di Alessandro DISTANTE
La triste notizia della morte del giovanissimo Antonio Manno ha sconvolto la Città.
Quando tutti avevano organizzato il ponte del Primo Maggio, non solo e, forse, non tanto per festeggiare al festa del lavoro, quanto per godersi un lungo fine settimana finalmente primaverile, è giunta come una deflagrazione la notizia del drammatico incidente.
A quel punto, senza alcuna necessità di ordini dall’alto e di imposizioni, le iniziative sono state messe da parte, molti negozi hanno voluto chiudere e la gioia e la spensieratezza ha lasciato il posto ad amare riflessioni e ad una profonda tristezza.
Dal dolore collettivo è emerso, con forza, lo spessore profondo di una cultura della solidarietà, di una aggregazione di cittadini che si sente comunità, in un sentito rispetto di chi, specialmente se giovane, lascia la vita e vede svanire tutti i suoi sogni.
E’ questa, forse, la differenza tra un’organizzazione politico-amministrativa retta da regole e da comuni interessi ed una comunità che fonda il suo stare insieme su valori profondi che mettono al centro la persona e che, quindi, attribuiscono alla vita e alla morte i cardini sui quali tutto deve ruotare.
Il lutto cittadino non ha avuto bisogno di un ordine dall’alto; è stato spontaneo e dal basso perché una vera comunità non ha neppure necessità di norme e di sanzioni per chi le viola, ma si regge sul comune sentire autodisciplinandosi ed assumendo spontaneamente condotte condivise. Questi giorni ci hanno rimandato a ricordi dell’infanzia, quando, in occasione della morte di una persona, anche se anziana e destinata alla morte naturale, tutto il vicinato osservava il lutto: niente chiassi, niente TV, niente feste. Tutti partecipi del dolore che aveva colpito il vicino. Era un segnale della dimensione del sentirsi comunità/famiglia.
In questi giorni, persino la cornice meteorologica ha pensato bene di farsi partecipe della tristezza collettiva: un cielo cupo con abbondanti scrosci di pioggia accompagnato da un vento che ha abbassato anche le temperature.
“Qui nessuno è senza radici” e –si potrebbe dire- parafrasando il poeta David Turoldo “Qui nessuno è solo”.
Pubblichiamo la reazione di Taylor Hackford alla notizia della scomparsa di Antonio Puccetto
“ I am shocked and saddened. Puccetto was such an amazing Salentino original - a great painter and bold eccentric philosopher. We saw him several months ago - he was working in Lecce - but I will forever remember him in his little stone railroad signal building in Tutino, his self-styled painting studio where he created his indelible art.”
“Sono scioccato e rattristato. Puccetto era uno straordinario originale salentino, un grande pittore e un audace filosofo eccentrico. Lo abbiamo visto diversi mesi fa lavorava a Lecce – ma lo ricorderò per sempre nel suo piccolo edificio in pietra della segnaletica ferroviaria a Tutino, il suo sedicente studio di pittura dove ha creato la sua arte indelebile”
Taylor Hackford
Super Mario D’Aversa
Mario D’Aversa, come ha sempre detto pubblicamente, come ci tiene a dirlo sul nostro giornale: “A Palazzo Gallone, non funziona niente”
Non ha uno sguardo affascinante… ma di certo il suo intuito gli permette di capire prima degli altri una situazione problematica…
E’ dotato di saggezza, che ha e rivela, nel comportamento, nel giudicare e nell’operare…
Potrebbe essere un buon consulente esterno per la Città di Tricase!
dalla pagina facebook di Andrea Ciardo
Tricase, 4 maggio 2023
Creava, nel suo studio accanto al passaggio a livello, quadri gettando e modellando i colori con le mani
Una vita al casello, a dipingere le sue tele. All'età di 65 anni è morto Rocco Antonio D'Aversa più conosciuto come "Puccetto", il pittore casellante che creava, nel suo studio accanto al passaggio a livello, quadri gettando e modellando i colori con le mani, mentre passavano i treni alla fermata 34.228 delle Ferrovie del Sud Est, linea Gagliano - Lecce, via Zollino.
I funerali avranno luogo domani, 5 maggio, alle ore 16 presso la parrocchia della Natività a Tricase.
Una vita nell'arte
Puccetto lavorava nel casello ferroviario di Tutino-Tricase delle Ferrovie Sud Est.
Un luogo immerso nel silenzio di un territorio luminoso e solitario, dove trentadue anni fa ha cominciato a dipingere per un’urgenza esistenziale che nasceva dalle ferite dell’infanzia
Puccetto, i colori della materia sui dolori della vita
Dipingeva facendo affiorare i dolori e le fratture della vita, perché la pittura lo faceva stare bene, e quando sulla superficie delle tavole si è accumulata la polvere del tempo i lavori arrivavano a identificarsi anche con il paesaggio forse perché dominati dall’energia della materia.