di Alessandro DISTANTE

“Tricase merita rispetto”; è quanto leggo su uno striscione esposto in Piazza Cardinale Panico. E’ una frase che mi colpisce e che mi fa riflettere.

Mi chiedo chi abbia potuto scrivere quel messaggio e a chi lo abbia voluto indirizzare. Il pensiero corre subito alla crisi politico-amministrativa che si protrae da qualche settimana; una crisi che paralizza l’Amministrazione in una fase particolarmente delicata, considerato che è ormai prossima la scadenza del bilancio, appuntamento fondamentale per mettere a fuoco, con le previsioni finanziarie, gli interventi da fare sul territorio.

La Città merita rispetto…..ma il rispetto –rifletto tra me e me-  è certamente una rivendicazione ma deve essere anche una conquista.

Ed allora la frase può suonare diversamente e tradursi in un interrogativo che interpella tutti noi: Tricase merita rispetto?

Se il rispetto non è un dato acquisito una volta per tutte, ma è una continua conquista, allora Tricase non può pretendere il rispetto solo per i suoi antichi fasti o vivere di rendita per le sue dimensioni e la sua posizione baricentrica. Tricase, oggi più che mai, deve guadagnarsi il rispetto. Ma, a differenza di qualche decennio addietro, non ha, per esempio, un parlamentare espressione della Città, non ha un assessore o consigliere regionale e non ha neppure un consigliere provinciale. Vive in uno splendido isolamento, fuori, per esempio, da Unioni con gli altri Comuni del Capo di Leuca, orgogliosamente isolata.

Ma la domanda iniziale mi ritorna con prepotenza: chi avrà scritto quello striscione? Basta: decido di porre fine alle mie elucubrazioni e mi informo.

Chiedo in giro e mi dicono che sono completamente fuori strada.

A scrivere lo striscione sono stati gli Ultras del Tricase Calcio in polemica con la dirigenza. Non entro nel merito, anche perché non conosco quale sia la questione, ma la riflessione cede il posto alla delusione.

Speravo che lo striscione fosse un appello da parte di alcuni cittadini, spintisi fino a chiedere pubblicamente rispetto per la loro Città che ha diritto di conoscere il perché della crisi e così giungere ad una soluzione, nell’interesse di una Città –appunto- che merita rispetto. Niente di tutto questo!

Che dire: almeno i tifosi si sono fatti sentire, mentre invece i cittadini, al pari degli amministratori, continuano a tacere.

 

 

 

Venerdì, 26 maggio 2023

di Pasquale FERRARI

Sabato 27 Maggio presso il Palasport del Cus Bari – ore 19,30 - si terrà la finalissima di Play off del Campionato Nazionale di Primo Livello Serie C Maschile, per chi vince sarà SERIE B

Si deciderà sabato prossimo, di nuovo al Palazzetto per lo Sport di Bari, la vincente della finale dei PlayOff per la promozione in serie B. Alla vittoria in Gara 1 del C.U.S. Bari, infatti, ha fatto seguito l’affermazione di sabato scorso della Virtus, che ha portato la disputa in perfetta parità. 1-1!

Servirà ancora una prestazione di altissimo livello per ribaltare il fattore campo, ma il risultato maturato dell’ultimo weekend induce ad una piacevole sensazione di ottimismo, sulla scia dei meriti fin qui avuti, innanzitutto, e dell’entusiasmo che ha contagiato l’intero ambiente, quanto è vero che vincere aiuta a vincere!

È questo il principio n°1 per sviluppare una mentalità vincente.

Quella avuta sinora dal team rossoblù e che si è respirata ancora a pieni polmoni nel palazzetto tricasino sabato scorso. Dal parquet del campo di gioco al cemento delle gradinate. Ancora uno sforzo, per raggiungere l’obiettivo e per evitare l’ennesima coda di questo entusiasmante campionato.

Un epilogo – che all’ombra della quercia Vallonea tutti vogliono evitare – che permetterebbe alla compagine che uscirà sconfitta dalla finale di giocarsi ancora una possibilità di promozione con altre squadre. Tutte, comunque dello stesso girone vinto dai ragazzi del coach Livio Bramato. Ma ora è tempo di concentrarsi per la prossima trasferta! L’appuntamento è di quelli che non si possono mancare.

C’è un’impresa da completare. Una B da conquistare! Forza Virtus!

Dopo il rinvio dovuto al meteo inclemente di questa primavera, venerdì 26 maggio finalmente sarà possibile assistere alla partenza della 35a Coppa Magna Grecia, storica regata d’altura che unisce le due sponde del Canale d’Otranto. Patrocinata come di consueto dal Comune di Tricase e dalla Federazione Italiana Vela, quest’anno, per festeggiare la 35a edizione, la regata avrà una versione speciale, organizzata dalla Lega Navale Italiana, sezione di Tricase in collaborazione con i cugini greci dello I.O.K. Sailing Club di Corfù.

Contemporaneamente alla partenza degli equipaggi italiani da Tricase Porto, salperanno da Corfù altrettante imbarcazioni greche, tutti con rotta sull’isola di Merlera.

Sabato 27 maggio sarà quindi il momento di un’avvincente sfida tra equipaggi italiani e greci intorno alle isole Diapontie che sarà possibile seguire sui canali social della Lega Navale di Tricase grazie alla tecnologia di tracciamento satellitare.

Domenica 28 maggio, infine, ogni equipaggio rientrerà nel porto di partenza.

I vincitori saranno, infine, premiati durante la cerimonia organizzata insieme con il Ciheam Bari e il Porto Museo di Tricase domenica 4 giugno.

La mattina di venerdì 26 maggio a Tricase Porto sarà quindi possibile ammirare l’inusuale e affascinate spettacolo di vedere le imbarcazioni partecipanti innalzare le vele e puntare la prua verso la Grecia.

Una regata che torna anche quest’anno ad essere un ponte tra le due sponde del nostro bellissimo mare Mediterraneo come ad unire due popoli che hanno in comune secoli di cultura, tradizioni e patrimonio di conoscenze legate al mare.

Che il vento sia benevolo!

 

di Pasquale FERRARI

23 maggio 1992. Capaci. Uno degli eventi più tragici e dolorosi della storia italiana. L'attentato, che ha portato alla morte di Giovanni Falcone, di sua moglie Francesca Morvillo e degli agenti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo e Antonio Montinaro, ha rappresentato un momento di svolta nella lotta alla mafia, diventando simbolo della battaglia per la giustizia e la legalità.
Mafia, e alla stessa stregua pure camorra, ‘ndragheta e sacra corona unita, così come sono denominate territorialmente i principali fenomeni criminali italiani, è un termine che indica un tipo di organizzazione delinquenziale retta da violenza e omertà. Le analisi moderne del fenomeno considerano “le mafie”, prima ancora che organizzazioni criminali, "sistemi di potere" fondati sul consenso della popolazione e sul controllo sociale che ne consegue.
La guerra alla mafia condotta dallo Stato, quindi, viene combattuta quotidianamente anche da ogni singolo cittadino per bene, che non può non sentirsi coinvolto in essa anche solo emotivamente, proprio per sradicare – laddove presente – e per evitare che attecchisca quel sentimento di omertà dal quale l’organizzazione trae linfa vitale.
È per questo che le eclatanti affermazioni dello Stato, come la cattura, in ultimo, del superlatitante Matteo Messina Denaro, sono vissute con accentuato sentimento partecipativo ad ogni latitudine del Paese.
Localmente, invece, accade che alla “vicinanza” che si avverte per le dinamiche di questa lotta, sia di costernazione e dolore in occasione di tragici avvenimenti che – come detto – di comprensibile entusiasmo per i successi dello Stato, si contrappone la “lontananza” fisica da tali fenomenologie.
Il mancato attecchimento di queste alla nostra realtà è verosimilmente figlio della radicata cultura della legalità della nostra gente, forse fin anche maniacalmente gelosa delle proprie tradizioni e del proprio territorio: ne deriva, quasi naturalmente, una attiva e proficua collaborazione tra popolazione ed istituzioni/forze dell’ordine, che rende la società stessa impermeabile ad ogni tipo di “infiltrazione”. Il solco è tracciato.
 «Gli uomini passano, le idee restano. Restano le loro tensioni morali e continueranno a camminare sulle gambe di altri uomini», questo il testamento morale di Giovanni Falcone. Chiarissimo e bellissimo come il suo sorriso. 
Il pensiero era pure quello di Antonino Caponnetto, considerato non a torto un altro degli eroi della lotta alla criminalità organizzata in Italia, il quale diceva che la mafia si combatte prima di tutto nelle scuole.
 «La mafia teme la scuola più della giustizia, l'istruzione toglie erba sotto i piedi della cultura mafiosa». Una classe, infatti, altro non è che una piccola società, guidata dall’insegnante al quale spetta l’arduo compito di educare.
“Ex ducere” ovvero “tirare fuori”. Tirar fuori i cittadini di domani, fornendo loro gli strumenti per comprendere la società e per fare, dunque, scelte consapevoli.

 

di Giuseppe R.PANICO

“Ricomincio da tre” è un bel film di Massimo Troisi, un bravo e simpatico attore e regista prematuramente scomparso. Narra di un giovane di San Giorgio a Cremano (NA) che, emigrato a Firenze per ragioni economiche, aveva almeno tre motivi per tornare al paese: famiglia, amici e lavoro (venditore ambulante di aranciata). Per tanti nostri giovani che lasciano il paese e spesso l’Italia, di certo vorremmo ben più validi motivi per un loro ritorno, compresa una più solida economia turistica, investimenti privati e lavoro.

Nel frattempo, se ne vanno, “per tempo scaduto”, anche tanti nostri anziani, mentre altri pensionati italiani e stranieri, con meno legami territoriali e in cerca di realtà sociali, servizi e istituzioni migliori e meno tasse su pensioni e risparmi, non esitano a trasferirsi altrove. Ma in altre località costiere e all’estero e non certo da noi, pur avendo noi in abbondanza sole, mare, clima favorevole, case inutilizzate a prezzi contenuti e un rinomato ospedale.

Sarà forse per l’inefficienza della Pubblica Amministrazione, visto che dopo la Grecia, anni fa” commissariata”, la nostra P.A. è la peggiore d’Europa. O per le tasse che, oltre ad essere fra le più esose del mondo e considerate una “cosa bellissima” (lo diceva anni fa il ministro Padoa -Schioppa), vengono troppo spesso sprecate a favore di pochi e a danno dei tanti. Ma molto è dovuto allo scarso dinamismo politico nel rendere più forte e competitiva la nostra comunità e dunque più apprezzabile anche da chi, nato a Tricase ed emigrato, vorrebbe tornarci da pensionato.

Non è più come un tempo, quando i nostri emigranti, in gran parte operai, tornavano grazie a quei valori del film (famiglia, amici e lavoro da creare con i propri risparmi), per “ricominciare da tre”. Dopo troppi decenni trascorsi invano, si parla ancora di destagionalizzare il turismo, senza aver sviluppato una più elevata qualità/molteplicità di servizi; di valorizzare le marine, senza aver concretizzato almeno un’idea di sviluppo, anzi riducendo di fatto servizi nautici e balneari.

Fra buche e voragini in città, scavati da pioggia e trascuratezza, e sugli accessi al mare da incuria e mareggiate, siamo quasi a giugno e ben lungi, anche quest’anno, dal meritare la Bandiera Blu, concessa invece a comuni vicini.

Ci mancava la crisi amministrativa e le dimissioni del vicesindaco, nonché assessore al turismo e alla valorizzazione delle marine. Se, superata la crisi, potessimo “ricominciare da tre”, sarebbe difficile definire le priorità, ma meriterebbe certamente un primo posto la crescente insicurezza cittadina dovuta spesso all’invasiva microcriminalità (compresa quella di origine straniera, già in rapida diffusione altrove) che, fra droga, furti, vandalismi ed eccesso di garantismo, è spesso l’avanguardia di poteri forti in grado di condizionare cittadini e amministrazione.

Al secondo posto, viabilità e traffico; una piaga che risente della mancanza sia di un piano di sviluppo, sia di una pronta ed efficace manutenzione delle strade, come anche della carenza, in città e nelle marine, di parcheggi, piste ciclabili etc. La litoranea poi, oltre che svilita nella sua preziosa vista-mare da folti e incolti canneti, è spesso usata come pista per moto fracassone in folle corsa verso un lacrimevole futuro, (vedasi statistiche incidenti), fra le imprecazioni di chi abita o villeggia fronte-strada e lo sconcerto di tanti turisti stranieri che spesso anziani e in bici, si aspettano ben altro.

Al terzo posto le tasse locali, non sempre eque o pagate da tutti e senza un pronto rilievo (e non a distanza 6-7 anni) di arretrati e penalità. Come per la TARI, pur essendo il Comune, tramite anagrafe cittadina e dati di accatastamento delle proprietà/attività originanti rifiuti, in grado di accertare rapidamente lo status di ogni singolo contribuente.

Purtroppo, gli oneri per i rifiuti risentono anche della quantità di indifferenziata e della inciviltà di chi li abbandona ovunque.  Di fatto vi è anche una aggiunta “patrimoniale”, per le seconde case che, utilizzate poche settimane l’anno e molto spesso solo dagli stessi abitanti della prima casa, sono “vessate” per la TARI per ben otto mesi l’anno (riduzione di solo il 30%) e considerando minimo tre componenti.

I proprietari, nel caso ormai frequente di famiglie con solo due componenti e pensionati, si ritrovano dunque a pagare il doppio. Con tanti nostri giovani che cercano di realizzarsi altrove, rischiamo pure che i nostri pensionati (ormai più numerosi dei lavoratori), vittime anche di un sistema sanitario sempre più in mano a privati e a caro prezzo, vadano, finché in tempo, a “destagionalizzarsi” altrove.

Se non per una bandiera blu, per un ultimo ben diverso “ricomincio da tre”.

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