Risultato: Il deserto democratico
di Alessandro DISTANTE
Come fare a non mettere in collegamento il flop referendario con le cronache delle inchieste giudiziarie di questi giorni che hanno interessato la Puglia?
La disaffezione alle urne non è un fatto nuovo, ma una pericolosa tendenza che tende, purtroppo, ad allargarsi. Colpa dei cittadini? Certamente, ma non solo e non principalmente. I cittadini, infatti, non sono persone alle quali si può chiedere di rimanere indifferenti di fronte ad una politica che è sempre più lontana dai lavoratori veri e sempre più vicina agli speculatori, sotto veste di faccendieri, pronti a sostenere un cavallo su cui puntare, poco importa l’appartenenza allo schieramento, per poi presentare il conto.
Sarà colpa del venir meno del finanziamento pubblico dei partiti, sarà il venir meno proprio dei partiti, sarà il crescere e l’affermarsi di una cultura del tornaconto o, per andare ancora più a fondo, il venir meno del senso della comunità, ma certamente non si possono fare appelli al voto se gli appelli non vengono accompagnati da condotte esemplari di servizio al bene comune.
Referendum promossi pur sapendo che il rischio di insuccesso è elevatissimo, con il risultato di radicalizzare posizioni non condivisibili ma che, ora, sulla scorta dei risultati, appaiono più forti e pienamente legittimate dalla volontà (o non volontà) popolare.
Tanto per non andare lontano, non è di poco conto osservare che la campagna referendaria non ha visto a Tricase nessuna iniziativa pubblica o, per dirla con parole ormai fuori moda, neanche un comizio. Che tristezza quel palco montato in Piazza Pisanelli e rimasto vuoto per l’intero periodo!
Ma la colpa di chi è? Dove sono i partiti e dove sono i nostri parlamentari (ma chi sono?) che sui temi referendari avevano –almeno si spera- un’idea? Perché non sono venuti a spiegare i contenuti del referendum, la loro posizione, perché votare SI’ oppure perché votare NO oppure –al limite- perché non andare a votare?
Niente e nessuno. Partiti scomparsi, politici assenti ed alcuni addirittura impegnati non nelle Piazze ma a concludere accordi di convenienza con chi, in cambio di propri tornaconti privati, è in grado di garantire appoggi elettorali e finanziamenti diretti o indiretti.
In tutto questo –per non cadere in un comodo e pericoloso qualunquismo- la risposta è una sola: uno sforzo maggiore di eroismo civico. Malgrado tutto, occorre più partecipazione, che non è soltanto andare a votare, ma seguire con attenzione e intelligenza quello che accade ed avere il coraggio di prendere posizione.
Non c’è alternativa per non finire come negli Stati Uniti, da sempre modello di democrazia, dove i legami e condizionamenti (o ricatti) tra politici ed imprenditori sono ormai penosa cronaca di tutti i giorni.