TRICASE, STADIO COMUNALE SAN VITO

E PALAZZETTO DELLO SPORT :

MANCANO I PARCHEGGI RISERVATI AI PORTATORI DI HANDICAP

 

Un disabile tricasino che ama lo sport e spera di trovare parcheggio

Caro direttore, grazie per il vostro impegno ventennale a tutta la Città di Tricase e ai tricasini.

Tante grazie per lo spazio e l’attenzione che ci riservate a noi disabili.

Questi quattro righi sono indirizzati a chi amministra la Città di Tricase.

Non voglio prolungarmi nelle solite nostre tristi storie, voglio solo segnalare per quelli come me che amano lo sport, l’assenza dei parcheggi riservati ai portatori di handicap, nello spazio dove sostano le auto, nelle vicinanze dello stadio San Vito e del palazzetto dello sport di Tricase.

Pensando di fare cosa gradita. Ringrazio tutti anticipatamente.

Allego una foto dell’area riservata ad un parcheggio delle auto del palazzetto dello sport di Tricase, dove si documenta l’assenza di spazio riservato ai portatori di handicap

 

 

di Carlo A. Cerfeda

Ospedale “Cardinale Panico”: “VISIONE E SPERANZA”

Concrete solo con i fatti, gli atti ed i comportamenti

Preg/mo Direttore, chiedo gentilmente ospitalità, per la pubblicazione di questo intervento (il terzo sul periodico,avendo oramai deciso, da diversi anni, di “appendere la penna al chiodo”!...), per la quale ti sono grato.

Sono stato spinto dai contenuti dell’ultimo premiato lavoro, storico e letterario, del dottor Rodolfo Fracasso “LA VISIONE E LA SPERANZA – IL CARDINALE GIOVANNI PANICO E L’ATTUALITA’ DELLE MAGNICHE OPERE DELLE SUORE MARCELLINE A TRICASE”(cfr. “Il Volantino”,n.38,11 novembre 2017, pag.4). Al dottor Rodolfo Fracasso, con l’occasione, i miei, certamente modesti, auguri di ulteriori successi e non solo in questo settore! E ritornando al tema: una precisazione, se mi è permessa.

Per arrivare ad una “VISIONE” e a una “SPERANZA” concrete e realizzabili bisogna dare ad esse “mani e piedi” come hanno fatto le Rev.de Suore Marcelline per il reparto di chirurgia generale, perchè “Le idee hanno mani e piedi”(Karl Marx) solo se diventano atti e fatti reali: altrimenti non sono neanche idee!

Parlo per esperienza personale e diretta dell’intero 2^ piano e del collegamento, essenziale tra altre specializzazioni in caso di necessità, dove si tocca con mano una eccellenza sotto ogni aspetto (che dovrebbe essere la “normalità” di una struttura efficiente):nessuno escluso! Potrei parlare anche di altri reparti per diretta esperienza personale ma, per il momento, non voglio dilungarmi!...

Ma il massimo della efficienza sta nella dinamicità in ogni senso del giovanissimo primario e della sua equipe (se ancora è possibile usare la lingua ITALIANA: GRUPPO).    42 anni e non li dimostra neanche: beato Lui! Sposato con quattro bellissimi “marmocchi” e, certamente, pur non conoscendola, con una donna eccezionale visto il gravame familiare ( a mò di battuta, ci si è posto il problema dell’invecchiamento dellapopolazione italiana? Meritorio interrogativo!)Efficientissimo e disponibilissimo anche nei momenti apparentemente inattivi del blocco operatorio: giorni festivi compresi!.... Niente di più sideralmente lontano dal comportamento, non del tutto scomparso anche all’interno della stessa struttura, del classico Direttore Primario (professore ma quasi sempre sedicente tale): dalla testa eretta, il torace impettito (tipo il nostro “Buonanima” del ventennio!...), le mani incrociate sul deretano e lo sguardo rivolto verso un ipotetico orizzonte: invisibile ai “poveri” pazienti e familiari in attesa di una risposta consolante o diversa! Sembrano gli sciamani della nostra età della scienza e della tecnica!

“Carneade! Chi è costui?”: potrebbe chiedersi l’eventuale moderno “don Abbondio” di Manzoniana memoria!

E’ il dottor Massimo Viola e tutto il suo reparto, nessun operatore escluso: sapientemente coordinato ed organizzato da suor Filomena (inossidabile ed anche lei instancabile: anche se un po’… “rumorosa” ma solo se necessario e per quanto basta!)

Per chi ha mantenuto l’abitudine ad osservare , per lavoro e per circa quarant’anni, visi, sguardi ed espressioni, Il dottor Viola, oltre alle più aggiornate competenze del settore, alla incomprensibile resistenza fisica sua e dell’intera equipe, dimostra la capacità di usare anche i suoi occhi per interrogare, ricevere e rispondere a domande! Una persona certamente, diciamo, particolare sotto ogni aspetto nel settore medico-chirurgico. Una specie di “Mario Capanna” uscito da un corteo del “sessantotto” per dimostrare con i fatti che, in concreto, si possono cercare quanti hanno “mani e piedi”, ma soprattutto voglia, per innovare anche e non solo nella chirurgia e nella sanità.

Il nostro ospedale – dicevo al direttore sanitario, dottor Pierangelo Errico- rispetto ad altri ospedali, policlinici, strutture di “Eccellenza” risulta essere, in quasi tutti i reparti, un albergo a 5 stelle in ogni senso: non italiano ma degli Emirati Arabi, come Dubay! E di altri ospedali, anche all’estero, ne ho conosciuti purtroppo! E non hanno proprio nulla da insegnare al nostro, ma molto da apprendere: al di là della pubblicità nazionale attraverso cui promettono il “fumo” di eccellenti Professori televisivi, ma pochissimo “arrosto” nella sostanza: soprattutto e prima di tutto a livello di rapporti e di disponibilità umane! Certamente, soprattutto per i molti “Soloni” tricasini, abituati a trinciar giudizi senza sperimentazione diretta ma solo per “sentito dire”, farà “più rumore un albero che cade piuttosto che una foresta che cresce”!...

In conclusione, “VISIONE E SPERANZA” tendono a diventare concrete realtà solo, se e per quanti sono convinti di VOLERE ESSERE I MAGGIORI ATTORI DI OGNI SETTORE! Senza escludere che l’errore umano è sempre dietro l’angolo, senza farsi prendere dall’idea di essere onniscienti nel proprio campo ma profondamente convinti, in coscienza e professionalità, che l’essere negligenti e scarsamente capaci produce danni agli altri: danni a volte, purtroppo, non più recuperabili!...

Senza persone che, al di là del “CAMICE BIANCO”, credono in ciò per cui operano, la “VISIONE” rimane inutile “utopia” e, di conseguenza, la “SPERANZA” diventa vana, pericolosa, deprimente e lesiva in ogni senso ed a volte in maniera irreparabile! Purtroppo!!...

 A rileggerci forse in futuro.                                            

Il sud del sud

di Giancarlo Piccinni, presidente della Fondazione don Tonino Bello

Era un’ espressione che spesso mi ripeteva in macchina , quando ci si spostava da un paesino all’altro: il sud del sud.

Non coglievo però nessuna tristezza nei suoi occhi: e mentre io, ancora adolescente,  sognavo un riscatto della nostra terra  attraverso  nuovi modelli di sviluppo sulla scia delle ricche regioni del nord,  lui rimaneva disincantato dinanzi a tale prospettiva e il suo sguardo era  ancorato  alla sua terra, ai suoi colori, alla sua nudità, alla sua povertà.  

Don Tonino aveva già intuito che quella povertà, quella essenzialità era per tutti noi un privilegio e che forse, ben presto  anche il suo Salento sarebbe diventato ostaggio di quella “ ricchezza vampira “ che giorno dopo giorno  sottrae dignità e identità.

In questo sud, periferia della storia e della geografia, ad Alessano, all’epoca uno dei paesi più importanti del Capo di Leuca,  il 18 marzo del 1935 nasce Tonino Bello, da  Maria Imperato  e da Bello Tommaso. Il padre, maresciallo dei carabinieri, rimasto vedovo, si era risposato e con sé aveva portato Vittorio e Giacinto Carmine, i due figli che aveva avuto con la sua prima moglie, affidandoli alle premure e all’affetto della  sua nuova sposa che presto darà alla luce altre due creature, Trifone e Marcello. 

Il 29 gennaio del 1942 muore per morte improvvisa Tommaso. La madre, rimasta  vedova,  presto conoscerà la tristezza di altri due lutti: il secondo conflitto mondiale coinvolgerà nella sua tragedia anche questa povera famiglia. Il 9 settembre del 1943 Vittorio perde la vita nell’affondamento della corazzata Roma. E il  3 ottobre 1944 Carmine  Giacinto, radiotelegrafista sui Mas, muore improvvisamente come il padre, probabilmente a causa di un infarto cardiaco. 

In poco più di due anni il destino e la follia della guerra  si abbattono su questa famiglia portando il freddo della solitudine e della incertezza del domani. Il piccolo Tonino non aveva compiuto ancora dieci anni e già era il  fratello maggiore.  Da adulto ricorderà: “ Mio padre non lo ricordo. So che piangevo in segreto quando vedevo i miei compagni  delle elementari accompagnati a scuola dai loro papà “.

 Ma già da bambino, a causa della scomparsa dei due fratelli maggiori, il tarlo della follia della guerra  entrerà nelle sue ossa e lo accompagnerà sino alla fine dei suoi giorni: da vescovo conosce Ciccillo, un pescatore molfettese, anche lui era a bordo della corazzata Roma al momento del naufragio . Ciccillo riesce a salvarsi.  Don Tonino più volte si fermerà  con lui a rivivere il dolore di quei tragici momenti, quasi a voler donare al fratello una sua vicinanza e ad offrire a lui una promessa, la promessa di essere per sempre un uomo di pace.

 Un tributo che sente di dover vivere  anche per la sua gente  alla quale dedicherà parole bellissime:  “ Una gente – quella degli anni della sua infanzia – povera di denaro, ma ricca di sapienza. Dimessa nel comportamento, ma aristocratica nell’anima. Rude nel volto contadino , ma ospitale e generosa. Con le mani sudate di fatica e di terra, ma linda nella casa e nel cuore.  Forse anche analfabeta, ma conoscitrice dei linguaggi arcani dello spirito “.

(continua )

LIBELLULA FULGOR TRICASE  Tutti a rapporto dal presidente. Il patron parla a tutta la squadra: patti chiari, amicizia lunga... Dopo la sconfitta di Marigliano, rosso blu a rapporto dal presidente Cassiano.

Stavolta il patron non si è limitato a salutare la squadra al completo dispensando sorrisi e pacche sulle spalle. Stavolta no! Il presidente della Fulgor (punti 6 in classifica), con toni molto pacati, guarda tutti negli occhi, uno ad uno. Si sa, Francesco Cassiano non ha peli sulla lingua, è un realista: per un’amicizia lunga, ci vogliono patti chiari. Questa la sua dichiarazione a tutta la squadra. Domenica, ore 18:00 arriva il Cerignola (punti 9 in classifica) al Palasport di Tricase.

 

 

ATLETICO TRICASE: RITORNANO MAURIZIO RUBERTO E GIOVANNI CITTO?  Lo scriviamo già da tempo, che il presidente Raone sta pianificando e sta cercando di portare in alto il calcio a Tricase, dove merita.

Ne è prova l’ultimo acquisto del forte centrocampista Francesco Giorgetti (provenienza Novoli), sarà in campo domenica 3 dicembre. Antonio Raone non si ferma più, il patron ha già dato mandato ad una ditta specializzata di rifare il manto erboso del San Vito.

Inoltre, alcune voci di corridoio riportano Maurizio Ruberto e Giovanni Citto ad indossare la maglia rossoblu?

Domenica, il Tricase sfida la società Deghi Lecce. Stadio San Vito ore 14:30.

 

 

 

Nel 1978 succedevano molte cose: Aldo Moro veniva rapito e ucciso; Peppino Impastato veniva fatto saltare su un binario ferroviario; veniva approvata la legge Basaglia sulla chiusura dei manicomi; al cinema davano “il cacciatore” uno dei capolavori assoluti di Michael Cimino; Mina appariva per l’ultima volta in TV; Papa Luciani prima eletto e poi morto; Andreotti governava a Roma, a Tricase era sindaco prima Cassati e poi Serrano; e io avevo vent’anni. Succedeva un’altra cosa importante: veniva finalmente appaltato il risanamento della zona “Puzzu” di Tricase. La povertà in quelle case, in quelle corti, in quelle strade c’era da secoli ma il degrado arrivò il 4 ottobre del 1964 quando “mesciu Lia” nel preparare i suoi fuochi d’artificio fece esplodere la sua casa e purtroppo anche sua moglie e sua nipote. Tredici famiglie furono costrette a lasciare le loro case, crollate o pericolanti, senza alcuna assistenza, andarono ramengo per parenti e amici. Il Comune diede loro 15.000 lire (uno stipendio era all’epoca di circa 50.000 lire) e poi niente più, neanche la speranza. Gente povera, anziani e malati, dimenticati da tutti, alla faccia della democristianità. Le macerie avevano prima occupato anche la sede stradale, poi erano rimaste intoccate per quasi quindici anni, durante i quali topi e vipere presero il posto dei residenti che preferirono emigrare o scappare in periferia piuttosto che vivere senza acqua e fogna, senza alcuna prospettiva di un rapido risanamento.  Quando misero su quel grande cartello, proprio dove c’era la casa che era saltata in aria, sembrava l’inizio di una nuova vita per il dissestato centro storico di Tricase. Furono in effetti rimosse le macerie e poi senza una spiegazione plausibile i lavori si fermarono di nuovo. E sono rimasti fermi per altri quarant’anni, nonostante una decina di nuove Amministrazioni, di tanti comizi e programmi elettorali tutti centrati sul rilancio di una zona che sempre più veniva definita degradata.

Nel 1964 un misero contributo, la perdita della casa, la fine della vita rionale, nel 1978 l’appalto dei lavori e poi infine segnali di fumo nel 2016. Perché in quell’anno il GAL, un ente che lavora con i finanziamenti europei, immagina una struttura per la promozione e la vendita di prodotti delle aziende locali dell’agroalimentare. Il Comune dà il suo benestare e il suo supporto, sistemando la piazzetta dove insistevano le case crollate, ma il risultato è in linea con la storia degli ultimi 50 anni: un disastro. Invece di prendere magari anche un affitto una delle tante case dismesse, viene impiantata una struttura in plastica (o simil tale, forse cartone pressato o polistirolo espanso) che dà un ulteriore immagine di degrado. La struttura che deve promozionare la bontà dei prodotti locali è un container senza anima e senza amore, una delle tante cose fatte perché c’è un finanziamento, perché bisogna pur dire di aver fatto qualcosa negli ultimi 40 anni. E dove si può piazzare se non in una zona di per sé senza alcuna pretesa, nascosta e dimenticata? Ora è davvero arrivato il momento che qualcuno si preoccupi di fare un progetto complessivo, di coinvolgere i proprietari delle case, i pochi residenti, gli enti che forniscono servizi come Enel, AQP e altri, qualche bravo architetto, anche qualche bravo sociologo. Ora bisogna tentare di riannodare i fili della storia, anche se dolorosa, come quella delle tredici famiglie abbandonate già nel 1964 (e alcuni di loro finirono la loro vita in manicomio), anche quella dei tanti emigranti, dei tanti dispersi nelle zone 167 di tutto il mondo. Perché nel 2018 succederanno tante cose e io avrò sessant’ anni. 

di Nunzio Dell'Abate  UN CENTRO COMUNALE DI RACCOLTA DI RIFIUTI A DEPRESSA

La Giunta Comunale ha deliberato di realizzare un ecocentro a Depressa per dotare la frazione di un centro comunale per il conferimento differenziato di rifiuti. L'intervento ha un costo di 310.000 e ne è stata richiesta la copertura economica alla Regione, con una quota di cofinanziamento a carico del Comune per 10.000.In un primo momento il centro di raccolta era stato previsto nelterreno comunale di via Erriquez di fronte all'ex edificio scolastico, poi si optato per l'ex discarica comunale in piena campagna di Depressa, località  Macchia del Ponente. Recuperare e rifunzionalizzare immobili/terreni comunali  sempre ottima cosa, ma la tipologia dell'intervento nel caso specifico non è tanto felice.

Per raggiungere il futuro centro di raccolta di rifiuti, occorre percorrere per un bel po' la provinciale Depressa-Castiglione e poi, attraverso uno svincolo, una lunga ed angusta stradina di campagna. Probabilmente, dal centro di Depressa, si fa prima a raggiungere l'ecocentro comunale sito alle spalle dell'ex calzaturificio Adelchi. Per la verità , sarebbe preferibile incentivare con ogni mezzo l'utilizzo dell'ecocentro di Tricase, poco fruito forse anche per i ristretti orari di apertura (due/tre ore al giorno festivi esclusi). Si tratta di una struttura di una certa dimensione, ben localizzata ed attrezzata, che a regime soddisferebbe di gran lunga le esigenze dell'intero territorio.

Per l'ex discarica di via Macchia del Ponente, si potrebbe pensare ad un'altra destinazione, magari più rispondente alle attuali aspettative della frazione che ha necessità  di ringiovanire e di costituire un attrattore nel panorama turistico salentino. Considerato il consistente avvallamento di una parte del terreno, potrebbe realizzarsi un laghetto artificiale attraverso la raccolta delle acque piovane della frazione, che a tutt'oggi non ha la fogna bianca.

Ci sono diversi finanziamenti regionali/comunitari che agevolano questo tipo di interventi, anche per ovviare con il prelievo delle acque raccolte alle emergenze in caso di siccità  o di incendi. Sfruttando la bella paiara all'ingresso e la restante parte del terreno, si potrebbero prevedere diverse attrattive per rendere allettante la frequentazione della località  e -perchè no- anche fonte occupazionale (giochi acquatici e non, bar/ristoro, mercatino dell'usato, ecc.).

Resta inteso che qualcosa va fatta, prima di tutto la verifica dell'integrale e corretta bonifica del sito.

 

SCUOLA DI MUSICA MOZART: firmata la convenzione

con il Conservatorio “T. Schipa” di Lecce

Vi aspettiamo domenica 03 dicembre ore 18.00 presso la Sala del trono di Palazzo Gallone a Tricase per festeggiare insieme questo importante traguardo con un concerto per pianoforte e piccola orchestra da camera. Durante la serata interverranno: M° Giuseppe Spedicati (direttore del Conservatorio di Lecce), Avv. Alessandro Distante (direttore del Volantino), Lino Peluso assessore alla Cultura del Comune di Tricase. Ingresso libero.

Lo scorso mese di ottobre è stata firmata la convenzione tra Conservatorio di musica “T. Schipa” di Lecce e l’Associazione di alta cultura musicale “W. A. Mozart” di Tricase riguardante la promozione e la gestione di percorsi formativi pre-accademici, un traguardo importante per una realtà che da anni è impegnata con serietà e professionalità nella diffusione della musica e nella formazione artistica dei giovani musicisti.

Questa la dichiarazione del M° Giovanni Calabrese : “Siamo entusiasti di questa convenzione frutto di un lavoro didattico pluriennale che ha come obiettivo la qualità e mette al centro l’allievo con percorsi individualizzati che hanno sempre prodotto ottimi risultati. Il riconoscimento da parte del “T. Schipa” della qualità del nostro modello didattico, della serietà e professionalità degli insegnanti che attualmente lavorano con noi ci proietta ad essere in modo ancora più forte e determinato il punto di riferimento dell’istruzione musicale nel basso Salento in ogni ambito, dalla musica classica alla propedeutica per bambini in età pre-scolare (4-6 anni) fino alla musica rock. Tutti i nostri allievi negli anni hanno sostenuto,presso il Conservatorio “T. Schipa”, diversi esami per il riconoscimento delle competenze musicali acquisite e la loro preparazione è stata sempre apprezzata dalle commissioni giudicatrici.

La nostra offerta formativa prevede: lezioni individuali e collettive,la partecipazione a concerti, festival e masterclass con artisti di chiara fama al fine di dare agli allievi quanto di meglio offre il settore musicale. Far studiare musica ai propri figli significa voler fornire loro gli strumenti per vivere la vita in modo profondo, emozionante, concreto che va al di là dell’ immagine e mira alla sostanza, all’ essenza stessa della vita.

Il metodo, l’impostazione, la formazione che diamo ai nostri alunni sono determinanti anche per affrontare con successogli studi universitari e le sfide lavorative, ce lo testimoniano continuamente i nostri allievi ormai diventati grandi,alcuni sono musicisti professionisti, altri brillanti universitari o apprezzati professionisti. Tutti trovano nella musica un sano diversivo alla quotidianità degli impegni. La musica, quando è fatta con criteri didattici e professionali, dà una formazione che vale per la vita.

Evidentemente la nostra attenzione è rivolta anche a chi non vuole affrontare il percorso didattico accademico ma vuole semplicemente imparare a suonare uno strumento per hobby. I nostri percorsi sono modellati sulla base delle singole esigenze e anche in questo caso è garantita una costante crescita artistica e didattica dell’allievo che viene coinvolto in esecuzioni live con band rock, in attività di musica d’insieme e masterclass con importanti artisti. Musica per tutte le età, per tutti i gusti e per tutte le esigenze con la garanzia di un modello didattico collaudato e certificato dalla massima istituzione della cultura musicale, il Conservatorio.”

 

di Pino Greco

50° Anniversario di sacerdozio di don Donato Bleve

Don Donato Bleve. Cinquant’anni di servizio sacerdotale.Mezzo secolo fa “ prendeva Messa ”, come si usava dire allora, don Donato Bleve di Corsano. Quattro anni come vice parroco alla chiesa della Natività della Beata Vergine Maria,la Chiesa Madre di Tricase.

Dal 1970 ad oggi, è un insegnamento ed una testimonianza coerente con il Vangelo per tutta la Diocesi e la Comunità Parrocchiale di Sant’Antonio da Padova.

Chi lo conosce e lo frequenta, sa che ha stimolato la crescita religiosa, civile e sociale di tutti, con a volte forti prese di posizione controcorrente che hanno fatto e fanno discutere. Cinquant’anni anni di devozione a Dio,rappresentano una vita spesa per gli altri e fra gli altri.

Dunque, quella di mercoledì 15 novembre 2017 non può passare sotto silenzio.

Infatti tutta la Comunità Parrocchiale di Sant’Antonio da Padova organizza presso la Sala del Trono di Palazzo Gallone anche la presentazione di un numero speciale della rivista “Siamo la Chiesa”.

I relatori saranno S.E. Mons. Vito Angiuli, Mons. Salvatore Palese e il prof. Hervè Cavallera. Modera la serata Alessandro Distante,dopo il saluto del sindaco Carlo Chiuri. L’incontro sarà preceduto dalle ore 17 con la Celebrazione della Santa Messa presieduta da Mons. Vito Angiuli in occasione del 46° anniversario della istituzione della Parrocchia Sant’Antonio, presso la Chiesa antica, in piazza dei Cappuccini .

Sarà un giorno di festa, di riconoscimento, di testimonianza, dove tutta la sua “ Comunità ” si stringerà intorno ad un parroco che continuerà a testimoniare il Vangelo.

Ottimo fine settimana per la Scuderia Salentomotori di Tricase,

con due posizioni molto importanti in due diverse manifestazioni

Albino Pepe in coppia con il suo fidatissimo amico d’infanzia Maurizio Iacobelli, hanno portato la Fiesta R5 EVO2 del Team Colombi sul secondo gradino del podio al  45° Circuito dei Campioni.

Il pilota salentino, alla sua seconda gara con la Fiesta R5, ha combattuto con i migliori in classifica fin dall’inizio, giungendo la seconda posizione assoluta in una gara assai gremita da vetture di livello superiore.

Un podio, quello di Pepe - Iacobelli, molto meritato e fin troppo importante vista la competizione di primissimo livello presente a questa gara. Un percorso selettivo e spettacolare, dove il driver salentino ha dimostrato le sue abituali doti tecniche, vincendo due prove speciali delle quattro.

Successo anche al Special Rally Circuit Vedovati, con Francesco Giangreco e Marcella Gallo.

L’equipaggio ritorna insieme dopo una lunga separazione, e lo fanno proprio all’Autodromo Nazionale di Monza a bordo della Peugeot 207 R1T, con la gestione tecnica affidata al Team I.M. PromotorSport.

La gara è stata più che positiva, che nonostante le tante difficoltà avverse sul percorso, la coppia della Salentomotori sono riusciti a terminare la gara vincendo la classe e il gruppo di appartenenza.  

di Giuseppe R.Panico L' incedere di questo nuovo autunno, rende l'aria più limpida e fresca mentre il vento di tramontana, che soffia spesso nel canale d'Otranto, schiarisce il lontano orizzonte regalandoci, a volte, visioni da “fata morgana”. Diviene così visibile anche ciò che è oltre la linea dell'orizzonte e le montagne d' Albania sembrano a noi ancora più vicine . Con la loro altezza selvaggia sembrano dominare le sottostanti isole greche, mentre impervie e leggiadre si pavoneggiano nell'azzurro mare nostrum. Con spumosa e bianca scia solcano intanto le onde, fra tanta millenaria e naturale bellezza, le grandi navi da crociera.

Sempre più numerose e spesso vicine , transitano lungo questa nostra costa d'oriente; non per fermarsi, forse per salutarci o farsi salutare. Suscitano emozione e desiderio di evasione; ancor più quando la loro fiancata risplende illuminata dal sole basso e dorato ormai ad occidente e le loro tante luci mettono in festa l'ormai notturno orizzonte.

E' l'immagine di un successo ben condiviso fra i nostri prestigiosi cantieri navali che costruiscono tali navi e la capacità di creare una avanzata forma di “blu economy” (economia del mare) che si sostiene e si arricchisce grazie alla crescente “silver economy”. E' questa la nuova economia dovuta ad anziani e pensionati, dai capelli ormai radi o d'argento (silver), ma con anelito a viaggiare, divertirsi e conoscere il mondo, fra l'alta qualità dei servizi che tali grandi navi sanno offrire. Sono infatti loro la maggior parte dei passeggeri . Il viaggio dura poco ma, in molti , rimane la voglia di una perdurante vacanza fuori dai soliti schemi e vincoli sociali e familiari.

Li spinge alla ricerca di una vita diversa in luoghi e ambienti differenti o ritenuti migliori, ma compatibili con le loro risorse finanziarie, spesso consistenti, e gli acciacchi e lo spirito della età che avanza. E' da tempo che altri paesi hanno saputo cogliere tale opportunità, favorendo un crescente numero di italiani, oltre che stranieri, a trasferirsi da loro, attratti, oltre che dal clima, dal sole e dal mare, dal civismo locale e da più favorevoli costi, norme fiscali e qualità dei servizi. Ma non possono fare a meno di avere nelle vicinanze adeguate e avanzate strutture medico-sanitarie. Tale nuova forma di turismo, in aggiunta a quello estivo o giovanile, va ora sviluppandosi anche in Italia.

E' il turismo medico-sanitario a cui fa spesso seguito, almeno per gli anziani, il “buon ritiro” residenziale nella stessa zona. Nella nostra Tricase, abbiamo quasi tutto, per attrarre parte di quei quattro miliardi di euro (analisi Bocconi) che può valere in Italia tale economia. Ma quel tutto è da migliorare fortemente, potenziare e pubblicizzare. Avremo a breve (forse) anche una SS275 più scorrevole e (dicono) anche una metropolitana di superficie. Dunque più facili collegamenti con Lecce-stazione, Brindisi-aeroporto ed altre rinomate località salentine. Avremo anche un Piano Regolatore con una città e le sue due marine, sperabilmente da valorizzare sulla base di concreti e credibili fattori di sviluppo, oltre che sulle memorie del passato.

Ora facciamo pure parte, insieme ad altri comuni del Capo di Leuca, di un ”Area Interna” che ci dovrebbe facilitare l'accesso ai fondi europei. Ma, già nel passato, ingenti risorse sono svanite nel nulla fra opere inutili, superflue o sbagliate o lasciate incomplete; anche per l'assenza di una più ampia visione del futuro con pertinenti obiettivi socio-economici. Se da ormai 50 anni Tricase è “ in salute” fisica ed economica, grazie al suo ospedale ,oggi la maggiore azienda del Capo di Leuca, sarebbe forse ora per un suo più forte rilancio e potenziamento per poi costituire una potente nuova attrattiva per tale economia.

Un Sud-Salento ove spiagge, scogliere, porti turistici, masserie, chiese e castelli, “paiare” e “suppinne”, cliniche private e studi medici etc siano i preziosi satelliti o i contorni del suo grande, moderno e capace ospedale, ancor più accogliente e specializzato nei malanni della terza età. Non una utopia, se altri paesi hanno avuto successo; non un sogno se altri in Italia si sono già mossi (conferenze “Intercare” a Milano) anche con ricerche universitarie. Non saremmo un Sud Salento come la Florida negli USA, o la Costarica in Centro America o altre dinamiche località europee, ma potremmo seguirne l'esempio. Ma come in ogni cosa , bisogna crederci, ben programmare e poi ancora trovare le risorse e saperle utilizzare.

Compresa una sinergia fra comuni e fra cittadinanze più attive ed una politica territoriale che nelle sue sedi regionali e nazionali sappia farsi valere. Diversamente continueremo verso uno ben scarno futuro, poco schiarito dagli ormai fievoli lumi del passato, a guardare la distorta realtà che la “fata morgana”, in veste politica, troppo spesso regala alla nostra credulità o alla nostra indifferenza.

Nuovo premio letterario per il tricasino Rodolfo Fracasso

Premio della Critica per “La Visione e la Speranza”

Il volume, edito dalla Pia Fondazione Cardinale Giovanni Panico, significativamente riceve il meritato riconoscimento mentre il nosocomio tricasino festeggia i 50 anni di attività

La giuria del Premio Internazionale Michelangelo Buonarroti 2017 (che ha sede a Seravezza in Toscana) nei giorni scorsi ha reso noto sul proprio sito internet l’assegnazione al tricasino Rodolfo Fracasso, medico e giornalista, del “Premio della Critica” nella sezione “Narrativa” per il suo corposo saggio dedicato alle origini dell’ospedale e dell’Azienda ospedaliera “Cardinale Giovanni Panico” che, proprio lo scorso 1 ottobre ha iniziato il “giubileo” per i suoi 50 di attività.

Il volume è intitolato La Visione e la Speranza, il Cardinale Giovanni Panico e l’attualità delle “magnifiche Opere” delle Suore Marcelline a Tricase (pagine 608, formato 14x23 con numerose fotografe B/N e a colori), è stato pubblicato per le edizioni Pia Fondazione di Culto e Religione Cardinale G. Panico ed è stato stampato in 3.000 copie.

Ecco come ne parla mons. Salvatore Palese già Docente di Storia della Chiesa, Preside e co-fondatore della Facoltà Teologica Pugliese sul bimestrale religioso-sociale “Siamo la Chiesa” n. 4 del 2013 alle pagine 25 e 26: «Questo bel volume analizza e illustra con completezza un “miracolo”, uno dei tanti esempi della carità cristiana che la Chiesa ha costruito negli oltre 150 anni dall’unità d’Italia e che con molta difficoltà si trovano nella storiografia tradizionale.

 Il “miracolo di Tricase” di cui parla si inserisce proprio in questo lungo cammino solidaristico della Chiesa come istituzione. Si tratta di uno splendido capitolo della storia della carità cristiana: un grande tesoro nell’«ardente Salento» che si aggiunge a quello nato per i «sofferenti» da San Pio da Pietrelcina sull’aspro Gargano, quello per i «sordomuti» a Lecce da San Filippo Smaldone, quello per i «folli» e per gli «anziani», in terra di Bari, dai venerabili don Pasquale Uva e don Ambrogio Grittani.

La ricostruzione accurata che Rodolfo Fracasso ha fatto è un contributo significativo alla storia del Novecento meridionale e del mondo cattolico contemporaneo.

In verità si tratta di due storie che vengono ad intrecciarsi, quella del cardinale Giovanni Panico per i suoi concittadini e quella dell’Istituto internazionale delle Suore Marcelline per le popolazioni salentine estreme. Due storie che hanno fatto e fanno il bene del Capo di Leuca dal Novecento ai nostri giorni: la realizzazione dell’Azienda ospedaliera, polo d’eccellenza nella sanità provinciale e regionale (con Ospedale, Hospice e Polo didattico universitario), e che dà lavoro a circa mille persone direttamente e ne coinvolge altre migliaia nel suo indotto tipicamente legato al settore terziario della locale economia (istituti di credito, scuole, negozi, trasporti, attività ricettive).

L’Azienda porta il nome del cardinale fondatore (scomparso ben prima della sua realizzazione), è stata di fatto costruita dalle Suore Marcelline (guidate dalla Madre generale Elisa Zanchi) con enormi sacrifici e dedizione, e da esse è da sempre gestita con lungimiranza e costante attenzione al progresso e ai segni dei tempi. Di questo sono una prolungata eco le lettere tra Panico e la Zanchi, edite nella preziosa appendice inserita nel volume.

Come si vede, è una storia affascinante, progettata da chi per fede la vedeva già realizzata nell’intimo (la Visione) e affidata ai contemporanei perché possa continuare a fruttificare (la Speranza)».

 

 

 

 

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