di Pino GRECO

Abbiamo intervistato don Flavio Ferraro parroco della Chiesa della Natività della Beata Vergine Maria. Don Flavio si è insediato parroco a Depressa nel mese di luglio del 2000 , dove è stato sacerdote per undici anni. Il 31 agosto 2011 continua il suo ministero a Tricase in Chiesa Madre. Dopo aver condiviso per lunghi 23 anni le gioie e i dolori di una comunità che gli ha voluto bene, gliene vuole e sempre gliene vorrà, è giunto il momento in cui don Flavio lascia la “Sua” comunità per assumere un nuovo incarico ad Ugento. Martedì, 31 ottobre ore 17,30 il saluto in chiesa Madre con la Santa Messa. Mercoledì, 1 novembre ore 17,30 con la celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo Vito Angiuli, l’intera comunità accoglierà ufficialmente il nuovo parroco don Gianluigi Marzo

QUAL È STATO IL SUO PERCORSO FINORA?

Sono nato a Salignano 53 anni fa, in una famiglia molto umile e generosa. A tredici anni entrai nel seminario di Ugento e a diciassette anni mi trasferii nel seminario della Comunità G.A.M. (Gioventù Ardente Mariana) ad Alba, in provincia di Cuneo. Questa esperienza mi cambiò la vita, sia dal punto di vista della fede personale, sia dal punto di vista umano e caratteriale. Imparai a confrontarmi con la Parola di Dio e a meditarla ogni giorno. Il mio carattere, fino ad allora molto timido e riservato, cominciò così ad acquisire molta più sicurezza e affabilità. Dopo i due anni di Filosofia, chiesi all’allora Vescovo, S.E. Mons. Domenico Caliandro, di rientrare in Diocesi e lui, come un padre, mi accolse, chiedendomi di terminare i miei studi in Teologia nel seminario vescovile di Alba. Il 10 settembre 1995 fui ordinato diacono e continuai gli studi di Licenza a Roma, presso la Pontificia Università Lateranense, discutendo la tesi con il Prof. S. Lanza, sul progetto pastorale di Don Tonino per la diocesi di Molfetta. Il 13 aprile 1996 fui ordinato Sacerdote a Salignano e svolsi l’esordio del mio ministero presso la Parrocchia romana di Sant’Ugo Vescovo, accompagnato da don Remo Chiavarini; un periodo indimenticabile, ricco di esperienze pastorali ed umane. Terminati gli studi di Licenza, fino al luglio del 2000, ebbi l’incarico di vice rettore del Seminario diocesano, per poi insediarmi come parroco a Depressa, per undici anni.  Il 31 agosto 2011 il Vescovo, S.E. Mons. Vito Angiuli, mi chiese di svolgere il mio ministero a Tricase in Chiesa Madre. Dal 5 Novembre intraprenderò il nuovo incarico di parroco presso la Parrocchia S. Giovanni Bosco a Ugento.

CHE MESSAGGIO VORRESTI LASCIARE ALL’INTERA COMUNITÀ?

Grazie, solo questo ho voglia di dirvi!

Grazie perché mi avete accolto come fratello, figlio e padre. Già dal primo giorno vi ho voluto bene, anche se non vi nascondo che i primi cinque giorni sono stati giorni di pianto e solitudine, ma non è colpa vostra! Sono entrato nella vostra storia di Comunità e nelle vostre storie personali in punta di piedi. Non sono entrato sgomitando, per farmi spazio, e per questo vi ringrazio perché, dopo il primo periodo di diffidenza, mi avete riservato un posto nel vostro cuore. In questi anni di vita insieme abbiamo imparato ad essere Famiglia di Dio. Ho spezzato la Parola in ogni occasione, perché ciascuno di voi si cibasse e vivesse di Gesù Cristo. Posso affermare con certezza che non vi ho mai portato a me stesso, perché i parroci passano, solo Cristo resta. Abbiamo colto tante occasioni per ritrovarci tutti nell’Eucaristia e davanti all’Eucarestia, perché poteste innamorarvi di Gesù. Le nostre celebrazioni domenicali, con la preparazione delle catechiste e dei cori, sono state curate e belle, i nostri ragazzi hanno respirato il fascino e la gioia di vivere la Messa come momento di ascolto della Parola e comunione con Gesù e tra noi. Questo in fondo è Chiesa. Anche la Vergine Maria è stata nostra compagna di viaggio; in tutte le occasioni opportune vi ho sempre insegnato a guardare a Lei come Mamma e come compagna di cammino. Vi lascio la bella statua della Madonna di Fatima di mia proprietà, come mio segno d’affetto. Ringrazio tutti i collaboratori che, in questi anni, hanno servito e amato questa comunità. Vado via felice, perché vi vedo cresciuti nella fede e nella corresponsabilità. Vi ho sempre insegnato che bisogna fare tutto solo per amore e con amore, in virtù del battesimo che avete ricevuto. Non ho mai comandato e obbligato nessuno a fare qualcosa, perché se non serviamo con Gioia non saremo messaggeri di Gioia.

foto ANDREA

COM’È ESSERE PARROCO A TRICASE?

Nel periodo vissuto con voi ho scoperto la vita e il messaggio del mio Venerabile predecessore don Tonino. Quante iniziative abbiamo fatto con il “gruppo don Tonino”, creato nel 2012, perché le nuove generazioni tricasine non perdessero il messaggio lasciatoci dall’amato parroco! L’originale messaggio di Don Tonino, oltre che sui libri, l’ho potuto leggere sulle pagine della vostre vite. Ogni tricasino, che ha amato e conosciuto don Tonino, è una pagina scritta, dove tutti possono leggere, con interesse, aneddoti e testimonianze su di Lui. Continuate a farlo vivere tra i giovani e i ragazzi, è un “patrimonio” da non disperdere! Sempre in questi anni abbiamo organizzato la Carità. Ho imparato a distinguere i poveri veri e i “poveri per professione”. Ricordo come ai tempi della pandemia siamo stati pionieri, guidati dalla Caritas diocesana, nell’ organizzare aiuti concreti alle famiglie bisognose: siete stati generosissimi perché, oltre agli alimenti per i poveri, in quel periodo abbiamo raccolto circa 10.000 euro di buoni spesa da distribuire alle famiglie indigenti. La Provvidenza ci ha aiutati anche a pianificare la Mensa di fraternità quotidiana, distribuendo pasti d’asporto a circa trenta persone. Grazie ai volontari della Caritas parrocchiale che ogni mese distribuiscono alimenti alle famiglie bisognose. Saremo credibili solo se vedremo nei poveri il volto di Cristo! Ringrazio tutte le famiglie, i ragazzi e giovani, che in questi anni ho conosciuto, incontrato ed amato. Avrei voluto fare molto di più.

QUALCHE RAMMARICO?

Vi lascio con il rammarico di non essere riuscito a trovare il luogo dove costruire un oratorio. Don Tonino individuò il terreno ed elaborò il progetto, ma non riuscì a realizzarlo. Dopo l’esperienza di Depressa, dove, con l’aiuto di gente generosissima, ho messo su un grande ed efficiente Oratorio, pensavo di poterlo fare anche qui. Ho ‘elemosinato’ in questi anni alle istituzioni e a privati un terreno o strutture in disuso, per dar vita ad un luogo dove le famiglie con i giovani potessero sentirsi a Casa, ma mi è stato negato! Questo mi dispiace tantissimo, perché dopo la perdita, da parte della parrocchia, dell’Asilo Roberto Caputo, dove generazioni intere sono state formate, non vi sono più spazi adeguati per potersi incontrare. Quelli che comunemente chiamiamo “campetti” in realtà sono un terreno sottoposto a diversi vincoli e non possono essere adibiti a “oratorio”. Da soli non si va da nessuna parte e non si cresce, quindi ringrazio ancora tutti i gruppi, confraternite e associazioni della parrocchia che si prendono cura di ogni ambito, dalla Liturgia alla Catechesi, dalla Carità alla pulizia della Chiesa. Ringrazio anche i miei confratelli sacerdoti, che in questi anni si sono avvicendati nelle parrocchie limitrofe o come collaboratori parrocchiali. Infine, rivolgo le mie sincere scuse a chi ha ricevuto da me qualche offesa e a chi ha sviluppato antipatia nei miei confronti. Non ho un bellissimo carattere e lo riconosco. Mi piacerebbe abbracciare tutti, ma soprattutto questi ultimi. Vorrei andar via con l’animo sereno e in pace con tutti!

 

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