di Caterina SCARASCIA

Prima che qualcuno pensi ad una serie di “lezioncine” da saccente maestrina…gioco d’anticipo: sto solo cercando di sviluppare ragionamenti collegati, con un minimo di argomentazione, per recuperare quella complessità delle cose che, come ho scritto in tempi recenti…e passati, caratterizza il nostro presente. A qualcuno piacerà, ad altri meno, ma non è questo il punto, l’obiettivo è un altro: seminare “spunti” di confronto, possibilmente concreti e funzionali, per contribuire ad una riflessione di comunità.

Parliamo allora di maggioranza, perché ad una opposizione seria e costruttiva, aperta al confronto, deve corrispondere una maggioranza umile e disponibile al dialogo. Anche onesta e competente, mi suggerirebbe qualcuno, si, certo, ma sono due caratteristiche che dovrebbero accomunare entrambe.

La maggioranza che governa il Comune di Tricase è amorfa: in maniera sbrigativa quasi tutti, io per prima, l’abbiamo definita di centro-sinistra, in realtà ci sono persone che da anni militano a destra, altri che facevano parte della vecchia amministrazione Chiuri (non certo di sinistra), altri ancora provenienti da un PD a sua volta superamorfo, come l’ennesima crisi di questo partito sta dimostrando.  

E’ dunque una maggioranza senza una identità politica chiara, il che tuttavia non preclude la possibilità di trovare un accordo sulla programmazione degli obiettivi amministrativi, se la stessa viene centrata sullo sviluppo del paese e non su limitanti steccati ideologici, che peraltro non si intravedono. In questa logica, nulla dovrebbe impedire un confronto a carte scoperte, trasparente, con le opposizioni, su temi cruciali, in particolare su quelli assenti o appena abbozzati nelle linee programmatiche presentate nel Consiglio Comunale del 25 febbraio scorso.

Priorità assoluta, a mio avviso, il PUG: non mi interessa lo stato dell’arte del Piano (cosa c’è, cosa non c’è, a che punto siamo): mi interessa invece lo stato di condivisione con la cittadinanza, che è stato sempre fumoso. Qui credo sia accaduto quello che, dal 2000 in poi, ha caratterizzato le mode dominanti nei cosiddetti processi di partecipazione “dal basso”, ossia messa in campo di riduttivi workshop ad uso e consumo di pochi attori sociali, giusto per esibire l’etichetta della “co-progettazione”.

E’ necessario invece allargare la prospettiva: penso a quei Laboratori di Quartiere che da anni cerchiamo invano di far partire e che una azione politico-amministrativa congiunta tra maggioranza ed opposizioni potrebbe rendere fattibile, utilizzando la grande risorsa delle numerose associazioni di volontariato. Se il punto di partenza è l’idea di sviluppo del proprio territorio in generale, e delle aree rionali in particolare, va da sé che da qui potranno scaturire idee collaterali e visioni collegate (i bisogni dei quartieri, le dinamiche di coesione sociale, la qualità della vita quotidiana in termini di sostenibilità, spunti eccezionali per le progettazioni, anche dei fondi europei).

Potrebbe essere la base per una diffusione di quella cittadinanza attiva di cui tanto ci riempiamo la bocca, ma che poi si riduce a pochi, scollegati interventi centrati sulle esigenze contingenti, importanti, sia chiaro, ma non tali da porre le basi per l’avvio di un cambiamento forte e duraturo nelle percezioni della comunità, primo passo verso una modifica delle mentalità sociali. Naturalmente si aprirebbero strade a più livelli che, dal basso, potrebbero anche condurre a formazioni implicite, ed esplicite, di tipo politico ed amministrativo-istituzionale.

E’ un esempio (ne potremmo fare tanti) su cui riflettere, che richiede ad una maggioranza di non chiudersi nel recinto del contingente e dell’immediato e ad una opposizione di sostenere gli sforzi che vadano in tal senso. Infatti le linee programmatiche di un’azione di governo possono anche essere messe nero su bianco, e un consiglio comunale può approvarle o meno, ma lo scopo è renderle operative migliorandole, perché il paese non aspetta, né guarda le beghe e le rigidità politiche (se di politica si può parlare), prima di svilupparsi.

Credo che se le opposizioni hanno, ed avranno, grandi responsabilità in tal senso, la maggioranza ne ha e ne avrà sempre molte di più, perché i cittadini, nel rispetto delle regole democratiche, le hanno dato un mandato preciso, quello di assumersi la regia dello sviluppo di Tricase.

Tutto il resto è pura retorica.

 

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