di Alessandro DISTANTE

Mi ha colpito l’osservazione di una attenta Lettrice che, a proposito degli ultimi editoriali apparsi su questo giornale, ha sottolineato che “nulla di nuovo sotto il sole” e che gli episodi di corruzione c’erano, ci sono e forse ci saranno.

Sulla stessa lunghezza d’onda un altro commento: “Le cose sono andate sempre così. Perchè parlarne e perché parlarne ora?”.

Ed invece, insisto e rovescio la domanda: “Perché non parlarne ora?”.

Il problema è a mio avviso proprio questo: v’è necessità di parlare e di parlare apertamente. Il compito della stampa -e invero di ogni cittadino che voglia essere degno di questo nome- è proprio questo: deve parlare (o scrivere). Chiarisco: non sparlare, con lunghe critiche prive di ogni approfondimento e/o costrutto. Ma parlare sì, quando questo serve a riflettere e a migliorare.

Non so, ovviamente, se questi obiettivi vengano raggiunti da Il Volantino, ma vale la pena, almeno, di tentare!

E così, dopo gli interventi sull’indagine della Magistratura penale “Re Artù” che ha messo a nudo modi della politica assolutamente deprecabili, balza agli onori delle cronache cittadine la notizia dello sversamento nel porto di Tricase di liquidi provenienti da abitazioni private con conseguente inquinamento delle acque.

In piena stagione turistica sarebbe meglio non parlare di questo? Sarebbe meglio far finta di niente? Ritengo di no: a ciascuno il suo. La stampa deve far conoscere, allo scopo di denunciare ed essere da monito perché queste condotte vengano portate alla luce e sconfitte.

L’atteggiamento culturale del “meglio non dire” è troppo vicino a quella cultura dell’omertà che non ha mai portato bene.

Ed allora, passata la breve pausa agostano, ci rivedremo a fine mese per offrire occasioni di conoscenza e di riflessione: per costruire e non per colpire!

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