di Antonio Turco

Il tema dei ragazzi che vanno via è un tema sociale ma per tanti aspetti è anche un tema personale che tocca le famiglie.

In entrambi i casi è un fenomeno che mette in crisi il nostro sistema: la nostra società si priva di un apporto intellettuale e le nostre famiglie si dimezzano.

Perché vanno via ? Non è difficile in fondo capire il fenomeno, i nostri figli conoscono molto meglio di noi il mondo da cui sono attirati, lo sanno decifrare meglio, e in genere ne conoscono meglio il funzionamento e vanno via come un qualsiasi animale lascia un habitat dove non esistono più spazi di vita.

A questo punto sorge naturale la domanda: in che razza di mondo, noi, qui, viviamo?

Al punto da spingere i nostri figli ad andare via a prescindere? E' una domanda lunga, e chi resta  qui non può  pensare di ignorarla. Certo, è ormai evidente il crescente contrasto  tra un mondo sempre più specializzato,  programmato e organizzato, con maggiori sbocchi professionali e la nostra società tutto sommato ancora arcaica.

Anche se  non bisogna dimenticare che, almeno qui da noi nel Basso Salento, si sono succedute due crisi terribili, che hanno lasciato una scia di dolore e di sangue, e vissute nel silenzio, con la grande dignità cui ci hanno abituati e nella quale ci siamo formati.

Ed è forse questo il principio ispiratore utile per cercare di risollevare la testa, e non lasciar scivolare questa terra verso un destino che non merita. Ognuno di noi, ne sono sicuro, ricostruirebbe la propria casa qui, e se dovesse decidere dove vivere continuerebbe a vivere qui, ma non è possibile ignorare che ci troviamo in una fase di sorda rassegnazione, di immobilismo, di speranze perdute.

I figli che vanno via non risolvono i problemi di questa terra.

A Tricase si gioca d'azzardo spendendo più di 20 milioni di euro l'anno, a Tricase non si spende più per investire, per progredire e creare lavoro, la qualità umana va regredendo, l'intelligenza e la lungimiranza sono in estinzione, manca un modello di sviluppo economico e tutte le nostre attività economiche sono a rischio, abbiamo un turismo largamente male e sottoutilizzato, il nostro patrimonio paesaggistico è considerato solo per i suoi aspetti naturalistici ma non per la parte sociale ed economica, in sintesi, abbiamo dentro una malattia non dissimile dalla xylella degli ulivi.

Né vale la pena mettere  in mezzo la politica, la sua insufficienza di questi ultimi anni è l'effetto dei nostri problemi e non la causa, è un problema che emana da un impegno civile insufficiente, e dalla scarsa qualità del voto.

Se è questo il mondo nel quale si muovono i nostri figli, questo mondo va migliorato, anche per un fatto di decoro generale, migliorandolo anche con il contributo dei nostri figli.

Che si ritorni quindi a discutere ed a pensare positivamente. Si può concepire tutto, tranne una resa morale e intellettuale.

Che questa resti la terra dei genitori e dei figli e non venga abbandonata a sé stessa.

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