di Pino Greco
L’ecomostro o il finto albergo-ristorante di Tricase Porto è diventato un gioco da ragazzi.
L’interminabile storia di Villa Sauli, nota anche come Villa degli Oleandri o ecomostro di Tricase Porto, la conosciamo tutti…O quasi.
Ad oggi le foto e non solo, documentano un rudere pericolante a rischio crollo nascosto tra la macchia mediterranea.
Ma, rispettiamo i tempi… e il tempo. Ci siamo. L’estate quella vera, è finalmente arrivata.
Il maltempo è soltanto un brutto ricordo. L’asticella della colonnina di mercurio è tornata a salire regalando un clima estivo.
La pioggia dei giorni scorsi, insomma, ha lasciato il posto al sole che ha spinto noi tricasini e i primi turisti a trascorrere le giornate al mare. Stesso discorso per gli alunni.
La scuola è finita. I ragazzi finalmente sono in vacanza, i libri sono stati rimessi a posto, inizia per i giovani il tempo delle lunghe vacanze estive.
Vacanze da trascorrere anche nei vari posti della nostra splendida costa, tra acqua perfetta e macchia mediterranea dove le nostre marine sono in grado di offrire vari spettacolo naturali, tra cui anche alcune situazioni di pericolo e crollo…dove la sicurezza è sotto gli occhi di tutti…O quasi…
Una cosa è certa :L’ecomostro o il finto albergo-ristorante di Tricase Porto, è un rudere pericolante a rischio crollo nascosto tra la macchia mediterranea, una situazione, che appare, forse, per tutti normale…è diventata un gioco da ragazzi…
Le barchette di carta di Aboubacar
Aboubacar è seduto sulla sua sedia, è un po’ stanco perché il lavoro di muratore è faticoso ma è sempre contento di trascorrere del tempo con i propri operatori e anche oggimi invita a tenergli compagnia per “parlare un po’”.
È un ragazzo curioso e perspicace che adora discorrere del più e del meno ed esprimere la propria opinione su qualsiasi argomento. Dallo scorso 28 giugno sul suo comodino espone con orgoglio le barchette di carta che aveva preparato per la manifestazione antirazzista che è stata organizzata per le strade di Lecce e a cui ha partecipato insieme a una delegazione di rifugiati ospiti dello Sprar del Comune di Tricase e agli operatori di Arci Lecce.
Contemplando le barchette la nostra conversazione vira sui recenti fatti che vedono le barche vere, quelle delle Ong, colme di uomini donne e bambini salvati dai naufragi nel Mediterraneo, essere respinte e bloccate in mare.
La sera del 28 giugno l’ho visto camminare nel corteo della manifestazione e sostenere con fierezza lo striscione che chiedeva la riapertura dei porti italiani. C’era tanta gente in quel corteo e Aboubacar si sentiva parte di quel gruppo di persone che manifestavano insieme a lui per difendere il principio di solidarietà. Mentre parliamo della manifestazione improvvisamentesi fa serio ed emerge sul suo volto quell’espressione cupa e mortificata che ogni operatore ormai riconosce quando i rifugiati parlano di Libia. Fa un po’ di silenzio, guarda per terra e poi mi dice semplicemente che “non è giusto”, “non è buono”.
Lui che ama argomentare le proprie tesi e arricchirle di particolari, sulla Libia si contiene, sembra voler esplodere ma il dolore del ricordo delle esperienze atroci che ha vissuto nei campi di detenzione è troppo e penso provi vergogna per la disumanizzazione che ha vissuto nel suo passato. Oggi non vuole parlare della Libia, ci pensa in silenzio ma non mi dice nulla forse perché vorrebbe non ricordare di essere stato uno schiavo, e vorrebbe che io lo conoscessi solo per l’uomo coraggioso che ha dimostrato di essere e che si afferma ogni giorno con decisione nella società che lo ha accolto.
Aboubacar oggi non ne parla, ma negli ultimi mesi l’argomento Libia è emerso sempre più spesso, sia nelle discussioni di gruppo, che nei colloqui individuali e ha diffuso angoscia e paura tra i rifugiati dello Sprar di Tricase. Si tratta di un gruppo eterogeno per provenienza, lingua, cultura e religione, ma accumunato per la maggior parte dall’aver vissuto l’esperienza della Libia, ovvero delle torture fisiche, delle minacce psicologiche e delle privazioni del sonno e del cibo.
Spesso durante i corsi di alfabetizzazione, dedichiamo alcune lezioni agli approfondimenti sul loro status di titoli di protezione internazionale. Ultimamente abbiamo parlato della Convenzione di Ginevra del 1951, ricordando ai nostri ospiti che la Libia non ha mai firmato tale Convenzione e che per questo motivo non sarebbe potuta essere considerata un paese di accoglienza per i rifugiati. In questi giorni però leggiamo di un’Europa che costruisce muri, che respinge e che diniega, e soprattutto di un’Italia che considera la Libia un “porto sicuro” e le sue prigioni, dove sono stati sodomizzati e resi schiavi,centri d’accoglienza “all’avanguardia”.Ciò spaventa e angoscia molto i rifugiati dello Sprar di Tricase, che quotidianamente si informano e prendono coscienza dei cambiamenti politici che sono in corso nel nostro paese.
E proprio loro, la settimana scorsa hanno portato alla nostra attenzione l’iniziativa lanciata da Libera e sostenuta anche da Arci nazionale, da Legambiente a dall’ANPI, “una maglietta rossa per fermare l’emorragia di umanità”.
Insieme abbiamo letto l’appello e abbiamo spiegato loro perché noi operatori Arci e tanta altra gente in Italia intendevamo sposare questo piccolo gesto per dimostrare solidarietà alle vittime dei naufragi.
L’appello recitava:
Una #magliettarossa per #fermarelemorragia di umanità
indossiamo una maglietta rossa per un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà
Rosso è il colore che ci invita a sostare. Ma c’è un altro rosso, oggi, che ancor più perentoriamente ci chiede di fermarci, di riflettere, e poi d’impegnarci e darci da fare. È quello dei vestiti e delle magliette dei bambini che muoiono in mare e che a volte il mare riversa sulle spiagge del Mediterraneo. Di rosso era vestito il piccolo Aylan, tre anni, la cui foto nel settembre 2015 suscitò la commozione e l’indignazione di mezzo mondo. Di rosso erano vestiti i tre bambini annegati l’altro giorno davanti alle coste libiche. Di rosso ne verranno vestiti altri dalle madri, nella speranza che, in caso di naufragio, quel colore richiami l’attenzione dei soccorritori.
Muoiono, questi bambini, mentre l’Europa gioca allo scaricabarile con il problema dell’immigrazione – cioè con la vita di migliaia di persone – e per non affrontarlo in modo politicamente degno arriva a colpevolizzare chi presta soccorsi o chi auspica un’accoglienza capace di coniugare sicurezza e solidarietà. Bisogna contrastare questa emorragia di umanità, questo cinismo dilagante alimentato dagli imprenditori della paura. L’Europa moderna non è questa. L’Europa moderna è libertà, uguaglianza, fraternità. Fermiamoci allora un giorno, sabato 7 luglio, e indossiamo tutti una maglietta, un indumento rosso, come quei bambini. Perché mettersi nei panni degli altri – cominciando da quelli dei bambini, che sono patrimonio dell’umanità – è il primo passo per costruire un mondo più giusto, dove riconoscersi diversi come persone e uguali come cittadini.
E oggi ne ho parlato di nuovo con Aboubacar, gli ho raccontato del perché avessimo indossato quelle maglie rosse e mentre osservava la nostra foto di gruppo sul mio cellulare - in cui siamo stretti dietro la nostra bandiera e sorridiamo - ho strappato un sorriso anche a lui che con la sua solita fierezza e il suo sguardo vispo fisso nei miei occhi mi ha detto “gli italiani sono molto buoni!”.
di Carlo A. Cerfeda
ATTO SECONDO E SEGUENTI......
Innanzi tutto sento il dovere, e non per ipocrita formalismo (non è mai appartenuto e nè appartiene al mio carattere), di ringraziare il direttore editoriale e la redazione de "IL VOLANTINO" per l'ospitalità.
E veniamo al problema del quale dovrebbero interessarsi tutti i cittadini e, in particolare, tutti quelli che sanno almeno leggere, scrivere e far di conto! Dimostriamo, come sempre e lo sostengo con prove e convinzione, una pecoreccia accettazione di tutto quello che fanno di negativo o non fanno affatto i nostri politici locali e nazionali da sempre!... Ci si lamenta; si plaude al contestatore di turno; si osanna per chi dissente ma, poi, tutto rientra nella totale abulìa ed indifferenza, secondo il pregiudizio per il quale:
"é inutile parlare! Tutto resta come prima e ci si crea solo nemici! E' sempre meglio non disturbare il conducente di turno! Si potrebbe aver bisogno!..."
E veniamo al tema dei rifiuti.
1- Chiederei ai politici - Sindaco in testa, vice-Sindaca, assessori e consiglieri di maggioranza e di opposizione - se hanno avuto l'interesse a leggere con la dovuta attenzione quanto scritto nel calepino, ossia nel libretto, consegnato con i sette secchi (i sette vizi capitali), compreso il "RIFIUTOLOGO". Avrebbero dovuto e dovrebbero farlo: per dovere funzionale e.... per le indennità che si percepiscono e che paghiamo noi cittadini, insieme al costo della raccolta rifiuti. Caso contrario, dovrebbero solo vergognarsi ed avere l'onestà di dimettersi per incapacità amministrativa!...
2- I nostri amministratori, sia quelli attuali e sia quelli che li hanno preceduti, in occasione della firma della convenzione e/o appalto, si sono resi conto di cosa veniva chiesto ai cittadini per una raccolta iperdifferenziata che grava solo sugli utenti e che sembra non esistere in nessuna altra parte d'Italia?!...
3- I cittadini responsabili ed attenti alla salvaguardia del proprio Comune quando decideranno di alzare la testa, visto che quella dei politici sembra essere tanto vuota da pendere, come un fiore appassito che sarebbe meglio recidere virtualmente proprio in vista della responsabilità che graverà solo sulla cittadinanza?
Vero è che ci si affida alle solite geremiadi, ossia alle inutili lamentele orali, e si attende che
"IL VOLANTINO" assolva, di sua iniziativa, compiti che per anni non hanno inteso di assumere in prima persona.
Ma, nonostante purtoppo i problemi che mi riguardano -compresa l'immensa fatica dello scrivere non solo con il PC- non intendo rinunciare ad assumermi le responsabilità come essere pensante e come cittadino che paga le tasse e vorrebbe avere servizi se non eccellenti almeno sufficienti e nel rispetto di quanto dicono le norme sulla raccolta differenziata che, temo, ci porterà a non poter usufruire di raccolte domiciliar: neanche su prenotazione, come previsto nel "RIFIUTOLOGO" perchè i numeri di telefono, stranamente, risultano sempre....occupati!!!...
Ci stiamo avviando anche noi verso un'altra "TERRA DEI FUOCHI" con annessi "manutengoli" e gregari?! Ci auguriamo di no!....
Sempre pronto ad ogni tipo di civile contraddittorio, purchè serio e documentato e senza secondi fini, ringrazio ancora per l'ospitalità.
Si amplifica l’impegno artistico dell’ Associazione di Alta Cultura Musicale “W.A. Mozart” e del Centro Artistico Internazionale del Mediterraneo che per il secondo anno consecutivo sono partner del Festival Internazionale Counterpoint. Quest’anno il tema sarà particolarmente interessante ed al contempo affascinante.
Le toccate dell’autore salentino Leonardo Leo sono state oggetto di rivisitazione in chiave contemporanea da parte della classe di composizione del Conservatorio “G. Pierné” di Metz (Francia) in un progetto iniziato lo scorso luglio e che ha visto la supervisione del compositore e docente M° Filippo Zapponi. La tappa salentina del Counterpoint festival si realizzerà grazie all’impegno ed alla volontà della direttrice artistica la flautista statunitense Linda Wetherill Di Martino la quale trovatasi a Tiggiano per vacanza ha da subito potuto apprezzare la bellezza artistica e paesaggistica del piccolo centro oltre che aver intessuto solidi rapporti di sincera amicizia con i responsabili del Centro Artistico Internazionale del Mediterraneo.
Durante la serata verranno proposte le toccate originali e la loro riscrittura in chiave contemporanea. Il pubblico verrà guidato nell’ascolto dal M° Giovanni Calabrese, direttore artistico del progetto, che al pianoforte si cimenterà in un repertorio ricco di meravigliose armonie. “Il lavoro svolto dai ragazzi del conservatorio di Metz è bellissimo, pur se con un po’ di timore reverenziale verso un ambito musicale a me nuovo mi approccio a questa nuova avventura musicale con l’entusiasmo e l’impegno di sempre. Con l’ amico Filippo Zapponi abbiamo voluto sperimentare questo nuovo filone musicale che aggiunge prestigio alle attività svolte dall’ Associazione di Alta Cultura Musicale “W. A. Mozart””.
Il filone di ricerca artistico è stato esteso anche alle arti visive e alla poesia, ho coinvolto gli amici Giuseppe Alessio e Pasquale Santoro in questa nuova avventura i quali con grande generosità hanno aderito all’innovativo progetto.” Dunque sarà di nuovo in campo la squadra di Stazione di Posta a Sud Est per un’imperdibile serata culturale di respiro internazionale e dal gusto barocco/contemporaneo.
La serata vedrà la partecipazione straordinaria della flautista Linda Wetherill Di Martino,primo flauto dell’Ensemble Intercontemporain and IRCAM di Parigi all’epoca di P. Boulez, e la presenza del curatore didattico del progetto M° Filippo Zapponi, di quest’ultimo verrà eseguito il brano per pianoforte a flauto “Atique”. L’appuntamento, patrocinato da Comune di Tiggiano, Conservatoire “G. Pierné” di Metz, Unione dei Comuni Terre di Leuca e Fondazione de Finibus Terrae, è per giovedi 12 luglio ore 21.00 presso l’atrio dell’incantevole Palazzo Serafini Sauli di Tiggiano.
Ingresso libero
Antonio Raone, rassegna irrevocabilmente le proprie dimissioni da dirigente e presidente dell’Asd Atletico Tricase, e rimette nelle mani del signor sindaco del Comune di Tricase il titolo sportivo dell’Asd Atletico Tricase.
La lettera integrale
Tricase, 6 luglio 2018
Signor sindaco, Signor presidente Tisci, Signor Segretario Maglie,
dopo un prolungato periodo di silenzio, che mi sono imposto al solo fine di comprendere fino in fondo se la mia permanenza alla guida dell’Asd Atletico Tricase fosse o meno ritenuta gradita alle Istituzioni Comunali di Tricase, alle forze imprenditoriali della Città e, non ultimi, ai tifosi organizzati del Tricase, mi riprendo la “parola” per dettare una soluzione definitiva alla possibilità di continuare, insieme al gruppo dirigenziale che mi ha affiancato, a rimanere alla guida della Società rossoblu tricasina.
Mi si consentirà, naturalmente, di argomentare, preliminarmente, i contenuti e il senso delle mie decisioni.
Sgombro subito il terreno rigettando, in maniera forte e decisa, le malevoli insinuazioni, sicuramente gratuite e prive di alcun fondamento, di quanti avrebbero voluto vedere nel mio impegno alla guida del Tricase una sorta di “investimento” per impegni extracalcistici che mi hanno visto e potrebbero vedermi ancora protagonista nella vita pubblica del nostro Paese. A questi “amici malevoli” desidero ricordare che nella mia vita non ho mai, e dico mai, “investito” sulle libertà di scelta democratica dei Cittadini della mia città Presicce e del Capo di Leuca più in generale, men che meno sulla democrazia di una Città che da sempre è posta a riferimento per tutto il Capo di Leuca, qual è la Città di Tricase.
Invitato da Amici di Tricase, per due stagioni, ho messo a disposizione della storia calcistica tricasina, sicuramente di grande tradizione quanto a valori e a testimonianza nelle competizioni dilettantistiche regionali e, nel suo passato, anche in palcoscenici nazionali, uomini, sostegno economico-finanziario, ma, soprattutto, ben operare ed entusiasmo nell’immaginare che si potesse progettare un futuro partecipato e sicuramente in grado di dare, in prospettiva, ancora più lustro alle già luminose stagioni calcistiche del calcio locale. Nella consapevolezza che la disputa del campionato della Prima Squadra non dovesse racchiudersi in un impegno di solo definito calendario calcistico, ma dovesse rispondere all’imperativo di: diffondere un’idea forte dello sport, dei suoi diritti, delle sue potenzialità e risorse che, anche se riconosciute, troppo spesso non vengono adeguatamente sostenute; promuovere manifestazioni, eventi che sappiano esprimere un grande coinvolgimento giovanile e rappresentare momenti di fratellanza e solidarietà; sostenere momenti formativi riferiti agli operatori del mondo sportivo per migliorare la conoscenza sugli aspetti gestionali; sensibilizzare tutto il mondo sportivo sulle necessarie collaborazioni da attivare con il mondo della disabilità e sulla solidarietà; favorire la comunicazione con società sportive, tesserati e loro famigliari per un maggiore coinvolgimento di tutti gli attori dello sport giovanile; valorizzare il lavoro svolto dalle associazioni sportive impegnate in un progetto di più ampio respiro sportivo globale in Tricase, sostenendo in particolare le azioni rivolte verso le realtà più deboli e svantaggiate, incentivando le società sportive che avessero dimostrato la coerenza delle proposte, rispetto alla coerenza stessa del Progetto che andavamo dispiegando sul territorio. Mosso solo dal dettato dell’Unione Europea nel Trattato di Amsterdam del 2 ottobre 1997,
“Si riconosce la rilevanza sociale dello sport, in particolare il ruolo che esso assume nel forgiare l’identità e nel ravvicinare le persone. L’invito è di prestare ascolto alle associazioni sportive, con un’attenzione particolare riservata allo sport dilettantistico.”, ho promosso la nascita della Polisportiva “CASA DELLO SPORT-CITTA’ DI TRICASE”, dando alla stessa anche una sede in Corso Roma (servita, purtroppo, solo per accogliere alcuni che intendevano giocare a carte!!!).
Al termine del campionato scorso, mi sono imposto il silenzio. Anche se ho chiesto che si sondasse l’imprenditoria locale o, comunque, i tanti sportivi interessati al futuro del calcio locale, per assumere quegli impegni condivisi che erano stati posti alla base del progetto “Casa dello Sport-Città di Tricase”. Anche perché, e lo dico sottovoce, per un campionato intero sulle maglie del Tricase c’è stato un solo logo-sponsor: il triangolo verde-bianco-rosso con al centro la scritta “Casa dello Sport-Città di Tricase”. Non un’azienda del mio gruppo imprenditoriale. Tricase…solo Tricase.
Ho atteso. Ho convocato una riunione, andata disattesa dalla maggior parte.
Poi, come d’incanto, ecco che, per il terzo anno consecutivo, sono venuti fuori comunicati stampa che parlavano di cordate imprenditoriali, tra l’altro, si è scritto essere reali e certificate, e quindi credibili, pronte a fiancheggiare l’imprenditore Antonio Raone. Al solo fine di saggiarne la realtà esistenziale ho dato mandato che si richiedesse a queste cordate di materializzarsi e di depositare un assegni non trasferibile intestato all’Asd Atletico Tricase. Non un’indicazione di somme, o altro, ma solo l’espressione di autentica volontà di cambiare marcia rispetto ai due anni passati.
Tra l’altro, proprio nell’immediatezza della conclusione dei play-off, avevo rilasciato un’intervista a La Gazzetta del Mezzogiorno in cui dichiaravo: “Io ci sono. Ma desidero constatare una presenza imprenditoriale accanto a me”. Non parlavo né di somme né di denaro in genere, ma di “presenza”. Esattamente, in vista della costruzione di un percorso nuovo e condiviso.
Ho atteso. Solo silenzi. E una selva di telefonate ai miei collaboratori. Con richieste di esprimermi in modo <da consentire, eventualmente, ad altri (suppongo le cordate di cui innanzi) di poter programmare il futuro del Tricase.
Ma in questo “silenzio assordante”, c’è stato chi ha parlato.
Ed è stata la Giunta Municipale di Tricase, che, all’unanimità, ha adottato la DELIBERAZIONE N. 142 DEL 23/05/2018, “AFFIDAMENTO IN CONCESSIONE CAMPO SPORTIVO SAN VITO DI VIA OLIMPICA E CAMPO SPORTIVO DELLA FRAZIONE DI LUCUGNANO”.
Interessante la PREMESSA di questa DELIBERAZIONE:
Premesso:
Richiamata la delibera del Commissario Straordinario n. 15 del 25-08-2011, con la quale viene deciso, tra l’altro, la predisposizione da parte dei Responsabili del Servizio, di apposito bando pubblico per l’affidamento in gestione dell’impianto sportivo San Vito di via Olimpica ad eccezione della parte riguardante il “Circolo Tennis”;
– che oltre al San Vito, anche il campo sportivo della frazione di Lucugnano è attualmente utilizzato senza specifico affidamento in gestione;
– che le motivazioni derivano essenzialmente dal fatto che una gestione diretta richiede impegno di personale e risorse finanziarie che questo Comune non può più sostenere in quanto l’Ente non dispone di personale idoneo e sufficiente a garantire la gestione dei predetti impianti;……”.
Annoto che la Giunta Municipale di Tricase, in una data che ricade ancora in un periodo in cui lo Stadio “San Vito” è affidato all’Asd Atletico Tricase, al solo fine di dare risposta ad una Società che, legittimamente inoltra una richiesta, adotta una DELIBERAZIONE DI INDIRIZZO, senza pensare per un istante di aprire un confronto preventivo con la Dirigenza e il Presidente dell’Asd Atletico Tricase, che pure, nel corso del campionato, è intervenuta, a proprie spese, per la ristrutturazione del terreno di gioco, con notevole esborso di energie economico-finanziarie. E voglio ricordare che il terreno di gioco e il suo adeguamento sono interventi strutturali e non di ordinaria manutenzione.
Si potrebbe obiettare: Ma la deliberazione dice altro. Giusto.
Infatti, dice anche:
“Dare indirizzo all’Ufficio di predisporre tutti gli atti necessari e conseguenti ai fini dell’attuazione del presente deliberato, avendo presente in particolare i seguenti criteri nella redazione del bando:
A preoccupare è proprio l’ultimo comma, quello “Stabilire che l’utilizzo dell’impianto sportivo San Vito sia prioritariamente riservato per le attività agonistiche della prima squadra demandando ai successivi atti, gli oneri a carico dei fruitori dell’impianto sportivo”.
E mi spiego.
Non si sente il dovere morale di interpellarci, ben sapendo che l’affidamento in concessione dello stadio deve passare prioritariamente da una valutazione oggettiva delle criticità strutturali dello stesso su cui bisognerebbe intervenire, perché si corre il serio rischio che possa essere dichiarato inagibile (vedi lo stato statiche delle strutture della tribuna coperta, della tribunetta ospiti, della gradinata, degli spogliatoi, dei locali che accolgono il magazzino….), salvo a inviarci il messaggio dello “Stabilire…..demandando ai successivi atti, gli oneri a carico dei fruitori dell’impianto sportivo”.
Domanda: E gli interventi di manutenzione straordinaria, peraltro a conoscenza dell’Assessore comunale allo Sport, hanno mai trovato un’attenzione da parte dell’Amministrazione comunale?
Le conclusioni.
Sono stato onorato di aver potuto guidare l’Asd Atletico Tricase.
Ma credo sia giunto il momento che il sottoscritto e i collaboratori che fanno riferimento al suo gruppo imprenditoriale facciano un passo indietro.
E’ giunto il momento che le preannunciate “cordate imprenditoriali locali”, di cui avrei voluto avere il piacere di conoscerne volti e storie al solo fine di progettare itinerari condivisi di gestione dell’universo sportivo a Tricase, e, quindi, ivi compresa l’Asd Atletico Tricase, facciano un passo avanti e assumano la gestione dell’Asd Atletico Tricase.
Pertanto, a fare data di lunedì 9 luglio 2018, il sottoscritto ANTONIO RAONE, Presidente dell’Asd Atletico Tricase, RASSEGNA IRREVOCABILMENTE LE PROPRIE DIMISSIONI DA DIRIGENTE E PRESIDENTE DELL’ASD ATLETICO TRICASE, e RIMETTE NELLE MANI DEL SIGNOR SINDACO del COMUNE di TRICASE il TITOLO SPORTIVO dell’ASD ATLETICO TRICASE.
Nei prossimi giorni provvederò ad inoltrare formale comunicazione di merito all’Agenzia delle Entrate-Sede di Casarano.
Un pensiero e un ringraziamento finale ritengo di doverlo sinceramente riservare a quelle Persone che con abnegazione e con lealtà hanno collaborato con intelligenza con il sottoscritto: dall’equipe dei tecnici, primo fra tutti l’allenatore Sig. Rocco Errico, il Segretario Sig. Rocco Maglie, il Magazziniere Sig. Antonio Scarascia, tutti i dirigenti che con me hanno condiviso questo cammino.