Orazio Mitri non è più l'allenatore dell’Atletico Tricase
Il tecnico si è dimesso…
Mitri al nostro telefono conferma le dimissioni…
Adesso scatta la caccia al sostituto....
"L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. E’ la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perchè la massa degli uomini abdica alla sua volontà, LASCIA PROMULGARE LE LEGGI che solo la rivolta potrà abrogare, LASCIA SALIRE AL POTERE uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare.
Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perchè non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?"
L'indifferenza è anche il peso morto della piccola, piccolissima, storia di Palazzo Comi in questo Salento svestito e messo in vendita.
Abbiamo lottato, stiamo lottando contro questo scempio, abbracciando altre lotte in difesa del Territorio, del Patrimonio culturale, del Paesaggio.
Questo terremoto sta travolgendo certamente noi tutti e tutte del Comitato Pro Palazzo Comi ma, come Gramsci insegna, saremo tutti vittime. Anche VOI.
La fatalità non c'entra nulla: dovremmo dire, finalmente, che si tratta di VOLONTA'.
Dovremmo capire, finalmente, che è giunto il momento di riappropriarci della nostra storia perchè non c'è altro modo per costruire un futuro degno di essere vissuto.
Gloria Fuortes ha studiato, ha sudato, ha condiviso, lottato e PAGATO.
In quasi 10 anni di servizio presso Palazzo Comi è riuscita a fare quanto non si era fatto per lungo tempo. In grande e continua sintonia con i suoi collaboratori ha messo mano al prezioso tesoro conservato a Lucugnano e cominciato un lungo e certosino lavoro di riorganizzazione, archiviazione e trascrizione.
Senza risorse, spesso ricorrendo all’autotassazione, ha favorito incontri ed eventi a Palazzo Comi collaborando con associazioni, gruppi e Amministrazioni del territorio.
Casa Comi è stata, e per tutti lo è ancora, la sua casa.
Non c’è stanza, libro o manoscritto che Gloria Fuortes non conosca.
Accompagnatrice e narratrice preparata e discreta. Appassionata e rispettosa di Girolamo Comi e della sua vicenda, fino al punto di anteporre al proprio interesse quello “comune”.
E l’epilogo è quello che oggi raccontiamo.
Capita, ed è accaduto, che Regione e Provincia non riescano a trovare “posto” per una qualificatissima ed espertissima Bibliotecaria in prima linea nella difesa e nella tutela di una delle Biblioteche più importanti del territorio.
Gloria Fuortes non è più la Responsabile della Biblioteca di Palazzo Comi ed è, invece, nella disponibilità del Ministero di Grazia e Giustizia, impiegata negli uffici territoriali di Lecce, a dispetto di oltre 35 anni di servizio.
Questa vicenda certifica la totale inadeguatezza di un’intera classe politica ma la responsabilità del suo allontanamento da Palazzo Comi è di tutti noi. SIAMO NOI I VERI COLPEVOLI.
Noi nella nostra indifferenza.
Sono giorni tristi, cara Gloria. Noi resteremo certamente al tuo fianco. Noi non abbasseremo di nuovo la guardia.
di Senofonte Cavalieri
SAN VALENTINO 2017
Per dare alla vita la forza e lo spirito
di cui ha bisogno,
bisogna dare sfogo al proprio pensiero.
“CARA AMICA”
… si,
mi liberasti dalle pene mie
e ne fui contento
ma,
me ne daresti ancor,
ancor più assai
da momento che ti trasportai
nel lume
del mio pensiero …
di Pino Greco Siamo in corso Giulio Cesare incrocio via Marco Aurelio via Vespasiano.
Siamo dalle parti della zona 167. È accaduto ancora.
Quello stop purtroppo è già stato teatro di incidenti. Il morto c'è già stato.
E’ la stessa strada, lo stesso incrocio sulla quale aveva perso la vita un uomo diversi anni fà.
Se ne parla in Città da un pò di tempo.
Molti cittadini residenti sono all’esasperazione per le condizioni di scarsissima sicurezza della strada, dove molti passano a velocità sostenuta. Quell’incrocio è pericoloso, deve essere sistemato. È necessario trovare soluzioni che possano impedire il ripetersi di gravi incidenti. Molti tendono a rallentare, poi controllano che non arrivi nessuno e procedono.
Corso Giulio Cesare, è diventato un rettilineo da percorrere come se fosse una pista di accelerazione
Moderare la velocità e migliorare la segnaletica, tante le proposte per rendere più sicuro l’incrocio.
Corso Giulio Cesare rappresenta anche croce e delizia di agenzie assicurative e avvocati
Insomma, cos’altro aggiungere a una immagine, un incrocio che parla da sé
Caro Direttore,
Sono stato raggiunto da tante telefonate di amici e parenti preoccupati per la mia persona. Non riuscivo a capire fino a quando non mi hanno spiegato di essere apparso sul tuo giornale come futuro protagonista della trasmissione ‘Chi l’ha visto?’ Con tanto di data ed ora. Ho sempre apprezzato l’humor della tua Redazione e qualche volta ho applaudito al modo, anche sbarazzino, con il quale una Rubrica del tuo giornale fa, scherzando, informazione. Però consentimi di farti un appunto.Quello di cui sono stato oggetto, nell’ultimo numero del tuo Giornale, non aveva nulla di humour ma solo tanto cattivo gusto. Conoscendo la tua persona mi aspetto pubbliche scuse dal tuo Giornale per fare definitiva chiarezza su scelte che riguardano esclusivamente la mia vita privata.Sono certo che simili sgradevoli episodi non si ripeteranno mai più.Diversamente sarò costretto ad agire a tutela della mia serenità e quella delle persone a me care
Con amicizia
Vincenzo Errico
Caro Vincenzo,
pubblico la tua lettera e spero che questo basti per le scuse.Non pensavo, francamente, che la stampa avesse tutta questa... forza e che l’aggiunta di ora e data potesse stravolgere il senso di un pezzo sul cui contenuto c’era stato un tuo assenso di massima. Vorrai comunque accettare le mie scuse che sono dovute per le preoccupazioni suscitate nei tuoi amici e familiari e ti assicuro che in futuro, per evitare spiacevoli inconvenienti, non pubblicheremo notizie che possano apparire come indebite invasioni di cattivo gusto nella tua vita privata, anche se te lo assicuro non era proprio questa la nostra
Alessandro Distante
Intervista all’on. Antonio Lia
Parlando di trasporti ma anche di... candidatura
All’on.le Antonio Lia, già componente della Commissione Trasporti alla Camera, abbiamo posto alcune domande sull’argomento trattato da Giuseppe Panico nello scorso numero.
On.le Lia, il treno Freccia Rossa continua a tenere banco. Fino a Bari o fino a Lecce?
Le sorti del Freccia rossa fino a Lecce ci sta appassionando e mobilitando. E lo dico da convinto sostenitore della strada ferrata perché più sicura, più romantica, più rilassante e perché, nel tempo occorrente per il percorso, ti permette di leggere un buon libro, scrivere o sbrigare altre faccende.
Ma una rete di trasporti non è solo il treno.
Sì è vero, ma prima di tutto voglio dire che la questione dei trasporti non è soltanto una questione di velocità. Una seria cultura sui trasporti ci porta a capire che i trasporti sono parte integrante della vita sociale, economica, occupazionale del paese. Devo dire che sui trasporti il popolo e i politici pugliesi sono poco informati o acculturati, non è un problema che hanno mai preso nella dovuta considerazione.
Si spieghi meglio
La Puglia ha 800 Km di coste ed è a poca distanza dalle coste Dalmate, Albanesi, Greche e di fronte al Capo di Leuca, più distante, c’è tutto l’arco delle coste africane. Molti anni fa era già prevedibile la crisi dei Paesi della vecchia Europa; i mercati, l’economia si indirizzavano da tempo verso nuove frontiere ed il Medio Oriente era tra queste; bisognava quindi guardare in quella direzione. La Puglia ha una posizione strategica nel Mediterraneo, la politica era chiamata a decidere se la nostra Regione ed il nostro Salento doveva assumere un ruolo da protagonista nei rapporti con i Paesi in via di sviluppo o subire gli eventi, la trasformazione; la politica doveva programmare una Puglia pontile dell’Europa o Porto per il Mediterraneo.
Ma Lei è stato in Parlamento. Viene da chiederLe: cosa ha fatto?
La mia permanenza per dodici anni in Commissione trasporti, alla Camera dei Deputati, mi portò a darmi da fare per il doppio binario, l’elettrificazione, il corridoio 8 (Brennero, Brindisi, Igumenitsa); mi occupai molto anche dei trasporti marittimi. L’occasione, su quest’ultimo argomento, mi fu data dalla discussione, in Commissione, della legge sul riordino delle Autorità portuali; non era previsto alcun ruolo per la nostra Regione che restava come sempre esclusa dal sistema. Lo spunto mi venne dai ricordi di mia moglie che mi parlava spesso del suo bisnonno: pittore presso il Vicerè d’Egitto, che per raggiungere quel paese si imbarcava a Napoli, poi dal 1870 faceva i suoi viaggi con la Valigia delle Indie della Società Italiana Adriatico-Orientale che collegava Brindisi con Alessandria d’Egitto. Vincenzo Valente, pittore della casa reale, partecipò il 17.11.1869 all’inaugurazione dell’apertura del canale di Suez dipingendo un grande quadro dell’avvenimento per il Vicerè d’Egitto e disegnò le scene dell’Aida che in quell’occasione doveva essere rappresentata al Cairo da Giuseppe Verdi. La storia mi incuriosì e pensai: perchè le navi che vengono dall’Oceano Indiano per raggiungere i Paesi del nord Europa dopo aver superato il canale di Suez devono attraversare tutto il Mediterraneo passando per lo stretto di Gibilterra e risalire l’Oceano Pacifico per poi approdare nei porti di quei Paesi? Decisi di presentare una proposta di legge che prevedesse, nel riordino delle Autorità portuali, i porti di Bari, Brindisi e Taranto. Potenziare quei porti per convogliare il traffico marittimo. Un’occasione per la Puglia. Mi rivolsi a diversi Parlamentari pugliesi, di tutti i Partiti, perché firmassero la mia proposta ma nessuno credeva alla mia idea e la proposta fu presentata con la sola mia firma. In Commissione fu battaglia, ma alla fine la legge fu approvata nel 1994 con l’inserimento, tra le Autorità Portuali, dei Porti di Bari, Brindisi e Taranto. Ho sperato tanto che la Regione di Fitto e di Vendola facessero tesoro di questa grande conquista ma non fu così, ho anche affidato ai 5 stelle la mia legge; la questione non fu mai presa in considerazione ed ora il nuovo riordino vede in Puglia una sola Autorità Portuale.
Tutto finito allora?
Temo di sì; quella legge era un’occasione per trasformare l’economia, incrementare l’occupazione, sviluppare il territorio, se è vero, come è vero, che città come Trieste o Genova devono molto del loro sviluppo ai loro porti. Mi sono convinto che il mancato sviluppo del Sud non dipende dalla nostra posizione geografica marginale o dalle persone che, con coraggio, non abbandonano queste terre del Sud Italia ma dalla scarsa capacità dei politici a capire i bisogni e a saper trovare le soluzioni per risolvere i grandi problemi.
A proposito di politici e di capacità di risolvere i problemi; qualcuno, anche sul nostro Giornale, chiede una Sua candidatura a Sindaco di Tricase: cosa c’è di vero?
E’ una domanda che mi mette in difficoltà; dare ora una risposta è difficile e complicato ma Le confermo che sono tanti a chiedermi di presentare la mia candidatura a Sindaco di Tricase e di questo sono molto lusingato anche perché sono in particolare i giovani a chiedermelo.
Ed allora, candidato?
La verità è che Tricase, caro Direttore, ha bisogno di “Idee nuove e di uomini nuovi” che sappiano avere passione e amore per la Città, che conoscano i problemi, che sappiano dare speranza al paese ed in particolare ai giovani; persone capaci, efficienti, volenterose e predisposte a servire; che sappiano far ritrovare l’identità e la dignità che spetta ad una Città che è stata sempre guida dei Comuni del Capo di Leuca, che sappiano proporre un progetto di crescita che guardi al futuro per creare quello sviluppo che deve guardare lontano e non solo alle politiche quotidiane.
Insomma un ruolo importante per Tricase
Tricase deve candidarsi a svolgere questo ruolo nell’interesse della Città e dell’area vasta che ha il dovere di rappresentare; deve essere la locomotiva del territorio. Vorrei tornare sul tema trasporti: tanti anni fa, su Nuove Opinioni, descrissi ampiamente un progetto di trasporti periurbani con circolari extraurbane e piste ciclabili che mettessero in comunicazione i vari paesi, un progetto che possiamo definire ancora attuale.
Un altro tema importante per un programma amministrativo, dunque
Se gli amici di Tricase, gli elettori, condividono queste idee, possiamo lavorare insieme per realizzarle trovando la persona più adatta a guidare questo percorso; io non mi sottrarrò a dare il mio contributo e la ricchezza delle mie esperienze. Ho dedicato tutta la mia vita da Parlamentare, Sindaco di Specchia, Presidente del GAL Capo di S.M. di Leuca ed anche da semplice cittadino, per lo sviluppo della nostra terra. Mi auguro che il territorio, nel quale abbiamo avuto la fortuna di nascere, sappia dare risposte alle tante domande della gente; sappia sfruttare al meglio, in termini di nuove opportunità di lavoro, quanto la natura ci ha dato, in particolare, nel campo del turismo, dei beni culturali e della cultura, dell’ambiente, dell’agricoltura, facendo perno sul fattore umano che è campione di accoglienza e ospitalità. Tricase, caro Direttore, ha il dovere di guidare questo cambiamento e ridare al territorio rappresentanze nelle Istituzioni nelle quali ora siamo orfani.
di Giuseppe R. Panico A Tricase abbiamo una delle piazze più belle del Salento (P.Pisanelli), una fra le più grandi (P.Cappuccini), altre minori ed una nuova e grandicella in attesa del…miracolo. Da noi però, anche i santi di paese, se non hanno santi più potenti in paradiso, si devono accontentare di quello chepassa il…Gallone. Solouna chiesa, ma sovente “scippata” della antistante piazza o slargo,non più adibita a fini religiosi o sociali,ma personali, quelli del parcheggio. E così, oltre a chidelle chiese ne imbrattai muri con le bombolette, senza che poi nessuno glieli faccia ripulire con le loro unghie inzuppate nel solvente,tanti altri, con le loro auto ed il placet delle istituzioni, ne “imbrattano” gli spazi antistanti. Non più madonnari, con le loro immagini religiose e delebili gessetti coloratisull’asfalto, meno bimbi a giocare, pochi turisti a fotografare e molti di noi con“sindrome”da parcheggio in piazza e telefonino in testa.
Arte, storia e tradizioni cittadine, fonte di cultura, turismo ed economia ne sono così offese e svilite Fra i bimbi battezzati, circa un ventennio fa nella nuova chiesa di S.Antonio,che, uscendo in braccio a mamma o papà, già piangevano vedendola vicina piazzacosì incolta e incompleta, moltigià studiano altrove. Tornando fra noi e rivedendol’” incompiuta”, si chiedono a voltese cambiare chiesa o cambiare paese. Comunque non tornano e vannoa piazzarsi altrove, ivicreando sviluppo e cultura. E così il quartiere più nuovo, moderno e popoloso della città che tenta di valorizzarsi non solo di martedì con la tradizionale”chiazza culli brei”, ma ogni giorno con il commercio di qualità ed ampi e moderni negozi, ha solo unaindegna “agorà”. Quasi un simbolo della decennale incuranza degli eletti,fattasi forza politica, e della debolezza degli elettori, fattasi assuefazione al potere.Forse sarà ancora il PUG (Piano Urbanistico) che, più che un contenitore, sembraormai un tardivo“bidone aspiratutto” dei nostri sogni,magagne, incompiute e ritardi,o la prossima amministrazione che, ereditando tale “bidone”, vorrà impegnarsi afare subito, almeno per quella piazza, un“miracoluccio”.
Ma lasciando da parte grandiosi e costosi progetti “piazzati” da tecnici e progettisti, urbanisti e qualunquisti anche d’oltre paese. Di conti in rosso ne abbiamo già tanti, di prati verdi molto meno, di fresche ombre nemmeno e di tecnici paesani abbastanza. Basterebbero tanti alberi della nostra terra che ricordanoanche la storia della nostra religione edella nostra economia. E se per quel Santo non sarà un’altra “Piazza dei Miracoli” come al Nord, potrebbe essere almeno la“Piazza degli Ulivi” di questo nostro Sud. Oltre agli ulivi, solo semplicisiepi evialetti, comode panchine in legno, qualchegiochetto per i bimbi eun po’ di spazio per i cani ed i loro amici che, sovente, amano più iloro“pets” (animali) degli altrui “kids”(bimbi). Al centroo “alla ripa”,una capace tettoia ove anziani(e mamme e bimbi) possono anche ripararsi da intemperie o troppo sole o farsi una scopa e o un tre-sette. L’immenso debito pubblico nazionale, frutto degli insani costi e insane scelte della politica che noi siamo o che noi votiamo, e che manco i pronipoti ancora nati riusciranno a sanare, se non svendendo ai creditori, in gran parte stranieri, case, chiese e cimiteri,Gallone e Colosseo,non ci consente di aggiungere altra arte, come statue femminili con torcicollo e ignoto viso rivolto al cielo fra alti pubblici zampilli.
Ma almeno, si spera, qualche pubblico ed utile“servizio”, tipo quello checi induce, di solitoin privato, a guardare invece in basso, prendere la mira e, se non proprio fare centro, mettere almeno dentro quel personale“zampillo”da basso ventre e alta urgenza. Il “sacchetto” ogni tanto va svuotato anche fuori-casa. Lo avevano capitotutti da millenni, anchei romani con i loro vespasiani e pure i saggi tricasini di una volta con i bagni pubblici in Piazza Pisanelli. Ora invecelo capiamosolo pagando il “dazio”di un caffè ai bar o,conzampillo al vento dietro qualche oscuro angolo. Forse tornando a privilegiarenelle “agora” elettorali del paese,chi vuole e sa davvero fare, quello che davvero serve e quello che è davvero fattibile, comprese nuove abitudini da acquisire, quali anticamera di più cultura e civismo, potremmo avere pure altri miracoli. Se non quelli economicida“piazzaaffari”,quelli di una Tricase in più rapido cammino.
SABATO,11 FEBBRAIO ORE 18.30 PALASPORT TRICASE
FULGOR TRICASE VOLLEY Punti 35. Secondo posto solitario in classifica. Dopo la facile vittoria per 3-0 della scorsa domenica contro ilTuri,la prossima gara si giocherà sabato, 11 febbraio alle ore 18.30, sempre in casa, al palasport di Tricase, contro il Grottaglie ( punti 12 in classifica ) .
DOMENICA, 12 FEBBRAIO ORE 15 STADIO SAN VITO TRICASE
ATLETICO TRICASE Grottaglie 1 Tricase 0. Sconfitta a sorpresa con l'ultima in classifica Grottaglie. Forse la peggiore partita del Tricase. La classifica dice: Punti 41, secondo posto, 7 punti dalla prima ( Fasano punti 48) , 3 dalla terza posizione occupata dall’Aradeo ( punti 38) Domenica, c’è il Carovigno al San Vito ( punti 21) in piena zona playout . Bisogna solo vincere
DOMENICA,12 FEBBRAIO ORE 16 PALASPORT TRICASE
AURISPA ALESSANO Comincia la pool salvezza con l’Aurispa che parte con 9 punti in classifica e che d’ora in poi dovrà sbagliare il meno possibile per giungere alla fine del girone nella miglior posizione possibile. Domenica, ore 16 palasport Tricase:
AURISPA ALESSANO - Montecchio Maggiore
Visto quanto sta succedendo sia a livello nazionale che locale e visto anche che il tempo per le amministrative 2017 si avvicina in maniera inesorabile…abbiamo contattato telefonicamente “maggioranza e minoranza” per capire chi si candida, chi no, chi forse…
GIUNTA COMUNALE
SINDACO Antonio Coppola: NO
VICE Maria AssuntaPanico:SI
Adolfo Scolozzi: FORSE
Giacomo Elia : FORSE
Sergio Fracasso :SI
CONSIGLIERI DI MAGGIORANZA
Rocco Indino: SI
Guerino Alfarano FORSE
Antonio Ardito: SI
Vincenzo Maria Fornaro: SI
Teodoro Giudice: FORSE
Rocco Marra: FORSE
Tonino Ianni: FORSE
Antonio Nuccio: SI
Carmine Zocco: FORSE
Fernando Antonio Chiuri: FORSE
CONSIGLIERI DI MINORANZA
Pasquale De Marco: SI .
Nunzio Dell’Abate : FORSE
Pasquale Scarascia: FORSE
Gianluigi Forte : FORSE
Vito Zocco:SI
Antonio Scarcella: NO
Dunque, su 21 tra consiglieri e assessori :
Undici “ FORSE ”, due “ NO ” e otto “ SI ”.
PREVALE L'INDECISIONE…
Il “Giorno del Ricordo”, è stato fissato dalla legge istitutiva al 10 febbraio di ogni anno, “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani, di tutte le vittime delle foibe e dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra”. È quanto ho cercato di fare con il lavoro di ricerca su due tricasini morti nel corso di quegli eventi, le cui storie sono raccontate nel libro che sarà presentato il prossimo 10 febbraio.
di Ercole Morciano Nell’immane tragedia che fu il II conflitto mondiale, durato sei anni, costato all’umanità non meno di 55 milioni di morti e immense distruzioni, un teatro di guerra particolarmente complesso fu quello compreso tra il Friuli, la Venezia-Giulia, la Dalmazia e l’Istria. In quelle regioni confinanti con la ex Iugoslavia dove, nella lotta contro gli occupanti tedeschi, prevalevano man mano le formazioni partigiane comuniste di Josif Broz - detto Tito - la ferocia della guerra,dopo l’armistizio del 1943,si acuìcontro gli italiani per le vendette suscitate sì dalla dura repressione fascista subita dagli slavi, ma rese più atroci per motivi etnici. La “pulizia etnica”, che si abbatté su tutti gli italiani, comprese alcune formazioni di partigiani, era stata cinicamente programmata per favorire la futura attribuzione di quei territori alla Iugoslavia.
Le atrocità si abbatterono soprattutto su ex militari esucivili italiani inermi, considerati fascisti filotedeschi e pertanto meritevoli di morte. Catturati, venivano legati in gruppo e portati sul bordo delle foibe, depressioni carsiche profonde decine di metri. Qui veniva sparato il primo italiano che, cadendo, trascinava gli altri a catena nelle profondità della foiba, dove spesso la morte sopraggiungeva dopo ore di lenta agonia. L’epurazione anti-italiana continuò anche dopo la fine della guerra, per l’esodo al quale furono costrette intere popolazioni i cui territori, dal trattato di pace di Parigi, erano stati assegnati alla Iugoslavia di Tito.
Il “Giorno del Ricordo”, è stato fissato dalla legge istitutiva al 10 febbraio di ogni anno, “al fine di conservare e rinnovare la memoria della tragedia degli italiani, di tutte le vittime delle foibe e dell’esodo dalle loro terre degli istriani, fiumani e dalmati nel secondo dopoguerra”. È quanto ho cercato di fare con il lavoro di ricerca su due tricasini morti nel corso di quegli eventi, le cui storie sono raccontate nel libro che sarà presentato il prossimo 10 febbraio.
di Ercole Morciano Con mons. Carmelo Cassati scompare una figura di tricasino che ha riempito di significato un pezzo della nostra storia, su un crinale di tempo spalmatosui due millenni. Il tributo di riconoscenza e di affetto che gli è stato offerto per la sua dipartita è il segno del bene fatto durante tutta una vita spesa per gli ideali di fede in Dio e amore verso i fratelli, specie i più poveri, sulla scia del Buon Pastore.
Da Casa Betania - la sua dimora degli ultimi anni dove serenamente era spirato,e dove in tanti si erano avvicendati da sabato per pregare e rendere omaggio alla sue spoglie – il corteo, aperto dalle associazioni laicali di tutte e cinque le parrocchie della città, dalle suore Marcelline e dai rappresentanti del clero delle diocesi di Ugento e di Trani-Barletta-Bisceglie coi rispettivi vicari generali, ha accompagnato mons. Cassati nell’ultimo viaggio verso la chiesa madre.
Nella chiesa dov’era stato battezzato nel 1924 e consacrato vescovo nel 1970, gremita di clero, di suore - presente la Madre Generale delle Marcelline, sr.Marimena Pedone - e di popolo, è stata celebrata la Messa esequiale. A presiederla,mons. Francesco Cacucci, arcivescovo metropolita di Bari-Bitonto e presidente dei vescovi pugliesi; con lui celebravano il vescovo di Ugento-S.Maria di Leuca, mons. Vito Angiuli; gli arcivescovi di Otranto, mons. Donato Negro e di Trani-Barletta-Bisceglie, mons. Giovanni Battista Pichierri; e i vescovi; di Lucera, mons. Lucio Renna; di Teramo, mons. Michele Seccia; il vescovo tricasino missionario in Brasile, mons. Fernando Panico e l’amministratore apostolico di Tricarico, mons. Nicola Urgo. Concelebravano inoltre molti sacerdoti della nostra diocesi e di quelle dove mons. Cassati aveva svolto il servizio episcopale.
La liturgia, sobria e solenne nel contempo, ha fatto vivere ai presenti un’esperienza di fede in cui la mestizia, dovuta alla morte di mons. Cassati, venivamitigata dalla speranza. Il saluto introduttivo del vescovo ugentino, mons. Vito Angiuli, le letture scelte per la Messa, l’omelia del presidente, mons. Cacucci, hanno avuto al centro il medesimo pensiero: l’uomo giusto, il servo saggio e fedele, il Pastore buono, custode delle sue pecore, non muore. Mons. Cassati continuerà a vivere; non solo nel cuore di quanti lo hanno conosciuto ed amato; egli continuerà a vivere nella Casa del Padre dove sono accolti i “servi buoni e fedeli” del Vangelo.
Sr. Margherita Bramato, direttrice generale dell’ospedale e madre superiora delle Marcelline di Tricase, ha tracciato nel suo intervento le linee biografiche di mons. Cassati soffermandosi soprattutto sul suo stile discreto, umile, nell’accompagnare la nascita e lo viluppo del nosocomio tricasino, fino agli anni della sofferenzache lo hanno visto abbandonarsi completamente alla volontà di Dio.
Sotto le maestose arcate della chiesa matrice che contribuiscono con la loro leggerezza ad elevarsi nella preghiera, le onoranze civili al presule scomparso si sono fuse con quelle ecclesiali. Insieme ai fedeli provenienti dalle città sedi episcopali di mons. Cassati vi erano, insigniti dalla fascia tricolore, i sindaci con i rispettivi gonfaloni e rappresentanze, unitamente a quelli di Tricase e di Tiggiano e alle autorità militari presenti. Per tutti ha preso la parola l’ing. Antonio Coppola, sindaco di Tricase, che parlando a braccio ha ricordato come mons. Cassati è da annoverare tra quelle persone che nel dopoguerra, individuando strategie di sviluppo, hanno contribuito ad elevare le misere condizioni di vita del nostro territorio fino a portarle al benessere attuale. Per Tricase mons. Cassati rimane“Padre Carmelo”, un padresaggio, dal cuore grande e il suo nome è scolpito su ogni pietra dell’ospedale insieme a quelli dei pionieri di questa grande opera.
Al commosso saluto, porto da Gianmarco De Giorgianche a nome degli assistenti di mons. Cassati negli anni della non autosufficienza ( Mino, Vito, Pasqualino, Fernando e Massimiliano) è infine seguito quello affettuoso dei nipoti, letto da Luisa De Micheli.
L’aspersione e l’incensazione alle spoglie è stata data damons. Fernando Panico assistito dai diaconi Bonalana e Cazzato; il vescovo ha pronunciato il rituale con voce grave e commossa per il grande affetto che lo legava al cugino, col quale condivideva l’appartenenza alla medesima congregazione missionaria.
Un grazie meritato, infine, al coro della Cappellania ospedaliera del “Card. Panico”, “Spirito d’armonia”, diretto dal M.° Pasqualino Gelsomino, organista M.° Sergio De Blasi, che ha animato il rito con appropriati canti liturgici e musiche di Bach, Mozart, Frisina, Gruber e Tagliabue, coinvolgendo ed elevando clero e popolo nella preghiera.
Dopo la benedizione all’assemblea da parte del presidente, la salma di mons. Cassati è stata traslata nella cripta della matrice dove sarà tumulata. Le sue spoglie, nell’attesa della resurrezione, riposeranno nella chiesa dove egli è stato battezzato e consacrato vescovo e vicino al card. Giovanni Panico, da lui tanto amato.
NOTA BIOGRAFICA SU MONS. CARMELO CASSATI