un po’ disorientato.
Chissà cosa penserebbe oggi Sandro Pertini…
di Alessandro Distante
Questa volta si voterà di sabato pomeriggio e di domenica; è una conquista democratica pure questa, perché il calendario della politica prende atto del calendario dei nostri tempi. Ormai il sabato è più che festivo ed anzi - per dirla con il Poeta- questo di sette è il più gradito giorno.
Il leopardiano “sabato del villaggio” trova dignità politica e chissà se questa novità e questa riconosciuta bellezza della vigilia del dì di festa servirà ad aumentare la partecipazione al voto.
La campagna elettorale, anche a Tricase, non ha visto particolare fermento. Pochissimi gli incontri pubblici in Piazza (i tradizionali comizi) ed ancor più assenti i momenti di confronto sui temi europei.
Eppure mai come in questo momento l’appuntamento elettorale potrebbe dare una indicazione forte e irrobustire una Istituzione nata dopo due gravi conflitti mondiali e che è stata la risposta, sino ad ora vincente, pacifica e non violenta alla forza delle armi come modalità di soluzione dei conflitti.
Una Europa forte, legittimata dal voto, che contagi della sua idea primigenia il … resto del mondo. La convinzione che lo stare insieme serva non per difendersi ma per eliminare alla radice le ragioni del confliggere; l’idea che, sedersi in un Parlamento, sia l’unica strada per risolvere beghe nazionalistiche, che il conoscersi, il parlarsi, il discutere sia la vera alternativa all’uso della forza e delle armi.
Un’Europa che non si appiattisca sulle ben diverse logiche della NATO, un’alleanza militare difensiva dove la difesa, quando scoppia un conflitto armato, ha difficoltà a definirsi e limitarsi.
L’Europa è poi la principale “cassaforte” di ogni finanziamento e quindi di ogni politica di sviluppo. Andiamo a votare dopo il Covid, causa di un’epidemia che ci ha fatti sentire “tutti sulla stessa barca” e che poi ha generato il PNRR, strumento di finanziamento per il futuro delle prossime generazioni e per lo sviluppo di alcune aree depresse come il nostro Sud.
Come è possibile che si vada al voto senza riflettere e senza discutere sulle logiche di sviluppo, sugli strumenti di finanziamento, quando l’Europa è l’ossigeno per immaginare investimenti e delineare scenari di crescita?
La questione ecologica trova in Bruxelles il principale luogo di dibattito e di scelte; e si tratta di provvedimenti che condizioneranno il nostro futuro e le nostre vite quotidiane: basti pensare all’auto ed ai mezzi di trasporto, alla casa e alla classe energetica, alle coltivazioni nei campi alle tecniche di allevamento, il cibo e i rifiuti.
Di tutto questo avremmo voluto sentir parlare e magari avremmo voluto discutere in questa campagna elettorale.
Un’occasione persa dunque? Non è detto, se si andrà numerosi alle urne e se, oltre a crociare un simbolo ed esprimere una o, meglio, tre preferenze, si rifletterà e si farà riflettere sul nostro futuro; sarà il segnale, se non la prova, che il voto è la vera arma per decidere della nostra vita e per evitare –sempre per dirla con il Poeta e parafrasandolo- che diman tristezza (e noia) rechino l’ore.
4 luglio 2024 – Ore 20,30
Piazza don Tonino Bello - Tricase
PREMIATO PIERGIORGIO GIACOVAZZO
CHI E’ IL PREMIATO
Nato a Roma il 3 gennaio 1970, è entrato in RAI nel 1997 e nella Redazione del TG2 ha ricoperto il ruolo di telegiornalista nelle edizioni più centrali.
Di particolare importanza i suoi recenti servizi dall’Ucraina; dopo lo scoppio della guerra con la Russia, Giacovazzo è rimasto l’ultimo giornalista RAI sul fronte di guerra, benchè la RAI gli consigliasse di fare ritorno a Roma per evitare rischi.
La sua scelta, indubbiamente coraggiosa, è stata premiata dallo studio curato dal sito specializzato in comunicazione Spot and Web: Giacovazzo è risultato il telegiornalista più amato dagli italiani come indicato dal 18% delle preferenze ottenute su un campione di 560 italiani tra i 18 e i 65 anni.
Giacovazzo è redattore e spesso conduttore della rubrica settimanale “TG2 Motori” ma è un appassionato anche di biciclette e soprattutto di mountain bike.
E’ stato anche capo dell’Ufficio Stampa del campione die motociclismo Max Biagi.
Poco dopo l’invito da noi rivoltogli a venire a Tricase per ritirare il Premio è stato protagonista, mentre conduceva l’edizione del TG2, di un famoso “fuori onda” sulla figlia di Fiorello; un “incidente” che ha accresciuto la sua popolarità ed ha consentito al Nostro di esprimere “pubblicamente” quanto moltissimi spettatori pensavano.
di Carmine ZOCCO
Ogni scelta toponomastica rappresenta sempre un consapevole e delicato atto di politica della memoria scolpita nel marmo delle strade e nella storia di una città.
Queste scelte accompagnano i nostri percorsi quotidiani. Che siano i luoghi dei nostri giochi da bambini o degli incontri che scandiscono le tappe della vita, le denominazioni delle strade o piazze si imprimono nella nostra memoria. A volte si legano inscindibilmente a prodotti letterari(I ragazzi della via Pal, Quer pasticciaccio brutto de Via Merulana), musicali (Il ragazzo della via Gluck), generazioni di scienziati (i ragazzi di via Panisperna) o eventi drammatici che hanno segnato la storia recente(Piazza Fontana, Piazza della Loggia, Via Fani).
Alla domanda su quali opere, gesti o meriti abbiano espresso le personalità che popolano le targhe stradali delle nostre città, le risposte possono essere molteplici ma accomunate da un stesso criterio di valutazione: nel corso della loro esistenza si sono distinti per valori e virtù che sono da tramandare alle generazioni future. L'attribuzione del loro nome a un luogo pubblico è un riconoscimento al contributo che hanno dato all’evoluzione dell’umanità, nella dimensione economica, politica e culturale.
Occorre tener presente che questa operazione è talvolta ispirata dal clima politico-culturale del tempo in cui avviene. I modelli proposti saranno quelli che il potere e la cultura dominante vorranno far vivere e tramandare nell'immaginario collettivo.
Se questo è il criterio condiviso, come attivare la nostra sensibilità di contemporanei per ovviare all'assenza di intitolazione a persone che hanno segnato la storia recente per il valore delle loro azioni?
E come, invece, ovviare alla contraddizione lampante della persistenza nelle targhe delle ns strade di personaggi che non sono portatori delle virtù citate, che sono stati fautori di azioni e pensieri deprecabili o addirittura di crimini contro l’umanità?
È esemplare a tal proposito l'assenza di una strada/Piazza dedicata a G. Matteotti, di cui quest'anno ricorre il centenario del suo brutale assassinio per mano fascista, nonostante il Consiglio Comunale abbia già deliberato all’unanimità il 30 maggio 2023 per colmare questa mancanza.
Al contempo, è presente in Depressa una strada intitolata a Rodolfo Graziani. È stato un generale fascista e governatore nelle colonie africane di Etiopia e Libia, dove si è macchiato di crimini di guerra per l'uso del gas nervino e di rastrellamenti e uccisioni di civili inermi. Dal
1943 al 1945, a capo delle forze armate della Repubblica Sociale Italiana, è stato solerte per colmare questa mancanza collaboratore dell'esercito nazista nella lotta contro i partigiani, nelle deportazioni verso i campi di sterminio e nelle rappresaglie contro i civili italiani. I suoi misfatti sono stati riconosciuti dal Tribunale dell’ONU contri i crimini di guerra.
Che sia stata frutto di superficialità, ignoranza o, peggio, fatta a ragion veduta poco importa. Non è ammissibile, invece, che persista in una città che ha conferito la cittadinanza onoraria alla senatrice Liliana Segre.
E’ necessario, perciò, il duplice atto di ripristino dell'intitolazione a Matteotti e della rimozione di quella a Graziani.
L'opportunità è nel futuro immediato: il 10 giugno, data del delitto Matteotti.
Farlo non è solo un doveroso risarcimento civile, ma può aiutare anche a orientarsi tra le strade e i vicoli ciechi del nostro presente.