di Giuseppe R. PANICO

Di guerre in giro, malgrado gli sforzi dei tanti che lavorano, aspirano o manifestano per la pace, ne abbiamo fin troppe e così anche di vittime e distruzioni. Ma, se i danni umani e materiali sono ben visibili, colpe e colpevoli dipendono da chi giudica, marcia per tale scopo o produce fake news, like e convenienze. In politica e in guerra, la lotta è una costante alimentata dalle molte sfaccettature della verità, a loro volta diversamente interpretabili e mistificabili.

In particolare, in Italia, causa il decadimento del sano dibattito, la polarizzazione culturale, la frammentazione in tanti partiti, una stampa spesso prezzolata e un rilevante analfabetismo funzionale. Il dominio dei social e della propaganda rende poi la verità ancora più nebulosa. Epoca, la nostra, dagli imprevedibili sviluppi militari e sociali, aggravati questi ultimi anche da una massiva e incontrollata migrazione clandestina che, spesso difficilmente integrabile per la propria ben diversa e radicata cultura, antepone il proprio “credo”, anche violento, alle leggi, alle usanze e alla civiltà di chi offre umanità e ospitalità. Ritiene altresì sovente il nostro Occidente colpevole del passato sfruttamento delle altrui risorse, ma non per la diffusione della sua libertà e civiltà.

 

Come anche in crisi nei suoi valori fondanti e, da noi, permissivo e tollerante nelle sue istituzioni facilmente aggirabili, penetrabili e corruttibili. Convinzioni queste ben presenti in un Islam resosi più radicale negli ultimi decenni, supportato da più governi arabi/islamici e favorito nella immigrazione anche dalla nostra grave crisi in natalità e mano d’opera. Situazioni dell’oggi ma con uno sguardo al passato delle nostre difensive torri costiere, degli eccidi di Otranto, degli emirati di Bari e Taranto e alle tante più recenti azioni terroristiche, soprattutto palestinesi, (vedasi di Sergio Romano il libro “Anatomia del Terrore”).

Come anche verso il ben meno tollerante atteggiamento, in passato, verso gli immigrati italiani in USA, Germania, Francia, Svizzera, Australia, pur regolari e con impronta culturale europea. In tale contesto geopolitico e con due lunghe guerre a noi vicine, vanno aumentando le attività diplomatiche per la ricerca della pace e gli impegni militari atti a creare, almeno in Europa e nell’ambito dei 32 paesi NATO, una più efficace deterrenza contro possibili nuove guerre.

Guerre dichiarate non più, come un tempo, attraverso gli ambasciatori, ma con inattese “Operazioni Militari Speciali” e massive e cruente azioni terroristiche contro civili inermi.  Sembrano riemergere frasi e pensieri già collaudati da millenni storia; “la guerra non è altro che la continuazione della politica con altri mezzi”; “se vuoi la pace preparati alla guerra”; “la pace non è altro che un intervallo fra una guerra e l’altra”.  Intervallo che in Italia ed Europa dura da oltre ottanta anni, coprendo di polvere gli eventi del passato e creando illusioni, utopie, ideologie e disinteresse che, come tarli, erodono quell’unità culturale e di intenti che, ovunque e sotto ogni bandiera, accresce il valore dell’Unità Nazionale.  Unità che, nel ricordo della vittoriosa Prima Guerra Mondiale, celebriamo il 4 novembre presso il Monumento ai Caduti. Si celebra insieme alla giornata delle Forze Armate, garanti di tale Unità e della Difesa Nazionale prevista dall’art 52 della nostra Costituzione. “La Difesa della Patria è Sacro Dovere del Cittadino”.

Una sacralità non solo per militari e Forze Armate ma anche per tutti i cittadini e per rilevanti attività civili. Difesa che prevarica i confini geografici per attivarsi in ogni campo di interesse nazionale. Compresi i fondali marini ove scorre il flusso delle nostre comunicazioni e dell’approvvigionamento energetico, compresa la cybersecurity a protezione dei nostri dati minacciati da altrui intromissioni, compresa la nostra economia che per il 90% viaggia sul mare. Una celebrazione che, nel commemorare i nostri tanti caduti, non può che stimolare una più diffusa consapevolezza storica, geopolitica e militare e per le maggiori risorse che è oggi necessario dedicare.

Ancor più per la possibile riduzione delle Forze Armate USA in Europa e per una maggiore deterrenza verso le minacce che incombono da Est.  Una giornata, dunque, di riflessione sul passato di cui è frutto il nostro presente, già piedistallo per il nostro sul futuro.

Come anche di riconoscimento verso i tanti che, in divisa e col sacrificio anche estremo, sono impegnati in armi a difesa della pace anche su terre, mari e cieli lontani. Per la pace e l’ordine sociale anche entro i confini d’Italia e a cura dell’Arma dei Carabinieri, recentemente colpita da un gravissimo episodio, e delle altre forze dell’ordine. Valori determinanti e sacrifici più facilmente sostenibili con una più diffusa pubblica conoscenza e consapevolezza del ruolo delle F. A. verso l’Unità e la Sicurezza Nazionale, quali sommo patrimonio di noi tutti e somma deterrenza verso la civile convivenza, entro e fuori i confini nazionali.

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