di Alessandro Distante

Anno orribile il 2020. Il Covid 19 ha sconvolto la vita e non solo la salute dell’intero pianeta e anche qui a Tricase specialmente la seconda ondata ha lasciato traccia e continua a presentare bollettini per nulla rassicuranti. Il contagio ha toccato direttamente le persone, i luoghi di incontro, il lavoro, non solo nelle modalità di svolgimento, ma anche nella possibilità di svolgimento, sia per le chiusure temporanee sia per quelle che, purtroppo, saranno definitive.

Il Covid del 2020 si è aggiunto ad un altro contagio che da anni affligge il nostro territorio, la xylella che con il 2020 ci consegna una campagna di uliveti ridotti a tronchi spogli e secchi, vinti dal batterio che l’uomo non è riuscito a sconfiggere, tra inutili polemiche e grandi disattenzioni.

Anche la vita comunitaria a Tricase ha ovviamente risentito dell’arrivo del Covid; basti pensare alla chiusura per lunghi periodi delle scuole, alle limitazioni agli incontri, allo stop ai cinema, alle palestre e campi di gioco, ai divieti di assembramenti, tutti fattori che hanno impoverito l’intensità e la qualità del vivere i momenti e i luoghi della partecipazione.

Il 2020 è stato anche l’anno della fine anticipata dell’Amministrazione Chiuri, di una campagna elettorale fatta in piena estate e con il bavaglio (mascherina) davanti alla bocca e finita, dopo il turno di ballottaggio, con la vittoria della compagine guidata dal nuovo sindaco Antonio De Donno.

Purtroppo, sin da subito, la nuova Amministrazione si è dovuta confrontare con il ritorno molto pesante del Covid; da qui un aggravarsi dei disagi nella macchina amministrativa, già in difficoltà, e nel funzionamento degli uffici. Il tempo occorso per insediare la Giunta e mettere in moto la macchina ha fatto avanzare il Covid senza che l’Amministrazione sia potuta andare oltre appelli alla responsabilità dei cittadini.

Questi, inutile negarlo, dopo aver scrupolosamente osservato i divieti della prima ondata, ripetendosi “Io resto a casa” sicuri che “Tutto andrà bene”, in questa seconda ondata, quella che più pesantemente li ha investiti, non hanno rinunciato ad uscire, anche per motivi di mero piacere: non poche volte su queste pagine abbiamo documentato piazze affollate, lungomari pieni di gente, mercati divenuti luoghi di incontrollato assembramento e via discorrendo.

Ed intanto ci addolora sapere di persone ricoverate ed intubate e dell’annuncio delle prime vittime.

Riscoprire una responsabilità personale che diventi collettiva è comunque l’augurio che, come giornale, vogliamo fare ai nostri lettori.

Il terribile 2020 lasci spazio ad un nuovo anno che potrà essere migliore se tutti sapremo assumere condotte diverse, più utili alla salute e all’ambiente e ci faccia capaci di ripensarci con maggiore attenzione per quanti, anche a causa del Covid, si troveranno in grosse difficoltà.

 

 

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