A settembre è tempo di migrare. A settembre si lasciano gli stazzi per andare verso il mare. Oppure dal mare si torna a lavorare. C’è chi torna a lavorare e chi vuole rimediare. A settembre inizia l’anno, non a gennaio. A settembre cambio vita. A settembre freso l’orto. A settembre inizio un corso. A settembre faccio un voto. A settembre vado a vuoto. A settembre parto anche io, sai? Molta meno confusione che in estate. A settembre è ancora estate. Non lo sapevi? A settembre le tariffe costano meno delle baruffe. A settembre l’autostrada è meno affollata. A settembre inizia il nuovo anno scolastico, che è come il precedente ma è anche un anno in più (o in meno) per chi comincia o per chi va via.
A settembre si lasciano i pascoli alti e si va verso le erbe in basso. A settembre un razzista è ancora razzista. A settembre un buonista è ancora un buonista. A settembre il Papa accoglie nelle stanze, ancora vuote, dei mille conventi del mondo. A settembre il Presidente del Consiglio assume un’aria più autorevole nei consessi internazionali. A settembre il Presidente degli Stati Uniti d’America avverte il mondo intero che stiamo mettendo in pericolo la vita del Pianeta Terra.
A settembre vorrei fuggire, come ogni anno, e invece resto, come ogni anno. A settembre un bambino dagli occhi opalescenti dice al Mondo quel che neppure il politologo più influente della TV riesce a dire: che se la guerra non facesse a pezzi la Siria, i Siriani resterebbero volentieri a casa loro. E il politologo tace. E il politico tace. E il razzista bofonchia. E il buonista si commuove. E il convento resta vuoto. E il Presidente del Consiglio presiede.
A settembre scopro che uno dei giudici di Miss Italy sarà uno dei giudici dei cuochi che provano a sfondare: pensa un po’, per mestiere uno fa il giudice di chi fa qualcosa, o qualcosa è, o qualcosa prova a diventare. A settembre è dolce la sera dolcissima al tramonto. A settembre si fanno i bagni più belli. A settembre si muore in riva al mare.
A settembre l’Occidente tramonta, disteso e fragile, lungo il suo stesso orizzonte. Come un bimbo, fermo e di sabbia; come tuo figlio - che tuo non è. Come mio figlio - che mio non è. Come i figli del Mondo - che il mondo non sa di avere. Come l’ipocrisia, il mercato d’armi, la Democrazia esportabile in mille casse di birra; come la movida, vacua e ingenerosa su spiagge fatte a pezzi da turisti imbambolati. A settembre l’Occidente tramonta, disteso e fragile, lungo il suo stesso orizzonte. Come un bimbo, fermo e freddo, non di sabbia!

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