di Alessandro DISTANTE

E se provassimo ad immaginare la Tricase da qui a venti anni? E cioè, per essere chiari, nel 2043?

Ebbene le previsioni sono di una Tricase con poco più di 15.000 abitanti (per l’esattezza 15.057) e quindi con una diminuzione dell’11% rispetto alla attuale popolazione (dati IPRES, Istituto Pugliese di Ricerche Economiche e Sociali).

Al di là dei numeri, pur essi significativi, le previsioni parlano di una popolazione sempre più anziana, a causa del calo demografico (meno. nascite) e dell’allungamento dell’età media anagrafica.

Tutto ciò avrà riflessi pesanti sulla qualità della vita, sul sistema economico, su quello previdenziale, su quello sanitario e, più in generale, sulle prospettive di sviluppo della Città.

Basti pensare alla difficoltà di sostenere un sistema produttivo che dovrà fare i conti son il reperimento dela mano d’opera oppure ad un sistema sanitario sempre più gravato da anziani/vecchi bisognosi di cure oppure ancora ad un sistema scolastico sempre più sovradimensionato con pesanti riflessi sull’occupazione di docenti e assistenti scolastici e l’elenco potrebbe continuare.

Certo, non è un fenomeno che riguarda soltanto Tricase ma che interessa l’intera Regione e che riguarda l’intero Paese Italia. La Puglia, tanto per dare ancora numeri, nel 2043 avrà perso 470.000 abitanti

Ma allora che fare?

Le politiche locali sono importanti; scegliere, per Tricase, se puntare sul turismo, sull’artigianato e sulla enogastronomia è una possibile indicazione, ma non si può certo crescere puntando soltanto e tutto su un settore tradizionalmente soggetto alle “mode” del momento; non può, allora, prescindersi da incentivi alla piccola e media industria, favorita, in questo, da collegamenti telematici ed informatici che annullano le distanze e forti di una capacità di formazione che trova nel fattore umano e scolastico e nell’innato senso del dovere e del sacrificio una forte spinta al successo.

Ma in questo a che punto è la Zona Industriale a partire da quella di Tricase? a che punto sono gli incentivi in agricoltura quando ancora si combatte contro le vessazioni di un Consorzio di bonifica presente solo con le cartelle di pagamento? A che punto è il Piano Regolatore che dia certezze all’edilizia? quale è la capacità di attrarre imprenditori da fuori e di favorire l’imprenditoria locale?

Sarebbe interessante interrogarsi, anche pubblicamente, su queste prospettive di fondo per poter sovvertire quel trend di decrescita infelice che i dati dell’IPRES lasciano drammaticamente presagire.

Per questo c’è bisogno di una politica che non guardi all’immediato e di una cittadinanza attiva che non si lasci guidare dal tornaconto personale e dell’oggi ma che, responsabilmente, anteponga il futuro al presente e il bene comune a quello personale.

Ben vengano quindi le iniziative di educazione alla cittadinanza, specialmente per i giovani e dei giovani, ma esse devono trovare poi ascolto nelle Istituzioni e traduzione in scelte partecipate e non casuali.

Diversamente, piaccia o no, dovremo prendere atto che l’unica risposta è quella di favorire l’immigrazione. Ma ciò richiede che si vada al di là delle paure e delle chiusure e quindi che si superi la politica dell’oggi e del tornaconto elettorale.

in Distribuzione