di Alessandro Distante  Vorrei sottoporre al nuovo Sindaco e alla sua futura Giunta una questione un po’ sottaciuta durante la campagna elettorale: lo sviluppo sociale della Città.

Se il messaggio di fondo più volte fatto passare è quello della pacificazione cittadina, voglio pensare che la pacificazione costituisca una pre condizione per uno sviluppo pieno e globale della comunità a partire da quelle fasce solitamente meno coinvolte; la pacificazione non come fine ma come mezzo per una migliore espressione da parte di tutte le componenti che costituiscono la Città.

La pacificazione non può essere un concetto limitato alle forze politiche presenti in Consiglio Comunale, ma deve essere estesa fino ad abbracciare l’intera comunità cittadina.

Una pacificazione però che favorisca una vita vera e piena, una vita, cioè, che sia tutto il contrario di un quieto vivere. Come in Consiglio comunale è giusto che ci sia un forte confronto anche se pacifico, altrettanto deve accadere in Città; Tricase non deve appiattirsi nella gestione del quotidiano e dell’ordinario, ma deve pullulare di spinte innovative e perciò stesso trasgressive rispetto all’ordinaria quotidianità che, altrimenti, finisce nella banale stupidità.

Se la Regione ha approvato proprio in questi giorni la Legge sulla partecipazione, Tricase è chiamata a far partecipare tutti e, ancor prima, a mettere tutti nelle condizioni di farlo, a partire da quelle fasce più emarginate e quelle zone meno centrali. Una partecipazione riservata e limitata a pochi o ai soliti noti non è una partecipazione vera e non consente di costruire una vera pace sociale.

Accanto al Piano Regolatore Urbanistico del quale tanto si parla ed accanto al Piano Comunale delle Coste finalmente giunto in porto, bisognerà cominciare a parlare, ed anche con urgenza, di un Piano Regolatore Sociale.

Non basta l’attenzione alle cose, alle strade, alle costruzioni private o alle opere pubbliche se a questa programmazione non si accompagna una lettura delle persone, una comprensione delle loro aspirazioni e un intervento deciso per recuperare situazioni di emarginazione e promuovere situazioni di eccellenza.

Accanto alla parola pacificazione occorrerà valorizzare un’altra parola, pure detta in campagna elettorale, e cioè solidarietà.

Coniugare quindi pacificazione con solidarietà in una straordinarietà di progettazione che non si limiti a programmare interventi da fare ma che si occupi del bene-essere dei cittadini.

Un bene-essere che non si raggiunge solo con strade senza buche o con marciapiedi più stretti e carreggiate più larghe.

In questo Piano Regolatore Sociale un’azione decisa la devono compiere i corpi intermedi ed in primo luogo le tante associazioni.

Sul punto, la nuova Amministrazione dovrà prendere di petto una realtà: la frammentazione delle iniziative che si assommano l’una accanto all’altra senza essere in rete e senza riuscire a recuperare un protagonismo delle periferie umane prima che geografiche.

Tanti sono gli interventi sul territorio e tanti con finanziamenti pubblici ma quante delle persone ai margini vengono recuperate da queste iniziative? Troppe volte si ha la sensazione che le iniziative nascono e muoiono per distribuire soldi pubblici a chi le pensa e le gestisce senza alcuna ricaduta e senza sviluppare alcun indotto.

Compito della nuova Amministrazione sarà pertanto elaborare un vero e proprio Piano Sociale che si nutre e nutra una comunità pacificata e dialogante ma che si proponga obiettivi non ordinari ma straordinari.

Di tutto questo parlavo domenica sera con un amico e comprendevo come tante volte si confondano i problemi veri e di fondo con le urgenze del quotidiano, dimenticandosi di riflettere sui veri valori del bene-stare.

Quando questo pezzo uscirà, la nuova Giunta, se non sarà stata nominata, sarà prossima ad esserlo; per affrontare e risolvere le questioni di Tricase, a partire da quelle sociali, vorrei che l’Esecutivo fosse fatto da persone attente e pensanti e non solo da persone elettoralmente pesanti.

 

 

 

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