“Caro Alfredo, ho appreso esterrefatto della tua vicenda solo grazie alla tua nota piena di stupore e di rammarico, pubblicata su “Il Volantino” della scorsa settimana. Così è in questo nostro comune. Il fatto in sé è sconcertante. Non entro per ora nel merito delle tue considerazioni, alcune delle quali mi paiono ingenerose ed estreme, ma tanto grave è il fatto che tu hai raccontato, che tutto il resto passa in second’ordine. Fino ad oggi non ho mai denunciato nessuno né esiste qualcuno a Tricase che possa dire che io gli abbia negato l’autorizzazione ad esprimere le sue idee in qualunque modo. Tutte le richieste, anche da parte dei più accaniti oppositori, sono state sempre accolte. Riepilogo quanto ricordo sia accaduto in quella circostanza. Avevamo più volte discusso della sistemazione della viabilità nella zona 167 e più volte avevamo manifestato la nostra opinione, spesso discutendo animatamente, anche a causa dei nostri caratteri sanguigni. Ho sempre cercato di avere comportamenti politicamente corretti, senza mai ricorrere ai mezzucci per far passare la mia idea. In quel giorno qualcuno mi aveva avvertito che un gruppo di residenti della zona e qualche politico locale stavano discutendo del problema sul posto. Non ricordavo della manifestazione e, come credo sia doveroso per qualunque sindaco, avevo chiesto informazioni. Solo di questo si tratta: avevo chiesto informazioni, sia direttamente che attraverso gli assessori. Basta, finito lì. Poteva non esserci regolare la richiesta di autorizzazione, potevo non condividere i metodi, visto che non avevo mai negato il confronto, potevo considerare non del tutto attendibili le giustificazioni rese ma niente di più. Il comando del corpo di polizia municipale ha ritenuto di procedere in modo diverso. Ha ritenuto, in un impeto giustizialista, non infrequente in questo periodo, che la denuncia alla Procura della Repubblica fosse un fatto dovuto, senza informarmi, perché non ne ha l’obbligo quando svolge attività di polizia giudiziaria, esattamente come ha fatto in passato e continua a fare, anche nei confronti dell’amministrazione da cui dipende o degli altri uffici, nelle sedi che ritiene opportune, Procura o TAR che siano. Questo modo di fare non ci pare sia sempre condivisibile, dati anche alcuni esiti dei giudizi, ed anzi, può rilevarsi controproducente, sia per le reazioni di sfiducia nei confronti delle forze dell’ordine, sia perché può spingere all’emulazione anche per fatti di minima importanza, come dimostra l’incredibile aumento delle denunce, spesso per futili o inesistenti motivi. Un consiglio: ci si dovrebbe dare una regolata. Non pensiamo di essere arbitri in terra del bene e del male!
Caro Alfredo, hai tutta la mia solidarietà per quanto ti è accaduto e ripeto quello che sempre dico con convinzione: “Non condivido la tua idea, ma darei la vita perché tu la possa esprimere!”. Adesso che conosco il seguito di un fatto banale, mi auguro che il tuo ricorso in appello chiarisca la dimensione dell’accaduto. Se ci sarà bisogno della mia testimonianza non esiterò a darla e spero di poter porre in chiaro la assoluta irrilevanza del fatto. Adunanza sediziosa! Gesù! Signori miei, con il sempre grande Totò: “ma siamo uomini o caporali?”!

P.S. Sto valutando, dopo aver scritto questa nota, se non sia il caso di autodenunciarmi, prima che qualcun altro pensi di farlo, per oltraggio a pubblico ufficiale!”

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