di don Donato BLEVE

Il tempo di Quaresima che stiamo vivendo, come Tempo Forte per prepararci alla Pasqua, è stato reso ancora più carico di sacrificio di quanto è richiesto per un cammino spirituale ordinario. Posso dire che tutti stiamo vivendo una lunga “Quaresima”, iniziata un anno fa. Diciamo anche che si tratta di una quaresima mondiale in attesa di una “pasqua” che non arriva mai a livello sociale e subisce conseguenze anche a livello “spirituale” dati gli impedimenti che ci vengono imposti dalle circostanze che tutti conosciamo.

Il mondo, coscientemente o no, partecipa così alla “Passione di Cristo”, come ci verrà proposta nella Domenica delle Palme e nella Settimana Santa, ormai vicine. E’ proprio così: “La Passione di Cristo è la passione dell’Uomo”. Cristo in croce è l’Umanità “crocifissa con Lui”.

Abbiamo davanti a noi e dentro di noi la solidarietà di Dio, che nel Figlio condivide la condizione umana di precarietà dell’esistenza con tutto ciò che è connesso: precarietà umana, sociale, spirituale, economica, morale.

Tante sono le cause che portano a tale situazione: la svalutazione dell’Uomo e della sua dignità, il decadimento morale con una profonda crisi di valori e le conseguenze che ne derivano. Discorso ormai antico. Non ne vado cercando le cause perché sarebbe per tutti un discorso troppo lungo e mortificante.

Come detto, però, per chi crede, abbiamo un “Dio solidale”, che si fa sentire anche nelle tante voci e nelle tante forme di solidarietà umana e cristiana. E la “Croce”  su cui Cristo è stato inchiodato resta il segno più vero ed eloquente della solidarietà divina con la nostra umana povertà.

Cristo, lo dice Isaia e lo ripete san Paolo, ha preso su di sé le nostre sofferenze e ha inchiodato alla croce la cambiale del nostro riscatto, consumando su quell’Albero issato sul Calvario l’atto sublime della sua obbedienza al Padre, che, “per riscattare lo schiavo, ha sacrificato suo Figlio”, come cantiamo la notte di Pasqua.

I “segni” della solidarietà di Dio in Cristo Gesù, oltre la sua morte in croce, sono il tradimento che subisce da uno dei Suoi, che Egli chiama “Amico”, la debolezza anche degli altri undici discepoli che lo abbandonano, non condividendo neppure la sua solitudine e la sua sofferenza nel Giardino del Getsemani, la decisione Sua di fare la volontà del Padre. E tutto questo dopo aver “lavato i piedi” dei Suoi e aver lasciato il suo Testamento nel Comandamento “Nuovo”; “Amatevi gli uni gli altri, come io ho amato voi”.

Poi il dramma del Venerdì Santo e le sue Parole al Padre:  “Padre, perdona loro…”, e al ladrone pentito:  “Oggi sarai con me, nel Paradiso!”, e “Tutto è compiuto…Padre, nelle tue mani consegno il mio spirito”… e muore, come tutti gli uomini, come tutti gli ammalati, di Covid o di altra sofferenza, che non ce la fanno, “Solo” , elevando la nostra “morte” alla dignità della “sua morte”.

Ma tutta la Quaresima è sostenuta dal filo rosso della “Speranza”. Non ci può essere una quaresima  fine a se stessa. Come l’Avvento è in funzione del Natale, così la Quaresima è in funzione della “Pasqua di Risurrezione”.

Ed è questo che anima anche le nostre attese. Che questo lungo tempo di sofferenza a tutti i livelli abbia al più presto una conclusione felice. Che si possa giungere, come a Pasqua, a cantare un “Alleluia” universale, dopo l’immolazione di tanti “servi della Salute” e di tantissime vittime.

Continuiamo a coltivare la speranza nella “Pasqua di Cristo” che è anche “Pasqua dell’Uomo”!

A Tutti l’Augurio di vivere intensamente tutta la Settimana Santa e la Pasqua del Signore, uniti in un solo desiderio, quello di una liberazione dell’Uomo a tutti i livelli: personale, familiare, sociale, politico e ancora con l’altissimo Augurio di una sentita “elevazione” morale e legale della nostra decaduta Società .

La “Pasqua di Cristo” ci da motivo per continuare a sperare in una “risurrezione” universale, ma ognuno con il proprio contributo. A tutti Sofferenti, di qualsiasi patologia , l’Augurio Pasquale di una guarigione piena e vigorosa.

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