di Alessandro DISTANTE
Scrivo questo editoriale con grande difficoltà. Come si fa a scrivere in un giornale locale quando il mondo è sconvolto da tante assurde guerre; quando troppi bambini muoiono uccisi da missili e da droni? Come si fa a scrivere e cercare di animare il dibattito cittadino, se poi, un po’ più in là, ci sono ben altri problemi e ben altri drammi?
Eppure mi hanno insegnato che la lotta per un mondo migliore e la battaglia per la giustizia e quindi per la pace passa attraverso ognuno di noi. Mi hanno insegnato che la pace si costruisce ogni giorno e in ogni luogo. A partire dal nostro territorio e dal nostro quotidiano.
Ed allora: da noi a che punto siamo con la costruzione della pace o, almeno, della pace sociale e dello stare bene insieme?
Le cronache ci parlano di un’Italia dove un brigadiere dei Carabinieri, alla vigilia del collocamento a riposo, perde la vita per inseguire due suoi coetanei; oppure ci tocca sentire che, a pochi chilometri da Tricase, un giovanissimo figlio prende un’ascia -che da piccolo gli era servita per stare in gruppo con gli amici e per educarsi alle regole- ed ammazza la madre; ci fa arrabbiare una Regione Puglia che, per beghe interne alla stessa maggioranza, non riesce ad approvare una Legge sul Terzo Settore da tutti attesa; e ci viene da gridare all’assurdo e al paradossale di un nuovo consigliere regionale eletto nelle file di una lista di maggioranza ma che entra in Consiglio sedendosi all’opposizione. Il pensiero va, infine, al perverso intreccio tra affari e politica che, al di là delle eventuali responsabilità penali, mette in luce lo scambio di favori e di voti, alla faccia della politica disinteressata e al servizio del bene comune.
Nella carrellata che stiamo facendo con interviste a Partiti e Movimenti tricasini la denuncia di fondo è di mancanza di una progettualità e di una visione su dove si voglia andare: molti a ripetere che si fanno interventi spot senza una idea generale e senza idee per il futuro.
Certo, di questi tempi, può sembrare difficile se non addirittura inutile avere una visione del futuro quando, intorno, la forza delle armi sembra l’unica protagonista, quando un popolo intero viene sterminato o quando uno squilibrato presidente gioca a minacciare e ad ammanettare e incarcerare immigrati; saranno forse irregolari ma sono sempre persone!
Eppure non è possibile arrendersi; la pace si costruisce dal basso, anche a Tricase. Magari a partire dall’Estate che comincia oggi (almeno come stagione del calendario): saremo arricchiti da quelli che verranno a trovarci, saranno figli, amici, parenti e tanti altri che, magari presentando un libro, ci faranno trascorrere belle serate e ci riporteranno all’idea, che è alla base di ogni altra idea, che tra persone si dialoga, ci si confronta, si riflette e ci si conosce e che nel mondo c’è spazio per la forza del pensiero e non per la forza delle armi, a partire, perché no, da casa nostra, da Tricase.