di Alessandro DISTANTE
La tempesta d’acqua e di terra che ha trasformato il mare nostro in mare rosso ha dato i suoi frutti: finalmente una comunicazione, sul social targato Città di Tricase, da parte del sindaco De Donno.
Persona certamente dotata di innate capacità comunicative, ha deciso di rompere gli indugi e di parlare ai suoi cittadini che, sconvolti se non inviperiti, non avevano mancato di far girare immagini ed esprimere netti giudizi di condanna per le opere che stanno interessando le Marine.
De Donno ha così spiegato quanto accaduto a Tricase Porto e, soprattutto, illustrato le ragioni e le finalità degli interventi, assicurando, in aggiunta, alcune varianti resesi necessarie per evitare il ripetersi di episodi che hanno fatto arrossare le acque ed arrossire…
La comunicazione è il primo passo, assolutamente necessario, in ogni sistema democratico, ed è tanto più utile quanto più è aderente ai fatti, senza infingimenti. Riconoscere che vi erano dubbi e timori sulla bontà della soluzione tecnica approvata dallo stesso Comune, è segnale di onestà intellettuale prima che politica. Il deficit di comunicazione/informazione ha caratterizzato la vita amministrativa, tanto è vero che anche per altri interventi (viabilità, lavori del basolato, piazze ecc.) non poche sono state le critiche di cittadini e gruppi, più o meno organizzati, che hanno denunciato un agire non preceduto da adeguata informazione.
L’informazione è essenziale ma non basta; la democrazia ha bisogno, per essere tale, della partecipazione e del confronto, anche conflittuale, per giungere, consapevolmente, alla adozione delle migliori scelte per il bene comune. Su questo rimane un grosso deficit.
Le promesse della campagna elettorale di forme nuove, ma regolamentate, di partecipazione, sono rimaste solo promesse. I famosi Tavoli della partecipazione non sono mai stati apparecchiati.
Ma il defit del confronto non può essere ascritto al solo Sindaco e alla sua compagine governativa, quanto anche a soggetti, istituzionali e non, che in una società con tanti corpi intermedi, ben possono o, meglio, devono svolgere questo compito.
Tanto per essere chiari: le associazioni sembrano ormai soltanto impegnate a gestire propri progetti e, possibilmente, a conseguire miseri finanziamenti; i partiti e movimenti, più o meno elitari se non addirittura personali, si risvegliano in occasione degli appuntamenti elettorali. La democrazia, in questo modo, si riduce al solo voto, peraltro sempre meno partecipato, e chi viene eletto finisce per ritenere che, siccome eletto, ha carta bianca, dovendo dar conto ai cittadini soltanto alla scadenza del mandato in occasione della propria ricandidatura.
Ma un sistema del genere non è certo un sistema democratico.
Ed allora ben venga la comunicazione e l’informazione, ma non basta. Occorre un passaggio ulteriore e necessario: la partecipazione, se si vuole che alle urne si vada con scienza e coscienza e non in sempre di meno e sempre guidati da personali conoscenze e/o convenienze