di Alessandro DISTANTE

“C’è qualcosa di nuovo oggi nell’aria, anzi d’antico”; torna, come ogni anno, il periodo natalizio e, con esso, la magica atmosfera fatta di luci, di addobbi e di panettoni che riempiono i supermercati.

 Quest’anno l’atmosfera, più che magica, sarà particolarmente rigida. Non per colpa delle temperature, ma del termostato che limiterà i gradi e le ore di accensione. Tutta colpa dell’antica arte della guerra!

Sembra di risentire i nostri genitori: “la guerra è brutta e tu, che non l’hai vissuta, non la puoi neppure immaginare”.

Oggi, la guerra in Ucraina non solo renderà più freddo il Natale, ma sta già raffreddando la nostra economia, così accentuando le ingiustizie e le diseguaglianze di sempre. La guerra, nuova o antica, è sempre guerra e porta lutti e miseria.

Il rapporto Svimez, pubblicato in questi giorni, ci consegna un Sud che, nel 2023, sarà in recessione, così riallontanandosi dal resto dell’Italia; mentre il Sud decrescerà dello 0,4%, il Nord crescerà dello 0,5%. E la forbice –motivo nuovo, anzi antico- si allarga.  

Nel 2023 –ecco qualcosa di nuovo- vi saranno 760.00 poveri in più, di cui la maggior parte, circa mezzo milione, saranno del Sud così sottolineando –ecco qualcosa di antico- divari e marginalizzazioni.

Cresce nel mondo, come in Italia, il gap tra agiati ed indigenti (vedasi pag. 2) ed anche a Tricase il divario permane se ben 57 famiglie sono in lista di attesa per un alloggio di edilizia popolare (vedasi pag. 4).

Permangono e si acuiscono situazioni di disagio sociale ed economico che –come ha affermato il Segretario dell’ONU- ci consegneranno un mondo (qualcosa di nuovo o di antico?) “pieno di tensioni, diffidenza, crisi e conflitti”.

Anche nella nostra Città il disagio porta a fenomeni di tensioni e micro conflitti che abbiamo ascoltato nella nostra 167 (vedasi speciale nelle pagine interne). La ripresa occupazionale, dopo la pandemia, è stata di bassa qualità e l’inflazione rosicchia i salari; è sempre il Sud a detenere il record di perdita di valore delle retribuzioni (-9 punti dal 2008 al 2021) a differenza del Nord (- 3 punti). E la crisi occupazionale tocca specialmente chi ha una bassa scolarizzazione, che, quasi sempre, colpisce chi viene da situazioni familiari e sociali di maggiore disagio.

Ed allora c’è qualcosa di nuovo oggi nell’aria? No, anzi d’antico, o, forse, peggio dell’antico!

 

 

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