Un ospedale in crescita lenta ma costante

di Ercole Morciano

« Più che Bilancio Sociale preferisco chiamarlo Bilancio di Missione» così ha esordito la direttrice dell’Azienda Ospedaliera “Card. Panico”, sr. Margherita Bramato, nell’introdurre il 4 dicembre l’informazione sulla vita di quella che è tra le aziende più complesse e importanti del Salento. Già la premessa fa intuire all’uditorio presente nella sala del trono che non si tratta di un’arida esposizione di dati numerici, di grafici, di statistiche che pure servono per la trasparenza e l’affidabilità dei contenuti; si tratta in primo luogo di far percepire la presenza di un’anima, di qualcosa di immateriale e pur sempre connaturato, inseparabile, dalle scelte che quotidianamente si è chiamati a fare: e ciò rimanda alla natura cattolica dell’ospedale, al codice etico della Fondazione e al carisma proprio della congregazione delle suore Marcelline.

Un altro elemento riguarda il metodo di lavoro nell’ospedale: un lavoro d’insieme fatto di relazioni, di reciproche attenzioni, di consultazioni che sr. Margherita riassume con lo «spirito di famiglia interno» grazie al quale «il personale con le sue qualità umane e tecniche è patrimonio» che concorre alla finalità della Fondazione: «curare tutta la persona in senso cristiano… metterla al centro delle attenzioni… agire con dinamismo e rapidità decisionale». Un’ ultima nota riguarda lo stile col quale il bilancio è stato esposto dalla direttrice. Uno stile affabile, delicato anche nelle “rivendicazioni”, lontano dalla supponenza, segno di padronanza della materia e di coscienza limpida.

Non possiamo qui, per ovvie ragioni, esporre i dati numerici che probabilmente saranno pubblicati sul sito della Fondazione. L’esposizione ha riguardato i vari ambiti nei quali si articola il documento: partendo dall’analisi del contesto, si è passati all’organizzazione, alla metodologia basata sulla interazione interna tra i dipartimenti ed esterna con A.S.L. e Regione, alla quantificazione degli interventi, all’equilibrio di bilancio, ai rischi d’impresa , al patrimonio (tutto donato dalle suore Marcelline alla Pia Fondazione), alla cultura della sicurezza nel lavoro e formazione del personale, ai rapporti sindacali, alla sostenibilità ambientale, agli investimenti, al valore creato nel territorio, al welfare aziendale, alle convenzioni con le Università e, non ultima alla pastorale sanitaria. Ne vien fuori la visione di ospedale che in 50 anni ha avuto una «crescita lenta ma costante».

I posti letto sono cresciuti da 72 a 400; il personale conta oggi poco più di 1000 dipendenti; i medici provengono da tutt’Italia, gli altri operatori prevalentemente dal Salento. Diminuiscono gli investimenti ordinari (si è però aperto il reparto di neurochirurgia) mentre aumentano quelli straordinari: la centrale di trigenerazione energetica, l’area parcheggi, la sala operatoria ibrida; investimenti programmati: cabina elettrica, piastra per i servizi diagnostici, ristrutturazione centrale termica; opere di adeguamento dei sistemi antincendio. Fornitori: quelli dei beni di consumo sono tutti del nostro territorio; quelli di apparecchi sanitari e medicinali sono in prevalenza del nord.

Sr. Margherita condivide anche le sue preoccupazioni: spingere verso l’innovazione ad ogni costo comporta, di riflesso, la diminuzione del personale e in un contesto sociale asfittico come il nostro occorre trovare il giusto equilibrio. L’azienda classificata religiosa come il “Card. Panico” dal punto di vista economico applica il contratto pubblico, ma non riceve dalla Regione quanto essa spende per le medesime prestazioni nei suoi ospedali ; eppure, aggiunge, ci spinge ad investire sempre più verso l’alta professionalità per limitare i costi dovuti ai cosiddetti viaggi della speranza.

Lo facciamo con successo, ma con grandi sacrifici, facendo risparmiare molto alla Regione, ma è solo grazie ai dipendenti, che hanno rinunciato alle loro spettanze nello spirito della solidarietà cristiana,si è potuto andare avanti senza mandar via i pazienti, cosa che un ospedale cattolico non può fare. Occorre consolidare i rapporti operativi tra le istituzioni col riconoscimento del ruolo dell’Azienda ospedaliera nelle reti assistenziali: non è possibile, né giusto, trattare in modo diverso il pubblico, rispetto al privato-no profit, nel nostro caso l’ospedale cattolico classificato. La vera sfida, conclude sr. Margherita, è avere sempre bene in vista l’obiettivo finale e perseguirlo con tenacia: la solidarietà come principio al quale ancorare ogni sviluppo e ogni futuro.

 

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