di Alessandro Distante
Tricase,31 marzo 2020
Ho grande stima per il dott. Vincenzo Chiuri, come medico e come politico; aggiungo che di lui ho una grande considerazione come persona, avendo avuto modo di sperimentare la sua generosità dimostrata in attività mediche svolte a puro titolo di volontariato.
Proprio per questo mi permetto di interloquire pubblicamente con lui, sicuro che in nessuno di noi due vi è spirito polemico o voglia di avere ragione o di impartire una lezione, neppure di diritto.
Facendo giornalismo locale, con tutti i limiti che un’attività non professionale denota e con i rischi che comporta, è necessario fornire ai Lettori/Cittadini la prova che ci si può confrontare apertamente e pubblicamente ed uscirne migliorati, fornendo, a chi segue il dibattito, spunti utili di riflessione, oltre che di conoscenza.
Vengo ai fatti: nel numero uscito in data 14 marzo, ho dato notizia della revoca della seduta del Consiglio Comunale, decisione assunta “sentiti i capigruppo”, quindi tutti i Capigruppo (maggioranza e minoranza).
In quell’articolo ho espresso il mio pensiero sulla inopportunità e non illegittimità di non svolgere il Consiglio Comunale; ciò, per un verso, perché il Presidente del Consiglio aveva predisposto misure appropriate per assicurare la distanza precauzionale tra i Consiglieri (si sarebbe svolto nella Sala del Trono e, se non fosse stato possibile registrare, si sarebbe potuto verbalizzare), sia perché ritenevo che il Consiglio sarebbe stata la sede migliore e più solenne per “lanciare, con apposita comunicazione del Sindaco, parole importanti ai cittadini, proprio in un momento in cui il coronavirus sta mettendo in ginocchio tante attività produttive e creando disagi alle famiglie, agli studenti e agli anziani” (così scrivevo il 14 marzo).
Esprimevo una opinione: proprio in un momento difficile, come quello che già in quei giorni stavamo vivendo, era fondamentale offrire alla Città, a mezzo dei suoi rappresentanti, un segnale di presenza.
Ponevo poi una questione di fondo, rimbalzata nei giorni successivi con riferimento alla attività del Parlamento nazionale, sostenendo che, in momenti di emergenza, le espressioni democratiche, quale un Consiglio comunale, non possono essere messe tra parentesi se non per insuperabili limiti.
Mai il Governo ha vietato le sedute dei Consigli comunali (riprova ne sia che molti Comuni in quei giorni si riunirono); lo stesso articolo 73 del D.L. 18 del 17 marzo (successivo quindi al mio scritto) ha consentito le riunioni in videoconferenza, ma non ha mai vietato le riunioni consiliari.
Quanto poi alle ordinanze sindacali, trattasi di una decretazione eccezionale che pertanto deve essere applicata con iudicio; in uno Stato nel quale la Costituzione garantisce la libertà e la libera impresa ogni restrizione non può che essere disposta con attenzione, al punto che il Prefetto di Lecce (e non l’opinionista da quattro soldi de il Volantino) ha richiamato i Sindaci, tra i quali anche Chiuri, a quanto fissato dall’art. 35 del D.L. 2 marzo n. 9 che dispone la inefficacia (molto più della illegittimità) delle ordinanze sindacali in contrasto con le misure statali, come oggi ribadito con l’art. 3 del D.L. 25 marzo 2020 n. 19.
Quindi nessuno ha sminuito il DPCM, ma ha unicamente sostenuto una tesi nell’osservanza della normativa vigente e nel rispetto, più che del rango delle norme, delle norme stesse.
Sono convinto che, finito questo periodo, avremo modo di approfondire le tematiche sopra accennate e che vanno ben oltre l’emergenza; sono sicuro che lo faremo con onestà e passione, nello sforzo che io riconosco al dott. Chiuri e che spero lui riconosca in me, di crescere entrambi, ma, soprattutto, di crescere insieme alla nostra Città e, magari, lo faremo sulle pagine del Giornale da me diretto per il quale vorrei rispetto da tutti (a partire dal Primo cittadino), quanto meno per la pluridecennale disponibilità a pubblicare quello che gli viene inviato, purchè, tuttavia, gli venga inviato, come sarebbe stato opportuno rispondendo a precedenti articoli dallo stesso pubblicati.
Tricase,30 marzo 2020
Lanciato un toccante “ grazie di cuore”
In un silenzio quasi assoluto che sapeva di lutto e di dolore, i lampeggianti accesi hanno fatto vivere un commovente saluto a medici e infermieri per il prezioso ed insostituibile lavoro quotidiano.
Tutte le forze dell’ordine e i militari assieme per omaggiare medici, infermieri e professionisti sanitari impegnati a Tricase nella lotta al coronavirus.
Alle ore 19 di oggi, davanti all’azienda ospedaliera Card. G. Panico di Tricase”, arma dei carabinieri, guardia di finanza, polizia di stato, polizia locale, vigili del fuoco, protezione civile e forestale,hanno reso omaggio agli operatori sanitari impegnati, in queste settimane, per l’emergenza coronavirus.
E’ stato un modo singolare per mostrare la loro vicinanza a chi, come loro, sta lottando in prima linea contro un nemico invisibile.
Gli uomini in divisa hanno acceso le sirene delle loro auto e hanno cantato l’Inno d’Italia. Presente per ringraziare tutti anche il sindaco di Tricase Carlo Chiuri.
In provincia di Lecce spettano al Comune di Lecce, un milione e 431mila.
Per quanto riguarda gli altri Comuni,da segnalare l'importo di 141mila euro per Tricase, 260mila per Nardò, 216mila per Galatina, 209mila per Copertino.
L’elenco della provincia di LECCE
Arriveranno entro martedì 31 marzo i 400 milioni di euro destinati ai Comuni per finanziare i buoni spesa e fronteggiare l’emergenza alimentare.
La tempistica è scritta nella versione definitiva dell’ordinanza della Protezione civile, che fissa anche i criteri di ripartizione delle risorse.
L’80% del fondo sarà distribuito in base alla popolazione, e l’altro 20% si concentrerà nelle zone più povere in base al parametro della distanza fra il reddito pro capite del Comune e quello medio nazionale
Ma come avverrà la distribuzione? I 400 milioni potranno essere utilizzati dai Comuni in due modi: o attraverso dei buoni spesa per l'acquisto di generi alimentari presso una serie di esercizi commerciali contenuti in un elenco pubblicato da ogni amministrazione, oppure comprando e distribuendo direttamente generi alimentari e prodotti di prima necessità.
Cinque Marzo 2020
Il giorno 5 marzo 2020 è iniziata una nuova vita per Torre Palane: essa è stata formalmente consegnata dalla Capitaneria di Porto di Gallipoli - quindi dal Demanio marittimo, al Comune di Tricase, sul cui territorio insiste.
Con questa decisione, viene sancita non solo la fine di un iter amministrativo iniziato tempo fa, anche se dalla progressione lenta, ma anche -ci piace pensare- l’inizio di una fase nuova che ponga fine ai tentennamenti, alle sinusoidi di interesse privato e disinteresse pubblico, ai tentativi zoppicanti di trovare una destinazione chiara negli intenti, condivisa da quanti se ne vorranno interessare, stabile nel lungo termine, culturalmente propulsiva, dinamica, soprattutto pubblica.
TORRE PALANE a Marina Serra
Però, per essere davvero pubblica, non basta che sia affidata ad un ente pubblico: le attività devono soddisfare un “pubblico interesse”, i destinatari sono il pubblico.
D’altra parte, per questo la torre costiera è stata eretta nel XVI secolo, per la protezione del territorio: questa torre, come le altre.
E dove finiva un’insenatura ed un promontorio oscurava la vista del tratto di costa successiva, su un’altura ne costruivano un’altra che colloquiasse con quelle precedenti e successive, in modo da creare una catena comunicativa avente le stesse finalità protettive.
A questo orizzonte lontano è opportuno guardare nella progettazione della sua salvaguardia fisica in primis e del suo ruolo successivamente. Naturalmente il coinvolgimento di tante realtà, pubbliche e private, in quello che dovrà essere un progetto di ampio respiro, partecipato, è scontato, ma l’errore da non fare, è perdere il focus sugli obiettivi.
Tante esperienze di gestione di beni simili ormai hanno fatto letteratura: più lungimirante e culturalmente denso e variegat è l’obiettivo, più probabilità di successo si hanno. La “cortomiranza” sembra pagare nel brevissimo tempo, ma sulla lunga distanza è fallimentare. Ed infatti così pare essere stata finora la vita in apnea di questa bellissima torre.
L’Associazione Marina Serra, da anni attiva su diversi fronti (ambiente e natura, cultura, agricoltura, alimentazione) che, per quanto diversi, hanno in comune questo intento latamente pubblico, si è adoperata fattivamente e con tanta costanza e pazienza per ottenere questo piccolo grande risultato conclusivo: l’assegnazione al Comune di Tricase di Torre Palane, di cui quindi rivendica il merito, al solo scopo di dimostrare che, se si vuole, si può. Ma si può solo se si vuole in un certo modo e con certi scopi: pubblici appunto, per i tanti “pubblici” di oggi e di domani.
Angelo Francesco Chiuri
Presidente Associazione di Promozione Sociale “Marina Serra”
I POVERI AUMENTANO E LA PARROCCHIA SI MOBILITA
Intervista a don Flavio Ferraro
In tempi di coronavirus anche le Parrocchie hanno dovuto cambiare le loro modalità di vivere l’impegno pastorale. Molti gli appuntamenti per le Messe e per i momenti di preghiera; tutti attraverso video e molti in diretta streaming. Abbiamo raggiunto, ovviamente per telefono, il parroco della Chiesa Madre, don Flavio Ferraro al quale abbiamo rivolto alcune domande.
Come vivi questo momento di distacco forzoso dalla tua comunità?
E’ inutile dirlo: mi sento in clausura. Per me, come per tutti noi parroci, il contatto con le persone, con i nostri parrocchiani è fondamentale. Non basta la parola, che cerchiamo di far arrivare attraverso le dirette streaming e il telefono; mi manca il contatto fisico, il guardare i volti dei miei parrocchiani, stringere loro la mano. In questo momento di emergenza è necessario fare così, ma non è pensabile una comunità parrocchiale virtuale.
Chi è che vive con maggiore difficoltà questo momento?
Certamente le persone anziane. Per loro, lo stare chiuse in casa, tante volte da sole, è una sofferenza enorme. Per i ragazzi è molto diverso: attraverso le video-cam oppure con i cellulari o internet riescono a riempire il loro tempo ma anche a rimanere in contatto tra di loro e sviluppare anche una certa creatività. E poi hanno l’impegno della scuola, seppure a distanza. Mentre, per gli anziani, non è così. Se penso a qualche vecchietta che aveva come unica uscita la Messa quotidiana, mi viene tanta tristezza.
Le attività di volontariato sono state sospese?
La Mensa di fraternità abbiamo dovuto sospenderla per ovvi motivi. Ma i bisogni aumentano e ai poveri di ieri si aggiunge e si aggiungerà a breve una nuova vasta schiera di poveri. Penso soprattutto a tante persone, con nomi e cognomi e con famiglie a carico, che hanno lavorato, talvolta lavoricchiato, ma comunque raggiungendo quelle risorse economiche che consentivano loro di portare avanti la famiglia. Da oggi e soprattutto tra qualche settimana, e non parlo di mesi, le situazioni di difficoltà cresceranno notevolmente e il rischio di esplosione del disagio sarà altissimo. Non possiamo soltanto pregare; dobbiamo pensare a loro ed intervenire.
Hai pensato a qualcosa in particolare?
Stiamo elaborando un progetto che vogliamo chiamare: spesa-sospesa, un po’ come il caffè sospeso, pagato per chi viene dopo. E’molto semplice: non vogliamo raccogliere soldi da dare a chi ha bisogno. L’idea è che chi vuole può recapitare alla Parrocchia dei buoni-spesa che io poi donerò a chi ne ha bisogno. Il buono spesa verrà lasciato in alcuni punti di raccolta. Sto pensando a casa mia (nella mia cassetta) e a tre rivendite di tabacchi, che in questo periodo possono rimanere aperte. Io passerei a raccogliere i buoni spesa donati e li consegnerei a chi conosco, a persone cioè delle quali conosco l’effettivo bisogno. Il progetto verrà avviato in forma sperimentale ma, d’intesa con la Caritas diocesana, potrà essere esteso alle altre Parrocchie della Foranìa.Ed è grazie alla Caritas diocesana che cerchiamo di provvedere ad altre esigenze, come il pagamento delle bollette per la fornitura di servizi essenziali; talvolta serve solo una integrazione, quanto manca a pagare la bolletta; altre volte paghiamo l’intero. E sempre con la Caritas, laddove è possibile e dove vi è urgenza, la Parrocchia non fa mancare gli alimenti. Ma ripeto, il futuro, con la crisi che ha portato il blocco delle attività per il coronavirus, sarà molto difficile e dobbiamo essere attenti ai tanti nuovi bisogni.
Pensi di coinvolgere i tuoi gruppi parrocchiali in questo progetto della spesa-sospesa?
Sì certamente; non intendiamo mettere in campo la squadra dei ragazzi ma la partecipazione dei grandi, specialmente dei capi scout sarà fondamentale.
Come vedi la risposta della Città in questo momento?
Ho saputo che l’Assessorato ai Servizi Sociali sta coinvolgendo le associazioni per organizzare una forma di volontariato ampia. Io ho dato la mia personale disponibilità alla Pro Loco. Ma a tutt’oggi non si è potuti partire; l’ultima notizia è che sta per essere approvata una delibera comunale che ufficializzi l’iniziativa. Ma intanto bisogna intervenire: le necessità ed i poveri non possono aspettare.
Quali sono le conseguenze del coronavirus sui Sacramenti?
Domenica prossima era programmata la Cresima ma ovviamente è stata rinviata. La Prima comunione è programmata per il 17 maggio, vedremo. Purtroppo molti matrimoni, fissati per i mesi di marzo-giugno, sono stati rinviati a dopo l’Estate
I gruppi parrocchiali stanno continuando, e come, la loro esperienza di comunità?
Le catechiste non perdono tempo; fanno giungere ai ragazzi schede e materiale vario. In questo modo riescono a tenere vivo il senso di appartenenza al gruppo e farli crescere. Io poi preparo la Messa domenicale delle 10; invio ai ragazzi una specie di introduzione e poi mi seguono nella celebrazione, da casa certo, ma debbo dire in
maniera partecipata. Sono molto felice di ricevere messaggi, magari a distanza di tempo, ma comunque belli perché spontanei.
Insomma don Flavio continui nella tua incessante operosità
Mi sento in clausura sì, ma non mi posso fermare.