È accaduto, quindi può accadere di nuovo: questo è il nocciolo di quanto abbiamo da dire.
Primo Levi

Dialoghi della Memoria

27 Gennaio 2015: Bari.
Come ogni anno il treno della memoria è una reltà nazionale. Centinaia di ragazzi, provenienti da regioni e scuole diverse, ma uniti dallo stesso obiettivo, partono per non “dimenticare”.
Ma... Per ricodare cosa? Per ricodare milioni di deportati, ammassati in umili baracche ed etichettati come prodotti di scambio; gli uomini uccisi nelle camere, cremati e ridotti in cenere. Per ricordare che la “mente delirante” di un “pazzo” ha provocato la più grande strage umane. Eppure su quella “cenere umana” noi abbiamo camminato, con la sensazione di continuare a calpestare quella dignità già profondamente ferita un tempo. Ci siamo recati in quel luogo per ricordare uomini che a causa di un inutile odio sono stati privati dai loro abiti, dalle loro scarpe, dai loro capelli, uomini la cui lingua mancava di parole per esprimere quella grande offesa: la demolizione della dignità umana. Per ricoradere uomini che sono stati privati persino del nome e destinati ad essere chiamati con dei numeri marchiati sulla loro pelle come un segno indelebile. Se gli alberi avessero potuto parlare e se anche i fili spinati avessero potuto dire qualcosa, forse noi saremmo venuti a conoscenza di situazione e fatti così crudeli che sicuramente nessun uomo è stato mai in grado di raccontare. Dopo il grande olocausto è piombato il silenzio, quello stesso silenzio che si percepisce, nei campi di Auschwitz e Birkenau, dove si prova un silenzio strano, cupo, che mette paura, che nasconde tanta sofferenza, tante lacrime, paura, fame e torture. Il silenzio nasconde tante pelplessità. “Come è possibile che tutto quello che è accaduto, sia il nocciolo di tanto odio? Dove era il resto del mondo?” sono queste le domande di noi ragazzi. Sicuramente abbiamo compreso che quello che è accaduto in quelle terre, è la storia di quello che accade quando si porta un popolo all’estremo e si perde il contatto con la realtà. È come una diga che si rompe: se l’acqua incontra una montagna si blocca, se incontra un diruvo l’acqua scorre molto più velocemente. Se si parte dal presupposto che quello che è accaduto, l’ha fatto un pazzo, allora prima o poi altri pazzi ritorneranno. Forse ci sono già, ma non li vediamo o forse facciamo finta di non vederli. Davanti allo sterminio degli ebrei il mondo era ed è purtroppo ancora oggi indifferente. Tutti vedono, tutti sentono, ma nessuno parla perché l’essere umano è stato abituato all’omertà. Nel mondo di oggi tutti godono di libertà, quella stessa libertà di cui godevano gli ebrei prima di essere annientati, ma che da un giorno all’altro hanno perso. Ecco! Anche oggi può accadere la stessa cosa. Se non si affronta il problema quando politicamente esiste e si lascia sedimentare, diventa ogni volta più complesso, insormontabile. Bisogna essere in grado di capire, quando politicamente si creano le condizioni sulla base delle quali possa arrivare l’estremo. n

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