di Giuseppe R. Panico

Il nostro piano regolatore (PUG), dovrebbe veder la luce entro la fine di quest’anno.

Lo avremo per davvero dopo aver riposto molti quattrini, decenni di attesa e incerta fiducia nei nostri eletti?
Saremo cancellati dal lungo elenco dei comuni inadempienti?

Contribuirà a quello sviluppo sostenibile spesso richiamato ma mai pianificato e ben avviato se non con un triste elenco di occasioni mancate?

Ad oggi si può dire che il PUG dovrebbe tener conto di una urbanistica, disordinata e ben lontana da quei criteri ambientalistici ed ecologici così diffusi altrove; di un calo/ invecchiamento della popolazione sempre più accentuato e di un eccesso di capitale edilizio abitativo.

Si aggiunge una economia basata essenzialmente su commercio e servizi, alimentata da attività prevalentemente impiegatizie di Stato e Parastato (Polo Sanitario e Scolastico), di servizi e redditi da pensioni.

Il tutto destinato a ridimensionarsi proprio per il calo della popolazione (chiusura di scuole, meno clienti o solo anziani per sanità pubblica e privata e meno consumi).

La libera imprenditoria è inoltre poco favorita, e, nella zona industriale, la recente vendita, dopo anni all’asta, dell’ex grande stabilimento Adelchi a meno del costo di un modesto appartamento per i nostri ragazzi emigrati a Milano o al Nord, indica come nuove attività industriali/manufatturiere di rilievo siano una mera utopia.

La stessa edilizia è ormai limitata a manutenzione o ammodernamento di vecchie case e tante altre sono abbandonate o lasciate incomplete. Sarà il PUG a darci speranza di resurrezione e rinnovamento, o seguirà l’esempio del Piano Coste, ove la prevalenza di criteri (o scusanti) conservativi/ambientali, hanno reso ancor più lontana ogni idea di sviluppo?.

Sul PUG sembra calato un soffocante silenzio; della attuale amministrazione non se ne conosce orientamenti e pensiero; dal residuo dei partiti non si odono echi e pareri, e le tante liste, da periodo elettorale e senza solide strutture organizzative, sono svanite come neve al sole d’agosto.

I relativi eletti rimasti “solitari”, senza supporto o pungoli alle spalle, non possono che operare

(o vegetare) in base alla loro motivazione politica o personale tornaconto.

L’opposizione sembra in gran parte ridotta ad una poco attiva minoranza e il Capitale Sociale (cittadinanza attiva) stenta a crescere e ad esprimersi anche nelle fasce più preparate/acculturate. Che PUG avremo?

Sperabilmente concreto e motivato, di vero interesse per pochi ma utile per noi tutti pur privo di fondi o risorse per una sua rapida attuazione.

Ai quaranta anni persi (come da” politric” sul Volantino) dovremo così aggiungere altri decenni.

E’ come se la cura per il malato arrivasse con un incerto medico, senza idonei medicinali e quando il prete è già passato. Ne beneficeranno gli eredi.

Si è aperto in questi giorni il 59°salone nautico di Genova, il più importante del Mediterraneo con una crescita economica annuale di oltre il 10% e una quota di mercato mondiale (per i mega yacht) del 45%.

Di barche nella zona industriale ne costruivamo pure noi. Ora non più. E’ ben risaputo come la disponibilità di porticcioli e posti barca, oltre che creare benessere e diversivi per la popolazione locale è anche una potente attrattiva turistica

E’ inoltre un valore aggiunto decisamente rilevante per gli insediamenti locali (seconde case, villaggi turistici) e crea qualificato lavoro e avanzamento sociale.

E’ inoltre ben noto come la nostra costa, sia stata prima svilita con il depuratore e sversamenti nel Rio, poi mummificata frenando ogni nuova iniziativa edilizia, poi resa poco attrattiva per carenza di più idonei servizi e poi infine resa ostile alla nautica con la recente diminuzione di posti barca o nessun loro incremento, sia pure con “porti a secco”.


Ma con il paese che invecchia, deperisce e non si industria, non ci rimane che la valorizzazione
costiera. Lo “Scenario di Sintesi” del PUG, sul sito del Comune, già prevede per Marina Serra e
Tricase Porto “Aree di Rafforzamento della Polarità Portuale” e “Aree Urbanizzate”.

Facili parole ma dagli incerti significati se non accompagnate da più permissivi criteri e i vicoli che per tali aree si intende attuare e rilanciare una economia che faccia da motore anche per lo stagnante retroterra cittadino.

Ma forse ci vuole una “politric”che, per risollevarci, sappia farsi “poli-crik”.
Come per un’auto da lungo tempo in panne sul lungomare e che, ben rifornita di carburante e
doni, corra verso il paese e non più viceversa”.

Non avremmo nel Salento una nuova piccola Montecarlo ma forse è urgente un serio pubblico dibattito sulla rotta o ricetta da prendere, salendo a bordo del nostro PUG ancora sugli scali.

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