di Giuseppe R. Panico
Chissà quando e in quanti vedremo l’approvazione del PUG e la fine del virus. Se il PUG riguarda il futuro assetto cittadino, il virus riguarda la nostra stessa esistenza e la nostra economia.
In questi giorni, ci confortiamo col “tutto andrà bene”, molto meno col fatto che le crisi danno anche nuove opportunità. Non solo per chi lucra sulle altrui sventure con mascherine e medicine, terremoti e ricostruzioni, paure e credulità o con politica di basso rango affamata di consenso.
Lo è soprattutto per una comunità che sappia orientarsi verso un nuovo modello di sviluppo economico.
La “terza guerra mondiale”, o da virus, da un lato ci sta facendo cambiare le nostre abitudini e le priorità delnostro vivere e dall’altro, come tutte le guerre durature, come pare sia anche questa, (Trump ha già richiamato un milione di riservisti e ha preventivato centomila morti negli USA) ci porta arivoluzioni sanitarie e sociali, tecnologiche ed economiche e a ridiscutere gli accordi internazionali.
Può portare anche a guerriglie interne che, se non diventano civili, diventano sociali, per la diffusa povertà e l’accaparramento di beni essenziali.
Ci si è messo anche il forzato “stare in casa” e iltimore dell’altro quale presunto “untore” asintomatico e così il consueto vivere sociale sembra quasi ridotto al solitario campare.
Non bastano certo social, smartphone e TV a dare alla nostra esistenza nuovi valori, ma a base tecnologica e facilmente manipolabili.
Papa Francesco che pregatutto solo e il Presidente Mattarella che non va dal barbiere sono oggi i simboli di un isolamentopersonale, di intere comunità e nazioni che, se durevole, potrebbe portarci a ben gravi conseguenze.
E non ci aiuta certo lo scarso sostegno economico europeo; da paesi più ricchi omeno colpiti dal virus o con un diverso approccio, derivante anche da una diversa cultura etico- religiosa, verso la malattia e la protezione degli anziani (i più colpiti dal virus).
Vedono spesso l’Italia come il Bel Paese disorganizzato, spendaccione e troppo inerte nel risollevarsi dalle sue gravi inefficienze e saldare i vecchi debiti e i nuovi dovuti al virus.
L’ economia è da sempre la locomotiva che traina ogni umana attività ed è ben difficile parlare d’altro se la testa vacilla perché la pancia è vuota. Di guai nel nostro Sud ne avevamo già abbastanza, a cominciare da una politica tanto loquace quanto poi incapace di realizzare programmi e promesse.
Ora con il virus e lapossibile chiusura per sempre, di molte imprese al Nord come al Sud, vi è il forte rischio di battaglie sociali, fomentate da “una guerra civile permanente”, quasi erede della guerra al brigantaggio, fra lo Stato e una Mafia spesso vincente e che già occupa o condiziona la politica di gran parte del nostro Sud .
“Tutto andrà bene”, ma… “tutto andrebbe meglio”, cogliendo leopportunità di questa crisi, anche con un esame critico delle potenzialità cittadine e degli errori commessi. Insieme al pandemico virus sfuggito dal vaso di Pandora, ne è uscita infatti anche la speranza per un futuro migliore e il recupero di una ricchezza meglio distribuita che allontani la fame, l’elemosina e l’indigenza.
Tricase, a differenza di altri comuni, può già basarsi su ben tre solidi poli economici: ospedaliero, scolastico e costiero. Ma per uno slancio efficace verso l’erapost-virus occorrerebbe un più solido e affidabile polo composto da capitale sociale (cittadinanza) e una più adeguata e lungimirante politica che, fra l’altro, reindirizzi il PUG verso il polo costieroincrementandone lo sviluppo residenziale e turistico.
Il parco Otranto-Leuca (etc.) ha già salvato e salvaguardato, anche con l’abbandono e l’incuria dei terreni, fauna e flora, ambiente e paesaggio, politica e poltrone.
Ora è il caso che si salvi e si salvaguardi l’umanità locale, non solo con medici e ospedali, scuole e cultura, ma anche con una vera economia basata sul PUG.
A meno di non voler sopravvivere di carità o spese di Stato insieme ai concittadini che non troveranno più aperte nemmeno le aziende del Nord, ove lavoravano e poi lasciate in fretta e furia. Ma nella consapevolezza che avremo non molto da uno Stato con già troppe cambiali che lasceremo a figli e nipoti, e che, non avendo voluto, in tempi di miglior salute, sottoporsi ad una terapia intensiva di parsimonia ed efficienza, sembra in corsa verso il suo stato… terminale.
Non solo per colpa del Corona Virus lasciato sfuggire dal vaso di Pandora o un tardivo povero nostro PUG sfuggito daPalazzo Gallone.
 

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