di Alessandro DISTANTE

L’inizio dell’Estate, la ripresa delle attività, la riapertura dei locali, il ritorno agli incontri pubblici sono segnali che aprono prospettive che, adesso dopo il Covid, apprezziamo di più e meglio.

L’apertura, per essere tale, deve essere nelle due dimensioni, dello spazio e del tempo.

Tricase ha avviato il cartellone estivo ospitando due scrittori venuti da fuori (Barbano e Gori); è senza dubbio un segnale positivo; la conoscenza di persone e di esperienze diverse, anche lontane nello spazio, è una esigenza per chi vuole crescere.

Considerazioni –potrebbe dire qualcuno- ovvie e persino banali, eppure non è mancato chi, con buona lena, ha osservato che sarebbe stato meglio premiare e sarebbe meglio ascoltare giornalisti e scrittori locali. Ma l’apertura, per essere tale, non può che essere nella dimensione dello spazio, oltre ogni confine.

E’ stato avviato dall’Amministrazione comunale un dibattito sugli obiettivi ONU 2020/2030, un dibattito coordinato dai alcuni giovani tricasini “immigrati di ritorno”. Una progettazione partecipata che guarda al futuro e quindi che si confronta con l’altra dimensione, quella del tempo.

Anche su questo terreno, tuttavia, non manca chi propugna un’idea di sviluppo con gli occhi al passato, quasi nostalgica, che vuole il Salento attento più a conservare che ad innovare. Tuttavia, anche qui, l’apertura, per essere tale, non può che essere verso il futuro. Valorizzare le risorse locali e recuperare la memoria sono condizioni imprescindibili ma non assolute nel senso che non possono escludere e soffocare l’apertura.

Molti anni fa una persona lanciò ai suoi concittadini di Tricase l’invito a mollare gli ormeggi e a prendere il largo; un invito ad andare oltre, nel tempo e nello spazio. Non lasciamo cadere quell’invito, non fosse altro per l’affetto e l’autorevolezza di chi quell’invito lo scrisse e lo testimoniò.

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