Svezia. Un ciclista e un modulo trainabile con 12 posti a sedere, occupati da 12 felicissimi bambini. L’immagine è lieta. La bici è di quelle a pedalata assistita, dunque il conducente non fatica chissà quanto; inoltre, il percorso è sicuro. Si tratta di un servizio di trasporto efficace, pulito, bello. I bimbi che vanno in bici a scuola diventeranno adulti consapevoli del loro spazio e del loro tempo. In Svezia si va in bici, con cieli e temperature che da noi indurrebbero ad indossare sciarpe d’altura. Attorno alle bici, ovviamente, spazi verdi e puliti in città dalle geometrie apparentemente monotone, non fosse per la complessità che spesso è celata nella regolarità.

Olanda. Servizio “taxi” a bordo di biciclette gialle, o contrassegnate da elementi gialli (portapacchi, a titolo di esempio), realizzato a partire dalla constatazione che in due, sulla bicicletta, si va più volentieri. Chi accompagna qualcuno in bici, ad Amsterdam, rischia di innamorarsi su due pedali, se non proprio su due piedi. La capitale olandese è già percorsa da almeno mezzo milione di biciclette e attraversata da centinaia di chilometri di piste ciclabili.

Bologna. È stata inaugurata da pochi giorni la tangenziale ciclabile, un’opera ragguardevole che permette di spostarsi in bici, in piena sicurezza, nell’intera città. Segnalo che il manto della tangenziale è stato realizzato in modo tale da raccogliere l’acqua piovana e da condurla, per caduta, verso le radici degli alberi e degli arbusti che incorniciano la via. Nulla è stato lasciato al caso, insomma.

Abruzzo, provincia di Chieti: è stata finanziata la Via Verde, percorso ciclabile panoramico che correrà sull’ex tracciato ferroviario di Trenitalia (già oggi quasi interamente “arretrato” rispetto alla originaria linea di costa). L’intero percorso, a lavori ultimati (anno 2017), sarà lungo 44 km e accarezzerà la costa meridionale della regione e il suggestivo Parco dei Trabocchi.

Veniamo a noi. Ovvero, veniamo al nulla. Qui, per molti amministratori, per molti cittadini, perfino per non poche associazioni di volontariato, il tema della mobilità è insostenibile come la pesantezza dell’essere sempre indecisi se dare più importanza al raddoppio (idiota) della 275 o al ragguardevole risultato di ottenere il Frecciarossa fino a Lecce; salvo poi avvedersi che non v’è nulla di decente ed ecologico fino a Leuca. Spostarsi in bici da paese a paese (parlo per diretta esperienza) è una rischiosa scommessa. Assistiamo, invece, allo stesso spettacolo stradale ogni giorno: file interminabili di automobili in città che a piedi si attraversano in 10 minuti; inquinamento dell’aria; stress sociale; automobilisti distratti che digitano su schermi piatti messaggi piatti in giornate spianate dall’accidia; indecoroso caos.

Da una parte, una ciclista porta a scuola 12 felicissimi bimbi: niente suv in doppia fila, nessun padre nervoso e alla moda, nessuna madre alla moda e nervosa, nessun nonno affaticato (e tutto sommato solo) con la sua bici fuori moda, nessuna feroce necessità di far presto facendo tardi. Dall’altra, un modello di mobilità del tutto fuori luogo e fuori dal tempo; pesante; pericoloso; inquinante; arretrato; stolto.

È ancora sostenibile questa nostra immobilità insostenibile attorno al tema della mobilità? Cos’altro dobbiamo aspettare per veder discusso, con pubblico e trasparente esercizio di democrazia, il tema della mobilità delle nostre comunità? È fantascientifico poter disporre, anche qui, di un puntuale e capillare sistema di piste ciclabili protette, illuminate e sicure tramite le quali andare da paese a paese – con la decisiva integrazione del servizio di trasporto pubblico, meglio se su rotaia, come nel caso delle trascurate, eppure potenzialmente decisive, Ferrovie del Sud Est?

C’è, nel mondo, chi ha compreso che le bici promuovono una pratica sociale democratica fondata sui diritti dei nostri eredi e non più sui privilegi (a quattro ruote) della nostra effimera società consumistica. Aver cura della questione ambientale, anche nella “declinazione cinetica” del problema, è ormai una necessità ineludibile. Sarei lieto se qualcuno ne discutesse pubblicamente; facendosi carico di usare più pedali e meno pedaliere.

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