di Cesare LIA
 
Il pubblico incontro dei candidati a Sindaco di Tricase di lunedì sera in Piazza Cappuccini, condotto dall’Avv. Alessandro Distante, mi ha fortemente deluso.
 
Da giovani preparati e da un passato politico, escluso l’Avv. Donato Carbone, di sicura ed incontestabile esperienza, mi sarei aspettato un programma innovativo da affrontare nei prossimi cinque anni con proposte di reale sviluppo della nostra Città. Invece, belle parole, programmi di ordinaria amministrazione che, forse, risolveranno alcuni aspetti e lacune amministrative del passato ma che non si pongono nell’ottica di un reale sviluppo del nostro centro.
 
Credo non valga molto ripetere che Tricase è la più bella terra della Provincia di Lecce, ognuno esalta il proprio territorio e che essa ha le potenzialità di risolvere problemi ambientali, sociali ed economici.
 
Occorre non solo far seguire l’interesse per il potenziamento degli uffici, per quel che consente la vituperata legge Bassanini, ma provvedere a redigere e sostenere programmi di vero sviluppo territoriale ed istituzionale. Nessuno ha parlato nella necessità di riprendersi un ruolo di guida del Capo di Leuca, come era nella passata e vituperata prima repubblica; nessuno si è posto il problema di aprirsi ad una Europa che ancora considera, per nostra colpa, queste terre la sua periferia e non il centro di un sistema economico e sociale che la Storia
le ha sempre riconosciuto dai tempi dell’antica civiltà greco-romana.
 
Abbiamo studiato la storia con lo sguardo verso i popoli del nostro e non verso il bacino del Mediterraneo, che ha caratterizzato la nostra cultura e la nostra economia. Solo nelle iniziative dell’Avv. Maurizio Raeli, tricasino e Presidente del Chiam di Valenzano, vedo un barlume ed uno sforzo di programmazione in tal senso e la ripresa di una discorso del passato, dei tempi della regata della Magna Grecia di Tommaso Quaranta ed altri; il tentativo, a differenza di altre località della stessa provincia di Lecce (Otranto, Castro, S. Cesarea), di aprirsi al futuro guardando un glorioso passato. Sostenere che il nostro è un territorio ameno e strategico e, poi, fermarsi alla riorganizzazione degli Uffici, agli asfalti delle strade, alla pulizia del paese, è poca cosa per Tricase, è ordinaria amministrazione, amministrazione di routine, che è necessario fare in termini ordinari e che può essere affidata ai burocrati dell’amministrazione ma non ha nulla a che vedere con una programmazione di sviluppo della quale Tricase
avrebbe bisogno.Se mi sarà dato il tempo, tra la prima consultazione elettorale ed il ballottaggio, pubblicherò il mio
programma elettorale di 40 anni fa per dimostrare che è passato invano un tempo così lungo senza progredire ma regredendo sempre di più in una sorte di vortice che porta verso il basso e non verso l’alto.
 
L’Avv. Distante, nel suo intervento iniziale, aveva pienamente ragione nel ritenere retrogrado il voler pensare ad una partecipazione dei cittadini alla cosa pubblica con iniziative che lasciano il tempo che trovano, quando già con il nostro Statuto, prima stesura, su sua iniziativa venuta dalla frazione di Depressa, si decise di consultare periodicamente i cittadini dei vari rioni e delle frazioni per informare e conoscere le esigenze del territorio e inserirli, con un parere scritto, nel procedimento amministrativo dei più importanti atti del Comune.
 
Erano i tempi della vituperata D.C. contro la quale tutti gli altri partiti si scagliavano per i consensi che riceveva ma che aveva impostato discorsi a largo respiro con visioni oltre il naso. 
 
A mio avviso occorre guardare indietro e riconoscere l’errore che commisero i tricasini nel non realizzare il porto dal Quadrano a Punta Cannone, un porto che già all’epoca sarebbe stato di enorme importanza ed oggi sarebbe stato un porto turistico a livello del toscano Punta Ala. Ricordo quando, da assessore regionale ai Lavori Pubblici telefonai da Bari al Sindaco di Tricase per chiedergli l’approvazione di un porto che l’Ing. Marzo aveva preparato perché avevo miliardi di lire di contributi europei da impegnare in Puglia a seguito dell’impossibilità di realizzare il porto di Rodi Garganico ed altri due del foggiano; ma il Sindaco mi rispose di non essere interessato. Dovetti destinare quelle somme al Porto di Leuca, soddisfacendo un’esigenza del caro Emanuele Capozza, porto che presentava e presenta ancora molti problemi per via dell’insabbiamento. L’essere oculati, in politica, non è solo essenziale ma obbligatorio!

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