Il primo principio della dinamica Newtoniana, che riprende la teoria già affrontata da Galileo, afferma:
“un corpo permane nel suo stato di quiete o di moto rettilineo uniforme a meno che non intervenga una forza esterna atta a modificare tale stato”.
Il principio non vale soltanto per i corpi materiali ma anche, nella nostra Tricase, per i comportamenti di alcuni suoi cittadini che amerebbero restare in uno stato di quiete perenne, ante mortem, e mal sopportano che qualcuno, per esempio il sindaco Coppola e le sue amministrazioni, intervengano per modificare il loro stato di quiete. Quando proponiamo una qualunque azione, sono infastiditi dal non richiesto risveglio, si scatenano in reazioni scomposte. E così persone apparentemente miti si trasformano in rivoluzionari agitatori popolari, avvocati tirano giù codici dall’‘800 in poi, opinion makers si lanciano in racconti strappalacrime (e quando si parla di cimiteri la lacrimuccia è d’obbligo) e i frequentatori della stampa locale, con struggente nostalgia, si lamentano delle pericolose trasformazioni dei ricordi del bel modo antico. E così assemblee e raccolta firme si susseguono. Una grande agitazione come di formicaio impazzito. È dal 2001 che assisto a questa storia. Mercato settimanale da trasferire (oh, come era bello il vecchio mercato!), piazza Cappuccini (se si realizzerà la demoliremo al cambio di amministrazione), ACAIT (con coreografici incatenamenti), Parco Otranto Santa Maria di Leuca Bosco di Tricase (migliaia di firme e ricorsi fino in consiglio di Stato che ci sono costati decine di migliaia di euro, tutti vinti dal comune), Palazzetto dello Sport (vergogna! Dobbiamo coprire il grande non il piccolo), muretto di Tricase Porto (raccolta firme, comitati referendari, irripetibili commenti sul sindaco), intonaci del muraglione del porto (denuncia alla soprintendenza e commenti del tipo: figuriamoci se, dopo il muro di Tricase Porto, potevano fare bene un’altra opera!), il piano coste (altra raccolta firme), per citare solo una parte delle polemiche, tutto condito da collaterali denunce a tutti i livelli, anonime o firmate. Abbiamo realizzato tutto e, una volta inaugurate le opere, sorrisi di compiacimento: “Ah, però, bello, funzionale, utile..!”. Quest’anno i soliti noti, sempre accompagnati da politicanti e avvocati, hanno avviato ben 2 raccolte firme, una contro l’impianto di compostaggio e l’altra, ora, contro la traslazione delle salme e per la salvaguardia del cimitero monumentale. Un record. Guinnes dei primati: il paese dei raccoglitori di firme. Si potrebbe fare un film.
Ma a chi giova tutto questo? Potrei non replicare e fare come per il muro di Tricase Porto ma, per rispetto delle altre tante persone ragionevoli, mi fa piacere riportare nei canoni della ragione la questione, anche per evitare che si continui con urla e commenti volgari come quello su fb di una signora che mi augura un rapido trapasso a miglior vita (messaggio presto cancellato ma da me custodito tra le più care cose!). È civiltà questa? Torniamo a noi. Caterina Scarascia, nella sua garbata nota su Il Volantino, chiede se si può fare qualcosa, se si può modificare il contratto, se si possono rivedere le posizioni. Solo alla morte, per restare in tema, non c’è rimedio. Ricordo che dal 1987 centinaia di salme sono state traslate senza che nessuno abbia urlato o si sia stracciato le vesti. Se le famiglie che hanno in concessione tombe private decidessero di traslare i loro cari, qualcuno lo potrebbe impedire? Se tutte le tombe si svuotassero per decisione dei privati, gli urlanti raccoglitori di firme si potrebbero opporre? E se in questa fase il comune fa presente che tutte le salme saranno traslate gratuitamente, è un peccato mortale? Se i privati non intenderanno traslare i propri cari, nemmeno gratuitamente, nessuno userà la forza per costringerli. Stiano tranquilli gli avvocati, a meno che non vogliano ricorrere contro un manifesto. Abbiamo avuto già un primo incontro con le confraternite ed altri ve ne saranno. Il cimitero monumentale resterà (niente parcheggi) e già da tempo si sta pensando alla sua riqualificazione, prevista nel progetto di rigenerazione urbana approvato dal consiglio comunale con Deliberazione n° 56 del 29.12.2014 con D.C.C. n° 56, non la settimana scorsa!
La soprintendenza ha già fatto un primo sopralluogo un anno fa. Martedì ci sarà un altro sopralluogo per definire quali interventi di messa in sicurezza potranno essere attuati. Per concludere il quadro, ricordo, a chi ha memoria breve, che alla fine del 2010 il responsabile dell’uffico tecnico, avvertita l’amministrazione (sindaco Musarò), aveva inibito l’accesso alle cappelle delle confraternite di Sant’Angelo e della Madonna del Rosario perché pericolose per la pubblica e privata incolumità, invitando le stesse a eseguire lavori urgenti di manutenzione. In seguito l’avv. Vito Codacci Pisanelli aveva risposto che le confraternite non erano disponibili né alla messa in sicurezza né al restauro in quanto di competenza del comune, come le responsabilità e la gestione. All’epoca era assessore al contenzioso Nunzio Dell’Abate. Non ha letto la preoccupata intimazione dell’Ufficio? Quando era assessore non era necessario? E alla risposta di un avvocato che rinvia la responsabilità e gli obblighi al comune, perché, da assessore al contenzioso, non ha fatto niente? Colpevole negligenza? E perché alla sua sorda inattività di allora seguono le infantili affermazioni di oggi? Forse spera che noi dimentichiamo. Non è così e non lo dimenticano nemmeno i cittadini. Troppo facile fare i professori dal divano di casa.
Cominceremo molto presto con la traslazione delle salme, nei casi di pericolo per la pubblica e privata incolumità, e per chi ne abbia fatto richiesta. Una volta sentita la soprintendenza, partirà una progettazione per la riqualificazione e per avere le necessarie autorizzazioni per i lavori di restauro o demolizione. E alla fine, come sempre fino ad ora è accaduto, sono certo che anche i vocianti raccoglitori di firme diranno “Ah, però, bello, funzionale, utile...”.
Il ritorno dell’inerzia? Finché ci saremo noi, continueremo a fare, ad agire, con determinazione. Se si vorranno agitare ancora, che lo facciano pure. Ci siamo abituati, andremo ugualmente avanti.

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