di Alfredo De Giuseppe

Osservando con attenzione la cronologia degli avvenimenti riguardanti Villa Sauli a Tricase Porto, si possono fare delle facili considerazioni storiche. Fino al 2017, fino cioè all’iniziativa intrapresa dalla giunta Chiuri, (con l’appoggio della pentastellata Sodero) nessun governo della Città aveva preso la benché minima iniziativa rispetto al grave abuso edilizio che si perpetrava da sempre sotto gli occhi di tutti.

La struttura nasce nel tempo del dominio della DC quando, specie nei paesi del Sud, si ignorava qualsiasi rispetto per la tutela del paesaggio. Si concedeva tutto a tutti per una manciata di voti e, in definitiva, per il malcelato pensiero dominante che l’unico sviluppo possibile fosse quello edilizio. Noi, intesi come cittadini, siamo figli di quella cultura clientelare, della deroga personalizzata, della cortesia amicale e parentale.  Questo è un paese senza un Piano Urbanistico Generale e si rifà ancora ad un Piano di Fabbricazione del 1974 emendato così tante volte (si dice oltre 200) da delibere ad hoc che è difficile per chiunque capirci qualcosa. Ognuno può rifarsi ad una norma scritta o di prassi, con la conseguenza che la discrezionalità di politici e funzionari è altissima con grave danno della vita cittadina, del traffico, dei servizi igienici, scolastici, commerciali, sanitari, sportivi e di ogni tipo. Un disordine voluto, cercato e fermamente conservato. Prima, negli anni ’60, da famiglie proprietarie di terreni, poi da costruttori improvvisati e infine da tecnici sempre più determinanti. Il sindaco Serrano, dopo il tentativo di Cassati nei primi anni ’60, tentò di far approvare un Piano Regolatore a cavallo tra gli anni ’70 e ’80. Non se ne fece nulla, anche per la forte opposizione interna alla stessa DC, che aveva sempre un guardiano delle famiglie storiche ben posizionato nelle varie amministrazioni. Poi più niente: Ecclesia ha fatto trascorrere gli anni novanta senza toccare nulla; allo stesso modo di Coppola dal duemila in poi, consacrando quest’ultimo lo status quo e continuando a risolvere, da tecnico/sindaco, la maggior parte delle molte diatribe nascenti in ogni singola questione. Musarò non riuscì mai a prendere in mano il dossier PUG, cosa che invece fece Chiuri che affrontò l’argomento quasi fino a giungere alle fasi finali, con la sonante bocciatura da parte dei tecnici operanti nel nostro Comune che bollarono quella bozza come irricevibile per il sostanziale blocco delle aree edificabili.

Il risultato di tutto questo è un territorio di oltre 48 Kmq devastato in ogni dove, campagna e mare, centro e periferia, sfilacciato e inguardabile nei collegamenti con le frazioni. La questione Villa Sauli non è dunque una questione tecnico/giuridica ma prettamente politica. Una politica che riguarda Tricase e tutto il Sud, la nostra Regione, la nostra Provincia (con qualche eccezione). Quando infatti la politica non sa decidere, non vuol prendere posizione, non sa programmare, non riesce a darsi una visione condivisa, quando si piega agli interessi di parte, si corre sempre sul crinale del disastro. E il Sud lo fa ormai da troppo tempo.

27 passaggi salienti in una sintesi cronologica per capire la questione Villa Sauli

  1. La storia inizia il 10 marzo 1962 quando il proprietario del terreno, prof. Alessandro Sauli, scrive al Sindaco di Tricase, per ricordargli “l’inopportunità del vincolo posto dal Piano sulla parte a mare, rispetto alla strada, della punta che chiude il Porto a settentrione. Tale promontorio è infatti il centro visuale di tutto l’arco paesistico nel quale è racchiusa la Marina di Tricase, e quindi è della massima importanza che venga opportunamente sistemato con qualche costruzione rispettosa dei valori ambientali, immersa nel verde
  2. L’8 maggio del 1962 lo stesso presenta istanza al Sindaco, ricordandogli “che la domanda precedentemente presentata, senza progetto, si riferisce ad una eventuale costruzione per Albergo-Ristorante e  serve a rendere più accogliente per i forestieri e i villeggianti la nostra marina, senza dire che consentirà ai numerosi turisti in transito di trovare un moderno alloggio ed ogni conforto. Il progetto che il sottoscritto presenterà al più presto, sono certo che incontrerà l’incondizionato appoggio di lei e di quanti hanno a cuore l’incremento e la valorizzazione della nostra marina, senza dire che la zona su cui dovrà sorgere tale costruzione sarà definitivamente sistemata ed abbellita, mentre ora giace inutilizzata”;
  3. Il 26 marzo 1963 viene presentato il progetto a firma dell’ing. Giovanni Sodero; inizia la pratica edilizia n. 53/1963
  4. Il 9 maggio 1963, di fronte a qualche negativa presa di posizione della Commissione Edilizia, l’avv. Luigi Puzzovio, per conto del proprietario scrive al Comune di Tricase “che un responsabile parere sulla conciliabilità della costruzione con la tutela del patrimonio naturale può essere espresso dalla Soprintendenza ai Monumenti ed alle Gallerie di Puglia e Lucania, alla quale Lei potrà rivolgersi ai sensi della legge n. 1497 del 1939”;
  5. La stessa Soprintendenza in data 10 giugno 1963 Autorizza di fatto la costruzione pur con alcune prescrizioni;
  6. Il 6 luglio 1963 l’Ispettore Onorario per le opere di Antichità e di Arte dei Comuni di Tricase e Andrano, Salvatore Cassati, si scaglia contro la decisione della Soprintendenza, si dimette dall’incarico, ricostruendo i fatti e concludendo senza giri di parole che “ tutto lascia supporre il clima di pressioni e di interferenze esistente, clima che nel caso specifico, ben si conosce in Tricase per una lunga storia che risale a vecchi e recenti rapporti poco simpatici del Sauli col Demanio, con l’Amministrazione Provinciale e l’E.P.T. di Lecce”;
  7. In data 6 agosto 1963 la Commissione Edilizia ricostruiva tutta la vicenda, sposando in toto la visione di Salvatore Cassati, ma rilasciando tuttavia Parere favorevole per la concessione edilizia;
  8. Il giorno dopo, in data 7 agosto 1963 viene rilasciato dal Sindaco Cosimo PiccinniNulla Osta per Esecuzione Lavori Edili” per la realizzazione sulla Litoranea Tricase- Castro di un Albergo- Ristorante con le seguenti prescrizioni: A) che l’arretramento minimo dalla via Provinciale sia di 10 metri; B) che sia rigorosamente rispettato il progetto presentato; C) che sia, negli spazi contigui, adorna a verde, dando una buona caratteristica panoramica; D) che non sia consentito in futuro alcuna sopraelevazione o estensione del fabbricato; E) che la costruzione venga adibita esclusivamente a Albergo Ristorante, aderendo pienamente al nulla osta della soprintendenza";
  9. Stranamente in data 28/11/1963 la prima prescrizione viene già modificata e si concede la possibilità di costruire a metri 9 anziché 10 dalla strada provinciale;
  10. In data 1 agosto 1967, a costruzione ultimata, il SauliChiede il certificato di abitabilità in quanto, per ora, il sottoscritto intende adibire la costruzione ad uso abitazione”;
  11. il giorno 2 agosto 1967 l’ing. Antonio Scarascia rilascia Certificato di Collaudo e Prova di carico, dentro il quale comunque rileva che non sono state realizzate due stanze da letto e che sotto il locale di soggiorno è stato ricavato uno spiazzo coperto non previsto;
  12. in data 24 febbraio 1969, irritualmente, il Prefetto di Lecceconcede ai sensi della legge 2229 del 1939, licenza d’uso per il fabbricato di nuova costruzione, destinato a civile abitazione”;
  13. in data 11 aprile 1969 il Sindaco Giuseppe Codacci Pisanelli, smentendo almeno in parte il Prefetto De Carlo, Autorizza “l’abitabilità del fabbricato per tutti gli usi di legge ed a condizione che sia adibito a piccolo albergo-ristorante”;
  14. durante l’estate 2015, dopo decenni di colpevole silenzio, soprattutto da parte degli amministratori locali, si costituisce uno spontaneo movimento di cittadini col nome esplicito di “Comitato ABBATTIAMO L’ECOMOSTRO DI TRICASE PORTO”;
  15. Nel giro di pochi giorni, la petizione del Comitato che chiede l’abbattimento della costruzione raccoglie 500 adesioni. Finalmente ne parlano anche i social e i media, specificatamente il 6 settembre 2015 con un ampio articolo “La Gazzetta del Mezzogiorno”;
  16. Fotocopia della richiesta di abbattimento con in calce le firme degli aderenti al Comitato viene depositata in Comune nel Novembre 2015, dopo aver acquisito tutte le informazioni storico/burocratiche del caso; nessuna risposta da parte della Giunta Comunale di Tricase guidata dal Sindaco Coppola;
  17. Dopo mesi di sensibilizzazione sul ripristino della bellezza in un luogo amato da tutti, il Comitato nell’agosto 2017 incontra il neo-Sindaco Carlo Chiuri che prende visione con attenzione della suddetta pratica e decide di inviare un’ingiunzione ai proprietari almeno per la messa in sicurezza del sito; è la prima lettera ufficiale del Comune alla famiglia Sauli, dopo circa 50 anni dal rilascio dell’autorizzazione edilizia;
  18. Nel novembre 2018 si abbatte su Marina Serra e Tricase Porto un devastante tornado. La giunta presieduta da Carlo Chiuri, in base a sopralluogo dei responsabili dei Vigili del Fuoco, nel rendicontare i danni arrecati dal temporale, annovera un peggioramento della situazione di quello che ormai tutti definiscono “l’Ecomostro di Tricase Porto”. Il sindaco Chiuri il 15/12/2018 firma l’ordinanza n. 264 in cui si ordina l’abbattimento “stante la concretezza e l’imminenza del grave pericolo per la pubblica incolumità”
  19. Il 12 febbraio 2019 il TAR di Lecce sospende l’ordinanza di abbattimento del 15/12/2018;
  20. Il 6 marzo 2019, finalmente con la corretta motivazione viene emessa dal Comune di Tricase un’ordinanza per la demolizione dell’immobile“ per essere stato realizzato in difformità all’originaria autorizzazione edilizia del 1963; Carlo Chiuri ne rivendica la strategia politica, l’Ufficio Tecnico certifica di fatto l’abuso iniziale.
  21. Il 10 maggio 2019 il TAR di Lecce sospende l’abbattimento dell’immobile. Gli avvocati Pietro e Antonio Quinto, difensori degli eredi, hanno documentato l’erroneità della ordinanza di demolizione, censurata anche sotto il profilo dello sviamento di potere. I difensori hanno, infatti, esibito una licenza di variante del 1965, ignorata dal Comune, che copriva le contestate difformità rispetto alla licenza del 1963, ma soprattutto la licenza di agibilità rilasciata dal sindaco dell’epoca in data 11/4/1969.
  22. Il 24 marzo 2020 il TAR, stavolta nel merito, dà ancora ragione ai proprietari e quindi sembra tutto finito: villa Sauli resta dov’è.
  23. Il 20 maggio 2020 la giunta Chiuri non abbandona la causa e dà mandato allo studio Sticchi Damiani di appellarsi alla sentenza del TAR di Lecce, rivolgendosi al Consiglio di Stato.
  24. Nel 2022 la villa viene ufficialmente posta in vendita dai proprietari attraverso un sito specializzato; si avviano alcune trattative con privati ma non si giunge a nessuna conclusione positiva.
  25. Con sentenza del 14 dicembre 2023, il Consiglio di Stato con sentenza inappellabile, condanna i proprietari alla demolizione ed alle spese processuali da rifondere al Comune di Tricase. Oltre al differente utilizzo dell’immobile rispetto all’originaria concessione, la Corte rileva che: “In occasione dei sopralluoghi è emerso che vi era stata una traslazione della sagoma e realizzazione su differente piano di sedime che ha comportato diverse altezze, con la conseguenza di un edificio sporgente per due lati sul promontorio roccioso che non poteva essere mimetizzato come a suo tempo suggerito dalla Soprintendenza. L’altra modifica rilevante è la realizzazione su due livelli del fabbricato”.
  26. Gennaio-Febbraio 2024, la sentenza è nelle mani della giunta guidata dal sindaco Antonio De Donno che ha anche la delega all’Urbanistica, lavora a stretto contatto con gli Uffici comunali del Settore Urbanistica e Lavori Pubblici ma non rilascia alcuna dichiarazione in merito; qualcuno dice che c’è da aspettare per la corretta (!) interpretazione della sentenza.
  27. Domenica 25 febbraio 2024, il Comitato “Abbattiamo l’Ecomostro di Tricase Porto” insieme ad altre Associazioni locali e nazionali organizza presso la spiaggetta del Porto un incontro per sollecitare l’Amministrazione Comunale a prendere posizione determinata e immediata sull’esecuzione della sentenza del 14.12.2023.

di Alfredo DE GIUSEPPE

Ci sono molti motivi per cui è da considerarsi cosa buona e giusta abbattere un ecomostro come Villa Sauli a Tricase Porto.

Alcuni sono semplici da intuire, altri hanno interpretazioni più recondite ma certo non meno importanti. Intanto chiariamo che sono da abbattere molte cose nei nostri paesi, perché la tutela del paesaggio, oltre che essere fissato dall’art. 9 della nostra Costituzione, è uno dei beni più preziosi cui aggrapparsi per debellare la volgarità dell’animo, per creare l’ambiente più dignitoso possibile alla convivenza civile. È noto come un ambiente degradato dal punto di vista architettonico favorisca altro degrado, una finestra rotta predispone ad un’altra finestra rotta, un parco abbandonato aiuta a farlo diventare una discarica.

Quindi da sempre pensiamo che la tutela del paesaggio non può essere la colpevolizzazione del singolo, ma la coscienza dei molti, rappresentando le corrette scelte politiche e l’esatta disamina delle leggi regolatorie. Ma a volte, l’importanza di una singola vicenda rappresenta un valore inestimabile nella comprensione collettiva dei sani principi della convivenza civile. Abbattere una casa che per decenni ha deturpato una delle perle della costa salentina (e direi italiana) significa mettere un punto fermo: da qui si comincia. Perché è evidente che la nostra civiltà va verso una nuova visione dell’ambiente e quindi molti edifici pubblici e privati – spesso abbandonati- nei prossimi decenni saranno abbattuti, modificati o almeno ristrutturati. Molte cose non saranno più concesse, molti progetti saranno meglio valutati, molti Comuni faranno i conti con la desertificazione del territorio e lo spopolamento degli abitanti. C’è da stare attenti ogni giorno: il turismo, famelico e invasivo, può edificare ogni costone, ogni pezzetto di terra, lasciando poi dietro di sé solo macerie sociali, economiche e umane. Attenzione: vivere in un posto bellissimo fa bene agli occhi e al proprio spirito, forse molto di più di due mesi di effimero trambusto vissuto come vassalli di una nuova onnivora cafonaggine. Non facciamoci ingannare di nuovo dal progresso devastante, lottiamo qui e ora per il bello, non certamente contro una o due famiglie.

di Gian Paolo ZIPPO

Tricase- Tralasciando ogni commento sull’intervista rilasciata dal Sindaco di Tricase alla stampa locale e sulla risposta del Dirigente comunale tirato in ballo dallo stesso Sindaco, vorrei soffermarmi sulla questione squisitamente politica e di metodo che tutta la vicenda si porta dietro.

A questo punto era inevitabile la convocazione di un pubblico dibattito da parte delle opposizioni, il minimo che potesse succedere!

Ad ogni modo, rileggendo le dichiarazioni del Sindaco, non intravedo - salvo mia svista - l’indicazione di date per la realizzazione delle tante opere citate, l’unico elemento certo è la percentuale indicata a conclusione dell’intervista: 100%.

Eppure mi piacerebbe (e credo ci piacerebbe) conoscere anche le percentuali di avanzamento dei singoli progetti, in una sorta di GANTT che metta in evidenza quanta parte del programma si sta realizzando.

Programma! Chi era costui? Ci sarebbe da dire, parafrasando una nota e ben più aulica citazione.

La programmazione sembra essere la grande assente di tutta la vicenda. Aspetto, questo, emerso anche dagli interventi del Consiglieri di minoranza nel corso del citato e partecipato incontro con la cittadinanza di sabato 17 febbraio.

Quindi riepilogando:

  1. Il Sindaco annualmente fa dei proclami sulle cose che intende fare, usando rigorosamente i verbi coniugati al futuro ed omettendo accuratamente di indicare delle date;
  2. La colpa di quello che accade o di quello che non si riesce a realizzare è sempre di qualcun altro, anche questo mi sembra un copione già visto e collaudato.

Comunque, quello che si è verificato è grave! Si è creato un cortocircuito tra politica ed amministrazione che non lascia presagire nulla di buono.

Facendo un paragone calcistico (che ho sentito giorni fa da un amico ed ho fatto mio come metafora perfettamente calzante alla situazione che stiamo vivendo), è come se l’allenatore di una squadra accusasse pubblicamente uno o più giocatori delle sconfitte subite.

Se ciò dovesse accadere, si aprirebbero delle inevitabili crepe nella squadra, creando quello che in gergo si dice “una spaccatura dello spogliatoio”, che porta inevitabilmente o all’esonero dell’allenatore o alla retrocessione della squadra.

Le due prospettive, riportate in ambito politico, non mi sembrano rosee, anche perché l’unica a perderci in tutta questa storia è la città di Tricase con tutta la sua comunità, indipendentemente dalla fede politica di ciascuno.

Già è vero, nonostante tutto siamo una comunità e ciò è stato evidenziato in maniera forte negli interventi fatti a margine del dibattito che si è aperto dopo gli interventi dei Consiglieri di minoranza nell’incontro di sabato scorso.

E’ emerso chiaramente, da parte della cittadinanza attiva, un appello forte all’unione, a far fronte “comune”, a mettere da parte personalismi e fazioni!

Per cui, ben vengano le occasioni di condivisione, di partecipazione, di scambio di idee…purché finalizzate alla messa in “comune” delle forze, delle professionalità e delle competenze che certamente non mancano nella nostra comunità, ma che bisogna avere il coraggio di offrire per il bene “comune”!

di Alessandro DISTANTE

Le recenti vicende politico-amministrative consentono di focalizzare alcuni snodi
fondamentali della vita di una Città.
La riflessione sarà condotta senza entrare nel merito dell’intervista rilasciata al Gallo dal Sindaco Antonio De Donno, della risposta dell’ing. Vito Ferramosca e poi dell’Assemblea pubblica convocata dalle Opposizioni presso le Scuderie di Palazzo Gallone, ma su alcune fondamentali e complesse questioni......

ABBATTERE PER RICOMINCIARE
di Alfredo DE GIUSEPPE

Ci sono molti motivi per cui è da considerarsi cosa buona e giusta abbattere un ecomostro come Villa Sauli a Tricase Porto. Alcuni sono semplici da intuire, altri hanno interpretazioni più recondite ma certo non meno importanti. Intanto chiariamo che sono da abbattere molte cose nei nostri paesi, perché la tutela del paesaggio, oltre che essere fissato dall’art. 9 della nostra Costituzione, è uno dei beni più preziosi cui aggrapparsi per debellare la volgarità dell’animo, per creare l’ambiente più dignitoso possibile alla convivenza civile. È noto come un ambiente degradato dal punto di vista architettonico favorisca altro degrado, una finestra rotta predispone ad un’altra finestra rotta, un parco abbandonato aiuta a farlo diventare una discarica....

 

LA PAROLA AL RESPONSABILE TECNICO ING. COPPOLA

a cura di Pino Greco

Abbiamo parlato della attuale situazione dell’Ospedale con l’ing. Antonio Coppola, responsabile tecnico dell’Azienda Ospedaliera.

Ingegnere, come giudica questa particolare e delicata fase di vita del Panico?

“Nel corso della vita di chiunque si alternano i periodi di grande attività a periodi di   rallentamento ed anche di sosta, non necessariamente negativi. È così anche per l’Ospedale Card. Panico di Tricase. Mi pare – afferma l’Ingegnere – che si tratti solo di un temporaneo malessere, come altri che nei tanti anni della sua attività ci sono stati ma, come quelli, anche questo sono certo sarà presto superato. Gli anni appena trascorsi – prosegue – sono stati di grandissima attività. Si sono realizzate nuove strutture che hanno comportato un altissimo impegno economico, progettuale, di programmazione e dato altrettanta soddisfazione per i risultati raggiunti”.

I timori che si vanno diffondendo sul futuro del Panico li ritiene giustificati?

“La nostra città – dichiara Coppola– ha   reagito con interesse a questa euforia creativa. Il rallentamento, fisiologico, ha fatto sorgere numerosi interrogativi forse anche perché molto grande era stato il precedente movimento. L’ospedale non si è fermato, ma ha cominciato a muoversi con una ‘velocità di crociera’. Si continuano – prosegue – ad ammodernare gli impianti, in   gran parte sostituiti, ed a realizzare strutture all’avanguardia per la produzione di energia elettrica, termica e frigorifera. Si prosegue con le opere di ammodernamento delle centrali termofrigorifere, tutte opere non visibili dall’esterno. Si stanno completando le strutture del nuovo edificio, che amplia l’ospedale di circa 40.000 metri cubi, per più di un   terzo del volume esistente, e pure la parte di collegamento tra il vecchio ed il nuovo edificio con una struttura alta circa 40 mt su nove piani”.

Ed ancora “Si sono acquistate nuove sofisticate attrezzature per la diagnostica e per le sale operatorie e si prosegue con le protezioni dell’edificio dagli agenti atmosferici, sempre più violenti, come la forte alluvione dell’ottobre 2022 che ha arrecato notevoli danni sulle coperture. Tutte opere che comportano ingenti impegni di spesa non sempre facili da sostenere”.

C’è stato qualche fattore in particolare che ha creato criticità e quali sono le prospettive?

“Gli anni di paralisi, legati all’emergenza COVID – riferisce l’ing. Coppola– hanno reso molto più difficile reperire materiali ed hanno comportato fortissimi incrementi dei costi, aumentati ancor di più in conseguenza delle guerre e della fortissima richiesta di materiali per l’edilizia nel periodo di maggior utilizzo dei Bonus 110 e dei Bonus energia. Sono difficoltà che ogni nostra famiglia ha dovuto affrontare e tutti sappiamo quanto sia difficile governare queste contingenze, a cominciare dal Governo centrale, dalla Regione fino ad arrivare alle nostre piccole famiglie. L’ospedale è una   grande famiglia e, dunque, i problemi sono in proporzione più grandi. Basti pensare che i preventivi di spesa per le nuove opere sono aumentati di oltre il 20%. Si tratta di milioni di euro in più che vanno reperiti. Come in ogni famiglia, un’accorta gestione è indispensabile”.

“Vi sono inoltre da superare – prosegue l’ing. Coppola– i lunghi tempi connessi con l’espletamento delle pratiche burocratiche. L’Ospedale di Tricase è uno dei pochi in Puglia accreditati, cioè riconosciuti dalla Regione come eseguiti e gestiti nel totale rispetto delle norme vigenti nel settore sanitario in tutti i campi (strutturali, dei servizi, della gestione). Ogni variante è sottoposta al preventivo vaglio ed approvazione regionale. Le opere strutturali che si stanno ultimando sono nei limiti fino ad ora autorizzati. I prossimi lavori dovranno preventivamente essere approvati dagli organi competenti. In attesa di queste approvazioni, è necessario rallentare l’esecuzione dei lavori di completamento ma è anche prudente un’attenta riflessione per individuare le tecniche e le strategie più opportune per ridurre al minimo il costo, in rapporto al beneficio che si vorrà o si dovrà ottenere. Sono certo – conclude – che le capacità manageriali della Direzione Generale e la professionalità ed accortezza di tutti gli operatori sapranno portarci ad una rapida ripresa”.

a cura dell’avv. Carlo CIARDO, esperto in Diritto sanitario
La sanità è un argomento di portata cruciale. Solo per fornire qualche dato, si pensi che occupa oltre 670.000 persone ed impegna oltre 134 miliari di fondi nazionali, nonchè l’80% dei bilanci regionali. Per chi vive nel Capo di Leuca (e non solo) parlare di sanità vuol dire avere in mente la sagoma dell’ospedale “Card. G. Panico” di Tricase, un presidio essenziale, al quale ognuno può riconnettere i tornanti della propria vita.
E’ bene evidenziare che l’ospedale tricasino è stato il primo ospedale religioso “classificato” in Italia, alla luce della Legge n. 132/1968, il cui testo è frutto della originaria proposta formulata da Madre Elisa Zanchi, Madre Generale delle Suore Marcelline (ordine che gestisce il nosocomio).
Nel nostro ordinamento l’ospedale “classificato” è una specie di centauro con il corpo pubblico e la testa privata. E’ equiparato, infatti, ad un ospedale pubblico per ciò che concerne la programmazione della rete sanitaria, ma non lo è per tutti gli altri aspetti (vedasi Consiglio di Stato n. 7980/2023). In sintesi, siamo dinanzi ad ospedali complementari a quelli pubblici ma non parificati: simili ma distinti, utili ma distanti. Nel caso dell’ospedale “Card. G. Panico”, la gestione fa capo ad una Fondazione di diritto privato, ma il nosocomio rientra nella programmazione regionale e risponde alle esigenze del Servizio Sanitario Nazionale.
Tale combinazione pubblico-privato assommata nella stessa struttura, ha un risvolto significativo sotto il profilo economico. L’ospedale tricasino, pur rientrando nella rete ospedaliera pugliese, viene remunerato sulla base di tariffe predeterminate ed un tetto di spesa definito (come tutte le strutture private), a differenza dei nosocomi pubblici che fruiscono di un finanziamento “a bilancio”, in sostanza a consuntivo. Sia chiaro che non è in discussione la legittimità di questa differenziazione (oggetto di discussione dottrinaria da parte dei sostenitori del c.d. “quasi mercato” sanitario), in quanto la giurisprudenza amministrativa ha ripetutamente statuito che per gli ospedali pubblici un “obbligo” di prestare assistenza al quale si riconnette “la conseguente logica necessità di un intervento pubblico nel ripianamento dei disavanzi” (Consiglio di Stato n. 5947/2012).
E’ indubbio, però, che questa divaricazione non è senza conseguenze. Per dirla in termini medici: se questo assetto è una cura volta anche al contenimento dei costi, gli effetti collaterali non mancano.
Alcuni dati di fatto consentono di cogliere il problema. Il costo di un ricovero presso l’ospedale tricasino, magari necessitato da un’urgenza, soggiace al tetto di spesa ed alle tariffe (il cui ammontare è fermo da circa 12 anni). Ebbene, se un ricovero viene effettuato in un periodo dell’anno nel quale il budget è stato ormai raggiunto, quel costo determina uno sforamento del tetto di spesa fissato dalla Regione. Ecco che il sistema entra in crisi, perché l’ospedale che ha curato un paziente che aveva urgente necessità di assistenza è davanti ad un bivio: intentare un contenzioso per ingiusto arricchimento, ma con i tempi e l’incertezza propria dei giudizi, oppure invocare un intervento pubblico. Per non parlare delle prestazioni che possono ricadere interamente sulle tasche dei cittadini.
Oggi siamo in questa situazione. La stampa ha dato conto dell’incontro svoltosi il 9 gennaio scorso in Regione, nel corso del quale i rappresentanti degli ospedali classificati pugliesi hanno evidenziato il buco nei propri bilanci per via delle prestazioni erogate. Tali disavanzi, che minacciano la sostenibilità economica dei nosocomi, sono stati dettati non solo dalla domanda di assistenza, ma anche, tra l’altro, dagli aumenti dei costi legati al periodo Covid, dall’impennata dell’inflazione e dall’incremento delle utenze, come discusso nei mesi scorsi anche nella Conferenza Stato-Regioni.
La Regione Puglia, dal canto suo, ha affermato di non poter andare oltre il tetto di spesa prestabilito, in quanto tale limite rinviene dalla legislazione particolarmente stringente voluta dal Governo Monti e mai modificata successivamente. Di recente con la deliberazione di Giunta n. 464 del 06.04.2023 è stato disposto lo stanziamento di 33 milioni di euro – 8 dei quali per l’ospedale “Card. G. Panico” - ma tale intervento è finalizzato al recupero delle liste d’attesa, in virtù di un apposito finanziamento nazionale.
Resta quindi il nodo: questo centauro viene trattato come un ente pubblico quando si chiede che eroghi le prestazioni, ma si “scopre” essere privato quando si tratta di contingentarne i fondi. Un centauro al quale si impone una dieta dimagrante dal punto di vista economico, ma nel contempo si vuole che galoppi come Varenne.
Non vorremmo che questa problematica richiamasse la pellicola “47 morto che parla”, nella quale Totò, nel ruolo del nobile avaro, davanti alla notizia che il proprio cavallo era morto di stenti, si rammaricava dicendo “peccato, proprio ora che si era abituato a non mangiare”. Siamo chiamati a redigere una sceneggiatura differente per una realtà umana, territoriale e professionale, che ha una storia da difendere, un presente da affrontare ed un futuro da scrivere.
TRICASE - LA PAROLA AL DIRETTORE AMMINISTRATIVO DOTT.SSA MARIA GRAZIA COLUCCIA
Riportiamo di seguito le risposte dell’Ospedale alla nostra richiesta di chiarimento
 1) In via preliminare esprimo la necessità di prendere le distanze da chiacchericci su presunte vendite e/o accordi di vendita che, allo stato, non sono nei registri operativi dell’Ente e non sono noti alla scrivente;
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2) L’Ospedale Panico si muove, con determinazione e nonostante le difficoltà di vario genere, su tre direttrici: Appropriatezza di cura, Innovazione e Cultura Scientifica:
• La pubblicazione sulle testate giornalistiche nazionali dedicate alla Sanità dei lusinghieri dati rilevati dal Sistema degli Esiti del SSN (PNE) e AGENAS portano in sé l’evidenza del ruolo strategico assunto dall’A.O. “Card.G.Panico” nella cura delle patologie dalle più complesse alle malattie rare con interventi multidisciplinari in un sistema di relazioni coordinate e sincronizzate per l’efficienza e l’efficacia degli interventi.
• L’innovazione tecnologica (condizione indispensabile per essere al passo con i tempi e competitivi )in ogni caso è vissuta ed interpretata come :
- strumento al servizio del Personale Medico e Sanitario per ridurre impatti invasivi, assicurare metodiche di alta precisione ed ottimizzare i tempi di recupero dei Pazienti in interventi complessi: presso il Panico è in attività già dal 2018 il Robot Da Vinci che rende maggiormente performanti gli interventi di alta Chirurgia;
- opportunità per la migliore espressione delle professionalità e competenze proprie del profilo del Professionista in servizio presso questa Azienda Ospedaliera,
• La “Cultura Scientifica” vuole che nel Sud del Sud alcune tra le più importanti case Farmaceutiche internazionali “scelgano” l’A.O. Card.G.Panico per Studi e Sperimentazioni cliniche nelle malattie Neurodegenerative, nell’ Oncologia nell’Ematologia non meno che in altre discipline come la Cardiologia e le Chirurgie. Il “Panico” è, come noto, sede decentrata dell’ Universitaria del Salento e già dell’Università di Bari, per il Corso di Laurea in Scienze Infermieristiche ed annovera una popolazione studentesca di oltre 250 frequentanti. E non solo, con le maggiori Università italiane (Parma, Padova, Roma, Siena) sono formalizzate Convenzioni Extra Rete formative per il completamento delle specializzazioni in diverse discipline Radiologia, Chirurgia Generale, Cardiologia ecc…
3) Le problematiche di carattere economico si correlano, per la maggior parte, a criticità di sistema determinate dall’ormai ultradecennale “Blocco dei Tetti”: l’anacronistica normativa emergenziale e i Drg’s inadeguati lasciano a totale carico dell’Ente i maggiori costi che nel tempo si sono stratificati, da ultimo, in appena 6 anni : Adeguamenti dei CCNL (2 contratti del Comparto e 2 contratti della dirigenza Medica più 1 appena firmato); incremento dei costi energetici ; impatto inflattivo ; aumento dei device medici anche per l’effetto del Payback ... per ultimo e non da ultimo la “Bufera Covid” che tanto ha stravolto le “gestioni” degli Enti e delle Strutture sanitarie …tremano i polsi al solo ricordo di cosa è stato ..e ci sarebbe da dedicare un capitolo sul ruolo di questo Ospedale nella bufera Covid. Nonostante tutto, con grande abnegazione si cerca di andare avanti.
4) E’ però necessario fare una “Riflessione” importante: una “quota” dei maggiori costi riviene, in modo diretto, dalla “maggiore attività” che però non trova “copertura” nel “Tetto” riconosciuto dall’Ente Regione che, si badi bene, non “remunera” un numero predeterminato di prestazioni … ma è appunto un “tetto” massimo.
Ora le maggiori prestazioni che questo Ospedale eroga rivengono:
• prima di tutto da un “bisogno” di cura, che viene espresso dalla Popolazione che insiste su un territorio di riferimento sempre più ampio rispetto a quando fu “pensato” il Panico e nell’ultimo decennio le chiusure ed il ridimensionamento di Ospedali pubblici, hanno implicato, di fatto, una maggiore utenza;
• da una sempre maggiore e qualificata assistenza “offerta” dal Panico << perché rivolgersi altrove e intraprendere costosi viaggi della speranza ? >> quando la Cura ( con C maiuscola) è possibile nella nostra Terra ? … la risposta è troppo ovvia per trovare svolgimento in questo contributo informativo ;
• e soprattutto la presenza di un “Pronto Soccorso” attivo 24H su 24H e per 365 giorni l’anno inserito nella Rete dell’Emergenza Urgenza e con le Alte Specialità inserite in tutte le Reti Tempo/dipendenti ( Infarto - PoliTrauma - Aneurismi – Radiologia Inerventistica ecc.. ) comporta accessi non regolabili in termini ragionieristici ..
• ed ancora la maggiore attività, non è (Forse) espressione di maggiore capacità erogativa e di potenziale di cura e assistenza? che se negata avrebbe comportato minori costi per l’Ente, ma di certo maggiori disagi per i Pazienti , che ne hanno beneficiato, ed anche maggiori costi per la Regione Puglia, perché dovendole comunque assicurare o in Ospedali pubblici o (il chè è ancora peggio) Fuori Regione, avrebbe dovuto farsi carico dei costi?
Ora, torna agevole e nella comprensione di tutti declinare da questa considerazione la purtroppo amara riflessione che dell’extratetto se ne avvantaggia la popolazione assistita (e questo nella mission di Carità dell’Opera ci può anche stare), ma se ne avvantaggia anche la Spesa Sanitaria pubblica (e questo, almeno nel nostro contesto, è profondamente ingiusto) determinando la necessità, sempre più impellente, di valutare la “sostenibilità” dell’Opera.
Un approccio concreto e scevro da retoriche, di qualunque genere, dovrebbe portare Chi amministra la Sanità Pubblica a puntare le risorse dove vengono ottimizzate pur sempre in un’ ottica pubblicistica: perché l’Ospedale Classificato deve essere visto per quello che è: un Ospedale equiparato al Pubblico che ha nella connotazione “ecclesiastica” (requisito ex lege 132/68) un valore aggiunto e non un limite o un espressione pseudo-privatistica.
5) Il “Panico” però non può esimersi dal fare i “Conti” e come il più ardito funambolo è chiamato a cercare continuamente un precario equilibrio su una corda non sempre tesa in modo rassicurante… Certo le difficoltà affrontate hanno avuto le loro inevitabili ripercussioni in vari ambiti : hanno mortificato slanci operativi, hanno rallentato alcune iniziative intraprese e certamente hanno determinato complicazioni nel pagamento dei fornitori : si sono allungati i tempi (e con alcuni non di poco) ma l’Ente può contare su un rapporto di trasparenza e di fiducia reciproca e quindi, questo rapporto ha fatto sì che si potessero affrontare momenti particolarmente critici che ora si spera di poter gradualmente superare .
La consapevolezza da parte di tutti gli Stakeholders di quest’Opera che non è votata al profitto ma è nata qui ! in questa Terra per servire un Territorio e la Sua Gente, che già soffre molte deprivazioni, con la speranza e l’auspicio che almeno la domanda di salute , nel momento del bisogno, possa trovare adeguata risposta e soddisfazione senza dover correre a destra e a manca con il cappello in mano …. e forse si sta affermando la consapevolezza e l’orgoglio che oggi si può fare Buona Sanità anche a Casa nostra a Tricase, nel Salento, in Puglia!
6) La Direzione strategica sente tutta la responsabilità del Servizio, della fedeltà alla Mission di quest’Ospedale, e non risparmia ogni iniziativa utile per trovare con l’Ente Regione ambiti e opportunità d’intervento come per esempio un ruolo attivo per l’abbattimento delle Liste d’Attesa, nella evidenza che anche l’Ente Regione ha ben presente il ruolo cruciale del “Panico”, e non solo nel contesto sanitario regionale.
La congiuntura purtroppo non è ancora favorevole e opportuni correttivi di gestione vengono altresì messi in atto per ottimizzare le limitate risorse cercando di calibrare un po’ tutto anche con una maggiore attenzione per gli acquisti che si fanno di volta in volta, in base alla programmazione ed alla disponibilità economica, e tutto il Personale e gli Operatori sono costantemente sensibilizzati al responsabile migliore buon uso e impiego dei mezzi e di quanto nelle disponibilità di servizio.
7) Relativamente alla nuova costruzione (Piastra dei Servizi,) va precisato che non si tratta di un “ampliamento” ma sono lavori di ammodernamento, adeguamento antincendio e antisismico e per risolvere alcuni problemi di accreditamento di spazi, nel rispetto delle nuove prescrizioni normative e regolamentari. Comunque, giusto per fare chiarezza i lavori sono realizzati con soldi rivenienti da finanziamenti extra vincolati.
E per concludere da dove siamo partiti credo che “pensare” al Panico solo quale Ospedale di qualità (pur nella periferia geografica della sua collocazione) sia fortemente riduttivo… il “Panico” è molto di più ! con i suoi circa 1.100 dipendenti e tutto l’indotto di filiera è una risorsa strategica anche da un punto di vista socio-economico , è un volano per la crescita culturale ed è una componente significativa nel panorama finanziario del territorio.
Forse, prima di alimentare voci fuorvianti e gratuite, bisognerebbe avere una pur minima consapevolezza di tutte le implicazioni, dirette e indirette di questa grandiosa Opera per apprezzare l’ impegno e il sacrificio riposto dalle Suore Marcelline, da tutto il Personale, i Collaboratori ed i Fornitori, in una sfida quotidiana e quasi in un confronto impari, in un ambito molto complesso come la Sanità, che nonostante tutto, porta l’Ospedale Panico a conseguire risultati lusinghieri nelle cure, a macinare numeri di tutto riguardo nelle statistiche di settore ed a proiettarsi, ancora oggi, coraggiosamente verso nuovi traguardi
Anche solo per questo… (che non è tutto) si deve al “Panico” solo grande rispetto, gratitudine … e un forte comune incoraggiamento …perché continui.

di Pino GRECO

Tricase- La Pia Fondazione di culto e religione “Card. G. Panico” – Azienda Ospedaliera – è una delle tre eccellenze ospedaliere che operano, come Enti ecclesiastici, nella Regione Puglia, unitamente alla Casa sollievo della sofferenza di San Giovanni Rotondo e al Miulli di Acquaviva delle Fonti.

La prima pietra dell’Ospedale venne posta il 4 gennaio 1963. Nell’autunno del 1967 giunsero a Tricase le Suore Marcelline, infermiere professionali e Caposala e il 1 ottobre dello stesso anno nel piazzale d’ingresso della nuova struttura si svolse la cerimonia di inaugurazione dell’Ospedale. I primi pazienti, provvisti di apposita impegnativa assistenziale, furono accolti nella nuova struttura il 4 dicembre 1967. Sono passati più di 56 anni e le suore Marcelline hanno sempre guidato con dedizione e successo la loro “azienda”, grazie alla loro professionalità, alla loro capacità, ai loro sacrifici e al loro intuito.

Ad oggi l’Ospedale, come documenta il sito dell’Azienda, conta 1.100 dipendenti, 38.000 mq, 400 posti letto, 23.000 ricoveri, 36.000 accessi Pronto Soccorso, 12.000 interventi chirurgici, 1 199.987 prestazioni ambulatoriali. Numeri di assoluta eccellenza per il nostro Paese!

Malgrado questa storia e questi numeri, anche per l’Ospedale Panico, come per tutti gli Ospedali e specialmente per quelli appartenenti agli Enti ecclesiastici, le difficoltà non mancano.

Analizzando il bilancio di esercizio, pubblicato per l’anno 2022 sul sito della Fondazione Sezione “Amministrazione Trasparente”, la perdita di esercizio dell’Ospedale è di oltre 9 milioni di euro.

Nella Nota Integrativa di accompagnamento al Bilancio  si legge che “la perdita significativa con cui si chiude il bilancio è dovuta a prestazioni sanitarie eseguite anche per ricoveri conseguenti al pronto soccorso con mancato riconoscimento da parte della Regione Puglia”.

“Il problema c’è – riconosce l’Assessore alla Salute della Regione Puglia, Rocco Palese – la Regione è sempre attenta anche all’ospedale Panico di Tricase. Purtroppo ci sono alcuni vincoli nazionali che sono addebitabili ad una delle leggi Monti, precisamente la 95/2011, che fa da impedimento soprattutto alla Regione Puglia. L’ospedale di Tricase produce molto più di quanto la Regione già eroga. Spero che la legge venga modificata”.

Intanto, con deliberazione della Giunta n. 464 del 6 aprile 2023, la Regione ha provveduto ad assegnare alcune somme agli Ospedali gestiti da Enti Ecclesiastici tra i quali il Cardinale Panico; tanto in forza di nuovi fondi previsti da una Legge statale per il recupero delle liste d’attesa.

Il totale del budget incrementale è stato fissato in € 8.373.052,83.

Una buona notizia, ma i problemi di fondo rimangono fino a quando rimane il divieto di remunerare prestazioni sanitarie effettuate al di fuori dei tetti di spesa, pur essendo l’Ospedale ecclesiastico “costretto” ad erogare quelle prestazioni. Sarebbe infatti inconcepibile che un Ospedale, specie se ecclesiastico, chiudesse le porte a chi ne ha bisogno sol perché ha esaurito il “bonus”

LA PAROLA AI NUMERI

 

 

 

di Alessandro DISTANTE

Fiore all’occhiello della intera Città, eccellenza nel campo sanitario, centro di formazione universitaria, orgoglio di un territorio, frutto di una generosa donazione, luogo di carità, tutto questo è l’Ospedale Panico. Eppure, da qualche tempo, circolano voci su trattative per una vendita dell’Ospedale a gruppi imprenditoriali del Nord operati nel campo della sanità.

Lo diciamo subito: ci auguriamo che le voci siano infondate, convinti che debba essere garantita, anche per il futuro, la qualità e la cura delle persone così come è accaduto in tutti questi decenni grazie alle Suore Marcelline e al loro management.

Le voci di una trattativa non ci potevano lasciare indifferenti, come non devono lasciare indifferenti la Politica, la Città di Tricase e l’intero Salento, considerata la “posta in gioco” che riguarda tutti e specialmente chi non può andare fuori e spendere soldi per farsi curare.

Per questo abbiamo chiesto ai vertici dell’Ospedale notizie e sperato in rassicurazioni. Ringraziamo la dr.ssa Coluccia (direttore amministrativo) e l’ing. Coppola (responsabile tecnico) per averci dato risposte e per averci detto che, seppure in un sistema che crea difficoltà soprattutto economiche a tutte le strutture ospedaliere gestite dagli Enti ecclesiastici, le voci di trattative sono soltanto “chiacchericci”.

Per fortuna! Perché, se così non fosse, la logica imprenditoriale si potrebbe tradurre, per esempio, nel privilegiare alcuni reparti (quelli più redditizi) a danno di altri (che magari verrebbero chiusi) oppure –se rimanessero i tetti di spesa- nel bloccare i ricoveri e le cure una volta raggiunto il budget assegnato.

Questi scenari –stando a quanto dettoci- non sono all’ordine del giorno, sicchè è salvaguardata, anche per il futuro, la meritoria opera di “carità” svolta dalla Pia Fondazione.

Nelle pagine interne, oltre alle chiarificatrici dichiarazioni dei vertici dell’Ospedale

(a cura di P. Greco) utili anche per conoscere il livello di eccellenza ed i numeri del Panico, un approfondimento sulla normativa (C. Ciardo) ed una lettura dell’ultimo bilancio (G.P. Zippo).

Le difficoltà economico-finanziarie, ben lungi dall’essere frutto di scelte sbagliate, sono le inevitabili conseguenze di una sanità da riformare se si vuole garantire a tutti, a prescindere dal reddito, quel diritto alla salute sancito dall’articolo 32 della Carta Costituzionale. Ed è questo il campo della politica chiamata a rivedere –come ci ha detto l’assessore regionale Rocco Palese- una legislazione che finisce per premiare l’inefficienza e non la qualità.

Sarà in distribuzione da sabato 17 febbraio un'edizione speciale dedicata al fiore all’occhiello della  intera  Città, eccellenza  nel   campo sanitario, centro di formazione universitaria,  orgoglio di  un territorio, frutto di una generosa donazione, luogo di carità, tutto questo è l’Ospedale Panico.

Eppure, da qualche tempo, circolano voci   su   trattative   per   una   vendita dell’Ospedale…

Sul numero 5 di questa settimana:

Vendesi?

Una assurda situazione

Uno strano centauro

La parola al Direttore Amministrativo Dott.ssa M.G. Coluccia

La parola al responsabile tecnico Ing. Antonio Coppola

Il Presepe Vivente precisa

Sport

Oltre alla versione cartacea sarà sempre disponibile sul sito redazionale (ilvolantinoditricase.it), la versione online

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