(dal blog: 0krisis.wordpress.com)

Prese il pane, rese grazie, lo spezzò. Prese il pane e lo spezzò. Prese il pane. Lo spezzò. Rese grazie. Ogni giorno, in Italia, si producono circa 72.000 quintali di pane. Ogni giorno, in Italia, si buttano circa 13.000 quintali di pane.

Ogni giorno: non rendiamo grazie, non spezziamo il pane, non lo dividiamo. Non lo condividiamo. Lo buttiamo. Ogni giorno. Ogni giorno. Ogni giorno. Senza vergogna. Senza ritegno. Senza contegno. Senza pensarci. Tanto è secco; che ci posso fare? - si sente dire.

Quante cose si possono fare, col pane raffermo, duro e vecchio: pan grattato, polpette di pane, ripieni di pane, dolci di pane; molliche per gli uccelli, pastoni per i maiali, mangime per le galline. Tanto per dirne qualcuna. Pane duro nel latte. Pane duro nel latte vegetale (di riso, di soia, di avena). Pane duro per colazione, lasciato a farsi soffice e spugnoso nel latte, ottimo cibo per lo stomaco. Pane cotto. Pappa al pomodoro. Pietanze sane, gustose, robuste. Pane fritto, una leccornia un po’ calorica, ma deliziosa per accompagnare peperoni e melanzane o per guarnire ottime paste e ceci.

Pane. Connubio di fisica, chimica, civiltà; ed elementi: fuoco, acqua, terra, aria. Prendiamo il pane, ringraziamo di averlo, spezziamolo. Mangiamolo. Consumiamolo fino all’ultima briciola. Non prima di averlo terminato, impastiamo il nuovo pane; oppure compriamo il prossimo pane; e spezziamolo, dividiamolo, mangiamolo.

Facciamo merenda con il pane, colazione con il pane; insegniamo ai nostri figli il piacere del pane, con un filo d’olio, un leggero strato di marmellata, un pezzo di formaggio, due fichi appena colti. Difendiamo il pane.

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