di Gian Paolo ZIPPO

Osservando gli eventi e ricollegandomi agli articoli pubblicati sugli ultimi numeri de “Il volantino” (“Tricase merita tutto questo?” e “Appello per il bene comune”), mi sono chiesto se fossero una provocazione, un appello, un grido di rassegnazione.

Tanti gli interrogativi che inevitabilmente sorgono come stimolo a riflettere sulle scelte fatte o non fatte e che ancora una volta si ripercuotono negativamente sulla gestione della “res publica” della nostra cittadina.

Dal dibattito che ne è seguito si capisce che la domanda iniziale non è caduta nel vuoto, con la speranza che il tutto contribuisca a far emergere la cosiddetta società civile che, ora più che mai, è chiamata a far sentire forte la sua voce.

Certo, lo strumento principale che la cittadinanza ha a disposizione è il voto, a patto che venga utilizzato con l’obiettivo di salvaguardare e sviluppare quel bene comune a cui nel citato articolo si fa appello!

Tutto questo nelle scorse elezioni amministrative, ancora una volta, non è avvenuto.

Tra l’altro, proprio nei giorni scorsi il sito “Il Volantino” ha ricordato che è trascorso un anno dalle elezioni amministrative. Oltre all’analisi sulla distribuzione dei voti, sempre utile per capire le dinamiche della politica locale, un dato che ha attirato la mia attenzione è stato la percentuale di votanti (68,3%).

Ciò significa, per converso, che oltre 5.000 Tricasini non sono andati a votare: un numero enorme!

Forse la semplice percentuale può non rendere l’idea dell’entità del fenomeno, ma si tratta di una grossa fetta di popolazione che non partecipa, chissà come mai, alla vita politica, rinunciando a far sentire la propria voce e a fare delle scelte ponderate.

Ecco quindi che le scelte vengono guidate dai pochi che, in qualche modo e secondo le logiche già evidenziate in un mio precedente intervento, mirano ai risultati che sono sotto gli occhi di tutti.

Chiudo questo mio intervento, sperando di aver dato qualche risposta agli interrogativi che ci siamo posti in questi giorni e lanciando un appello sfidante (e se vogliamo provocatorio) ai 5.000 Tricasini silenti, invitandoli a far sentire la propria voce e ad effettuare scelte consapevoli e partecipate di cui poi non ci si debba pentire a distanza di un solo anno.

 

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