di Alessandro Distante

La scelta di un sindaco determina le sorti di un paese. Da quando il Legislatore ha introdotto l’elezione diretta del primo cittadino, gli ha affidato il compito di scegliersi gli assessori e, solitamente, gli assicura una robusta maggioranza in Consiglio, l’asse del potere si è spostato dal consiglio comunale al sindaco.

La volontà di creare un rapporto diretto tra cittadini e sindaco e di favorire una sua forte legittimazione con una conseguente maggiore libertà di azione, per fini ovviamente nobili, ha posto, fin da subito, una questione fondamentale: chi sceglie i candidati a sindaco?

La crisi della politica, per un verso, e la mancata normazione di un meccanismo di selezione (vedi primarie), per altro verso, hanno portato a candidature, e poi ad elezioni, non sempre rivelatesi positive per la Città.

Le candidature nascono per lo più da autocandidature o da sollecitazioni che talvolta vengono legittimate da consultazioni elettorali primarie oppure da organismi, alcune volte ufficiali (come i partiti) altre informali come tavoli, riunioni o altro.

Per correttezza nei confronti dei miei Lettori devo far presente che mi sono giunte numerose sollecitazioni ad offrire una mia disponibilità alla candidatura a sindaco, sollecitazioni alle quali –per rispetto a chi me lo ha proposto- non ho opposto logiche di convenienza personale o motivi professionali oppure altri impegni già presi.

Si tratta tuttavia di una disponibilità e non di una candidatura o, peggio, di una autocandidatura; una disponibilità che potrà essere valutata se ritenuta utile alla Città, se può dare un contributo di entusiasmo, favorire un largo coinvolgimento dei cittadini e momento di possibili sintesi.

Sono da sempre convinto che l’impegno politico può e deve essere svolto in vari modi, sia in ruoli istituzionali, sia, per esempio, curando un giornale cittadino.

Pertanto, in un modo o nell’altro, con assoluta serenità, continuerò ad occuparmi della Città, con la solita passione e con lo sforzo di professionalità di questi lunghi anni di impegno civico.

 

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, informa che oggi venerdì 10 luglio 2020 in Puglia, sono stati registrati 2018 test per l'infezione da Covid-19 coronavirus e sono risultati positivi 4 casi:

3 casi residenti in provincia di Lecce,

1 caso residente in provincia di Bari,

NON sono stati registrati decessi.

Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 198088 test.

Sono 3922 i pazienti guariti.

72 sono i casi attualmente positivi.

Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 4.540, così suddivisi:

1.493 nella provincia di Bari;

382 nella provincia di Bat;

660 nella provincia di Brindisi;

1.169 nella provincia di Foggia (un caso è stato eliminato dal database);

525 nella provincia di Lecce;

281 nella provincia di Taranto);30 attribuiti a residenti fuori regione.

I Dipartimenti di prevenzione delle Asl hanno attivato tutte le procedure per l'acquisizione delle notizie anamnestiche ed epidemiologiche, finalizzate a rintracciare i contatti stretti.

Venerdi,10 luglio 2020

Elezioni regionali, la giunta pugliese accelera:

ok alla parità di genere in vista del voto

La giunta regionale ha approvato oggi – su proposta del presidente Emiliano - uno schema di disegno di legge per la modifica della leggere elettorale regionale, formato da un unico articolo di legge. Il comma 3 dell’art. 7 della L.R. n. 2/2005, come modificato dall’art.5 della L.R. n.7/2015, è sostituito nel modo seguente:

“Ogni elettore dispone di un voto di lista e ha facoltà di attribuire massimo due preferenze, di cui una riservata a un candidato di sesso diverso, pena l’annullamento della preferenza successiva alla prima, scrivendo i cognomi su ciascuna riga posta a fianco del contrassegno”.
Sulle preferenze, lo Statuto regionale dispone che la legge regionale promuove parità di accesso fra donne e uomini alle cariche elettive e pubbliche, allo scopo di favorire l’equilibrio della presenza fra generi.
La legge nazionale 15 febbraio 2016, n.20 emana disposizioni di principio volte a garantire, in attuazione dell’articolo 51 della Costituzione, l’equilibrio della rappresentanza di genere, che ad oggi la regione non ha recepito.
“In tal senso – si legge nella relazione al disegno di legge firmato dal presidente Emiliano - come noto, è pervenuta una sollecitazione ad adempiere al vulnus normativo da parte del Presidente del Consiglio dei Ministri.

L’introduzione nella legge elettorale pugliese della doppia preferenza di genere per garantire una effettiva rappresentanza delle donne negli organi legislativi è un punto del programma di governo della Regione”.

Il presidente Emiliano precisa nella relazione che “la competenza è del Consiglio regionale che ha ritenuto, a seguito di mia sollecitazione, di mettere in agenda la discussione sulla doppia preferenza nella seduta del 15 luglio. Ritengo, pertanto, al fine di imprimere un’accelerazione all’iter di approvazione della norma di proporre, con atto di impulso della Giunta, un emendamento all’art.7 della L.R. n.2/2005 e s.m.i. attraverso il seguente schema di disegno di legge”.

La modifica rispetta per analogia la disposizione dell’art. 4 della legge 2 luglio 2004, n. 165, lettera c-bis) rubricata “promozione delle pari opportunità tra donne e uomini nell’accesso alle cariche elettive”, (come modificata dalla L. n.20/2016 art.1 comma 1) che riporto di seguito:
“qualora la legge elettorale preveda l’espressione di preferenze, in ciascuna lista i candidati siano presenti in modo tale che quelli dello stesso sesso non eccedano il 60 per cento del totale e sia consentita l’espressione di almeno due preferenze, di cui una riservata a un candidato di sesso diverso, pena l’annullamento delle preferenze successive alla prima”. La legge elettorale pugliese, sotto il profilo del rapporto tra candidati di sesso diverso, già prevede il rapporto massimo 60-40 nella composizione delle liste.

La Fondazione di Partecipazione Parco Culturale Ecclesiale “Terre del   Capo di Leuca - De Finibus Terrae" comunica che dall’11 al 14 Agosto prossimi si svolgerà “#cartadileuca2020 - Mediterraneo, una rete di  solidarietà”.

Un laboratorio permanente, alla sua quinta edizione, interculturale e interreligioso, che il sodalizio della Diocesi di Ugento – Santa Maria di Leuca organizza dal 2016, quando a metà dell’estate il Capo di Leuca diventa un campo di volontariato e un cammino condiviso, che si concluderà con la Marcia notturna “Verso un’Alba di Pace“, che, nella notte tra il 13 e il 14 agosto, dalla tomba di don Tonino Bello raggiungerà la Basilica Santuario di Santa Maria di Leuca, cuore del Mediterraneo, alla quale a causa dell’emergenza COVID-19 e nel rispetto del protocollo di sicurezza del distanziamento sociale prevede solo 25 partecipanti.

L’edizione annuale dell’evento internazionale potrà annoverare la collaborazione con la Scuola di management pastorale e unpartenariato composto dalla CEI - Conferenza Episcopale Italiana, dalla Fondazione Migrantes, dalla Caritas Italiana, da FOCSIV - Federazione dei Volontari Nel Mondo, dalla Comunità di Sant’Egidio e dal CIHEAM (Istituto Agronomico mediterraneo).
“#cartadileuca2020” si svolgerà prevalentemente in diretta web (su zoom, sul sito www.cartadileuca.it, sulla pagina facebook e sul canale youtube), ma continuerà ad essere portabandiera di pace e portavoce di ogni possibile fraternità. Anche in questa edizione, non saranno i potenti o i grandi della terra a confrontarsi per redigere il 
documento, ma le centinaia di ragazzi che dai vari Paesi d’Europa e del Mediterraneo, si collegheranno virtualmente con il Capo di Leuca, per ascoltare riflessioni ma soprattutto per incontrarsi e confrontarsi.

Con un programma molto intenso, per parteciparvi sono aperte le iscrizioni online su www.cartadileuca.it, saranno quattro giornate che consentiranno ai giovani, con culture, sensibilità e fedi differenti, di sperimentare esperienze di condivisione e di fraternità, all’insegna del dialogo ecumenico e interreligioso.Don Tonino Bello ha insegnato che l’Europa dev’essere una casa in cui  Nord e Sud si aiutano, mentre l’attualità vede il cuore geopolitico dell’Europa spostato altrove, relegando il Mediterraneo a periferia irrilevante, quando non persino una barriera insormontabile o un cimitero di speranze.

Allo stesso tempo, “#cartadileuca2020” presenterà un Salento capace di farsi ponte tra l’Europa e il Mediterraneo, come luogo della convivialità per la costruzione di un mondo dove la persona riscopre la propria dignità.“#cartadileuca2020” andrà a valorizzare e attualizzare l'eredità culturale e spirituale di Don Tonino Bello, che nel Capo di Leuca nacque e oggi riposa.

Nella “convivialità delle differenze”, la profezia di don Tonino Bello ha indicato uno sviluppo umano basato sull’etica del volto e dello sguardo, capace di promuovere una fraternità concreta, come impegno verso l’altro.

Seguendo i suoi passi, nelle quattro giornate “Carta di Leuca 2020” sarà un grande laboratorio che, attraverso, intensi momenti di condivisione virtuali, come le "tende della convivialità", giungerà alla redazione di un documento di impegni per la Pace, da destinare ai potenti della Terra.Precedentemente all’iniziativa, ogni venerdì, a partire dal 17 luglio sino al 7 Agosto, sempre alle ore 19.00, in diretta web, da vari 
luoghi del paese natale di Don Tonino Bello, in preparazione a “Carta di Leuca 2020” si svolgeranno degli incontri virtuali aventi come tema “La solidarietà”.

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, informa che oggi giovedì 9 luglio 2020 in Puglia, sono stati registrati 2.313 test per l'infezione da Covid-19 coronavirus e NON sono stati registrati casi positivi.

NON sono stati registrati decessi.

Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 196.070 test.

3.916 sono i pazienti guariti.

74 sono i casi attualmente positivi.

Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 4.536, così suddivisi:

1.492 nella Provincia di Bari

382 nella Provincia di Bat

660 nella Provincia di Brindisi

1.169 nella Provincia di Foggia;

522 nella Provincia di Lecce;

281 nella Provincia di Taranto;

30 attribuiti a residenti fuori regione.

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, informa che oggi mercoledì 8 luglio 2020 in Puglia, sono stati registrati 2438 test per l'infezione da Covid-19 coronavirus ed è stato registrato 1 (un) caso, relativo a un residente fuori regione.

NON sono stati registrati decessi.

Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 193.757 test.

3.912 sono i pazienti guariti.

78 sono i casi attualmente positivi.

Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 4.536 così suddivisi:

1.493 nella Provincia di Bari

382 nella Provincia di Bat

660 nella Provincia di Brindisi

1.169 nella Provincia di Foggia;

522 nella Provincia di Lecce;

281 nella Provincia di Taranto;

30 attribuiti a residenti fuori regione.

I Dipartimenti di prevenzione delle Asl hanno attivato tutte le procedure per l'acquisizione delle notizie anamnestiche ed epidemiologiche, finalizzate a rintracciare i contatti stretti.

Tricase,7 luglio 2020

di Pino Greco

Mare e sole, si sa, sono come un centro benessere naturale a disposizione di tutti.

Su questo punto a Tricase siamo tutti d’accordo.Polemiche escluse.

Complice il bel tempo come se si fosse in alta stagione, le nostre marine, anche la prima domenica di luglio sono state prese “d’assalto”.

Il coinvolgimento è totale con assembramenti pericolosi rischiando nuovi focolai in una Tricase che vanta zero contagi.

La politica adottata dalle forze dell’ordine, fino a questo momento è stata “non invasiva”, improntata più sulla prevenzione che sulla repressione, per convincere tutti noi a rispettare le distanze interpersonali.

“La circolazione del virus è bassa,ma non assente e dunque non possiamo far finta che la pandemia sia finita. E’ sbagliato pensare che queste adunate di folla non possano causare nuove epidemie”.

Lo dice il dott. Pier Luigi Lopalco epidemiologo a capo della taskforce della Regione Puglia. Conviene ascoltarlo…Conviene non abbassare la guardia!

 

Il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano, sulla base delle informazioni del direttore del dipartimento Promozione della Salute Vito Montanaro, informa che oggi martedì 7 luglio 2020 in Puglia, sono stati registrati 2350 test per l'infezione da Covid-19 coronavirus e NON sono stati registrati casi positivi.

E’ stato registrato un decesso per un residente in provincia di Foggia.

Dall'inizio dell'emergenza sono stati effettuati 191.319 test.

Sono 3.910 i pazienti guariti.

79 sono i casi attualmente positivi.

Il totale dei casi positivi Covid in Puglia è di 4.535 così divisi:

1.492 nella provincia di Bari (un caso è stato eliminato dal database)

382 nella Provincia di Bat

660 nella Provincia di Brindisi;

1.169 nella Provincia di Foggia;

522 nella Provincia di Lecce;

281 nella Provincia di Taranto;

29 attribuiti a residenti fuori regione.

Tricase,7 luglio 2020

Oggi alle ore 18.30 messa in Chiesa Madre, presieduta da Mons. Fernando Panico vescovo emerito di Crato in Brasile.

Il 7 luglio 1962 moriva il Cardinale tricasino, Giovanni Panico.

Il fondatore dell’ospedale “ Cardinale Giovanni Panico”. Sesto di undici figli, nasce a Tricase il 12 aprile del 1895 da Carmine e Marina Zocco.

Il 14 marzo del 1919 è ordinato sacerdote a Roma, in S. Giovanni in Laterano, dal cardinale Basilio. Dopo aver studiato a Roma conseguendo la laurea in Teologia e in Diritto Canonico e Civile, nel 1922 rientra a Tricase dove inizia il suo ministero pastorale e getta le basi per l'istituzione della Parrocchia di Tricase Porto. Nel 1923 inizia il suo “ percorso” fuori dall’Italia.

Nel 1962, il 24 maggio viene nominato Cardinale da Giovanni XXIII.

Il 1° luglio, viene accolto dalla sua Tricase festante e celebra il solenne pontificale sul sagrato della Chiesa di San Domenico. Ma, il Cardinale Panico,nei suoi sogni ha sempre avuto la realizzazione di un piccolo ospedale per i bisogni dei suoi concittadini.

Ne è prova che nel 1954,mentre svolge il ministero in Perù, ne parla pubblicamente e nello stesso tempo comincia a costruire un piccolo fondo in denaro mettendo da parte le offerte e i contribuiti che sia i fedeli che i confratelli gli affidano dopo aver conosciuto i suoi altruistici desideri.

Il progetto della modesta struttura sanitaria è ancora sulla carta,quando il 7 luglio 1962 ( ore 12 circa),nella casa di Tricase Porto, il terzo infarto, dopo i due lamentati in Australia, pone prematuramente fine alla terrena esistenza del cardinale tricasino, poco dopo aver affidato il progetto nelle capaci mani della Madre generale delle Suore Martelline,suor Elisa Zanchi. Il 4 gennaio 1963, Mons. Giuseppe Zocco,parroco di Tricase, pone la prima pietra dell’ospedale.

Tricase, 1 ottobre 1967 - Il Cardinale Paolo Marella inaugura l'Ospedale

Il 4 dicembre 1967,i primi pazienti, provvisti di apposita impegnativa assistenziale sono accolti in quella che oggi è Pia Fondazione di Culto e Religione Card. Giovanni Panico.

“Il Cardinale Panico”, ricorda il vescovo Vito Angiuli in una sua dichiarazione a Tricase “è stato un esempio straordinario di servizio alla Chiesa, girando il mondo per obbedire alle indicazioni del Santo Padre con una straordinaria capacità di adattamento agli ambienti sempre diversi con cui veniva a contatto e interpretando i tempi nelle loro problematicità ma anche ponendosi positivamente per la soluzione dei conflitti. È stato, inoltre”, continua Angiuli, “un uomo dalle grandi virtù non solo cristiane ma anche umane come la capacità di dialogo e di ascolto

 

Martedi, 7 luglio 2020

MERAVIGLIE DELLA VOLONTÀ

Dior porta l'alta moda in piazza Duomo a Lecce. L'evento più atteso dell'estate:Dior sfilerà in Piazza Duomo il 22 luglio per un pubblico ristretto e selezionatissimo, come impongono le norme per contenere il contagio da coronavirus.

Maria Grazia Chiuri: “Immersi nell'arte, guardiamoci con occhi nuovi.Dior a Lecce, un evento straordinario”

Fonte: NUOVO QUOTIDIANO DI PUGLIA

di Rosario TORNESELLO

La triangolazione Roma-Parigi-Lecce fa miracoli. Non c’è centro né periferia quando a viaggiare sono le idee. Arte e creatività sono tessuti connettivi capaci di accorciare il tempo, eliminando le distanze. L’agire comunicativo, se finalizzato all’intesa, dimostra come molte cose sono fattibili, e lo sarebbero sempre se il motore primo, non l’unico, fosse l’amore, la passione. Così l’impensabile divenuto possibile diventa realtà quando tutto - e per lo stramaledetto virus in principal modo - sembrava ormai improbabile o, nel migliore dei casi, procrastinabile. Il prossimo 22 luglio Lecce - e quindi il Salento, la Puglia e l’Italia - splenderà di luce nuova con la prima sfilata Dior al di qua delle Alpi. La prima, qui. Meraviglie della volontà. Lungo la stessa linea di comunicazione, con identica ostinazione, muove questo dialogo con la direttrice artistica delle collezioni donna della Maison francese, natali a Roma e origini a Tricase. La bellezza ridotta a parole è nella semplicità, nella spontaneità. Una sorpresa.
Maria Grazia Chiuri, come sta?
«Molto bene. Ce l’abbiamo fatta: finalmente riusciamo a sentirci...».
Se lo dice lei...
«L’agenda degli impegni è materia complessa, non so come definirla: fare prima era umanamente impossibile».
Lei è anche un modello di tenacia. È stato sufficiente seguirla.
«Io non mollo mai, vero. Uno ci deve provare sempre. Arrendersi è troppo facile. Anche se a volte è complicato, bisogna mettersi lì con la santa pazienza».
Basta?
«No, occorre anche molta passione, un aspetto fondamentale: ti dà energia. La mia grande fortuna è svolgere un lavoro che mi prende. Al di là del valore creativo, ha anche un risvolto comunitario: influenza tantissime persone, è quanto meno doveroso farlo seriamente».
L’evento di Lecce è un’esplosione di luce dopo mesi bui.
«Questa pandemia ha lasciato tutti sgomenti. Nessuno era preparato. Lo puoi vedere nei film, ma non pensi possa davvero accadere. Ti ritrovi incredulo, smarrito. Poi in qualche modo uno deve reagire e capire cosa si può fare».
Operazione non proprio semplice.
«C’è il rischio di chiudersi in sé stessi. Ma bisogna trovare la forza per capire cosa fare, anche con il poco che si ha. È il più grande insegnamento: provarci sempre».
Come?
«Con spirito di adattamento ed elasticità mentale. Anche ponendo in discussione processi consolidati: ti metti e cambi. Sono nella moda da sempre, ho iniziato a 22 anni e mi sono ritrovata catapultata alle mie origini, quasi col fai da te. Ho trascorso a Roma - città dove vivo - il periodo di quarantena, senza avere a casa grandi strumenti a disposizione. Così ricominci con carta, penna, colla. Il lato artigianale mi piace molto».
Ha percepito il terremoto in arrivo?
«Abbiamo un grande staff in Cina: non sono potuti venire a Parigi per l’alta moda, in gennaio. Era evidente la gravità della situazione, ma non pensavamo che l’emergenza avrebbe investito di lì a poco l’Europa. In Francia la mia équipe, giovane e molto attenta, ha attuato subito con rigore tutte le misure di precauzione. Poi, poco prima del lockdown, sono rientrata a Roma».
Qui in Salento cominciava a vacillare la certezza di ospitare la sfilata.
«Il progetto Cruise Dior a Lecce non è stato mai in discussione. Quando si è riaperta la possibilità di realizzarlo, non eravamo impreparati: in questo, far parte di Dior aiuta. L’amministratore delegato Pietro Beccari mi ha affiancata, un appoggio fondamentale: “Dai, proviamoci”. Incrociamo le dita».
Scaramantica?
«Un po’. Diciamo prudente».
Dopo Marrakech, Lecce. Lei ha origini salentine: quanto hanno inciso nella scelta della location?
«La Cruise è una collezione importante, perché rimane più a lungo in negozio. È itinerante, ogni anno si decide dove farla coinvolgendo il territorio prescelto. Io sono con Dior dal 2016 e per quest’anno ho proposto Lecce. Mi hanno guardata perplessi: le preferenze di solito vanno a luoghi facilmente raggiungibili. Ma io ci tenevo tantissimo a lavorare in Puglia e col territorio di origine di mio padre, nato a Tricase: era un militare, è morto giovane».
Quanto ci sarà del Salento, oltre allo scenario barocco di piazza Duomo?
«Ho voluto coinvolgere persone del territorio o legate a esso. Per il set up ho chiamato Marinella Senatore, straordinaria nelle iniziative di inclusione: lei è di Salerno, ma ha lavorato diverse volte con l’azienda di luminarie Parisi, chiamata per le scenografie dello show. È un’artista femminista».
We should all be feminists, dovremmo essere tutti femministi, è un po’ il manifesto del suo pensiero, ben evidente nelle sfilate.
«Io credo molto nella possibilità di sostenere le espressioni e le manifestazioni creative delle donne, in secondo piano rispetto a quelle maschili. Ma il progetto di Lecce va oltre la sfilata: è l’idea di interloquire con la città e i suoi abitanti, con tutto quel che si muove intorno».
Chi altro verrà coinvolto?
«Sempre nel solco di essere a supporto dei lavori femminili, ho incontrato la Fondazione Le Costantine. Oltre a perpetuare la tradizione del telaio, aiutano le donne a raggiungere l’indipendenza economica. Il loro motto è “cantando e amando”. Sono andata a conoscerle, a Casamassella: manualità incredibile, atmosfera magica, tessuti favolosi, interpretati diversamente per Dior. E infine, siccome sono cresciuta in quei posti e mi ricordo dei lavori di mia nonna e delle zie quando si riunivano al fresco della sera, sull’uscio di case aperte, ho incontrato Maria Starace per i lavori al tombolo».
L’artigianato sposo dell’alta moda.
«Questo tipo di sapere va tramandato. È speciale, unico. Gli italiani molto spesso danno per scontate le tradizioni, vere e proprie opere d’arte. La collaborazione con Dior offre questa opportunità: guardarsi con occhi diversi. Può suscitare un sentimento nuovo, portando anche i giovani a interessarsi a queste forme espressive e culturali. Gli spunti sono notevoli: Pietro Ruffo per reinterpretare i fiori e la natura pugliese, così arida; Agostino Branca per ripensare la ceramica secondo i canoni Dior. Tutto molto stimolante».
Un grande lavoro dietro le quinte. Cosa resterà?
«Abbiamo avuto il supporto di Edoardo Winspeare, regista bravissimo, immerso nel territorio, straordinario nel trasformare in immagini un racconto. Volevo riprendere e immortalare tutto in un video da mostrare al mondo».
E poi c’è la musica.
«Con la Fondazione della Notte della Taranta un’altra importante collaborazione. Il maestro concertatore, Paolo Buonvino, abita a Roma. È stato un incontro semplice e magico: ci siamo ritrovati a consultare gli stessi libri di Ernesto De Martino. L’idea, comune, è di riproporre la pizzica con occhi nuovi e diversi, lasciando intatta la sua eleganza».
Un grande lavoro corale, solo che qui il direttore d’orchestra è lei. Come si è trovata?
«La cosa bellissima è stata vedere come tutti, malgrado le difficoltà, abbiano avuto piacere a collaborare al progetto della Cruise. Ho avvertito molto forte il senso di comunità. Senza, non ce l’avrei fatta. Quando ho chiamato il sindaco di Lecce, Carlo Salvemini - un contributo decisivo il suo nell’accogliermi e seguirmi, così come quello dell’arcivescovo Michele Seccia - a Parigi sono rimasti sorpresi, loro notoriamente molto formali: “Ma come, chiami il sindaco?”. Certo, e chi altri sennò? Ancor più nei giorni del coronavirus ho sentito forte l’esigenza di portare avanti questo progetto. Da noi ci sono tantissime eccellenze. Non è solo una sfilata».
Lei ha avuto la possibilità di lavorare con le Maison più importanti della moda, in Italia e in Francia. Quali le differenze?
«Sono realtà molto diverse. Quella italiana è meno istituzionale, legata alla creatività e all’intraprendenza di gruppi familiari. In Francia le aziende hanno una storia più lunga: anche se legate al fondatore, hanno sviluppato una struttura autonoma. Lì operano in una cornice culturale, in Italia prevale l’aspetto industriale».
L’evento del 22 luglio cosa lascerà, oltre al ritorno di immagine?
«A Lecce sarà fondamentale raccontare una storia: la bellezza e il savoir-faire propri del luogo. È un aspetto molto spesso sottovalutato da chi lo vive o ne è protagonista. Vedersi da fuori, con gli occhi degli altri, aiuta molto. Anche a Lecce si può allestire un evento mondiale: è un punto di partenza».
Quanto replicabile?
«Guardiamo oltre la singola data. Impariamo che si possono avere relazioni con importanti aziende internazionali mantenendo la specificità locale. Molto spesso c’è la tendenza a snaturarsi pensando di essere, così, più alla moda. No: le contaminazioni devono rispettare peculiarità e tipicità».
Il governatore Michele Emiliano l’ha voluta nella task force per la ripartenza della Puglia. Cosa proporrà?
«Quello per cui mi sento più portata: la moda, appunto. Questa regione ha realtà particolarmente importanti, con abilità molto ricercate e difficili da trovare. Spesso mancano gli agganci con i grandi brand del settore. Lavoriamo su questo».
Lei ha due figli, Niccolò e Rachele. La ragazza è nata qui, 22 anni fa, nell’ospedale di Gagliano del Capo.
«Sì, un parto d’urgenza. Mi sono trovata benissimo. Sono rimasta tutto il tempo accanto a mia figlia, davanti al faro di Leuca. Era destino che il mio legame col Salento si rinsaldasse ancor di più. Papà era andato via da Tricase a 18 anni, ma ci tornava tutte le estati. Sognava di passare sei mesi a Roma, la città di mia madre, e sei mesi in Puglia».
Cos’è l’estate per lei?
«Ha la luce del Salento, i suoi profumi, i suoi colori. Ci siamo venuti sempre. Le prime bracciate a Marina Serra; l’albero di fico dei giochi con i cugini; il tombolo di nonna e zie, da noi ricopiato a matita con tutti i ghirigori; le donne sedute fuori casa, nelle calde serate estive. E poi il tabacco, il duro lavoro nei campi, mio nonno Salvatore piegato in due dalla fatica, la veste sempre nera di nonna Maria Addolorata. Una donna molto forte e bellissima. Sembra ieri... Così mi emoziona poter organizzare ora, proprio a Lecce, l’evento Dior. Molto coinvolgente».
Sua madre era una sarta. Nascono dunque in famiglia la straordinaria vena creativa e l’impegno per le donne?
«Gli esempi non sono mancati: figure femminili, molto attive e presenti, mi hanno trasmesso il senso del dovere e dell’impegno. E poi, sì, c’era tantissima inventiva anche nell’arte raffinata dei ricami. Ma io credo che, in fondo, una vena artistica ce l’abbiano tutti, va solo coltivata. L’Italia avrà anche molti problemi, ma possiede un patrimonio unico di arte, una bellezza infinita e mai scontata: a Galatina sono rimasta senza fiato visitando la Basilica di Santa Caterina. Non mi reputo una donna fortunata: di più».

 

Lunedi,6 luglio 2020

Il 6 luglio 2015 moriva improvvisamente S. E. Mons. Luigi Martella, Vescovo della nostra Diocesi dal 2000 fino al 2015. Sono trascorsi cinque anni dalla sua dipartita e il ricordo del suo ministero episcopale nella nostra Chiesa locale è ancora molto vivo, come indelebile rimarrà nella mente e nel cuore di sacerdoti e laici il suo stile di pastore buono e mite, attento a indicare la strada maestra da percorrere per testimoniare, senza sconti o rallentamenti, Gesù, unica speranza del mondo.

Mons. Martella sarà ricordato nella Messa che il suo successore S.E.Mons. Domenico Cornacchia presiederà il 5 luglio, alle 20, in Cattedrale, nel quinto anniversario della morte, avvenuta il 6 luglio 2015.

Desideriamo fare memoria dell’amato vescovo don Gino, riproponendo lo stralcio di una sua omelia, pronunciata a conclusione della visita pastorale che Mons. Martella svolse nelle città della nostra Diocesi dal 2006 al 2008. Il titolo del paragrafo, pensato da lui stesso, è “Guardando al futuro”: quelle parole risultano ricche di profezia e colme di grande attualità.
Il tempo che stiamo vivendo, caratterizzato da una crisi epocale che ha coinvolto la società mondiale e la Chiesa universale, ha bisogno di una ventata di speranza e don Gino, in tempi non sospetti, dette prova di essere stato ispirato nel consegnarci alcune riflessioni che oggi permettono di guardare al futuro con grande fiducia.
(Vito Bufi)

«Il futuro incalza, cari amici, e noi dobbiamo essere pronti a costruirlo, a dargli forma, a diradare le nebbie dell’incertezza. Quale futuro sarà? Cosa fare? Come dobbiamo prepararlo? Sono interrogativi che premono con tanta insistenza ed urgenza. Per poter rispondere a tali e simili altri interrogativi, ritengo sia necessario partire da una consapevolezza: un momento felicissimo si offre alla missione della Chiesa diocesana. È il momento presente, questo non un altro. Non possiamo aspettare «tempi migliori»: saremmo condannati ad una presenza irrilevante e insignificante.

È il nostro krònos, spesso funestato da pesanti negatività che dobbiamo trasformare in kairòs, cioè, tempo di grazia, tempo di qualità, di senso pieno e di palpitante passione.

Il mondo, questo nostro mondo, quello che è intorno a noi, ha estremo bisogno di ciò che noi, cristiani, possiamo dare; è l’ora della Chiesa, l’ora di come potrebbe e come deve essere, una fraternità unita in fede sostanziosa, pulita, trasparente, in pace all’interno di sé per poter offrire tutte le sue energie a disposizione totale dell’umanità: un’ora, dunque, quale forse non c’è stata mai.

Una richiesta, un’invocazione costante ho colto nel percorso della Visita, negli anziani, negli adulti, nei giovani, nei fanciulli: vieni più spesso; stai un po’ più con noi! È la richiesta di vicinanza, di prossimità che emerge, di relazioni vere; è, in ultima analisi, l’insopprimibile bisogno di punti di riferimento certi, garantiti, affidabili. E non è perché sono o siamo bravi, ma perché siamo portatori di valori che ci superano, siamo portatori di Cristo, luce del mondo e sale della terra.
La nostra diocesi è già impegnata sulla tematica della relazionalità come via della speranza, in coerente fedeltà alle indicazioni del progetto pastorale in atto…
Lo sanno bene i genitori, lo sanno altrettanto bene i docenti, lo sanno i catechisti, lo sappiamo tutti quanto sia fondamentale e necessario investire su questo aspetto.

Non ci nascondiamo le difficoltà ma non possiamo esimerci da un compito così importante e coinvolgente. «Educare non è mai stato facile – dice Benedetto XVI – e oggi sembra diventare sempre più difficile: perciò non pochi genitori e insegnanti sono tentati di rinunciare al proprio compito, e non riescono più nemmeno a comprendere quale sia, veramente, la missione loro affidata.
Troppe incertezze, troppi dubbi, infatti, circolano nella nostra società e nella nostra cultura, troppe immagini distorte sono veicolate dai mezzi di comunicazione sociale. Diventa difficile, così, proporre alle nuove generazioni qualcosa di valido e di certo, delle regole di comportamento e degli obiettivi per i quali meriti spendere la propria vita» (Benedetto XVI, Lettera ai fedeli di Roma, 23 febbraio 2008).
Carissimi, noi come comunità ecclesiale, siamo in prima fila in questo compito, perché educare è la missione stessa della Chiesa. Essa è Madre e Maestra. «Maestra in umanità» ci ricorda il Concilio Vaticano II.

Con questa consapevolezza ci impegneremo a farlo, attingendo alle nostre risorse migliori che sono il Santo Vangelo di Gesù e la ininterrotta tradizione della Chiesa. Sapendo anche che la sfida dell’educare non è opera di navigatori solitari, bensì di tutti. È la comunità, dunque, che deve essere «educante» perché si possa sperare di approdare a risultati positivi.
Sentiamo rivolta a noi singoli e a noi come comunità quella domanda di Gesù a Pietro, in vista della missione: «Mi ami tu?». Perché da qui dipende l’efficacia della missione, dall’amore. Se mi ami, pasci i miei agnelli, pasci le mie pecorelle!
Trovo come una straordinaria esplicazione della richiesta di Gesù, quelle parole di San Giovanni Bosco, proprio riguardo all’arte dell’educare: «Ricordatevi – diceva il Santo – che l’educazione è cosa del cuore… e noi non potremo riuscire a cosa alcuna, se Dio non ce ne insegna l’arte, e non ce ne mette in mano le chiavi».

E aggiungeva, l’eccellente pedagogo: «Studiamoci di farci amare… e vedremo con mirabile facilità aprirsi le porte di tanti cuori ed unirsi a noi per cantare le lodi e le benedizioni di colui che volle farsi nostro modello, nostra via, nostro esempio in tutto ma sopratutto nell’educazione della gioventù».
(Epistolario, uff. lett. vol. III)
(28 giugno 2008)
Mons. Luigi Martella

 

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