Lunedi,6 luglio 2020
Il 6 luglio 2015 moriva improvvisamente S. E. Mons. Luigi Martella, Vescovo della nostra Diocesi dal 2000 fino al 2015. Sono trascorsi cinque anni dalla sua dipartita e il ricordo del suo ministero episcopale nella nostra Chiesa locale è ancora molto vivo, come indelebile rimarrà nella mente e nel cuore di sacerdoti e laici il suo stile di pastore buono e mite, attento a indicare la strada maestra da percorrere per testimoniare, senza sconti o rallentamenti, Gesù, unica speranza del mondo.
Mons. Martella sarà ricordato nella Messa che il suo successore S.E.Mons. Domenico Cornacchia presiederà il 5 luglio, alle 20, in Cattedrale, nel quinto anniversario della morte, avvenuta il 6 luglio 2015.
Desideriamo fare memoria dell’amato vescovo don Gino, riproponendo lo stralcio di una sua omelia, pronunciata a conclusione della visita pastorale che Mons. Martella svolse nelle città della nostra Diocesi dal 2006 al 2008. Il titolo del paragrafo, pensato da lui stesso, è “Guardando al futuro”: quelle parole risultano ricche di profezia e colme di grande attualità.
Il tempo che stiamo vivendo, caratterizzato da una crisi epocale che ha coinvolto la società mondiale e la Chiesa universale, ha bisogno di una ventata di speranza e don Gino, in tempi non sospetti, dette prova di essere stato ispirato nel consegnarci alcune riflessioni che oggi permettono di guardare al futuro con grande fiducia.
(Vito Bufi)
«Il futuro incalza, cari amici, e noi dobbiamo essere pronti a costruirlo, a dargli forma, a diradare le nebbie dell’incertezza. Quale futuro sarà? Cosa fare? Come dobbiamo prepararlo? Sono interrogativi che premono con tanta insistenza ed urgenza. Per poter rispondere a tali e simili altri interrogativi, ritengo sia necessario partire da una consapevolezza: un momento felicissimo si offre alla missione della Chiesa diocesana. È il momento presente, questo non un altro. Non possiamo aspettare «tempi migliori»: saremmo condannati ad una presenza irrilevante e insignificante.
È il nostro krònos, spesso funestato da pesanti negatività che dobbiamo trasformare in kairòs, cioè, tempo di grazia, tempo di qualità, di senso pieno e di palpitante passione.
Il mondo, questo nostro mondo, quello che è intorno a noi, ha estremo bisogno di ciò che noi, cristiani, possiamo dare; è l’ora della Chiesa, l’ora di come potrebbe e come deve essere, una fraternità unita in fede sostanziosa, pulita, trasparente, in pace all’interno di sé per poter offrire tutte le sue energie a disposizione totale dell’umanità: un’ora, dunque, quale forse non c’è stata mai.
Una richiesta, un’invocazione costante ho colto nel percorso della Visita, negli anziani, negli adulti, nei giovani, nei fanciulli: vieni più spesso; stai un po’ più con noi! È la richiesta di vicinanza, di prossimità che emerge, di relazioni vere; è, in ultima analisi, l’insopprimibile bisogno di punti di riferimento certi, garantiti, affidabili. E non è perché sono o siamo bravi, ma perché siamo portatori di valori che ci superano, siamo portatori di Cristo, luce del mondo e sale della terra.
La nostra diocesi è già impegnata sulla tematica della relazionalità come via della speranza, in coerente fedeltà alle indicazioni del progetto pastorale in atto…
Lo sanno bene i genitori, lo sanno altrettanto bene i docenti, lo sanno i catechisti, lo sappiamo tutti quanto sia fondamentale e necessario investire su questo aspetto.
Non ci nascondiamo le difficoltà ma non possiamo esimerci da un compito così importante e coinvolgente. «Educare non è mai stato facile – dice Benedetto XVI – e oggi sembra diventare sempre più difficile: perciò non pochi genitori e insegnanti sono tentati di rinunciare al proprio compito, e non riescono più nemmeno a comprendere quale sia, veramente, la missione loro affidata.
Troppe incertezze, troppi dubbi, infatti, circolano nella nostra società e nella nostra cultura, troppe immagini distorte sono veicolate dai mezzi di comunicazione sociale. Diventa difficile, così, proporre alle nuove generazioni qualcosa di valido e di certo, delle regole di comportamento e degli obiettivi per i quali meriti spendere la propria vita» (Benedetto XVI, Lettera ai fedeli di Roma, 23 febbraio 2008).
Carissimi, noi come comunità ecclesiale, siamo in prima fila in questo compito, perché educare è la missione stessa della Chiesa. Essa è Madre e Maestra. «Maestra in umanità» ci ricorda il Concilio Vaticano II.
Con questa consapevolezza ci impegneremo a farlo, attingendo alle nostre risorse migliori che sono il Santo Vangelo di Gesù e la ininterrotta tradizione della Chiesa. Sapendo anche che la sfida dell’educare non è opera di navigatori solitari, bensì di tutti. È la comunità, dunque, che deve essere «educante» perché si possa sperare di approdare a risultati positivi.
Sentiamo rivolta a noi singoli e a noi come comunità quella domanda di Gesù a Pietro, in vista della missione: «Mi ami tu?». Perché da qui dipende l’efficacia della missione, dall’amore. Se mi ami, pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle!
Trovo come una straordinaria esplicazione della richiesta di Gesù, quelle parole di San Giovanni Bosco, proprio riguardo all’arte dell’educare: «Ricordatevi – diceva il Santo – che l’educazione è cosa del cuore… e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte, e non ce ne mette in mano le chiavi».
E aggiungeva, l’eccellente pedagogo: «Studiamoci di farci amare… e vedremo con mirabile facilità aprirsi le porte di tanti cuori ed unirsi a noi per cantare le lodi e le benedizioni di colui che volle farsi nostro modello, nostra via, nostro esempio in tutto ma sopratutto nell’educazione della gioventù».
(Epistolario, uff. lett. vol. III)
(28 giugno 2008)
Mons. Luigi Martella
Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, informa che oggi lunedì 6 luglio 2020 in Puglia, sono stati registrati 727 test per l'infezione da Covid-19 coronavirus e NON sono stati registrati casi positivi.
NON sono stati registrati decessi.
Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 188.969 test.
3.898 sono i pazienti guariti.
93 sono i casi attualmente positivi.
Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 4.533 così suddivisi:
1.493 nella Provincia di Bari (un caso è stato riclassificato e attribuito alla provincia di Bat perché lì residente).
382 nella Provincia di Bat
660 nella Provincia di Brindisi
1.169 nella Provincia di Foggia;
522 nella Provincia di Lecce;
281 nella Provincia di Taranto;
29 attribuiti a residenti fuori regione.
di Nunzio Dell'Abate
La prematura dipartita dell’Amministrazione Comunale ha comportato l’automatica decadenza dalla carica istituzionale in Provincia.
E’ stato un anno intenso che mi ha arricchito dell’onore di servire il nostro Salento e le variegate comunità da cui è composto.
Lascio un ente che ha tutto il diritto e le potenzialità, in primis come risorse
umane, di riacquistare il suo ruolo strategico di pater familias comunale, attualmente guidato -mi auguro a lungo- da un Presidente umile e capace e da una squadra coesa e volenterosa.
Un anno, se pur intaccato dal periodo nero del Covid, che ha visto tagliare traguardi interessanti nelle deleghe di mia competenza: la bonifica dei d.i.r. (depositi incontrollati di rifiuti) lungo le arterie provinciali ed una lotta senza quartiere a prevenire e punire i comportamenti scellerati attraverso unità dedicate di Polizia Provinciale ed attrezzature innovative (droni e foto trappole); il salvataggio e rilancio della società partecipata Alba Service con gli innegabili benefici in termini occupazionali per 100 famiglie e di servizi per scuole e strade; lo sblocco dell’empasse
sulla rotatoria di Lucugnano; il risanamento delle casse dell’ente, con la riscossione di ingenti crediti in odor di prescrizione e con il bilancio consuntivo 2019 chiuso con un
avanzo libero di 863.691,78 euro dopo quattro anni di disavanzi, che ha consentito la stabilizzazione di 12 unità lavorative, la conversione in full time di 8 rapporti di lavoro e le progressioni orizzontali per il 50% dei dipendenti, nonché di collaborare attivamente nell’ultima edizione della Focara.
Ma un anno che ha visto anche la programmazione, assieme alla collega Esposito, di alcuni interventi di breve e media realizzazione ricadenti nell’ambito del territorio comunale: il rifacimento complessivo del manto viabile della S.P. 184 (la via del Gonfalone) e di alcuni altri tratti, il completamento della pubblica illuminazione sulla S.P. 78 (Tricase-Tricase Porto), la manutenzione della segnaletica e lo sfalcio delle S.P. intersecanti Tricase.
E soprattutto,d’intesa anche con il collega Morciano, l’ammodernamento della S.P. 335 (la Cosimina) arteria nevralgica per l’intero sud Salento, con l’illuminazione delle due rotatorie ancora al buio e la realizzazione ex novo di un’altra all’altezza della chiesetta di San Luciano. Siamo certi che il Presidente Minerva, anche senza di noi, porterà a termine le opere programmate e non cesserà di prestare attenzione alle nostre esigenze.
Fossimo rimasti in carica, l’agibilità politico-amministrativa sarebbe stata indubbiamente maggiore, ma tant’è. Per la verità quel che più rattrista è stata la completa chiusura frapposta dall’ex Sindaco Chiuri all’ente provinciale. Paradossale che non abbia invece approfittato della nostra presenza a beneficio della città, qualunque sindaco lo avrebbe fatto. E’ apparso un dispetto alle nostre persone ed un amministratore della cosa pubblica non dovrebbe mai confondere i due piani.
A pagare è stato Tricase: fuori dai finanziamenti del C.U.I.S. riservati ai nostri giovani studiosi, fuori dalla partecipazione gratuita all’evento fieristico BTM 2020 e fuori dal Piano di Bacino del trasporto pubblico locale con la perdita di grandi opportunità di mobilità su gomma. Una macchia indelebile per me e sono certo anche per Federica di questo lungo anno provinciale.
Lunedi,6 luglio 2020
Esperienza e “garra”: Giancarlo Rau all’Aurispa Libellula
Continua incessante la campagna acquisti dell’Aurispa Libellula che aggiunge un altro importante tassello al proprio scacchiere. Dal Prata di Pordenone approda in Salento il centrale Giancarlo Rau, che è l’uomo di esperienza e grinta voluto da Corsano e Denora.
Rau, 197 cm, nato a Modena nel 1989, ha vissuto dai 3 ai 18 anni in Cile, paese d’origine della sua famiglia.
In Sudamerica ha iniziato a giocare a pallavolo difendendo la maglia della Roja sia nelle selezioni giovanili che in un campionato sudamericano con la maglia della nazionale maggiore. Tornato in Italia prosegue il percorso alle giovanili sotto la Ghirlandina e approda in A1 con la Cimone Modena con cui, nel 2007/2008, conquista la Challenge Cup.
In seguito diverse esperienze in serie cadetta, tra cui spiccano i successi con Bastia Umbra e Molfetta che gli valgono due promozioni consecutive in A2.
A Civita Castellana appone il terzo sigillo, centrando l’obiettivo promozione nel suo primo anno in maglia rossoblù.
Tre anni alla Globo Scarabeo in A2, dove conquista la Coppa Italia di A2 nella due giorni di Bari. Per un problema burocratico tra Federazioni (italiana e cilena) è rimasto quasi un anno in tribuna.
Giancarlo Rau:“ Torno in Puglia molto volentieri! Dopo la bellissima esperienza con Molfetta finita con la promozione in A2 e la conquista della Coppa Italia di A2 a Bari torno più che volentieri, amo la Puglia e il calore della sua gente.
Ho visto molto interesse da parte dell’Aurispa Libellula e questo sicuramente è stato un fattore molto importante per la mia scelta. Andare in un posto dove si è ben voluti mette tanta voglia di far bene.
Siamo un gruppo giovane è vero, ma credo che si stia costruendo una squadra molto competitiva, con giovani promesse a livello nazionale .Il fatto di essere probabilmente il più grande della squadra è sicuramente una bella responsabilità, è il primo anno che mi succede, e proverò a trasmettere tutta la mia esperienza maturata in questi anni in giro per l’Italia”
Domenica,5 luglio 2020
di Alessandro Distante
La classe dirigente che serve al Paese. E’ uno dei temi centrali del dibattito nazionale ed è uno dei temi che interessa Tricase.
La questione, tuttavia, non è solo e non è tanto quella di individuare una persona, donna o uomo che sia, e neppure un gruppo di “illuminati” che sappiano guidare la futura Amministrazione, quanto di formare una classe dirigente.
Come ha insegnato anche la recente esperienza politico-amministrativa, non è affatto sufficiente riempire le liste di candidati, magari anche giovani e pieni di tanta volontà ed onestà, se poi non vi è un forte progetto per la Città e se non vi è una costante e continua frequentazione di una “scuola” sul come fare politica e, soprattutto, se non vi è la convinzione e la pratica che la democrazia è un metodo del governare che migliora l’efficienza e l’efficacia dell’azione amministrativa.
“Darò conto agli elettori al termine del mandato”: “Fateci governare e poi tra cinque anni saranno i cittadini a giudicare”; sono frasi ricorrenti, frutto di una democrazia formale se non addirittura “occasionale”.
Né la questione può essere risolta mettendosi a scrivere, magari dopo un confronto con la Città, un programma (obbligatorio per legge).
Come sempre è accaduto, mi preparo anche questa volta a leggere programmi tra loro molto simili: tenere pulita la Città, sviluppare il turismo, favorire le categorie più disagiate, promuovere iniziative di supporto al commercio, all’artigianato, all’agricoltura e alla pesca.
La questione è quella di come arrivare ai programmi ma, soprattutto, di quali meccanismi si intendono porre in essere per attuarli e per aggiornarli costantemente. E, quindi, quale grado di coinvolgimento dei cittadini si vorrà in concreto perseguire durante la vita amministrativa.
In occasione del PUG, l’Amministrazione ha provato ad allargare il dibattito: un tentativo apprezzabile, già fatto dalla precedente Amministrazione, ma con risultati deludenti se si tiene conto del numero dei cittadini (ma anche degli amministratori) che hanno partecipato a quegli incontri. La questione, quindi, non è affatto semplice.
Un segnale tuttavia viene dal mondo delle associazioni che, proprio in questi giorni, si ritrovano per autoprogrammare l’Estate tricasina e non solo. Una forma di autogoverno che costituisce un tesoro importante per la Città.
Segnali dai quali partire per un “Progetto Tricase” del quale la Città ha veramente bisogno, un Progetto che serva non solo a definire obiettivi strategici ma anche ad avviare un percorso di formazione di una Classe dirigente; ed ogni formazione richiede un percorso ineludibile e da costruire non ogni cinque anni ma giorno dopo giorno, con impegno, studio e passione.
P.S. Il Volantino conferma la disponibilità ad ospitare contributi scritti sulle “Idee per la Città”.