Venerdi 9 dicembre 2016. Il sindaco Antonio Coppola e la famiglia Santacroce
L’Amministrazione Comunale ha dedicato una strada cittadina ad “Antonio Santacroce, un nome noto dell’ortopedia italiana”.
Così titolava Francesco Accogli nel ricordare l’illustre concittadino qualche anno addietro. Pubblichiamo di quell’articolo, apparso su Salogentis, una versione ridotta.
Antonio Cosimo Italo Santacroce nacque a Tricase il 22 aprile del 1917 da Salvatore e da Salvina Cavalieri e morì prematuramente a soli 55 anni, il 3 novembre 1972 a Losanna (Svizzera), ove si era recato in cerca di qualche speranza a causa di una grave malattia.
Il curriculum vitae del prof. Tonino Santacroce (così veniva abitualmente chiamato) è vasto ed ampio. Conseguì la laurea in Medicina e Chirurgia nell’Università di Bari il 26 maggio 1941 riportando voti 110 e lode e discutendo una tesi originale che riguardava l’azione della vitamina “E” nei cardiopatici, ricerca che venne successivamente pubblicata ed apprezzata dagli esperti in materia. Nello stesso anno superò l’esame di Stato per l’abilitazione alla professione di medico chirurgo presso l’Università di Pisa. Aveva solo 24 anni!
Negli anni tragici del secondo conflitto mondiale, dopo aver frequentato la Scuola di Applicazione di Sanità Militare in Firenze, prestò servizio quale sottotenente medico di complemento in territorio dichiarato in stato di guerra e successivamente con unità mobilitata in zona d’operazione.
Il 26 ottobre 1944 sposò Agnese Caputo, dalla quale ebbe cinque figli: Salvatore, Gustavo, Maria Assunta, Rita e Sandro.
Il 20 novembre 1947 conseguì nella Clinica Chirurgica dell’Università di Bari (Direttore prof. C. Righetti) il Diploma di Specialista in Chirurgia generale sempre con il massimo dei voti. Intraprese solo nel 1948 la carriera ortopedica, dopo diversi anni di pazienti e metodici studi che gli permisero una seria ed adeguata preparazione presso la Clinica Chirurgica Generale dell’Università di Bari. Sempre in questa Università fu Assistente e poi Aiuto in Clinica Ortopedica; ottenne la libera docenza in Ortopedia nel 1955, quella in Anatomia Chirurgica nel 1959, quella in Medicina del Traffico nel 1970, oltre ad essere un apprezzato specialista in Medicina Legale e delle Assicurazioni.
Redattore e successivamente condirettore della rivista “La Clinica Ortopedica”, fu relatore diverse volte a Congressi Nazionali ed autore di circa un centinaio di pubblicazioni scientifiche. Tonino Santacroce era conosciuto soprattutto in Italia e all’estero per essersi dedicato con passione e continuità allo studio sulla lussazione congenita dell’anca. Santacroce fu anche membro di diverse Società Scientifiche nazionali ed internazionali e seppe guadagnarsi la stima ed il rispetto dei Colleghi per i suoi studi sperimentali di notevole interesse. Quando lo colse la morte il 3 novembre 1972, Tonino Santacroce era Direttore della 2^ Cattedra di Clinica Ortopedica dell’Università di Bari.
Così lo ricordò il Sindaco di Tricase prof. Giuseppe Codacci Pisanelli in un manifesto fatto affiggere in occasione delle esequie: “Tricasini, si è chiusa la breve, intensa giornata terrena del Professor Dottor Antonio Santacroce che è passato fra noi benefacendo. Fin dai primi anni si dedicò generosamente a rigorosi studi e ad accurate esperienze per essere in grado di svolgere nel modo migliore la propria opera al servizio dell’umanità. La cittadinanza tricasina si associa al lutto della famiglia nel rimpianto e nella preghiera per l’illustre figlio di Tricase e lo ricorda non solo come professore universitario direttore della seconda clinica ortopedica dell’Università di Bari, ma, soprattutto, come esempio mirabile di umana comprensione unita all’arte medica più progredita”.
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Un’atmosfera indescrivibile quella che si è vissuta all’Autodromo di Monza. Tre giorni di passione dove tanti amici concorrenti si sono ritrovati, chi in sfida e chi per un caro saluto. Un pubblico numerosissimo ad inseguire i propri talenti.
Presente anche la Scuderia Salentomotori presieduta da Antonio Forte, ad aver accompagnato l’equipaggio Francesco Rizzello e Monica Cicognini su Skoda Fabia R5 del Team Colombi Racing.
Sicuramente è stata la classe più combattuta, con 39 partenti, tra cui i veri professionisti come Andreucci, Rossetti, Cavallini, Andolfi ectt..
Parte la prima prova speciale venerdì pomeriggio alle ore 16.25 e il driver Rizzello già da subito inizia a dimostrare il suo interesse a fare bene la sua gara, il passo non era niente male ma è succube di un abbattimento di un birillo, penalizzandolo di 5 secondi.
Disputando la seconda prova del venerdì, mantiene la stessa posizione della prima ma con i tempi che dicono la loro, restando appigliato ai massimi livelli. In chiusura di giornata, la posizione di classe è il decimo posto assoluto, a meno di un secondo dal nono.
Si ricomincia sabato mattina alle ore 08.35, con la prova speciale “Parabolica 1”, Rizzello fa registrare lo stesso tempo di Cavallini, e si riconferma al decimo posto. Dopodiché si passa alla prova speciale “Parabolica 2”, ed iniziano ad arrivare le prime sorprese, Rizzello e Cicognini iniziano a fare sul serio, dopo aver ordinato al meglio la loro Skoda, in una sola prova riescono a scendere di quattro posizioni. La sesta posizione si riconferma anche per la prova successiva. Sopraggiunge il sabato, Francesco Rizzello si sarà alzato con il piede giusto e Monica Cicognini con una mente attenta e prudente per il proseguo della giornata, alle ore 8.35 inizia la prova speciale più lunga, la “Maxi Grand Prix2”, per un totale di 45 chilometri. Le loro attenzioni a proseguire al meglio gli fa giungere terzi di classe, dietro ad uno scatenato Andreucci e ad un rapidissimo Rossetti. Da questo momento in poi, con l’ottima performance ottenuta sulla “Maxi Grand Prix2”, riescono a scavalcare il sesto posto e a passare al quinto. Quest’ultimo posto di appartenenza di classe gli fa giungere nella classifica finale al quinto posto di classe e di gruppo, dietro a Paolo Andreucci, Luca Rossetti, Kalle Rovanpera e Fabio Andolfi, e un strepitoso 19° posto nella classifica generale.
Il patron della Salentomotori racconta – è stata una gara che al nostro equipaggio gli è servita tantissimo, in primis per la crescita di feeling tra loro due e l’intera squadra, alla quale ha confutato perfettamente. Tutti si sono dimostrati con grande interesse per l’ottima riuscita e nell’ottenere un buon risultato, ed è per questo che Antonio Forte ringrazia Francesco e Monica per il loro impegno e professionalità che dimostrano all’intera Salentomotori.
A dir del vero, Antonio Forte continua – se devo essere sincero sul Monza Rally Show ce tanto da discutere, sicuramente sarà un evento di fama e che mette in risalto l’intera filiera di appassionati, ma certamente non nasconde le tante disattenzioni a tanti equipaggi presenti, in particolar caso quello di Francesco Rizzello e Monica Cicognini, che meritavano tranquillamente di disputare il Master Show (ma gli organizzatori hanno ben pensato di accontentare - invece che premiare). Oramai la gara del Monza Rally Show è stata archiviata e iniziamo a pensare alla prossima che sarà il Rally di Sperlonga, con la partecipazione di tre equipaggi.
Ufficio Stampa Salentomotori
A Tricase, così come nel resto d'Italia, vince il fronte del NO, con il 60,05% ( 5431 voti) delle preferenze,
contro il 39,05% ( 3532 voti) del SI
5431 VOTI VINCE IL FRONTE DEL
di Antonio Lia Evito di parlare del Porto di Tricase o di Marina Serra: quelli sono due luoghi unici al mondo perché bellissimi; la bellissima posizione, il dominio del verde e la bellezza di molte antiche dimore che, insiemealle case di Borgo Pescatori. Sono posti unici perché sono circondati da un mare trasparente e di un azzurro che nonti stanchi mai di guardare; la loro unicità è data anche dal paesaggio che li circonda: le ispide e selvagge scogliere, il profumo delle erbe della nostra meravigliosa macchia mediterranea o, infine, il panorama che si perde all’orizzonte, non raggiungibile dall’occhio ma che stuzzica la mente e fa immaginare quello che si può nascondere oltre quella “linea” che separa il mare dal cielo... In una realtà del genere, è facile sviluppare un’idea e programmare uno sviluppo sostenibile capace di realizzare un luogo che può diventare uno dei più ricercati ed esclusivi del Mediterraneo.
Ciò che mi affascina maggiormente di Tricase Cittàè il centro storico, una realtà che conoscevo e che avevo già avuto modo di apprezzare alcuni anni fa, quando ero Presidente del GAL; tra l’altro, durante quel mio mandato, avevo più volte suggerito agli Amministratori di approfittare dei finanziamenti regionali per replicare il successo dell’Albergo diffuso realizzato in altri paesi del Capo di Leuca. Il centro storico, tanto interessante quanto trascurato, è pieno di stradine che attraggono il visitatore e lo incuriosiscono; questi vicoletti mi hanno sempre portato ad immaginare…….
Ora la realtà del centro storico mi amareggia e sconforta per la grave situazione di degrado in cui si trova. Non c’è paese oggi, nel Salento,che non abbia cercato di riqualificare il proprio centro storico;Tricase: ahimè, è l’eccezione. Il centro storico attualmente si trova in uno stato di abbandono, disinteresse, incuranza scandalosa. Non è mia intenzione offendere nessuno – i cittadini e gli Amministratori sono tutte brave persone - ma non posso non chiedermi: di chi è la colpa di tanta trascuratezza, di tanta insensibilità davanti ad un tessuto urbano povero in contrasto con quellodell’imponente Palazzo dei Principi Gallone e per questo motivo affascinante? Com’è possibile non emozionarsi vedendo le strette stradine su cui si affacciano le piccole case letteralmente attaccate le une alle altre,dando vita ad un nucleo talmente compatto e fitto che sembra quasi che vennero costruite da chi le abitava per ostacolare possibili ladri e prepotenti o anche ripararsi dal freddo, dal vento e da ogni genere di intemperie?
Incuriosito ho percorso, in un ovattato silenzio, tutto il centro storico di Tricase: da via Vito Raeli a largo S. Angelo, dove si erge l’omonima Chiesa che impreziosisce il quartiere; da via Principe Gallone fino a quel stimolante imbroglio che è via Cittadella con le sue appendici,per uscire poi in Piazza Pisanelli, splendida e unica, che, se riorganizzata e rifinita con il gusto e la dedizione che merita, diventerebbe certamente la più bella piazza del Salento. AttraversataPortaTerra mi sono trovato in Piazza don Tonino Bello,che ospita la magnifica Chiesa; entrambe dovrebbero essere riqualificate e rinascere più decorose, accoglienti, belle, raffinate, pulite e luminose. Le modifiche dovrebbero prevedere anche qualche azione contro quell’orribile parcheggio che non concede al visitatore di mettersi al centro della Piazza e lasciarsi travolgere dal potenziale fascino che quest’area ha; da qui, a raggiera si immettono in essa: Vie Amitocusi, Mendareno, Vesuvio, le non meno belle e interessanti via Tempio, degli Acquaviva, Orlandi, Montano, Piazza del Popolo, via Roberto Caputo, Mons. Ingletti, San Demetrio. Arrivati a largo Marco Legaridove confluiscono via Sauli, Preite, della Carità, Catalano con la zona Puzzu in parte rimessa a nuovo con un brandello di basoli, due sedili e due lampioni spenti, occupata da una orribile costruzione prefabbricata a cura del GAL, mi sono trovato, oltre alla trascuratezza del bene pubblico, di fronte ad interventi privati di pessimo gusto e non affini alle costruzioni di richiamo mediterraneo ma in una confusione di stili e di materiali messi alla rinfusa. Completano il Centro Storico le vie Domenico Caputo, Gioacchino Toma, Santo Spirito, piazzetta dell’Abate (un tempo piazza Mercato).
Non è mia intenzione descrivere la mappa del Centro Storico di Tricase ma voglio mettere in evidenza lo stato di abbandono, di trascuratezza, di sciatteria in cui si trovano la totalità delle strade e piazze citate, escluse alcune ma, attenzione:le strade sulle quali si è operato qualche intervento, sono quelle più frequentate, quelle in vista, le più appariscenti: un viso lavato di un corpo putrido, sporco, pieno di piaghe. Così sono le condizioni di tutte le altre strade che ho citato.
Mi chiedo e chiedo a Cittadini e Amministratori, perché tanto abbandono? Se Tricase avesse piùattenzione per il suo bellissimo centro storico, coni due splendidi e unici affacci al mare che nessuna altra Città può vantarediventerebbe, turisticamente, la città più affascinante e attrattiva per i turisti che ormai da tutto il mondo scelgono il Salento per le loro vacanze.
Qualcuno potrebbe dire: ma per fare tutto questo chissà quanto verrebbe a costare e tanti soldi da dove si prendono?
Non credo che gli altri paesi del capo di Leuca fossero più ricchi di Tricase; per fare interventi di riqualificazione saranno certamente ricorsi a finanziamenti Nazionali o Comunitari, basterebbe stare attenti e saper sfruttare le opportunità che vengono date agli Enti Locali. L’Unione Europea, attraverso le Unioni dei Comuni finanzia, con contributi in Conto Capitale, cioè a totale carico dei paesi membri, la riqualificazione dei Centri Urbani; il Ministero dell’Ambiente,per prevenire i dissesti idrogeologici ha finanziato tanti progetti e Tricase, 10 anni fa, fu inserita in un elenco regionale tra i Comuniche potevanousufruire di quei finanziamenti,bastava partecipare.
L’importante è avere ideadi come si vuole sviluppare il Comune che si amministra, quanta passione si mette nella cura e per il suo sviluppo, quanto lo si ama; l’importante, per chi amministra è servire il proprio paese e curarlo come la propria casa, avere cura di quella famiglia allargata che è la Comunità che un Sindaco deve sentire propria dal giorno della sua elezione. Ci vuole molto? Nessuno chiama nessuno al sacrificio di fare il Sindaco di un paese; se si sceglie di farlo, bisogna farlo al meglio, senza risparmiarsi mai nell’interesse di un bene, quello Comune, che gli viene affidato dai Cittadini.