di Giuseppe R. PANICO
“Piove governo ladro”. È un detto che abbiamo spesso sentito, quasi uno sfogo contro le istituzioni quando da un lato non riescono ad evitarci un evento indesiderato e dall’ altro sono spesso rappresentate da funzionari e dirigenti che non si accontentano del solo stipendio. “La proprietà è un furto” si diceva un tempo in politica, come accusa contro chi, ricco o benestante, veniva considerato non un capace professionista, imprenditore o erede fortunato, ma un proprietario di beni ottenuti furbescamente o illecitamente a spese della comunità.
Si è così sviluppata una “cultura” del furto, (come anche di evasione e corruzione) oltre che come reato da perseguire a prioritaria difesa del vivere civile e del bene pubblico e privato, anche come “peccato veniale” o perdonabile leggerezza. Reato spesso focalizzato nell’età giovanile, causa carente formazione civica nell’ambito scolastico-familiare, aggravata dalla sospensione del servizio di leva (2005) e, dunque. di quella formazione aggiuntiva sviluppata nel vivere, in comunità e con responsabilità, i doveri verso un fine superiore, collettivo e costituzionale.
Fra l’altro, “correggendone il liberismo anarchico e socialista”, scriveva, nel suo libro “Naja” il giornalista Domenico Quirico. Oggi i cittadini senza naja alle spalle sono ormai i genitori di tanti minori e i responsabili di tante pubbliche attività. Incide anche il crescente livello di povertà, a fronte di un continuo stimolo consumistico verso beni, consumi e comportamenti, anche illegali e pericolosi, basato sul denaro e ingigantito dai social.
Se in altri luoghi o altri tempi al ladro si mozzava la mano, da noi al ladro, ove preso, la mano nemmeno la si bacchetta ma troppo spesso la si dà; quasi un invito, più che a redimersi, a…perseverare. Non certamente da parte di chi ha subito furti di auto, moto, bici, denaro e preziosi in casa, scippi per strada e su mezzi pubblici, rapine etc. Ancor più se con minaccia, violenza, scasso e danni a persone e proprietà.
Da tempo si è arrivati anche al furto di case e/o loro occupazione in assenza dei proprietari. Un reato quasi incredibile che, più di altri, dimostra la debolezza delle nostre istituzioni nel riconoscere e proteggere la “sacralità” della proprietà privata. Istituzioni che, peraltro, si avvalgono di un organico delle Forze dell’Ordine, in rapporto al numero di abitanti, fra i più elevati del mondo occidentale, ma frammentato in tante Polizie con differente status giuridico. Al recente proliferare di furti a Tricase, come anche in tanti altri comuni, vanno aggiunti nel Salento, con fini intimidatori, i continui incendi di auto. Come anche le frequenti infiltrazioni mafiose nelle amministrazioni locali e, in questi giorni, il preoccupante fenomeno di tanti pubblici dirigenti della regione Puglia indagati per corruzione.
Il furto sembra ormai diventato un’“arte” dalle molteplici forme e, quando l’occasione manca, la si crea o la si va a cercare. Chi forzando porte di casa, scippando per strada e assaltando negozi e chi, stando in poltrona, coltiva e amministra danarose attività e insane relazioni con il potere. In particolare, nei lavori pubblici, resi spesso obesi nei costi e nei ritardi ma smagriti in progettualità e qualità. Ma c è qualcosa di nuovo e più preoccupante che circola, ormai da tempo per paesi e città.
Sono bande e gruppetti giovanili che si spostano anche da una città all’altra, si servono di piazzisti locali, cercano soprattutto denari o oggetti di alto valore e, non manifestando alcuna empatia per le vittime, non esitano ad agire con violenza, spesso sotto l’effetto di alcool e droga. Compreso il furto dell’altrui intimità femminile o stupro, derivante anche dall’importazione di altre culture con ben diverso rapporto con l’universo femminile.
La criminalità minorile e/o di giovani adulti, acquista, nei loro ambienti, anche “valore” aggiunto, grazie alla elevata probabilità di farla franca e alla scarsa punibilità giudiziaria, sovente demotivante per le stesse forze dell’ordine nella loro “caccia al ladro” che, ove preso, viene ben presto rimesso in libertà. Situazione che costituisce anche una forte attrattiva per tanti giovani immigrati che, per indole, circostanze formative o da sbandati finiscono nelle reti della criminalità o vagolano nelle nostre città, vivendo di espedienti, furti e reati minori.
Il recente rapporto sull’andamento della criminalità minorile, del Servizio Analisi della Polizia Criminale, evidenzia che, nel 2022, il 39,4 dei reati è dovuto a rapina, furto ed estorsione che gli autori sono stati in gran parte stranieri (749 casi su 405 italiani), che gli ingressi in carcere di minori stranieri sono pari al 51,3% del totale e che i reati di stupro sono, per il 77,14%, opera di stranieri.
Cifre notevoli che indicano anche l’elevato costo sociale che l’accoglienza, pur nei suoi lati positivi, comporta. Sovente nella illusione, (o ipocrisia), di una integrazione rapida e massiva (spesso invece decisamente rifiutata) al nostro vivere civile e non attraverso successive generazioni.
Ne deriva l’amara considerazione che, in Italia la popolazione straniera, pari a circa il 9%, esprime già una criminalità minorile superiore a quella del resto della popolazione italiana (91%). Con le due guerre in atto e contrapposizione religioso-culturale Occidente-Oriente/Islam, emigrazione e terrorismo spesso si fondono. Causa anche un’Europa considerata a volte debole nel suo agire geopolitico, decadente nei suoi valori, incerta nella sua autodifesa, afflitta da storici sensi di colpa e tollerante nel fondamentalismo religioso che alimenta tanti gruppi ostili all’Occidente. E che non esitano a rapinarci in un attimo e con inaudita violenza, come la storia recente insegna, anche di quel bene supremo che è la vita.
di Alessandro DISTANTE
L’argomento oggetto dell’approfondimento settimanale (pagine interne) è “La Lettura a Tricase”. Un argomento –ci è sembrato a prima vista- che rischiava di allontanarci dal nostro dovere di informare e di far riflettere sui fatti della settimana.
Dopo ampia discussione, abbiamo accettato la sfida: la lettura non è un’evasione o soltanto un piacere oppure un dovere per chi voglia essere informato, ma diviene passaggio fondamentale per essere veramente presenti in Città e per svolgere quella mission che è propria di ogni giornale.
Leggere per conoscere: il riferimento non è solo alla lettura di libri e di giornali (della quale specificatamente ci occuperemo nelle pagine interne), ma è capacità di scorgere quello che si vede e quello che non si vede. Non si tratta di fare dietrologie, ma di scavare in profondità, andare oltre quello che appare in superficie.
Leggere per farsi leggere: quando si conoscono i fatti e, soprattutto, li si conosce in profondità o, per dirla in altro modo, si comprende la genesi o le cause di certi fatti, non si può tacere. Il “farsi leggere” è un compito difficile e che costa. Troppe volte, pur sapendo, si preferisce tacere. Prevale una certa cultura che qualcuno potrebbe definire omertosa: meglio non dire, meglio non far sapere, ovviamente “a fin di bene” (non creare allarmismi, non infastidire nessun potente, non scomodare le coscienze).
Leggere per conoscersi: la lettura, e cioè la comprensione di certi fenomeni, lo scavare i fatti e le storie, porta, inevitabilmente, a conoscersi. La lettura di ciò che ci circonda, se è una lettura autentica e coraggiosa, diventa strumento di conoscenza anche di noi stessi e quindi, se siamo onesti, anche di cambiamento e di crescita personale e collettiva.
Ed allora: è veramente inutile interrogarsi sulla lettura a Tricase?
Sarà in distribuzione da sabato 25 novembre il 38esimo numero de il Volantino – settimanale cittadino di Tricase
Sul numero di questa settimana:
Perché parlare di lettura?
Speciale la lettura a Tricase
Tombolo a Tricase
Calcio e Pallavolo
Curiose curiosità
Energia in comune
Figli della Quercia
Di furti, rapine e dintorni
Oltre alla versione cartacea sarà sempre disponibile sul sito redazionale (ilvolantinoditricase.it), la versione online
Prof. Ezio Isernia
Serata magica quella che domenica 19 novembre ha visto la partecipazione di oltre duecento persone nella bella cornice dell’ Auditorium dell’I. C. “Antonazzo” di Tiggiano per parlare di musica, inclusione, disabilità, e assistere alla “prima assoluta” della “Banda Multietnica del Sud Salento”. In un auditorium gremitissimo si è infatti esibita per la prima volta la Banda composta da 45 elementi costituita grazie al progetto “Artistica Inclusione”.
Per capire di cosa stiamo parlando occorre ricordare che “Artistica Inclusione” è un progetto cofinanziato dalla Regione Puglia nell’ambito del bando “Puglia Capitale Sociale 3.0” finalizzato a sostenere lo svolgimento di attività di interesse generale e di inclusione sociale. Il progetto in questione è rivolto a disabili, migranti, donne emarginate e a cittadini di ogni età dai sei anni in su, grazie ad esso la musica funge da collante culturale e sociale per eliminare ogni tipo di barriera, preconcetto e stereotipo.
Oltre all’ente capofila e promotore, Associazione di Alta Cultura Musicale “W.A. Mozart” - APS, hanno partecipato al progetto, come partner pubblici, il Comune di Tiggiano, l’I. C. «Via Apulia» di Tricase, l’I. C. «De Blasi» di Gagliano del Capo e come partner privati il Consorzio «Sale della Terra» e ASCLA – Ente di Formazione Professionale. Ad essi si sono aggiunti in itinere e con grande entusiasmo l’ I.C. “Antonazzo” di Corsano/Tiggiano e l’I.C. Alessano/Specchia.
Il progetto finanzia una serie di laboratori musicali che, curati dal M° Paolo Accogli, con cadenza settimanale si svolgono presso il Municipio di Tiggiano, l’I. C. «Via Apulia» di Tricase e l’I. C. «De Blasi». I partecipanti, oltre ad essere supportati da insegnanti qualificati, svolgono percorsi di inclusione a socializzazione alla presenza di un tutor e di una pedagogista. “Artistica Inclusione” ha messo a disposizione degli aspiranti musicisti 32 strumenti che sono stati consegnati loro nel mese di marzo durante una bellissima cerimonia tenutasi nell’aula consiliare di Palazzo Serafini Sauli sede del Comune di Tiggiano.
Tornando a domenica sera, come abbiamo accennato, possiamo testimoniare la gioia e l’entusiasmo contagioso che i componenti della banda trasmettevano per essersi esibiti per la prima volta in pubblico, con grande commozione da parte di tutti i presenti.
Dopo i saluti del Sindaco di Tiggiano Dott. Giacomo Cazzato, da sempre impegnato per il servizio ai più deboli e alla promozione di attività di inclusione sociale, e del M° Giovanni Calabrese, da poco tornato da una tournè a New York, le attività musicali sono iniziate con le esecuzioni di alcuni alunni della Scuola di musica Mozart molto apprezzati dal pubblico che non ha mancato di sottolineare il suo entusiasmo attraverso ripetuti e scroscianti applausi.
A seguire si è esibita la Banda sotto la guida del M° Alessandro Maisto che ha letteralmente scatenato l’esaltazione del pubblico il quale in piedi ha chiesto ed ottenuto il bis.
Viene la pelle d’oca se si pensa che al primo incontro meno di un anno fa nessuno conosceva né il nome degli strumenti né il nome delle note.
Attraverso impegno, lavoro, dedizione e organizzazione, “Artistica Inclusione” ha piantato un seme fecondo e importante e possiamo, col sorriso, affermare che l’idea guida del progetto, ossia la banda musicale come esempio di inclusione, cultura, socializzazione, recupero di tradizioni, ha veramente trovato una magica e concreta realizzazione. I componenti che ne fanno parte, infatti, sono tutti uguali e nello stesso tempo fondamentali, avendo bisogno l’uno dell’altro. Ascoltando le testimonianze, inoltre, abbiamo registrato tanto entusiasmo, amore e passione per la musica e per questa meravigliosa esperienza, si sono create tante belle amicizie tra persone che prima non si conoscevano ed ora si ritrovano quotidianamente per studiare i pezzi da suonare poi tutti insieme.
Grazie ancora, dunque, ad “Artistica inclusione” e al M° Giovanni Calabrese che, subissato di richieste, è già al lavoro per dare continuità a questa meravigliosa ed esaltante esperienza anche dopo la fine del progetto. Le porte della BANDA MULTIETNICA DEL SUD SALENTO sono aperte a tutti ed abbiamo altri strumenti da affidare ad aspiranti musicisti o semplicemente a chi ha voglia di fare una bella esperienza e senza volerlo e senza saperlo sarà un seme di bene e di speranza per tutti. Vi aspettiamo!
Riceviamo e pubblichiamo
Tricase, 21 novembre 2023
C.A. Presidente del Consiglio Sig.ra Rosanna Zocco
E p.c. Sindaco di Tricase Sig. Antonio De Donno
Oggetto: richiesta di convocazione del Consiglio Comunale ai sensi dell'art. 44 comma 1 del Regolamento del Consiglio Comunale della Città di Tricase;
I sottoscritti Consiglieri Comunali
premesso che
- Tricase da alcuni mesi sta vivendo un intensificarsi di episodi di micro-criminalità, come mai registrato in passato;
- affrontare la problematica certamente non significa concorrere a “spettacolarizzare il fenomeno”, come inopportunamente dichiarato a mezzo stampa dal sig. Sindaco, ma unicamente affrontare nella sede preposta, ovvero l’Assise Comunale, le difficoltà che la città di Tricase sta subendo e, purtroppo, continua a subire;
- rientra per dovere, prima ancora che per diritto, nel nostro ruolo di Consiglieri Comunali, assicurare il massimo impegno affinché i cittadini continuino a vivere in un clima di totale sicurezza e serenità;
chiedono
la convocazione urgente di un Consiglio Comunale monotematico con il seguente Ordine del Giorno: Emergenza micro criminalità a Tricase. Valutazione del fenomeno: interventi e misure indirizzate alla risoluzione del problema.
La richiesta di convocazione, come Lei saprà per il ruolo che ricopre, rientra nelle prerogative dei Consiglieri Comunali, come previsto dall'art. 44, comma 1, del Regolamento del Consiglio Comunale della Città di Tricase.
Baglivo Antonio Luigi, Carità Giovanni, Ciardo Armando, Minonne Francesco, De Marco Pasquale, Elia Giacomo ,Errico Gianluca Leone. Zocco Carmine
Ci impegniamo a formare cittadini del mondo ed operatori di pace,
in spirito di evangelica nonviolenza,
affinché il dialogo ed il confronto con ciò che è diverso da noi
diventi forza promotrice di fratellanza universale (Patto Associativo AGESCI).
«Disse Scibà il Serpente: “Prima che tu riprenda il tuo sentiero, Cocci, vorrei donarti qualcosa, in cambio di ciò che hai fatto per me. Ci ho pensato questa notte e mi sono ricordato di un’antica storia. Vuoi sentirla? […] È cominciata in una valle non lontana da qui, né troppo grande né troppo piccola, con un fiume in mezzo. Di qua e di là del fiume c’erano due verdi colline, ai piedi delle montagne. E su ciascuna delle colline una città fortificata, con alte mura e torri. Non c’era, invece, nessun ponte tra l’una e l’altra città, perché erano nemiche da tantissimi anni, tanto che ciascuna stava mettendo insieme un potente esercito per muovere guerra alla città avversaria» (C. Ruschi Del Punta e AA.VV., Sette punti neri, pp. 198-204).
Inizia in questo modo il racconto della Genziana, una storia che sì, narriamo alle nostre Coccinelle, ma parla anche a tutti noi adulti. È la storia di due popoli che abitano la stessa valle, afflitti dal flagello della guerra; è storia di tanti popoli della terra che, ancora oggi, sono stretti nella morsa dell’odio.
Nel racconto della genziana, alcuni pastori furono inviati nella valle per far desistere gli abitanti dal muoversi guerra, pena, una potente punizione; quegli uomini non si trattennero dalle proprie intenzioni e la punizione li raggiunse:
«quando cercavano di parlare, dalle loro gole invece delle parole, uscivano degli altri suoni incomprensibili. Insomma, le parole uscivano al contrario e capirsi era davvero un’impresa impossibile».
Anche nel nostro tempo non si riesce più a parlare e, pur tentandoci, quasi non ci si comprende più; quanti vivono questo dramma, non solo nelle grandi questioni tra gli Stati… pensateci: una valle e due popoli in conflitto. Sembra la descrizione della questione russo-ucraina o israelo-palestinese; in realtà, è il dramma di tanti popoli, comunità e famiglie nei quali non regnano la comunione e l’armonia, ma l’odio e l’incapacità di dialogo.
Nel nostro racconto, è una bambina, Anna, a trovare soluzione, disegnando un suono; Anna disegna la genziana che aveva portato alla Signora dei suoni, colei che avrebbe potuto rompere la punizione della valle. Al gesto dell’aprire le mani e donarle la genziana, Anna ricevette dalla Signora dei suoni una parola: «Grazie»; era ciò che le serviva per far tornare la pace e l’armonia nella sua valle. Tornando a casa, gridò a tutti «Grazie!», e a quel suono – finalmente – tutti tornarono a pronunciare le parole nel verso giusto e, soprattutto, tornarono a comprendersi.
Rinunciamo a parole ostili e divisive, ritorniamo anche a noi a seminare parole buone, come quel “grazie”, per far germogliare la gioia, la comunione, la pace, per far rinascere la speranza e dare futuro alle nuove generazioni.
«Ecco, Cocci – concluse Scibà – ti auguro che il tuo sentiero sia sempre seminato dei “grazie” che ti diranno per la gioia che avrai saputo donare». AGESCI Gruppo Tricase 2
CURIOSE CURIOSITA’
Tutino di Tricase- Siamo nelle vicinanze della Chiesa di San Gaetano
Suscitano una qualche sorpresa le strisce pedonali che consentono l’attraversamento della strada per giungere…. Dove? In mancanza di marciapiede non sembra proprio che il pedone abbia una qualche utilità a recarsi dall’altro lato della strada. Per fare cosa, visto che non può camminare lungo una strada priva di marciapiede e di banchina laterale alla carreggiata?
di Emanuele Ruberto
La nostra città, sin dagli anni 20 del ‘900 e per circa un secolo, ha spesso rappresentato un terreno fertile per la nascita e lo sviluppo di importanti realtà sportive, divenute nel tempo fenomeni sociali espressione del contesto socio-culturale della comunità e delle sue mutazioni.
In ambito calcistico i primi palloni di cuoio che iniziarono a rotolare sulla terra battuta di Piazza Cappuccini risalgono infatti agli inizi degli anni ‘30 del secolo scorso, riscuotendo sin da súbito un grande séguito.
Da allora sono trascorsi i decenni, attraversato il secondo conflitto mondiale, il dopoguerra, il boom economico fino all’era digitale, ma una delle poche costanti della nostra comunità è proprio la squadra di calcio, i cui incontri raramente sono stati eventi confinati al terreno di gioco di Piazza Cappuccini o Via Matine prima e Via Olimpica poi, ma hanno avuto quasi sempre una grossa risonanza pervadendo strade, piazze, vicoli, case e divenendo uno dei principali motivi di aggregazione. Tale fenomeno sociale nel 1964 assunse la forma di Unione Sportiva (a rimarcare il carattere collettivo del progetto) la quale fu in grado di portare il nome di Tricase fino alla serie C2. Nel 2004 però, dopo 40 anni di storia, l’U.S. Tricase fallì.
Si cercò di ripartire subito dalla terza categoria, perché Tricase senza calcio non poteva e non doveva stare, e grazie agli ottimi risultati ottenuti si raggiunse nel più breve tempo possibile, nel 2008, il massimo campionato regionale. Anche in città si ricominciò a respirare ottimismo e sugli spalti si rivide partecipazione ed entusiasmo soprattutto in alcune partite di cartello, lasciando sperare in una reale rinascita anche in termini di identificazione popolare.
Purtroppo le speranze furono presto disattese. Da lì in poi iniziò il periodo buio più lungo che la Tricase calcistica abbia mai attraversato.A causa di cattive gestioni societarie ad opera sempre delle “solite” persone, da oltre un decennio non si vede un progetto che in previsione duri più di un anno. Troppo spesso la squadra è stata iscritta al campionato di competenza all’ultimo giorno utile o ha iniziato la preparazione una settimana prima dell’inizio della stagione, senza obiettivi ben definiti o talvolta, come anche lo scorso anno, con grandi proclami ad agosto divenuti miseri fallimenti già in ottobre.
Tutto questo ha provocato una diffusa e duratura disaffezione della comunità nei confronti della squadra, aggravata dalla totale mancanza di volontà da parte della Società di creare coinvolgimento, dimostrata dalla pessima, se non assente, comunicazione delle attività agli appassionati (in un’era in cui basta una connessione e un comodo click), preferendo la pubblicazione social di immagini glitterate e contenuti fuori luogo, oppure dall’ intenzione espressa di allontanare quella porzione di tifosi che negli anni ha cercato di dare un aiuto logistico o economico.
E mentre altre piccole realtà salentine godono da tempo di buona salute perché figlie di progetti lungimiranti e condivisi (Otranto da diversi anni in Eccellenza, Ugento da 4 anni in Eccellenza con posizionamenti di vertice, Novoli, Racale ecc.) oltre alle blasonate Casarano, Nardò, Maglie, Gallipoli che sono tornate ad alti livelli dopo aver attraversato periodi tristi, la Tricase calcistica continua ad essere impantanata nella mediocrità, presa in ostaggio e ridotta ad un mero passatempo domenicale privato, perdendo ogni briciolo di credibilità, potere aggregativo ed identificante. Vorrei essere smentito pubblicamente se così non fosse.
Ora la pazienza per i tifosi è davvero finita, con il cuore (rossoblù) in mano, liberate il Tricase Calcio!
COSA SUCCEDE IN CITTA?
Ripetuti i casi di furti e rapine, tentate o riuscite; l’elenco sarebbe lungo (circa una decina da fine settembre) e tutti hanno avuto di mira gli incassi della giornata di negozi, agenzie di viaggio e cinema. Oltre a questi episodi in Città, si ripetono e si accentuano in questo periodo furti nelle campagne specialmente di olive e reti se non addirittura di alberi. Da ultimo, siamo venuti a conoscenza anche di truffe da parte di due napoletani a danno di persone anziane con richiesta di soldi per inventate necessità di salute.
Insomma un quadro che ha suscitato allarme e che merita di essere esaminato, seppure nella sua giusta portata. Per parte loro, i Gruppi di opposizione hanno chiesto la convocazione di un Consiglio Comunale monotematico proprio per discutere della situazione. Al di là dell’opera delle Forze dell’ordine, vi è da chiedersi se le responsabilità personali non trovino alimento anche in situazioni di degrado sociale e nelle difficoltà economiche che in questi ultimi tempi, causa Covid e pesante inflazione, si sono acuite. Ma c’è anche da chiedersi se sia andato in crisi quel controllo sociale un tempo molto efficace e se alcuni valori, specie nelle giovani generazioni, siano stati offuscati e travolti dall’illusione del guadagno facile e dal falso mito della conquista di visibilità e di peso in contesti criminali ben più ampi. Abbiamo qui raccolto alcuni interventi, alcuni dati ed alcune riflessioni che certo non possono essere esaustive di un tema così vasto e complesso ma che intendono offrire alcuni spunti per un ulteriore approfondimento.
LA PAROLA AL SINDACO
Quale è il Suo giudizio rispetto ai recenti episodi di micro criminalità?
I recenti episodi che allarmano tutti noi, ed i commercianti soprattutto, sono frutto di microcriminalità presumibilmente nostrana che continua a ritenersi immune da provvedimenti restrittivi, che arrivano quando la sommatoria di condanne riportate e passate in giudicato arriva al minimo edittale, cioè almeno due anni. Ho piena fiducia nell’operato delle Forze dell’ordine, con le quali il confronto è quotidiano e che hanno già operato, in collaborazione con la nostra Polizia locale, nei luoghi sensibili della nostra Città operando azioni mirate, di prevenzione e repressione che certamente porteranno i frutti sperati
Quali iniziative ritiene che il Comune possa prendere?
I controlli delle strade del commercio sono già stati intensificati da Carabinieri e Guardia di Finanza, che ringrazio sempre per la collaborazione che va oltre il dovere. Abbiamo già ampliato l’orario di lavoro di alcuni operatori di Polizia Locale oltre l’orario di chiusura dei negozi e predisposto un progetto per permettere ai commercianti di affrontare in sicurezza la chiusura serale delle attività. Ovviamente i fenomeni di microcriminalità sono difficili da eradicare, Tricase non li ha vissuti in passato ed il verificarsi in maniera intensiva in alcuni periodi genera allarme sociale, ma con la prevenzione e protocolli di condotta delle attività commerciali potremo arginarli.
Ci sarà un Consiglio comunale come richiesto dalle opposizioni?
Non ritengo necessario né utile un Consiglio monotematico sul tema; sono altresì convinto che non occorre spettacolarizzare il fenomeno che vive anche di episodi di emulazione e che invece occorre lavorare in silenzio e sinergia con le Forze dell’ordine che hanno competenza e professionalità nel controllo di questi fenomeni, al netto dei quali Tricase era e sarà una Città non vittima del proliferare di presenza di criminalità organizzata.
A TRICASE NIENTE FAMIGLIE MAFIOSE
La Relazione semestrale del 2022 della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) fornisce una fotografia delle “famiglie” mafiose operanti in Provincia di Lecce. Numerosi i clan presenti ma nessuno che riguardi Tricase o paesi limitrofi. I territori più vicini a noi dove invece la DIA ha riscontrato la presenza di famiglie mafiose, sono Taurisano, Presicce e Matino.
E’ un dato confortante, segno evidente di un tessuto che tiene e che non si lascia permeare da clan organizzati e dediti a delitti ben più gravi del furtarello. Eppure non si può abbassare la guardia se si considera che Tricase costituisce un centro di indubbio interesse per le dimensioni e per le attività imprenditoriali che vi si trovano.
I FURTI IN CAMPAGNA
Di tanto in tanto mi capita di andare in campagna. Forte il dispiacere nel vedere i tanti alberi di ulivo distrutti dalla xylella, ridotti in moncherini incapaci di offrire lo spettacolo di sempre. Ancor più forte è il dispiacere quando mi raggiunge il proprietario del terreno vicino e mi dice, rassegnato, che ormai lui non ci mette più piede in campagna perché gli è passata la “fantasia”: “Eccome; avevo piantato due alberi di mandarino e me li hanno rubati!”
Lascio il mio compaesano e sto per entrare nel mio oliveto quando incrocio un vecchio compagno di giochi: “Come stai, da quanto tempo…E che fai?”. “Lassami stare –mi risponde contrariato- sono venuto stamattina per raccogliere le poche olive che ci sono e non solo non ho trovato le olive ma non ho trovato neppure le reti. Me le hanno rubate!”
Mentre cerco di consolare il mio amico di infanzia, mi raggiunge un anziano infuriato: “Sono trasuti con la macchina e sono passati sopra le piante di rape! Basta, non se pote scire ‘nnanzi così!”.
E il mio amico di infanzia, a quel punto incoraggiato nella sua incazzatura, ci tiene a dirmi che, a parte la xylella, a parte i ladri, ci sono pure i cacciatori. “Scusa, ma che c’entrano i cacciatori” gli chiedo ingenuamente. “Come che c’entrano! E’ vero che hanno diritto di passare, ma non è possibile che entrano con i cani e quelli saltano sulle mie verdure e le distruggono”.
Percorrendo la stradina che mi aveva portato nei pressi della mia campagna avevo notato alcuni cartelli con la foto delle videocamere e l’avvertenza che la zona è sorvegliata. Ero rimasto sorpreso nel vedere sistemi di videosorveglianza in campagna, ma poi, dopo aver ascoltato i miei amici, ho capito. Ed allora ho detto loro: “Avete ragione e fate bene a gridare, ma non basta, bisogna reagire: ci sono le riprese delle videocamere. Andate dai Carabinieri oppure dalla Polizia Municipale e denunciate tutto e magari loro potranno risalire ai colpevoli”.
“Ma ce dici ‘menu!?” “Non funzionano sicuru, e poi Iddri non perdono tiempu per ste quattro ulie ….”
CRESCE LA CRIMINALITA’ MINORILE
In occasione dell’inaugurazione dell’Anno Giudiziario, il Procuratore Generale della Corte d’Appello di Lecce, Antonio Maruccia, non ha mancato di lanciare un grido d’allarme per il crescere della criminalità minorile.
“Aumentano i reati consumati con violenza alla persona, sia dal singolo che dal gruppo, le cosiddette baby gang, spesso in assenza di movente, per futili motivi; fatti espressione di frustrazioni, di fallimenti e di opposizione alle regole e al sistema”.
I dati parlano chiaro: nell’ultimo 2022 sono aumentati i procedimenti penali minorili passati nella provincia di Lecce da 354 dell’anno precedente a 382. “Una criminalità minorile –ha spiegato il Procuratore Maruccia- connotata da aggressività, dall’indifferenza e da indiscriminata violenza; sono segnali di una profonda crisi educativa oltre che di un profondo disagio economico, sociale e familiare che determinano situazioni di pregiudizio per i minori spesso indotti a considerare ‘normali’ attività gravemente illecite”
Da una ricerca pubblicata nell’Ottobre 2022 e condotta dalle Università Cattolica, di Bologna e di Perugia in collaborazione con il Dipartimento per la Giustizia Minorile e il Dipartimento per la Pubblica Sicurezza del Ministero dell’Interno dai 15 ai 24 anni sono emersi dati preoccupanti. I gruppi di minori oggetto di attenzione si dividono in due tipologie: “i ‘bulli’ per le loro attività sui social network con lo scopo di diffondere in rete le proprie azioni come atto di sfida e autoaffermazione e i ‘delinquenti’, meno propensi a pubblicizzarsi, sono identificabili per la ripetitività dei reati commessi”.
Alla radice –secondo questa ricerca- “l’assenza o la problematicità dei rapporti con le famiglie o le istituzioni scolastiche, la conseguente ricerca di modelli di riferimento all’interno di un gruppo che favorisce i processi emulativi e i meccanismi di reciproco sostegno, incoraggiamento e deresponsabilizzazione per le azioni criminali; il disagio socioeconomico; l’abbandono scolastico; l’assenza di stimoli ed ambizioni personali dal punto di vista formativo o lavorativo; l’analfabetismo delle emozioni; l’incapacità relazionale con i propri pari; il crescente utilizzo di social network e il conseguente aumento del cyberbullismo” In Italia negli ultimi dieci anni le segnalazioni di minori autori di reati sono aumentate del 15,34%, passando da 28.196 nel 2010 a 32.522 nel 2020 (Rapporto Direzione Centrale della Polizia criminale)
I REATI DENUNCIATI NELLA NOSTRA PROVINCIA
Nel 2020 i delitti denunciati dalle Forze di Polizia all’Autorità Giudiziaria in Provincia di Lecce hanno visto ai primi posti i Furti (6.847), seguiti dalle Truffe e frodi informatiche (2.758), dalle denunce per Danneggiamenti (2.007), dalle Minacce (972); seguono poi le denunce per Lesioni dolose (554) e per violazione delle norme sugli Stupefacenti (431); ultima tra le denunce più rilevanti le Percosse (132).
di Alessandro DISTANTE
“Questa terra ne ha di valori positivi da trasmettere”; così ha concluso il suo intervento la giornalista e scrittrice Cristina Battocletti nella Sala del Trono sabato scorso al termine della presentazione del suo ultimo romanzo “Epigenetica”.
Il tessuto sano della nostra Città, percepito da una Triestina che vive a Milano ma che ama Tricase, è un bel giudizio che non solo ci riempie di orgoglio ma che costituisce una ricchezza per il presente e quasi una assicurazione per il futuro.
In questo quadro di tradizioni e di cultura devono essere letti e valutati, nella loro giusta portata, i recenti episodi di criminalità o, meglio, di microcriminalità che stanno riempiendo le cronache e soprattutto le pagine dei social. Furti e furtarelli che, certamente, non devono essere sottovalutati ma che non possono portare a conclusioni affrettate e a giudizi superficiali, come se, all’improvviso, Tricase fosse diventata una terra in mano alla criminalità e dove niente funziona e dove tutto è da buttare.
Anche certi servizi giornalistici devono far pensare: non si può fare un’indagine sulle impressioni del primo che si incontra per strada o in piazza e che, talvolta per partito preso o per mestiere, ha la vocazione a gettare discredito su tutto e su tutti.
Intendiamoci, gli episodi, per evitare che prendano piede, devono essere attentamente considerati; sono segnali da non sottovalutare e richiedono analisi ed interventi non solo repressivi ma, soprattutto, preventivi e interpellano tutti, privati ed Istituzioni.
Sono segnali di allarme da collegare con un contesto valoriale che ancora esiste ma è insidiato da falsi modelli veicolati da fonti educative o diseducative che trovano spazio in una certa televisione, o in una certa stampa o in una certa musica o, soprattutto, in certi canali social che fanno presa specie sulle fasce più giovani della popolazione.
Sono canali che bypassano quelli tradizionali della formazione e dell’educazione, quali sono sempre stati, specialmente da noi, la famiglia, la parrocchia e la scuola.
E’ evidente che se quei valori, trasmessi da generazioni, vengono oscurati e travolti da falsi valori ed alimentati da agenti corrosivi, quali droga ed alcol, ben si comprende come occorra fare una riflessione che chiama all’appello tutti, nessuno escluso.
Ed allora: no a letture superficiali; no a facili giudizi; no a affrettate condanne di tutto e di tutti; ma, allo stesso tempo, sì a letture attente; sì a giudizi meditati; sì ad azioni lungimiranti e coraggiose.
Se ancora –come ha detto la Battocletti– Tricase ha un tessuto sano, occorre muoversi per tempo per evitare di dover intervenire per rimediare, per mettere toppe su lacerazioni che potrebbero verificarsi; insomma, per dirla con gli antichi: meglio prevenire che curare!
Sarà in distribuzione da sabato 18 novembre il 37esimo numero de il Volantino – settimanale cittadino di Tricase
Sul numero di questa settimana:
Oltre alla versione cartacea sarà sempre disponibile sul sito redazionale (ilvolantinoditricase.it), la versione online