RISPONDE AL SINDACO CHIURI E ALLA MAGGIORANZA IL DOTT. DARIO MARTINA :
“Constatato che ormai non possono esserci più le condizioni
politiche di assonanza e condivisione di programmi e ideali,
anticipo al Presidente del Gruppo “Cambiamenti per Tricase”,
consigliere A. Baglivo, che nelle
prossime ore saranno presentate le mie dimissioni
dal Gruppo consiliare di maggioranza ”
Segue la risposta alla lettera sottoscritta e protocollata ( giovedì 26 settembre) da nove consiglieri di maggioranza (esclusa Federica Esposito) vale a dire: Antonio Baglivo,VincenzoChiuri, Pasquale De Marco,Alessandra Ferrari, Luigi Giannini, Francesca Longo, Giuseppe Peluso,Maurizio Ruberto e Carlo Chiuri
LA LETTERA DI DARIO MARTINA
Tricase,01 ottobre 2019
“Attendevo una risposta alla mia istanza, in merito alle dinamiche dei lavori dell’Assise, mossa nell’interesse e nella garanzia delle funzioni di ogni singolo suo componente.
Invece, mentre dai colleghi di minoranza, e con mio forte stupore da molti cittadini, ricevevo apprezzamenti per un’azione che è stata letta come tutela di autonomia per l’unico organo elettivo di rappresentanza della comunità, dai voi colleghi di maggioranza solo un assordante silenzio.
Silenzio che veniva rotto da una lettera firmata dalla quasi totalità della stessa e con la quale si richiedevano alla mia persona “chiarimenti” circa un “…comportamento particolare poco favorevole alle attività ed iniziative dell’amministrazione…” avvallato, secondo voi firmatari della missiva, dal riscontro di un “atteggiamento distaccato ed avulso dalle dinamiche del confronto e della collaborazione… di perseguire una visione egoistica, ristretta e che guarda a logiche di parte…”.
Ciò che colpisce è la tempistica di questa richiesta, che viene a pochi giorni dalla mia istanza.
Una tempista che fa riflettere specie se rapportata a quanto già accaduto ai due ex assessori, rei di non aver condiviso alcune linee e di aver protocollato una lettera di divergenza sulle azioni della Giunta e, forse per questo disappunto, defenestrati senza alcun preavviso e con una certa immediatezza. Se così fosse, sarebbe questa una metodica razionale per azzittire quelle voci che sono fuori dal coro, per far tacere ogni pensiero discordante.
Verrebbe da pensare che se anch’io fossi stato un assessore probabilmente avrei condiviso le stesse sorti di questi.
Basti ricordare ciò che Lei, Sindaco, già nel corso della campagna elettorale ha fatto nei miei confronti quando, rivolgendosi ad alcuni miei sostenitori, ha chiesto che fossi “limitato”. Verrebbe, ancora, da pensare che ci sia la volontà di ricercare necessariamente un “nemico” per nascondere le proprie debolezze di tenuta amministrativa, distogliendo così l’attenzione da quei temi caldi che la politica locale in questo periodo deve affrontare.
Si è quindi da voi riscontrato nella mia persona un atteggiamento distaccato dalle dinamiche del confronto e della collaborazione all’interno del gruppo maggioritario con il ricorso a comunicazioni protocollate. Per questo, signor Sindaco, colleghi Consiglieri, mi chiedo e vi chiedo: quali e quanti sono stati i momenti, nell’ultimo anno, in cui ci siamo ritrovati per discutere delle problematiche della città?
Nasce proprio da questa mancanza di confronto e pianificazione dell’opera la mia necessità di protocollare alcune richieste, raccolte dalle indicazioni della cittadinanza e presentate nel suo interesse agli organi competenti. Non credo che per un consigliere protocollare una richiesta possa essere fatta passare come una rivendicazione di “autonomia”, come la pretesa di differenziarsi o marcare posizioni personali.
Al contrario, per il sottoscritto era divenuto questo uno “stato di necessità”, un bisogno che si è creato proprio da quella mancanza di dialogo all’interno della maggioranza, che molti di voi firmatari della missiva hanno più volte, e giustamente, lamentato richiedendo incontri di confronto che spesso non si sono mai tenuti.
E ancora, mi chiedo e vi chiedo. Quali decisioni hanno visto il coinvolgimento corale di quel giovane gruppo che affacciandosi alla politica con entusiasmo voleva apportare un sano cambiamento della città?
Dove è finito proprio quel nostro entusiasmo che era dei primi mesi? Dove sono i nostri candidati consiglieri (ottanta validi cittadini) che hanno permesso al Candidato Sindaco Carlo Chiuri di sedere sullo scranno di Palazzo Gallone?
Proprio verso di loro il Primo Cittadino aveva garantito una continua informazione sulle scelte amministrative e il loro coinvolgimento diretto, tramite l’ascolto e la condivisione delle loro idee, per essere parte attiva in quel disegno della città che doveva venire.
Sono alcuni di loro, e non pochi oggi, i nostri primi oppositori perché profondamente delusi, perché lasciati soli, perché coscienti di essere stati abbandonati al termine della tornata elettorale, perché astanti incolpevoli di una promessa non mantenuta.
Anche loro facevano parte di un gruppo che non si è saputo, o non si è voluto, mantenere.
Anch’io, come loro, sono oggi profondamente deluso perché mi sento sono sentito “usato”, considerato un portatore di voti e non di idee e contributi per la città, per una causa che si è dimostrata impregnata da troppo individualismo decisionale.
Eppure, non era dai nostri palchi elettorali che la cittadinanza ha ascoltato termini come pacificazione, collaborazione e fattivo confronto con tutte le forze che sarebbero state presenti in Consiglio?
Quella collaborazione e quel confronto che sfido chiunque oggi a trovare non solo all’interno della maggioranza ma anche nell’Assise, dove proprio Lei, Sindaco, si assenta ogni qualvolta a prendere la parola è un consigliere di opposizione, con tutto il significato che quell’atto comporta.
Quel confronto che invece ho sempre ricercato nella Commissione che ho l’onore di presiedere, perché conscio che solo dai suggerimenti di tutti, e dalle critiche mosse con spirito costruttivo, può nascere l’idea per il bene comune.
Ma per far questo bisogna avere una capacità all’ascolto ed essere predisposti a non rigettare il confronto, attitudini che forse a qualcuno potrebbero mancare.
Che fine hanno fatto le nostre linee programmatiche con le quali ci siamo presentati all’elettorato e che da noi sono state votate in Consiglio? E soprattutto, le stiamo attuando?
Queste non sono solo mie domande; sono le domande che la città ci pone e a cui noi Amministratori siamo tenuti a rispondere! Nessuno escluso.
Pertanto, esprimere all’interno di un gruppo una critica sul modus operandi o non condividere un’idea (un esempio è dato dall’avanzo di bilancio che per il sottoscritto doveva essere dirottato non su corso Roma ma sulle nostre marine) può essere definita una “visione ristretta”?
Denunciare, all’interno di un gruppo, l’assenza di una programmazione coraggiosa, la mancanza di una visione a medio/lungo termine della città, senza nascondersi dietro la continua rincorsa dell’emergenza, può essere fatta passare come “visione egoistica”?
Segnalare, all’interno di un gruppo, l’isolamento politico in cui è stata fatta cadere la mia città risponde a “logiche di parte” o è un monito su cui qualcuno dovrebbe riflettere?
Già, le logiche di parte… Sono stato eletto in una lista civica nella quale era risaputo, chiaro ai più e ancor prima della tornata amministrativa, il mio pensiero e la mia vicinanza a quei valori che ricadono in un area progressista. Ho fatto una scelta conquistato da quell’idea di pacificazione, di cui sopra si è detto, visto il particolare contesto politico locale dell’epoca.
Non sembrava essere un problema allora, sembra lo sia diventato adesso ed in via esclusiva per la mia persona.
Eppure molti colleghi esprimono idee di appartenenza che possono essere vicine o lontane alle mie, possono o meno avere tessere di partito, ma non per questo mi sono mai permesso (né mai mi permetterò) di muovere alcun pensiero.
Non lo ho mai fatto per il rispetto che nutro verso la libertà di opinione, con il suo mutamento, verso la partecipazione attiva e la libera iniziativa che voi, con quel riferimento nella vostra lettera, avete pregiudicato.
Essere eletto in una lista civica non credo implichi un’estraneità assoluta nei confronti di gruppi politici.
Soprattutto se da un invito a conoscere in maniera informale un alto rappresentante politico nazionale, se da un incontro nel quale il tema non era certo l’attività amministrativa, se da una conoscenza dalla quale non poteva certamente nascere alcun “complotto” verso di essa, si vuole solo montare ad arte un pretesto, costruire un caso.
E allora parlatemi con i fatti; ricordatemi di quando avrei favorito il partito in questione (ricordo di interrogazioni presentate dal suo esponente in Consiglio e da me non accolte) o di quando avrei votato in Consiglio in disaccordo con la maggioranza e a favore di questo!
Solo se ciò fosse vero, solo allora e a ragione vostra, si sarebbero violati i valori etici e politici di un patto che andate a richiamare e a cui credo ad oggi di aver portato rispetto.
E proprio per questa “visione di parte” che mi si attribuisce, a difesa del ruolo che ricopro all’interno dell’Assise, per il rispetto che ad essa devo, per confutare sul nascere ogni possibile dubbio, chiedo pubblicamente, a voi intestatari, di evidenziare qualsiasi atto o azione, semmai ci fosse stato, che nell’esercizio della funzione di Presidente del Consiglio abbia potuto favorire una parte delle componenti o abbia viziato i lavori dell’Organo consiliare.
Pertanto, constatato che ormai non possano esserci più le condizioni politiche di assonanza e condivisione di programmi e ideali, anticipo al Presidente del Gruppo “Cambiamenti per Tricase”, consigliere A. Baglivo, che nelle prossime ore saranno presentate le mie dimissioni dal Gruppo consiliare di maggioranza.
Antonio Baglivo,Vincenzo Chiuri,Pasquale De Marco, Alessandra Ferrari, Luigi Giannini,
Francesca Longo, Giuseppe Peluso, Maurizio Ruberto e Carlo Chiuri.
POLITRIC
Mi è capitato di conversare con un “vecchio” politico tricasino; lo spunto è stato il discorso di apertura della Fiera del Levante tenuto dal Presidente del Consiglio dei Ministri Giuseppe Conte.
“Ha detto proprio quanto sostenevo io tanti decenni fa: investire sulle infrastrutture e così creare le premesse per colmare il divario tra Nord e Sud”.
Di tempo ne è passato e gli investimenti pubblici al Sud confermano che il divario anziché essere colmato si è accresciuto. Anche per Tricase alcune proposte –mi confida il vecchio politico- sono rimaste nel cassetto.
“Avevo proposto un Consorzio tra i Comuni del Capo di Leuca con sede a Tricase così da offrire un servizio ai Comuni più piccoli e creare intorno a Tricase un centro di aggregazione”.
Nulla è stato fatto e Tricase è rimasta fuori dall’Unione dei Comuni del Capo di Leuca e forse ha perso il suo ruolo di faro del Basso Salento.
“Avevo proposto una metropolitana che collegasse il Capo di Leuca con Lecce nel tempo di una mezz’oretta: poche fermate, una delle quali a Tricase e le altre a Gagliano, Maglie e Zollino e da lì partire per raggiungere il Capoluogo”.
Quella proposta, fatta quarant’anni fa, è stata ripresa a parole nei decenni successivi ma non è stata mai attuata; solo recentemente si è tornati a parlare di Tricase come uno degli hub (come si dice) di una metropolitana leggera; nel frattempo è fallita la Sud Est!
“Avevo proposto di informatizzare i servizi comunali consentendo al cittadino di accedere telematicamente così sgravandolo da orari di ufficio e file.
Ma ancora oggi niente di tutto questo”. Al termine della nostra conversazione, l’amarezza prende per un attimo il “vecchio” politico: quanto tempo perso e forse non più recuperabile!
Ma, subito dopo, l’Interlocutore, da “giovane” quale è, torna a sperare e sognare che un Governo con tanti Ministri meridionali possa cominciare a risolvere i problemi e a realizzare alcune sue intuizioni risalenti a quarant’anni fa! A.D.
DARIO MARTINA, PRESIDENTE DEL CONSIGLIO COMUNALE
HA DECISO DI STACCARE LA SPINA PRIMA DI “PERDERE” LA TESTA…??!!
di Nunzio Dell'Abate
Nell’alveo delle riflessioni sulla vita politica tricasina, bene ha fatto il Direttore Distante a soffermarsi sulla recente lettera con cui il Presidente del Consiglio Comunale ha chiesto a Sindaco e Giunta lumi sullo stato di attuazione delle tante mozioni consiliari.
Pienamente condivisibile l’iniziativa del Presidente, nell’ambito delle sue prerogative, a garanzia dell’unico organo elettivo di rappresentanza popolare e delle sue funzioni di indirizzo e controllo.
E’ evidente che la sua domanda sia del tutto retorica e provocatoria e scopre, ove ce ne fosse bisogno, il vaso di pandora di un profondo iato fra Consiglio, da una parte, e Sindaco con il suo esecutivo, dall’altra.
Svariate le mozioni deliberate da tempo ed all’unanimità dal Consiglio ma rimaste, ormai a metà mandato, lettera morta.
Tra le tante, l’istituzione di uno sportello comunale per giovani ed imprese e del testamento biologico.
Ma anche sul fronte delle mozioni “Tricase Città dei Libri”, “Tricase Clean City” e “Tricase Città Accessibile”, poco o nulla è stato operato dalla Giunta Chiuri.
Vi è di più. La legittima richiesta avanzata dall’ufficio di presidenza di dotare il Consiglio di una sala consiliare più dignitosa ed i gruppi consiliari di ambienti per l’esercizio delle loro funzioni ed il ricevimento dei cittadini, individuati nella sala del Loggione con conseguente ampliamento, attraverso la fruizione dell’attuale sede consiliare, degli uffici protocollo ed anagrafe di anguste dimensioni e privi di riservatezza, è stata accolta già da un anno dal Sindaco ma è rimasta sulla carta.
Ancora, le tante interrogazioni consiliari ad alcune delle quali il Primo Cittadino ha financo assicurato piena evasione, ma evidentemente senza alcuna reale volontà di farlo.
Per tutte, quella sulla riapertura di viale Aldo Moro verso il quartiere della ‘167, quella sul potenziamento del corpo di Polizia Locale o l’altra ancora sulla riattivazione delle stazioni di bike sharing (bici elettriche).
Il Presidente Martina è demandato a mantenere la barra dritta dei lavori consiliari e l’iniziativa epistolare assunta ben va in quella direzione.
Ma la verità, diciamocelo francamente, è che il Sindaco considera il Consiglio un peso, un laccio, ne farebbe volentieri a meno, vive le sedute consiliari con sofferenza, si sottrae al confronto tanto da abbandonare sistematicamente l’aula quando chi scrive prende la parola per farvi ritorno al termine dell’intervento, una grave offesa istituzionale alla persona e a ciò che in quell’aula essa rappresenta.
Un Primo Cittadino che si considera, buon per lui, del tutto autosufficiente e risolutore di ogni problema della comunità.
In questo contesto si inserisce una maggioranza silente, se si escludono le sferzate del consigliere Vincenzo Chiuri per un deciso cambio di passo e per la netta presa di distanza da alcuni componenti della Giunta, ma assai divisa al suo interno, quasi a compartimenti stagni, con consiglieri che dichiarano di stare alla finestra, altri che aspirano a diventare prima o poi assessori ed altri ancora che pur ricoprendo importanti cariche istituzionali sovracomunali non vengono neppure degnati del saluto dal sindaco.
Per non parlare della Giunta, con assessori in bilico ed altri a tempo come il vice sindaco, e dei funzionari comunali che in un clima così irrespirabile perdono inevitabilmente riferimenti, obiettivi e stimoli.
Senza rispetto dei valori umani e dei reciproci ruoli non si cresce; le buone idee nascono dal confronto, anche aspro purchè contenuto nella normale dialettica fra le parti; nessuno è depositario del bene assoluto, ma con il contributo di tutti lo si può raggiungere.