di Alfredo De Giuseppe Ogni anno il 4 novembre si festeggia la vittoria dell’Italia a conclusione della prima guerra mondiale sul nemico austro-ungarico. Da quel fatidico 1918 si esalta una vittoria, si consuma la festa delle forze armate e della destrezza guerriera del popolo italico, soprattutto dopo il roboante bollettino della vittoria firmato dal generale Diaz che così chiude: “I resti di quello che fu uno dei più potenti eserciti del mondo risalgono in disordine e senza speranza le valli che avevano discese con orgogliosa sicurezza”. Durante gli anni del fascismo era una delle date più rappresentative della grandezza del costruendo impero italiano, nel secondo dopoguerra nessuno ha sentito la necessità di rivedere la storia di quell’evento e di riportarlo nelle sue corrette dimensioni.
Innanzitutto dovremmo ricordare che l’Italia era alleata di Germania e Austria in virtù di un trattato chiamato Triplice Alleanza. L’Italia nel 1914 si dichiarò dapprima neutrale. Poi cominciò a chiedere territori come il Friuli e il Trentino e pesanti influenze sull’Adriatico (Albania soprattutto) per schierarsi affianco dei suoi alleati. Ma contemporaneamente trattava anche con Francia e Inghilterra che offrivano (sulla carta) maggiori compensi territoriali. Nessuno ci minacciava o ci voleva invadere ma si entrò in guerra sulla spinta degli industriali del Nord, dei loro deputati nazionalisti e dei loro giornali che propagandarono la guerra come la soluzione di tutti i problemi italiani. Le masse di contadini del Sud si accodarono, come sempre, in un mix devastante di ignoranza e costrizione.
La gestione militare da parte del comandante generale Cadorna fu disastrosa. Era un convinto assertore degli assalti frontali: per conquistare poche centinaia di metri si portavano migliaia di soldati a morte certa. Le sue mosse erano prevedibili e spesso l’esercito austriaco lo anticipava clamorosamente, fino alla completa disfatta di Caporetto. Fu l’ingresso in campo delle forze statunitensi a spostare gli equilibri e a decretare la fine dell’alleanza tedesca, austriaca e ottomana, attaccata su più fronti e su più mari.
L’Italia perse circa 650.000 uomini. Moltissimi soldati tentarono la diserzione, molti furono fucilati da appositi reparti posti in retrovia, molti furono trucidati con il metodo della decimazione. Molti dei nomi che oggi vediamo sulle lapidi di ogni Comune furono magari dei ragazzi che stavano tentando di scappare dall’assurdità di una guerra fatta di gelide trincee, assalti suicidi e deliri di comandanti assatanati di potere. La fine della guerra decretò inoltre per l’Italia una pesante sconfitta diplomatica sul fronte dei territori da annettersi, tanto che ai più sembrò di aver combattuto per un quasi niente. Tale umiliazione (o “vittoria mutilata” come la definì D’Annunzio) fu in definitiva la causa principale della nascita del fascismo.
Fra gli anni sessanta e settanta ci fu la richiesta di alcune forze di sinistra di eliminare la festa del 4 novembre e ristabilire le verità storiche sul conflitto che invece rimane avvolto in una fastidiosa retorica, anche scolastica. Quei movimenti che chiedevano l’abolizione della “festa militarista” sono oggi scomparsi. L’abolizione degli eserciti, l’antimilitarismo reale e praticato attraverso l’obiezione di coscienza non è più di moda. Dagli anni ottanta in poi tutto è diventato insopportabilmente accettabile, perché l’utopia di un mondo migliore fu sostituita dall’edonismo reganiano (“Quelli della notte” docet).
Le scarpe di pelle di cervo divennero più importanti di alcune battaglie ideali. Molti compagni di Lotta Continua passarono a dirigere le tv commerciali, i contadini morti sul Carso erano un prezzo accettabile per poter avere una bella barca a vela. L’antimilitarismo rimase in alcune piccole sacche residuali del cattolicesimo, vedi don Tonino Bello e Turoldo, in alcuni registi, vedi Rosi e Malick, in alcuni Radicali il cui consenso non superò mai il livello di attenzione e in alcuni poveri illusi che pensavano davvero che si potesse costruire una vita senza omicidi di massa. Ora è tutta un’altra storia ed è sotto gli occhi di tutti.
di Pino Greco
Individuati e sanzionati, grazie all'attività di indagine svolta dalle forze dell’ordine
Siamo tornati...abbiamo chiesto spiegazioni alle forze dell’ordine:
Il problema dei “ manifesti abusivi professionali ” a Tricase è risolto. Abbiamo avviato controlli strettissimi.
Sono passati solo pochi giorni, i furbetti che “ pubblicizzavano” abusivamente una figura professionale specializzata nell'assistenza socio-sanitaria sono stati individuati e sanzionati così come previsto dalla normativa vigente. Sperando che serva da lezione a chi di dovere.
Sono di facile lettura. Sono ben visibili. Sono validi anche per pubblici concorsi. Di cosa parliamo? Di interessanti prospettive di lavoro, peccato che vengono “ pubblicizzate” abusivamente. L'operatore socio-sanitario, abbreviato in “OSS ” è una figura professionale specializzata nell'assistenza socio-sanitaria, in netta crescita.Come sono in netta crescita i manifesti abusivi attaccati, purtroppo, ovunque e dovunque nella nostra Città.
C’è chi dice che saranno alcune decine, c’è chi giura che non è la prima volta che gli stessi “corsi di formazione professionale,” vengono attaccati selvaggiamente dappertutto come manifesti illegali, con una palese violazione delle normative.Un cosa è certa . Lunedì 23 ottobre, sono le ore 14,30 circa un testimone oculare ha fotografato un uomo che stava attaccando delle locandine abusive sui pali della luce e sulla segnaletica stradale nella centralissima via Roma .I manifesti “ invitano ” a telefonare per un corso di formazione professionale,valido per pubblici concorsi.
Abbiamo ascoltato il dott. Angelo Giorgio Lanzilotti (nella foto)
Tenente responsabile del settore annona e commercio della Polizia Locale di Tricase :
“a breve verranno rimossi e sanzionati i responsabili ”
di Riccardo Distante Nella storica capitale europea dell’arte e della moda che è Milano, Eleonora De Giuseppe, in arte La Pupazza, è ormai diventata una presenza dal tratto inconfondibile ed esplosivo attraverso le sue numerose creazioni esposte in quella che lei ritiene essere la migliore galleria d’arte al mondo: la street art.
Camminando per il capoluogo lombardo è possibile imbattersi nelle creazioni della nota artista di Tricase, in particolare nei murales e sulle cabine dell’Enel da lei realizzati, facendosi attrarre dal suo marchio di fabbrica, ossia un grande occhio dalle lunghe ciglia, dai giochi di colori vivaci e psichedelici, e dai soggetti unici, a volte paradossali, espressi in cornici surreali in cui la mente è solita vagare nel sogno nonostante essa ne perda la memoria al risveglio.
“Le brocche umane, i macinini che trasformano le rose in fragole, il piatto di pasta asciutta che capovolto diventa una donna che si chiama Asciutta pasta” questi, secondo l’artista salentina, sono solo alcuni dei protagonisti delle sue opere. A Milano, dall’ 11 ottobre, presso la galleria Pisacane Arte è possibile, tramite un percorso studiato offrire al visitatore l’esperienza più completa possibile dell’arte della Pupazza. La mostra presenta diversi disegni su tela, alcuni dei quali rendono omaggio alla città che ha accolto l’artista: Milano, ne sono degli esempi “Il Duomo nel vaso” o il “Duomo d’acqua”, ma anche oggetti di design realizzati seguendo il suo stile artistico come frigoriferi, sedie, tavoli e costumi da bagno.
Durante l’inaugurazione della mostra tenutasi l’11 ottobre non si sono soltanto potute vedere le opere della Pupazza ma è stato possibile anche… berle! Infatti una nota ditta vitinicola cunese, la Santero, ha commissionato all’artista tricasina la creazione di una linea di 6 bottiglie di spumante in una “Limited edition Santero 958” di cui sono state vendute circa 400.000 bottiglie. Gianfranco Santero presidente della maison 958 Santero ha affermato: “Ho scelto la Pupazza perché la sua arte è originale ed effervescente”.
Al termine della serata l’artista si è esibita in un live painting ossia nella realizzazione di un suo quadro alla presenza degli attenti e numerosi visitatori che hanno riempito la galleria Pisacane. Inoltre, uno dei quadri esposti durante la mostra “Conserva l’acqua” sarà prossimamente esposto in una nota mostra d’arte contemporanea che si terrà a Torino. Probabilmente è ora che anche nella città della Mole si cominci a parlare della Pupazza e ad essere rapiti dal suo occhio.
di Maria Assunta Panico
Ecco tutti i lotti individuati presenti al Bando Pubblico destinati a Stabilimenti Balneari, Spiagge Libere con Servizi ed Aree Ricreative
Spiaggia Libera con Servizi Marina Serra mq 2702
Stabilimento Balneare Spinchialuro Porticciolo mq 873
Spiaggia Libera con Servizi Spinchialuro Porticciolo mq 489
Spiaggia Libera con Servizi Spinchialuro Porticciolo mq 1097
Stabilimento Balneare La Serra del Mito mq 3328
Spiaggia Libera con Servizi La Serra del Mito mq 6200
Stabilimento Balneare La Serra del Mito mq 3959
Aree Ricreative e Diverse La Serra del Mito mq 2321
E’ stato pubblicato da pochi giorni dal Comune di Tricase l’Avviso Pubblico per il rilascio di concessione di aree demaniali marittime per finalità Turistico-Ricreative, la partecipazione alla procedura ad evidenza pubblica è consentita con riferimento ai tratti di costa individuati dal Piano Comunale delle Coste. Il rilascio di concessioni di aree demaniali significa, da un lato, dare la possibilità alle persone che ne faranno richiesta e dimostreranno di avere tutte le carte in regola, di svolgere un’attività economica per i mesi estivi, utilizzando una delle principali risorse di Tricase, il mare, dall’altro lato assicurare vigilanza e pulizia della costa.
Tutto questo sarà possibile in virtù di un lungo ed impegnativo lavoro svolto dalla precedente Amministrazione di cui ero parte, anche, in qualità di Assessore all’Urbanistica ed Assetto del Territorio e che mi ha vista impegnata per il processo di formazione ed il lavoro di coordinamento tra lo staff tecnico comunale e gli uffici regionali, arrivando ad ottenere, per la città di Tricase, l’approvazione regionale del primo Piano Comunale delle Coste tra i Comuni costieri della Regione Puglia.
Un obiettivo prioritario nella redazione del piano è stato quello di rilanciare l’offerta balneare con attività qualificanti e diversificate sulla costa, promuovendo lo sviluppo dell’economia turistica balneare, la corretta fruibilità dei beni demaniali marittimi e la salvaguardia della costa nel rispetto delle identità ambientali dei luoghi e delle specifiche caratteristiche delle località.
Queste esigenze erano emerse dai cittadini e dalle associazioni durante l’intensa fase di partecipazione che ha caratterizzato la formazione del Piano ed ha avviato un periodo di urbanistica partecipata che ha coinvolto una larga parte della cittadinanza attiva anche durante la formazione del Documento Programmatico preliminare al Piano Urbanistico Generale.
Sarebbe stata opportuna una fase propedeutica di partecipazione cittadina prima dell’indizione dell’Avviso Pubblico per comprendere le necessità reali, le aspettative economiche, ambientali e paesaggistiche e condividere le linee guida che hanno portato alla scelta dei criteri inseriti nel bando. L’auspicio è che non venga interrotto l’apporto attivo dei cittadini alle scelte amministrative in materie fondamentali come la pianificazione, l’ambiente, la tutela del mare e lo sviluppo turistico.
di Caterina Scarascia Non ti incontrerò più ai crocicchi delle antiche vie, figura silenziosa e pensierosa, ma sempre pronta ad un breve saluto o ad un timido cenno del capo. Sei stato il “mio” Professore degli anni universitari, pur avendo affrontato insieme a Te un solo esame, quasi di striscio, come ero solita ripetermi, io che seguivo le strade della filosofia e Tu immerso nei tuoi studi letterari.
Ma l’innamoramento intellettuale è stato per me forte e risaliva agli esami di maturità, quando Ti conobbi per la prima volta, nel lontano 1976, io liceale, preoccupata di avere come presidente di commissione un Uomo di un tale spessore culturale e Tu Professore semplice ed umile, buono, capace di farci capire che la cultura passa sempre dal cuore e lì, in fondo, si sedimenta.Papà mi aveva sempre raccontato di questo Donato Valli geniale, capace di eccellere in tutto, disponibile ad ogni sacrificio pur di studiare, anche quello di leggere i suoi libri, in assenza di altro, alla luce della lanterna del vecchio cimitero.
Leggenda? Fantasia? Non lo so. Di certo fui sempre affascinata da quella immagine e quando Ti incontrai, quando Ti sentii parlare, appassionato e veemente, mi convinsi che avresti potuto leggere e studiare dappertutto, perché perdevi il senso della realtà, tanto era forte la dimensione intellettuale in cui ti immergevi e attraverso la quale inseguivi le Tue utopie. Al corso universitario sul Frammentismo, in quegli anni ’80 in cui sentivamo ancora addosso la grigia cappa del terrorismo, riuscisti ad aprire nuovi scenari nella mia mente e la tentazione di iscrivermi a Lettere, conclusa la laurea in Filosofia, fu fortissima.Ma mi resi conto, con il tempo, che in realtà volevo solo continuare a studiare e a discutere con Te, che sentivo così vicino ai miei ideali e ai miei sogni di veder realizzato un mondo diverso.
Anche quando stavamo lunghi periodi senza incontrarci, senza avere la pur minima occasione di scambiare qualche riflessione, bastava un breve incontro lungo via Tempio o in Piazza Pisanelli per ritrovare la consueta sintonia e finire per parlare, inevitabilmente, della nostra Tricase, quello che tu definivi “il Paese dell’anima”
La Tua candidatura a Sindaco nel 1993 fu per me un segno di grande speranza, pur nella consapevolezza che nello schieramento che avevi scelto c’erano ben poche possibilità di farcela.Ma non potevi e, soprattutto, non volevi fare diversamente. Oggi lo comprendo ancor più di allora.Perse le elezioni, la mia lettera piena di amarezza Ti raggiunse pochi giorni dopo e la Tua risposta, nel giorno dell’Assunta del 1993, è stata sempre una lezione a cui attingere nei momenti dolorosi della mia vita professionale e sociale, ma anche personale.
“Scusa se ti scrivo solo oggi, dopo quasi due mesi che ho ricevuto la tua lettera. Tanti ne sono occorsi per farmi una ragione di quanto è accaduto…Ci ho messo in mezzo un tuffo disperato negli antichi studi…..Ora sono come purificato, ma anche molto disorientato….Vorrei tanto dirti che sono pronto per nuove lotte, nuovi impegni. Non posso. Vado ricostruendo quel paese ideale, o meglio quel paese dell’anima, che, evidentemente, ha scarsa attinenza con quello reale. Finchè non ne avrò delineato i contorni, è difficile che io trovi la forza per disegnarlo e comunicarlo agli altri….Io pensavo ad un paese che, anche nella prassi, si preparasse all’Avvento: il paese dei progetti comunitari, dei piccoli/grandi produttori di cultura (contadina, artigiana, tecnica), la grande oasi della pace della convivenza, della solidarietà, là dove sarebbe stato possibile che tutti lavorassero per questo progetto….A me sarebbe bastato creare il clima, l’atmosfera per cui poteva coniugarsi l’utopia con la realtà. E invece mi sono accorto che bisognava partire dalla realtà per coltivare l’utopia. Oggi spero che coloro che sono andati al mio posto trovino la forza per superare la realtà, per non lasciarsi sconfiggere dalla sua mediocrità o dalla sua cronaca. E intanto io lavoro per la nuova speranza. Tanto meglio se a lavorare saremo in più d’uno: io e te, per ora; e poi i tuoi amici e i miei. So per certo che questo paziente lavoro sconosciuto, non propagandato, darà i suoi frutti. Ti abbraccio, intanto, con paterna e fraterna tenerezza.”
Ma il Tuo amato Paese dell’anima è ancora fortemente aggrovigliato nella cruda realtà e ha forse del tutto perduto i pochi spiragli di utopia. Oggi Ti abbraccio anch’io, mio caro Professore, con la pesante commozione che mi intorpidisce lo spirito, ma con la tua frase profetica stretta al cuore:
“E intanto io lavoro per la nuova speranza”
di Giuseppe R.Panico A breve avremo finalmente un parco pubblico. Per la verità un pò piccolo per essere tale, quasi una verde appendice della antistante nuovo palazzo. Speriamo faccia contenti grandi e piccini, chi col cane e chi senza cane. Come ogni luogo pubblico cittadino per essere meglio utilizzato e frequentato, oltre che ben tenuto e illuminato, dovrebbe essere facilmente raggiungibile. Meglio se anche a piedi, in bici, con carrozzine per bimbi e mamme o per disabili accompagnati o semoventi. Se il verde pubblico non mai stata una priorità cittadina, come anche i percorsi pedonali/ciclabili e gli stessi marciapiedi, il nuovo parco dovrebbe indurre a qualche provvedimento in merito, favorendo cosa anche nuove attrattive sociali e commerciali in zona. Un parco non certo Centrale come quello di New York, (che già nel 1811 -oltre due secoli fa-aveva un Piano Regolatore) e che non puo certo rimanere semiperiferico o in uso al solo vicinato o avviarsi alla decadenza.
In particolare se dalle zone più centrali e frequentate del paese (Piazza Cappuccini e Pisanelli) non si favoriscono i collegamenti pedonali/ciclabili, ora alquanto carenti se non pericolosi. Da Piazza Cappuccini, per la via più¹ breve, bisogna infatti avventurarsi per una delle strette viuzze (via Toti, Carso, Piave, Isonzo) fra i miseri marciapiedi e troppe auto in sosta o in transito, almeno fino all'imbocco con via Cattaneo (decisamente più larga). Se invece utilizziamo via Roma/Thaon de Revel, anche qui tantissimo traffico e carenti marciapiedi. Se poi il parco proviamo a raggiungerlo da piazza Pisanelli, via Largo Santa Lucia ci ritroviamo su una discesa decisamente pericolosa, per assenza di marciapiede ed intenso traffico. Il via-vai dalla vicina farmacia e adiacenti negozi di tante persone, soprattutto anziane, ed i frequenti incidenti in zona rendono inoltre da tempo necessario riorganizzare il parcheggio in zona e semaforizzare quellincrocio
Si direbbe che il nostro, in termini urbanistici, non sia proprio un paese per ragazzi, ne per i loro nonni, ne per le loro per mamme con carrozzina. Ne soprattutto per chi, alla sfortuna di qualche disabilità per nascita, incidente o vecchiaia, deve aggiungere quella di istituzioni poco attente alle loro necessità di locomozione, almeno fra i punti principali del paese. Si continua a privilegiare solo le auto e le conseguenti polveri sottili, una delle principali fonti, se non la maggiore, di inquinamento, malattie e morte. Non sappiamo cosa proporrà il Piano Urbanistico in itinere. Sicuramente non è proprio il caso di aspettare un'altra... eternità anche per semplici e poco onerosi provvedimenti urbanistici, come appunto la realizzazione di un pur ristretto marciapiede sulla discesa da largo S. Lucia alla Croce e la preclusione a traffico e parcheggio lungo una delle quattro suindicate stradine.
Trasformarla in un elegante vialetto di collegamento pedonale/ciclabile fra Cappuccini e via Cattaneo, e dunque zona Lama e nuovo parco, valorizzerebbe anche le antistanti abitazioni ora soffocate dalle auto in sosta a pochi cm dall'uscio di casa e dai letali miasmi di quelle in transito. Per la prossima primavera/estate potremmo così avere, oltre a Stabilimenti Balneari e Spiagge Libere con Servizi in concessione, come da bando pubblicato sul sito del Comune, anche migliori, ecologici e salutari collegamenti urbani. Che non potrebbero altro che facilitare, a loro volta (almeno da piazza Cappuccini) e continuando oltre il parco, anche il via-vai da/per mare lungo via Marina Serra. La via del sole come chiamata recentemente sul Volantino. Valorizzare le proprie risorse, senza aspettare tempi biblici o invaghirsi di ambientalismo e conservatorismo talebano o piegarsi ai tanti egoismi, il modo primario per attrarre investimenti e turismo ed avvicinarci alle regioni del Nord. E non da queste tenuti lontano, come con i recenti referendum, perchè ormai stanche di sostenere, con il loro lavoro, i loro sacrifici ed i loro miliardi di euro, la povertà meridionale che, prima ancora di essere economica,epolitico-culturale.
di Adolfo Scolozzi Da assessore uscente, non ho potuto non riflettere su ciò che sta accadendo da un po’ di tempo a questa parte, ovvero dalla conclusione della consiliatura dell’amministrazione Coppola ad oggi. Da molta gente veniamo apostrofati come “fessi” perché non abbiamo saputo comunicare ai concittadini, né prima né durante né dopo: ciò che è stato realizzato dalla predetta Amministrazione; ciò che è stato programmato e finanziato dalla stessa; i numerosi lavori già appaltati; ciò che è stato lasciato in eredità in termini di progettazione nei vari settori. La comunicazione. Per convincermi del potere della comunicazione mi hanno fatto un esempio: E’ meglio riparare 10 buche, fare delle foto e postarle su Facebook ? o ripararne 13 mila cinquecento, tante quante ne abbiamo riparate noi, e non comunicarle ? Sembra che sia meglio la prima ipotesi; quindi “Fessi”. Personalmente non condivido questo superficiale scenario. Molte cose fatte sono visibili , sono sotto gli occhi di tutti, tante altre sono state pubblicate sul sito Web del Comune, che è la forma più corretta di pubblicità della Res pubblica. Volendo fare un elenco degli interventi operati dall’Amministrazione Coppola è quasi impossibile.
Ma dal momento in cui sempre più spesso veniamo additati come “fessi”, qualcosa occorre pur dirla. E intendo incominciare proprio da Tricase Porto per salire successivamente a Tricase e Frazioni. Non vi è dubbio che a Tricase Porto abbiamo cambiato sia il vestito che l’aspetto, e mi riferisco alla sistemazione del parcheggio della Rotonda, all’impianto di illuminazione pubblica sempre alla Rotonda, alla sede dell’avamposto scientifico di ricerca sul mare, ottenuto grazie alla collaborazione dell’ IAMB di Bari e dell’ Università del Salento, ai lavori fatti al porto nuovo, le cd case dei pescatori, al rifacimento del muro di cinta sulla litoranea, ai bagni pubblici, alle grotte, alla messa in sicurezza del costone che va dalla sabbia a punta cannone, alla sistemazione della strada Duca degli Abruzzi asfaltata da poco, che non è ciò che volevamo poiché il nostro progetto prevedeva una spesa di 120 mila euro, ma è già un inizio va bene così . Tutto ciò dovevamo comunicarlo attraverso Facebook? Perché non sono interventi fatti di materia viva e che si vedono ? O la realtà virtuale ha già sostituito il vero, il concreto ? Eppure in campagna elettorale, nonostante l’esiguo tempo a disposizione, è stato ampiamente illustrato ciò che è stato fatto.
Allora perché “fessi”. Forse non è stato detto ?: che ci hanno finanziato per 750 mila euro il progetto per la depurazione delle acque pluviali, prima che confluiscano in mare; che è stato finanziato il progetto di 620 mila euro per la messa in funzione dell’impianto di irrigazione; che si è ottenuto un finanziamento di 3 milioni per la sistemazione del Depuratore ; che in Marina Serra abbiamo asfaltato via Mirabello e la discesa del Rio; che nel capoluogo è stata ristrutturata Piazza dei Caduti ed il Capannone dentro l’ACAIT; che è stato rifatto il marciapiede più manto stradale a Piazza Galileo Galilei adiacente al Liceo Stampacchia; che finalmente a Tricase si sta realizzando, con circa 600 mila euro, il Parco Cittadino in zona lama, il primo lotto è praticamente finito ; che circa 8 chilometri di manto stradale delle rete urbana è stata rimesso a nuovo; che via Ciccotti in Depressa si allagava e a causa della quale una intera Comunità non poteva fare visita ai loro defunti nei giorni di pioggia, è stata finalmente sistemata; che il cimitero di Depressa dopo 30 anni è stato profondamente ristrutturato; che in Lucugnano è stata completata Piazza Comi .
In campagna elettorale è stata data ampia comunicazione, inoltre, degli interventi operati a favore delle scuole: ristrutturazione e messa in sicurezza della scuola media Dante Aligheri; messa in sicurezza della palestra e dei cornicioni oltre che imbiancatura della scuola media Giovanni Pascoli; ampia ristrutturazione della scuola elementare di via Sant’Agostino (rioni Sant’Eufemia e Tutino); del cimitero del capoluogo dove sono state montate 4 fontane, realizzate due nuove cappelle con 200 loculi complessivi; della Piazza in “zona lu puzzu” inaugurata il mese di agosto; di via Monteverdi, la strada adiacente la Stazione Ferroviaria, con 48 nuovi pargheggi, dell’illuminazione pubblica della strada che porta alla Madonna di Fatima, dei sedili all’interno del Palazzetto dello Sport e la sistemazione dello spazio intistante, la messa in sicurezza del muro di cinta del campo sportivo San Vito . E che dire delle opere già appaltate, quindi finanziate, anche se non ancora realizzate per problemi insorti che illustrerò dopo, come Piazza Don Tonino Bello antistante alla Chiesa Madre, Piazza dei Trane nel rione Tutino, Piazza San Nicola nel rione Sant’Eufemia, Piazza Marinai D’Italia antistante all’Hotel Callistos, Piazza Principessa Antonietta “aiara”.
E poi ulteriori nuovi progetti presentati per circa 10 milioni di euro. Quello che ho elencato è ciò che ricordo a memoria, ci sarebbe molto altro da aggiungere ed è relativo ad una sola delega assessorile, ve ne sono altre 16 di deleghe, dove potrei parlare per es. del Piano Coste, del PUG, del Piano Regolatore del Porto, degli interventi sulla cultura, abbiamo ospitato una miriade di scrittori, autori di libri famosi come Saviano, Sgrena, Fava, Veltroni, Catena Fiorello, e tanti altri. Allora perché “Fessi” ? Forse perché un’Amministrazione che è alla fine del mandato non è riuscita a fare tutto ciò che ha programmato è comunque criticabile ? Una bella domanda. Ma prima di rispondere voglio fare alcune riflessioni e delle importanti premesse.
L’Amministrazione Coppola ha iniziato a metà del 2012, si veniva dalle dimissioni del Governo Berlusconi e l’insediamento del “lacrime e sangue come fu definito allora” Governo Monti. Il momento più buio della nostra storia recente; eravamo in piena crisi economica ed occupazionale, da molti è stato ritenuto perfino il momento più pericoloso per la pace sociale, si è scritto allora anche di tumulti di piazza, diciamo il periodo più buio della storia della Repubblica. Abbiamo iniziato dopo un periodo abbastanza lungo di commissariamento e qui voglio ringraziare il Commissario Dott. Guido Aprea per aver governato con dedizione la nostra comunità.
Davvero un brutto periodo gli anni dal 2012 al 2014; vi era il blocco di tutto, dai trasferimenti di fondi dallo Stato agli Enti Locali, al blocco delle assunzioni di personale della Legge Del Rio, dai limiti imposti dal patto di stabilità all’impossibilità di agire sulla leva fiscale, dalla drammatica disoccupazione giovanile alla chiusure di numerose piccole attività produttive, dal disagio sociale agli sforzi finanziari per contenerlo. A tutto ciò si aggiungeva il nuovo sistema di contabilità finanziaria che ha provocato un periodo di transizione con ritardi operativi considerevoli sulle esecuzione delle opere in tutti i Comuni d’Italia. In tale emergenziale contesto si inseriva la riforma dei pubblici appalti con la istituzione della S.U.E. (Stazione Unica Appaltante) per la quale il Comune da solo non poteva più eseguire appalti ma occorreva rivolgersi obbligatoriamente all’Ente provincia, anche qui con accumulo di ritardi burocratici non indifferenti. E che dire del sovraccarico di lavoro della Soprintendenza, Ente necessario per i pareri concernenti i lavori vicinali ai Centri storici. Questi motivi, tutti eccezionali, hanno di fatto ritardato di un anno e mezzo i lavori già programmati.
Ciò nonostante abbiamo inforcato la bicicletta e ci siamo messi a pedalare. Lo abbiamo fatto con passione, con amore, con onestà e con coraggio, nonostante le nostre paure, le nostre debolezze e lo scoramento dettato dallo stato di impotenza per non essere in grado di risolvere tutte le numerose istanze proveniente dalla nostra gente. Stiamo parlando di sentimenti, di stati d’ animo che non possono essere postati sui social ma condivisi nel quotidiano, nella vita reale, con la gente, magari ponendo maggiore attenzione alla gestione della cosa pubblica, evitando di farsi suggestionare da una comunicazione superficiale fatta di slogan. Questo tipo di comunicazione, con le sue ombre e con i suoi fantasmi, penso sia un danno per la salute pubblica se accettato acriticamente, o caduto in mani sbagliate. Papa Francesco ad esempio dice che viviamo nel regno della libertà senza limiti.
Leggevo inoltre che da una indagine eseguita da una nota Università è emerso che il 65% delle notizie pubblicate sui social sono fake “notizie false”, ciò significa che rischiamo di vivere in un mondo virtuale, in un mondo senza valori, praticamente in un mondo falso. Quindi, convintamente dico: meglio chiudere 13 mila e cinquecento buche e non comunicarle, invece di chiuderne 10, fotografarle e postarle su facebook. Siamo retrogradi ? può darsi, ma realisti.
Ora alla luce di tutto ciò e dopo la campagna elettorale, con l’esito che democraticamente ne è derivato, voglio qui cogliere l’occasione per augurare al Sindaco avv.Carlo Chiuri ed ai nuovi amministratori un Grande Buon Lavoro; lavorare per la propria città è un onore, mettersi a servizio della gente è sicuramente stanchevole, a volte stressante, ma lodevole e gratificante.
Era il 13 ottobre scorso quando il primo cittadino Carlo Chiuri nominava l’avv. Andrea Piscopiello, Commissario Straordinario dell’Atletico Tricase.
Dopo giorni di trattativa la soluzione definitiva nella serata di mercoledì 25 ottobre.
Dunque fumata bianca per il nuovo Presidente. Antonio Raone. L’imprenditore di Presicce.
Il presidente Raone, già nella scorsa stagione aveva dato prova di un forte legame tra il calcio e Tricase, soprattutto con l’impegno di risorse finanziarie.
Il presidente Antonio Raone al nostro telefono : “ la squadra verrà rinforzata, punterà alla vittoria del campionato, voglio fare bene a Tricase, perché questi tifosi meritano, questa Città merita la dovuta importanza.
"Scena.0 - edizione 2017" il concorso indetto da FITA( Federazione Italiana Teatro Amatori) a cui la Compagnia Teatrale "La Svolta" di Lucugnano ha partecipato portando a casa, con lo spettacolo "Sarto per signora" di Feydeau diretto da Antonio D'Aprile, la menzione speciale: " Commedia dalla comicitá maliziosa.
Il lato rilevante dello spettacolo è dato dalla spontaneità recitativa dei protagonisti unito al sapiente uso dello spazio scenico". La premiazione si è tenuta a Bari il 17 ottobre.