Tricase- Una paziente  “speciale” ha scritto  una lettera all'ospedale Panico, tramite l’avv. Sonia Santoro, dedicata a medici, infermieri e personale, dove  si  è sentita "coccolata" e non semplicemente "assistita”.

La sig.ra Anna, una paziente affetta da SLA ed alimentata tramite peg, è stata ricoverata in reparto dopo aver subito una trachestomia.

Il quadro clinico della sig.ra Anna risulta abbastanza serio e gravemente compromesso così come è il normale decorso di questo tipo di malattia neurodegenerativa.

Vivere ed affrontare la SLA è una battaglia dura, dolorosa e sfiancante, perché questa è una malattia che non ti dà tregua ed il cui decorso è imprevedibile ed inarrestabile.

Anna ha trascorso circa un mese nel reparto di Riabilitazione dell'Ospedale "Pia Fondazione di Culto e Religione Cardinale Giovanni Panico" ed è in quel letto che si racchiudeva tutto il suo mondo.

E' da quel letto che ha assistito al lento trascorrere della vita ed al contempo della malattia. Peraltro le attuali disposizioni, atte ad impedire il diffondersi del Covid, le hanno impedito le visite dei parenti.

Ed allora, le sue giornate erano racchiuse tutte in quella camera d'ospedale: da qui l'importanza del personale sanitario con il quale la stessa si rapportava.

Ed Anna, ci tiene a rappresentarvi che in quei giorni si è sentita "coccolata" e non semplicemente "assistita" come paziente, da quasi la stragrande maggioranza del personale sanitario in servizio : medici, infermieri ed oss.


Anna ha apprezzato il grande lavoro professionale e l'umanità della caposala — Suor Moira — nonché dei medici, degli infermieri e degli Oss che si sono occupati di lei durante la permanenza in ospedale.

In un momento così drammatico della sua esistenza, lei ha sentito una vicinanza anche da parte del personale sanitario del reparto di Riabilitazione dell' Ospedale di Tricase. E ciò le ha impedito di sentirsi persa e di sprofondare in una depressione senza via d'uscita.

Nel vostro reparto, Anna ha ricevuto una assistenza qualificata, ha ricevuto una corretta informazione sul decorso della sua malattia ed è stata aiutata a superare i momenti di crisi e sconforto, quei momenti che necessariamente caratterizzano chi vive in un letto attaccato ad una macchina salvavita, alimentandosi artificialmente.

Anna non può compiere autonomamente nessun atto della vita quotidiana (vestirsi, nutrirsi, igiene personale, somministrazione dei medicinali, ecc.) e necessita di una assistenza continua.

E questa assistenza qualificata (da un punto di vista professionale ed umano):

Anna l'ha ricevuta nel vostro Reparto.

Ed è per questo che mi ha chiesto di scrivere questa lettera: perché vuole che resti traccia di una testimonianza della "Sanità che funziona".

Al Panico, in reparto lei ha ricevuto tutto ciò, grazie e soprattutto alla continua attività di vigilanza di Suor Moira: una religiosa dotata di particolare spessore umano e con quella capacità di assistere e guidare il paziente in quel doloroso cammino di fede, una fede che solitamente vacilla e viene meno dinanzi a malattie come la SLA..

Anna mi racconta poi della D.ssa Barbara, del Prof. Colona: ottimi professionisti, ovvero dei medici dotati di una grande capacità tale da poter bilanciare il necessario rigore professionale con un alto senso di umanità e di empatia nei confronti del paziente.

E poi, da ultimo, Anna mi racconta di un infermiere che avendo appreso che lei desiderava tanto assaggiare del pane con il pomodoro, ha fatto in modo di frullare un panino con il pomodoro e con l'aiuto e l'assistenza della logopedista sono riusciti a farglielo assaggiare.

Un gesto che per lei ha significato tanto: un gesto che le ha permesso di rubare, alla malattia, uno scorcio di normalità  quella normalità che la malattia le ha portato via, inevitabilmente. 

Per tutto, la sig.ra Anna —intende ringraziare tutti per la grande professionalità con cui è stata assistita e trattata da "persona" e non da "malata".

Taurisano (Le) 08 giugno 2021

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