di Giuseppe R. Panico Nella consueta cornice della sala del trono di Palazzo Gallone, è stato presentato, nei giorni scorsi, il Documento Programmatico Preliminare relativo al tanto atteso PUG (Piano Urbanistico Generale) che dovrebbe sostituire il vecchio Piano Regolatore. Di oltre quaranta anni fa, un ben grave ritardo ad aggiornare quello che sarebbe dovuto essere uno strumento agile e dinamico, per una migliore urbanistica e relativo sviluppo in paese e sulla costa. La nostra città è nel frattempo molto cambiata. Si è costruito troppo e male (il 25% delle abitazioni sono inutilizzate, molte incomplete), la popolazione cala ed invecchia, la natalità è molto bassa, l’emigrazione molto alta, la disoccupazione giovanile è enorme (il 40%,) il turismo marginale, con solo 30.000 (trentamila) presenze, a fronte delle 800.000(ottocentomila) di Ugento, e l' economia, basata, più che su imprenditoria manifatturiera, capitalismo e mercato, su Stato e Parastato di Scuole e Sanità e relativo indotto.
Nella situazione attuale, il PUG dovrebbe dunque basarsi anche su un’idea concreta e consolidata sullo sviluppo socio-economico che si intenderebbe portare avanti. Purtroppo assente o non condiviso nelle agorà delle tanto frammentate componenti politiche e sociali cittadine. La stessa situazione politico-amministrativa, priva di fatto di opposizione e con campagna elettorale in atto, non favorisce inoltre un PUG più dibattuto e approfondito. Il documento presentato, pur privo di tali utili elementi, contiene comunque i lineamenti tecnici e programmatici atti a definire l’assetto della nuova Tricase, le sue frazioni e le sue marine. Ovviamente partendo dalla attuale situazione, comprensiva di tutti i pertinenti fattori sociali, storici, architettonici, culturali, idrogeologici, etc, validamente approfonditi ed illustrati. Predispone le modalità di intervento per un successivo piano esecutivo atto a migliorare, razionalizzare e completare, l'attuale carente tessuto urbanistico-abitativo, ma non propone certo espansioni edilizie di sorta.
Il rilancio delle due Marine, oggetto di campagne elettorali, di potenziale benessere cittadino, di sviluppo economico- turistico, di studi approfonditi o da chiacchiere da bar e da bottega, sembra invece un sogno tradito o quasi svanito. Ad uno scarno Piano Coste, che mette in forse anche la stessa sopravvivenza dello scalo/porticciolo di Marina Serra, va ad aggiungersi un approccio urbanistico molto conservativo che, pur migliorando gli attuali assetti, non prevede alcuna evoluzione verso uno sviluppo turistico-residenziale con relativa, pur contenuta, edilizia. E questo in una Tricase che, soffrendo da tempo delle carenze sopra indicate, ha anche nuove scuole e nuove professionalità orientate al mare e turismo, mentre la Regione Puglia, proprio in questi giorni, oltre a stanziare decine di milioni di euro per il dragaggio e la sistemazione dei porti turistici, non fa che incentivare ogni iniziativa connessa alla valorizzazione turistica del mare e della costa (salone nautico in atto a Bari).Gli interventi del pubblico sono stati focalizzati proprio sulle marine. Il documento dice anche che sono state intervistate, per avere ragguagli e pareri, “key persons”(persone-chiave) di Tricase. Ma forse già orientate o interessate ad un turismo più limitato e conservativo.
In fondo nulla di nuovo e, come da mezzo secolo, in linea con una cultura dominante irrigidita da ambientalismo, conservatorismo e coriacea resistenza al cambiamento e, dunque, ben lontana da una reale e dinamica economia basata su uno sviluppo credibile e sostenibile in funzione turistico-costiera ed ora privo di alternative se non l’emigrazione. Abbiamo vissuto l’era economica del tabacco, poi delle rimesse dei nostri emigranti, poi quella delle scarpe ora quella dolorosa di padri e nonni a sostegno finanziario di figli e nipoti che vivono e vivranno peggio di loro. Rinunciamo ancora a fare quello che fanno da decenni tantissimi altri, valorizzare di più le marine, trarre ricchezza e, con questa, attuare anche quello che il PUG prevederà in città (nessuno dice ora dove trovare i fondi necessari). Si parla spesso di economia derivante dal rilancio della agricoltura di qualità, che il PUG potrà favorire con il miglioramento della viabilità campestre, ma questa, per sostenersi e ampliarsi anche verso le terre abbandonate non può fare a meno di più clienti, ovvero di turismo da incrementare con le attrattive usualmente più ricercate, quelle marine e costiere.
Siamo in tempo di elezioni e considerando doverosamente “key persons” anche i candidati a palazzo Gallone, quali possibili artefici o esecutori del PUG, non ci resta che ascoltare in merito il loro pubblico e motivato pensiero e augurarci un documento finale più permissivo. Vorremmo evitare di perdere l’ultimo treno dello sviluppo e conoscere programmi credibili e sostenibili, anche sotto gli aspetti economici. Non sarà un PUG finale da treno “freccia rossa”, con recupero dei troppi decenni perduti, ma che non sia nemmeno quello di una vecchia littorina FSE su un binario morto, che non ci porta da nessuna parte, nemmeno verso il mare, sia pur solo per lavorare di più e pagare il conto del suo restauro. Non è una azione dei validi tecnici del Pug, ma della politica e della nostra comunità che la esprime.
Nostra intervista ad Anna Maria Chiuri
Giunge in Redazione una telefonata. Dall’altro capo del telefono Gianni Zocco che ci informa che è apparsa in RAI una nostra compaesana, la sig.ra Anna Maria Chiuri, mezzo soprano; si è esibita nell’Aula del Senato. Il tempo di recuperare il numero di cellulare dalla madre che vive a Bolzano e via con l’intervista.
Ma prima una breve presentazione. Per chi non la conoscesse, Anna Maria Chiuri è un mezzo soprano che si esibisce in tutti i migliori teatri del mondo. I suoi genitori sono di Tricase ma lei ha vissuta in Alto Adige e ora è piacentina di adozione. Diplomatasi al conservatorio A. Boito di Parma si è perfezionata sotto la guida del tenore Franco Corelli.
Ha vinto diversi concorsi. Ha collaborato con grandi teatri italiani quali: La Scala di Milano, il Massimo di Palermo, il Regio di Torino, il San Carlo di Napoli, il Carlo Felice di Genova, la Fenice di Venezia, il Verdi di Trieste ecc. sotto la direzione di grandi maestri e, tra gli altri, di Riccardo Muti. Tra i mezzosoprani più richiesti nel repertorio italiano e tedesco, Anna Maria Chiuri ha anche inciso alcuni dischi. Si è esibita di recente anche all’estero e tra l’altro anche al Metropolitan di New York, al Festival di Edimburgo, al Rudolfilnum di Praga e a Tel Aviv con la orchestra di Z. Metha.
La chiamiano al telefono e scopriamo subito di avere in linea una persona gentilissima e felice di essere stata raggiunta da Tricase.
Quale il suo legame con Tricase?
Mi sento in qualche modo tricasina e ciò non soltanto perché i miei genitori sono di Tricase ma perché ci torno spesso. Soprattutto d’estate, ma vorrei venire anche d’inverno.
Di Tricase e della mia casa situata verso Marina Serra mi porto dentro il silenzio che ascolto quando sono lì.
Ricordo con tanta nostalgia le mie estati passate dai nonni; a piedi nudi sulla scogliera di Marina Serra.
A proposito, cosa pensa delle nostre Marine?
Marina Serra la trovo un po’ abbandonata. Per esempio, il baretto che stava sopra vicino allo splendido spiazzo davanti al Santuario non c’è più. Ma il mare di Tricase è bello così; certo non guasterebbe qualche piccola struttura che consenta di goderlo un po’ di più.
Diverso il mio giudizio per Tricase Porto dove vedo che c’è più animazione ma, al tempo stesso, come è difficile arrivarci, tante le macchine e pochi i posti per parcheggiare.
Nel Salento c’è stata in questi ultimi anni una forte riscoperta della musica tradizionale e in particolare della pizzica. Quale il suo giudizio?
Il Salento ha riscoperto la ricchezza della musica popolare. La Pizzica viene diffusa in tutto il mondo e questo contribuisce a far conoscere il Salento. Ci sono tanti bravi cantanti e musicisti.
Ma vorrei anche dire che sono venuta ad esibirmi al Politeama Greco di Lecce ed ho avuto la possibilità di apprezzare i musicisti e i direttori d’orchestra che lavorano a Lecce.
Ci sono grandi artisti conosciuti in tutto il mondo.
Un’altra tradizione musicale pugliese sono le bande
Adoro le bande. Non è immaginabile una festa patronale senza la banda: ha un suono più forte del rumore intorno. Vedere come anche i giovani seguono le bande è un fatto molto positivo.
Ricordo quello che mi diceva mia madre quando mi raccontava che suo padre faceva tanti chilometri per ascoltare una banda.
Cosa vorrebbe proporre per il Salento e per Tricase?
Mi piacerebbe che venisse ripreso il Raduno bandistico, un’occasione per il trionfo della cultura musicale bandistica che non è di poco conto se pensiamo che Giuseppe Verdi nasce con le bande e che quello che viene eseguito è la trascrizione autorizzata delle opere.
Molti bambini vengono avviati ad uno strumento. E’ un fenomeno che tante volte diventa quasi un obbligo.
I bambini non devono essere forzati nel loro avvicinarsi alla musica e tante volte sono i genitori a imporre lo studio di uno strumento.
Quello che si dovrebbe fare è far ascoltare la musica, ogni tipo di musica. Non necessariamente avvicinarsi ad uno strumento.
Un regalo per Tricase. Magari una sua esibizione in Piazza Pisanelli.
E perché no! Mi piacerebbe avviare a Tricase una master class estiva per avvicinare i bambini alla musica cantata.
Il canto può essere eseguito senza necessità di grandi teatri, può essere fatto dappertutto. Ed allora, chissà.
Grazie per l’intervista che ci ha concesso e La aspettiamo a Tricase.
di Luigi Marcuccio Tricase torna sotto i riflettori televisivi a causa del progetto di riciclo delle acque meteoriche che langue incompiuto, e fiaccato dagli elementi, a più di un decennio dall’inizio dei lavori. Questo progetto prevedeva la depurazione delle acque pluviali perché, a titolo oneroso, fossero utilizzate per l’irrigazione.
Ebbene, pur nella persistenza di alcune zone d’ombra, qualcosa si può dire sulla questione.
Primo, l’impianto summenzionato è tuttora non funzionante, anche perché non ancora collaudato; non solo, le opere già effettuate sembrano soggette a (singolarmente rapido forse ...) deterioramento.
Secondo, poiché i fondi stanziati sono stati tutti interamente spesi, il Comune di Tricase ha chiesto, al fine di completare l’opera, un ulteriore stanziamento alla Regione Puglia (non ho capito se di fondi da questa gestiti oppure fondi regionali “veri e propri”), che questa sarebbe recalcitrante a concedere.
Terzo, sullo sfondo si intravedono due altre opere, in un rapporto di (quasi?)-connessione con l’impianto anzidetto. La prima è un secondo invaso, da costruirsi vicino alla vasca già realizzata: taluni sospettano che servirebbe a rimediare ad alcuni errori tecnici, mentre altri affermano che si tratterebbe di “altra cosa”, senza null’altro aggiungere. La seconda opera è una condotta sottomarina per sversare le acque “sporche” al largo della costa.
Quarto, il progetto in questione fu messo in opera senza che venisse effettuata alcuna dettagliata analisi di fattibilità, sia tecnica che economico-finanziaria, con particolare riferimento: (a) alla variabilità della domanda di acqua per l’irrigazione in ragione del succedersi delle stagioni e degli eventi atmosferici; (b) ai criteri di stima della domanda d’acqua e di fissazione del prezzo di vendita (medio? marginale? “politico”?); (c) all’entità, la natura e le modalità di esazione del canone fisso per l’allacciamento alla rete e del prezzo di vendita per m3; (d) al fatto se i relativi introiti attesi coprano i costi di gestione e di manutenzione e, in caso contrario, in quale modo questi possano essere finanziati; (e) alle istituzioni deputate a gestire l’intera operazione.
Insomma, inebriati dalla volontà di “fare” ... e basta (non importa che cosa ...), e dall’impressione che “i finanziamenti” stiano aspettando qualcuno che li “intercetti”, ci si tuffa, è proprio il caso di dire, in acque poco conosciute e piuttosto perigliose, forse ignari del fatto che i progetti di irrigazione hanno un basso tasso di successo, soprattutto in contesti in cui, come il nostro, non esiste alcuna tradizione di tal genere. Ma tanto, avranno forse pensato i nostri amministratori, “ci sono i finanziamento fuori bilancio comunale”, dimenticando che: (a) questi denari sono in realtà o frutto della tassazione o determinano un aumento del debito pubblico il cui fardello viene scaricato sulle generazioni future (e ciò anche nel caso dei famosi “fondi europei”, che non sono denaro “stampato” e buttato giù dagli elicotteri ma soldi che i singoli stati versano al bilancio dell’Unione europea e che, detratti i non trascurabili costi di gestione del sistema, vengono redistribuiti tra i singoli stati, a cura della Commissione europea, per finanziarie progetti opinati rispondere ad obiettivi dell’Unione europea); (b) il progetto di cui si chiede il finanziamento potrebbe non essere appropriato alla realtà locale; (c) all’ente pubblico che usufruisce di finanziamenti “fuori bilancio” per realizzare un’opera è, di prassi, richiesto di contribuirvi con fondi propri (come è accaduto in questo caso, per circa, se non erro, 1 milione di euro).
Ma quello che più mi lascia con l’amaro in bocca é che, dopo i litigi, in diretta televisiva ed in differita sui social network, le reciproche accuse di comportamento menzognero, incompetenza, “aver fatto brutte figure” e quant’altro, tutti sembrano comunque convergere su una comune linea da seguire: the show must go on, l’opera deve essere completata (come, si vedrà ...).
Nessuno osa sfidare il conformismo ed il populismo dilaganti interrogandosi se valga la pena di terminare un progetto fondato sull’ipotesi che a Tricase vi siano soggetti disposti a pagare per l’acqua irrigua. In realtà l’agricoltore tricasino, già rara aves e peraltro in via d’estinzione, spesso e volentieri si rifornisce dalla falda freatica di acqua senza sborsare nulla oltre il costo di estrazione della medesima; quest’ultimo, a sua volta, si compone in massima parte di un costo (quello di perforazione del pozzo) affrontato all’inizio dell’attività estrattiva e quindi non evitabile interrompendola (in gergo tecnico siamo in presenza di un sunk cost). Non è realistico poi pensare che, nel prossimo futuro, sarà esatta una tariffa per l’estrazione dell’acqua sotterranea, visto l’appiattimento di tutte le forze politiche sulla posizione, becera prima ancora che demagogica e populista, che “l’acqua non è un bene e quindi non si paga”: ergo, il singolo, con tutta probabilità, non avrà né interesse né incentivo alcuno a rifornirsi, a titolo oneroso, di acqua dal previsto impianto, in quanto, gratis o quasi, disporrà dell’acqua di falda.
D’altro canto, la distribuzione di acqua depurata a titolo gratuito: (a) richiederebbe continue iniezioni di denaro pubblico per garantire il funzionamento del sistema, cosa che, anche a volerla ritenere realistica, solleverebbe problemi di equità sociale (perché l’acqua irrigua sarebbe disponibile gratis e quella per usi domestici a pagamento?); (b) non risolverebbe il problema del divario tra l’acqua “in entrata” e quella “in uscita” nell’immediatezza degli eventi piovosi, visto che nessuno irriga quando vi è un evento piovoso né a breve termine da questo.
In conclusione, le acque piovane, anche se depurate, dovranno essere, almeno in parte, sversate in mare. Ebbene, attualmente le acque meteoriche e reflue sfociano nel canale del Rio: le seconde, dopo una depurazione dall’efficacia indubbiamente migliorabile, le prime, parrebbe, senza alcuna significativa depurazione. Ora, la depurazione delle acque piovane prevista nel progetto non mi sembra evitare sensibilmente l’inquinamento di quest’insenatura, e soprattutto la percezione di questo, che è alla fine quello che conta nell’ambito dell’auspicato sfruttamento del notevole potenziale turistico del canale del Rio. In realtà, la condotta sottomarina sembra l’unica opzione in grado di coniugare la difesa dell’ambiente con la necessità di sversare le acque piovane in mare: ma allora non conviene adottare questa soluzione, da finanziarsi anche tramite i risparmi derivanti da una depurazione meno costosa (comunque necessaria ma meno incisiva che nel caso della produzione di acqua irrigua)?
di Pino Greco E' sabato 1 aprile 2017...
VERITÀ O PESCE D’APRILE ?
L’ON.LE ANTONIO LIA ( EX SINDACO DI SPECCHIA), SI CANDIDA ALLA CARICA DI CONSIGLIERE COMUNALE A TRICASE
E’ pronta una lista di amici tricasini. L’ex sindaco di Specchia : “Non sarò candidato sindaco, siamo un gruppo di amici, dunque liberi di scegliere o di aggregarci ad un candidato sindaco più meritevole di fiducia” . Non è il “ nuovo” candidato sindaco. Non è un pesce d’aprile. Era nell’aria. L’On.le Antonio Lia, si candida alla carica di consigliere comunale a Tricase. E’ pronto a partecipare e a scendere in campo con una propria lista. Da tempo sono in corso incontri e confronti, per scegliere o aggregare un candidato sindaco più meritevole di fiducia. “ L’intento è quello di essere presenti nella futura Amministrazione Comunale, per far ritornare Tricase un paese guida, che dia la forza e concorra allo sviluppo economico e sociale di tutto il Capo di Leuca. Sono convinto che per Tricase ci vuole un’Amministrazione che abbia, il più ampio consenso,che venga fuori un’Amministrazione autorevole perché il momento è difficile e preoccupante”. Queste le parole dell’On.le Antonio Lia, al nostro telefono.
VERITÀ O PESCE D’APRILE ?
IL CENTRODESTRA FERMO AI BOX. Non è facile trovare un“ buon pilota”.
Il candidato sindaco del centrodestra ? Non si hanno notizie…
VERITÀ O PESCE D’APRILE ?
NELL'ARIA C'È UNA NOVITÀ, CARMINE ZOCCO E PASQUALE SANTORO,
PRONTI A UNIRE IL CENTROSINISTRA … PRONTI A FARE UN PASSO LATERALE…
Il candidato sindaco del PD, sarebbe il dott. Cosimo D’Aversa.
Il candidato sindaco della maggioranza, sarebbe il prof. Carmine Zocco
Il candidato sindaco di “ Libera Tricase ”, sarebbe il prof. Pasquale Santoro
Il condizionale è d’obbligo…Perché, dopo la riunione di martedì 28 marzo….sono tutti pronti ad unire il centro sinistra.
Dunque, si va verso un candidato sindaco “ nuovo ”, con il prof. Carmine Zocco e il prof. Pasquale Santoro, pronti a fare un passo laterale, ad unire le forze, per un centro sinistra più forte
Il PD ? Rischia una caduta a picco o quanto meno un ridimensionamento…
VERITÀ O PESCE D’APRILE ?
ANTONIO MUSARO’ CANDIDATO CONSIGLIERE COMUNALE
Fa parte di una lista…Antonio Musarò candidato alla carica di consigliere comunale
PARTITO DEMOCRATICO - Circolo di Tricase - COMUNICATO STAMPA
COSIMO D’AVERSA è il Candidato Sindaco del Pd di Tricase.
La decisione è stata assunta a larghissima maggioranza dall’Assemblea degli Iscritti al Partito.
Il Dott. COSIMO D’AVERSA, già Direttore del Settore Programmazione Finanziaria, Entrate e Sviluppo Economico del Comune di Tricase, è il Candidato Sindaco alle Amministrative comunali dell’11 giugno prossimo che gli Iscritti al Circolo di Tricase del Partito Democratico, a larghissima maggioranza, hanno scelto e proposto alla Città e alle Forze Politiche del Centrosinistra.
L’indicazione per il Dott. COSIMO D’AVERSA è maturata in una serie di incontri assembleari, ma anche in focus d’ascolto che il Commissario Cittadino del Pd, unitamente al Gruppo dirigente, hanno attivato rispetto alle diverse sensibilità politico-culturali che agiscono in Tricase.
Il Pd di Tricase ha compiuto la scelta avendo ben compreso la propria responsabilità derivante dal diritto-dovere, in quanto forza maggioritaria del centrosinistra, di testimoniare che in Tricase ci sono ancora CITTADINI che amano la buona politica, che richiede, in passaggi fondamentali della vita cittadina, di concentrare intelligenza, passione, energia attorno a questioni di rilievo e non deve, invece, farsi trovare prigioniera della autoreferenzialità degli schieramenti.
Si ha certezza che anche nella prossima competizione elettorale le Forze Politiche del Centrosinistra, unite alle Espressioni civiche che hanno a cuore il futuro della Città e dei Suoi Cittadini, profonderanno forze e impegno per ridefinire i valori ideali, per restituire speranza, fiducia nel futuro senza di cui ogni impresa per migliorare la vita cittadina di questa nostra Città diviene un vano sogno.
Niente giustifica la non partecipazione alla vita politico-amministrativa della nostra Tricase. Abbiamo tutti il dovere di abbandonare l’egemonia del presente; dobbiamo, invece, scegliere, immaginando una politica capace, attraverso decisioni alte e partecipate, di pensare le ricadute di ogni singola nostra scelta sulle generazioni future.
TRICASE ci chiedeva di individuare un Candidato Sindaco che, pur nella continuità dell’amministrazione di centrosinistra, sapesse mettere in atto cambiamento e nuovi sistemi di valutazioni affidabili e trasparenti.
Trasparenza, chiarezza delle procedure, buona politica, tavoli di confronto e attività di controllo, una nuova cultura dell’Amministrazione, al fine di ristabilire un nuovo “patto di fiducia” con i cittadini, secondo i principi di efficienza, trasparenza, partecipazione, solidarietà e condivisione.
Il Dott. COSIMO D’AVERSA è questa guida amministrativa cittadina plurale, che, eletto Sindaco, saprà aprire un cantiere progettuale condiviso per la Città e per la Comunità.
Chiediamo alle Cittadine e Cittadini di Tricase, militanti nelle Comunità Politiche del Centrosinistra, di voler sostenere con convinzione il Dott. COSIMO D’AVERSA in questo delicatissimo momento storico della vita politico-amministrativa della Città, ben sapendo che trattasi di una Persona che può dedicare passione, competenze e solidarietà alla costruzione di un cammino amministrativo condiviso.
Alle Comunità Politiche Civiche sentiamo di poter assicurare che il Dott. COSIMO D’AVERSA è PERSONA che può aiutare questa nostra Città a crescere come Comunità plurale e, quindi, parlare, dialogare, solidarizzare e farsi ascoltare dalle altre Comunità civiche del nostro Capo di Leuca.
Tricase, 30 marzo 2017
GABRIELE ABATERUSSO
Commissario Cittadino del Pd
Dovrebbe essere operativo a giorni...
Dovrebbe essere uno “ stimolatore economico” per la Città di Tricase...
Non conosciamo ancora i particolari operativi . Si parla di una interessante novità ...
Le voci dicono che quello che verrà fuori è un “ progetto ” mai visto a Tricase, coinvolgerà tutti...
Siamo certi che la nuova Associazione Commercianti abbia fatto le cose per bene...
Non ci resta che attendere...
Nuove generazioni crescono. Marco D'Amico e Riccardo Panico
cat. giovani under 18, rispettivamente 1° e 3° alla medio fondo " Valle d'Itria" a Martina Franca
2° e 4° alla medio fondo "Castelli e Torri" a Carovigno.
Due gare , due podi.
Se il buongiorno si vede dal mattino...
Recensione a cura di Vito Cassiano
Il Convegno di Studi, promosso dalla Diocesi di Ugento-S. Maria di Leuca e svolto il 2 luglio 2016 presso l’Auditorium Benedetto XVI di Alessano, ha avuto come tema “Giuseppe Codacci-Pisanelli laico cristiano impegnato nella politica e nella cultura”. Mons. Vito Angiuli, vescovo della diocesi, mediante questo convegno, ha voluto ridare “memoria di quest’uomo così benemerito e ridarla a tutti, come un punto di riferimento a quanti, oggi, operano nella società da cristiani e da salentini”.
In verità, lo svolgimento del convegno non ha registrato l’attenzione e la partecipazione che si aspettava e si desiderava, forse per il periodo e il giorno in cui si decise di tenerlo, ma nell’occasione furono presentate relazioni, rilevanti per il loro contenuto storico-scientifico e il loro valore testimoniale, di studiosi e di testimoni diretti dell’illustre concittadino. I relatori hanno rivisitato la vita di Giuseppe Codacci-Pisanelli sotto diversi profili, quello umano e religioso e, riapprofondendolo in modo essenziale e pregnante, il suo magistero politico e culturale, come quello di un uomo che ha vissuto e ha contribuito in modo notevole a creare e a rafforzare le istituzioni democratiche e culturali , nel periodo immediatamente post-bellico, nella fase costituente, e a sviluppare in modo originale ed efficace una notevole cultura giuridica.
Le relazioni presentate nel convegno sono ora riprodotte integralmente nel volume curato da Mons. Salvatore Palese, Giuseppe Codacci-Pisanelli (1913-1988).Laico cristiano impegnato nella politica e nella cultura. Studi e testimonianze, testi e immagini, Congedo Editore, Galatina, 2017. La lettura del volume ripaga alquanto la mancata presenza al convegno commemorativo, ma più che altro arricchisce e ravviva una conoscenza, per certi aspetti anche nuova ed inedita, che accresce la stima per questa illustre figura di politico cristiano. e la notorietà che il nostro Salento e Tricase in particolare riceve dal suo impegno sociale e culturale. E tutto ciò suscita in molti che l’hanno conosciuto o di cui ne hanno sentito parlare un sentimento di riconoscenza per la sua opera e di rinnovata fiducia e interesse per l’impegno politico, in un momento difficile , qual è quello odierno, in cui sembra predominare una mentalità antistituzionale o, come si dice oggi, di antipolitica, che manifesta un cieco individualismo e un certo degrado della convivenza civile. CodacciPisanalli con il suo alto magistero civile e culturale, con la sua attività politica, ci sprona oggi ad essere costruttori e non demolitori dei valori democratici.
Particolarmente interessante e, per diversi aspetti, inediti sono gli esiti della ricerca effettuata da Ercole Morciano, che con il suo stile limpido e lineare offre nella sua relazione una ricostruzione degli anni giovanili di Giuseppe Codacci-Pisanelli, in cui, dietro l’influsso primario della madre e poi di un maestro di spirito come mons. Massimo Massimi, divenuto poi cardinale, sviluppa una visione spirituale che lo porterà poi sempre a coniugare la dottrina e la pratica religiosa ad una concezione antropologica aggiornata, aperta alla contemporaneità e nello stesso tempo integrata ai valori della laicità e della fede. Come sottolinea il curatore del volume nella sua prefazione: “Ercole Morciano offre un contributo assolutamente originale sulla formazione giovanile di Codacci-Pisanelli e sull’alta e profonda spiritualità che fu il motore della sua vita familiare, politica e culturale, attingendo a fonti scarsamente note e descrivendo modalità che caratterizzano i giovani cattolici migliori del Novecento. Si tratta di uno studio fondamentale per comprendere interamente la personalità di Giuseppe Codacci-Pisanelli” (o.c. p.8).
Il Dott.AntonioScarascia offre un approccio scientifico di ricostruzione storica del notevole contributo dell’illustre parlamentare alla redazione della Costituzione italiana. Si tratta di fatti e aspetti già conosciuti, ma che sono riproposti in modo organico e puntuale con un’ampia appendice documentaria . Il relatore nel suo breve saggio illustra a grandi linee il lavoro di argomentazione, di analisi e di proposta svolto da Codacci-Pisanelli in seno all’Assemblea costituente e, in particolare, in seno alla Commissione dei 75, gruppo ristretto dei deputati cui fu affidato il compito di elaborare il Progetto di Costituzione, e della sottocommisione di questa che approfondiva l’organizzazione dello Stato. Nel suo studio, Scarascia richiama la proposta di Codacci-Pisanelli, non approvata poi dall’Assemblea, di istituire la Regione Salento e l’intenso lavoro svolto per l’introduzione nel testo della Costituzione dell’istituto della decretazione d’urgenza, il quale, osteggiato e rimosso più volte, in seguito alle argomentazioni politiche e giuridiche del nostro parlamentare, ottenne l’approvazione definitiva dell’Assemblea.
Il tema dell’impegno politico nella sua attività di parlamentare della Repubblica Italiana, svolto in modo eccellente per diversi lustri e con importanti incarichi governativi, è affrontato dal sen. emerito Giorgio De Giuseppe, già vice presidente della Camera. La sua più che altro è la testimonianza di un discepolo divenuto poi collega.“Giuseppe Codacci-Pisanelli si è impegnato nella vita pubblica, con dedizione assoluta e con uno stile suo inconfondibile. Non ha mai pensato a se stesso o ai suoi interessi. Ha pensato agli altri Per lui politica significava operare e, quindi, fare qualcosa di utile.” Secondo questo stile si adoperò per il riscatto del Mezzogiorno. Il relatore richiama l’impegno del nostro parlamentare per la salvaguardia e lo sviluppo dell’agricoltura salentina, la sua lotta nel consorzio internazionale per la realizzazione del protosincrotone per attività di ricerca sulla materia indicando la zona di Nardò, in alternativa a quella di Ginevra, la quale però per motivi geopolitici ebbe la meglio. Ma la sua grande opera di sviluppo del Mezzogiorno è stata l’istituzione dell’Università del Salento. Notevole fu anche il contributo di Codacci-Pisanelli alla politica estera. Egli è stato protagonista della politica italiana dall’inizio dell’era repubblicana, da quando si discuteva il duro trattato di pace alla fine della guerra, all’avvio dell’unificazione europea e, in qualità di presidente dell’organismo internazionale unione interparlamentare “autorevolmente a nome dei parlamenti dei cinque continenti” ha incontrato i capi delle maggiori potenze mondiali apportando un contributo rilevante alla moderazione e al superamento delle contrapposizioni.
L’uomo che realizzò un sogno”, l’Università del Salento, è il tema trattato ed esposto nella relazione riportata nel volume dal prof. HervéCavallera, docente ordinario di pedagogia presso l’Università. Dopo un breve excursus sull’istruzione nel meridione dal medioevo ai nostri giorni, il relatore focalizza la sua attenzione sull’Università salentina e sul suo fondatore. Egli ritiene che “ GiueppeCodacci – Pisanelli realizzò un sogno tanto agognato dai Salentini (l’Università appunto) e lo difese e l’amò sopra tante cose” ed auspica che l’Università possa assumere la denominazione del suo effettivo fondatore.
A conclusione il volume riporta la testimonianza del prof. Vittorio Serrano, già sindaco di Tricase, che ripercorre sul filo della memoria e delle opere realizzate l’attività ammnistrativa e politica svolta da Codacci- Pisanelli in qualità di Sindaco per dieci anni di Tricase e di esponente di spicco della politica della Democrazia Cristiana del territorio.
Mons. Vito Angiuli, infine, nella sua conclusiva riflessione colloca la figura di Codacci-Pisanelli nell’alveo del discepolato evangelico con le note tipiche del cristiano della lettera a Diogneto. “ Pur essendo nel mondo, essi non sono del mondo. Ciò non toglie che devono vivere per il mondo , agendo nella storia per amore dei fratelli” . E’ ciò che ha fatto in modo eminente il nostro illustre concittadino, che non solo ha detto, ma ha vissuto con i fatti la sua esperienza e il suo impegno di politico cristiano dando speranza e suscitando amore.
La seconda parte del volume riporta una ricca documentazione fotografica curata anche con una breve introduzione dal Dott. Carlo Vito Morciano, e diversi testi di Giuseppe Codacci-Pisanelli.
di Giuseppe R. Panico Nella storia dell'uomo la viabilità è sempre stata, oltre che funzionale allo sviluppo e al progresso, motivo di immagine e capacità tecnica . Non solo dunque quale trampolino di lancio verso altre economie , ma anche per evidenziare ricchezza, potenza, capacità e cultura nel realizzarne e gestirne le opere.” Fare strada” o “farsi strada”è diventato anche un modo di dire per indicare l'anelito al successo e il detto “dimmi che strade hai e ti dirò chi sei” aiuta anche a definire l' identità di una cittadina. Da noi, in economia, vorremmo “fare più strada” e identità ma, nella nostra provincia, abbiamo intanto il record delle imprese che chiudono.
La nuova “strada maestra” extraurbana (la SS 275) verso Nord è intanto ancora sulla carta e quella urbana, via Stella d'Italia, è ormai in decadenza. Diretta questa verso l'ACAIT e il monumento ai caduti, indicava una patria che, dando lavoro col tabacco ed esigendo giovani vite per le sue guerre e poi commemorare, intendeva anche dare risalto alla nostra comunità. Il viale della stazione che era anche il segno della nostra valenza economica, per i prodotti della terra da imbarcare sui treni merci, e di quella umana per i tanti giovani che si imbarcavano di buon mattino per andare a scuola a Lecce, ora è solo una una mera strada- parcheggio con ben radi passeggeri FSE. E' la Tricase che cambia o cambiata, ma che stenta a progredire.
Verrebbe da pensare a una nuova strada-simbolo. I simboli , come sempre, ove condivisi e credibili, rompono l'inerzia, creano dinamismo, svecchiano il presente, motivano i più capaci e dinamici , fanno identità e, con buoni e lungimiranti capi, una migliore via d'uscita verso il futuro diventa possibile e ne può sorgere un vero rinascimento. Se allora crediamo che la nostra economia, basata sul comparto scolastico ed ospedaliero (voluti e gestiti da altri), può essere rilanciata valorizzando le Marine, come si dice da oltre mezzo secolo, non ci resta che darci da fare.
In attesa di un Piano Coste, di un Piano Urbanistico e ora pure di un Piano Mare, chissà quando da realizzare e con quali risultati economici (la nostra burocrazia ha tempi biblici , la irresponsabilità politica non ha alcun interesse a ridurli, l'estremo e diffuso conservatorismo/ambientalismo frena ogni iniziativa, i nuovi enti creano spesso solo poltrone con stipendi a nostro carico ), non ci resta che aprirci almeno una strada- simbolo proprio verso la costa, con capolinea il sole che sorge sul mare e che tramonta sulla terra e con accanto (finalmente come nei paesi evoluti) una pista ciclabile/pedonale.
E non si può che pensare alla attuale strada per Marina Serra. E' già ben larga con tanti spazi laterali ,( residui del vecchio tracciato e da alberare), corre in pianura, è dominata dall'alta serra del Calino, un chiesetta campestre ristora gli animi e un vicino magnifico e solitario ulivo secolare sembra un vecchio nonno-ulivo, lì a raccontare ai passanti la storia del territorio. Mentre già il profumo di mare invade nuove villette e antichi muri a secco, la strada prosegue fra lievi pendenze e dolci curve. Uno stupendo campo di ulivi secolari si espande sulla destra e un recente grande complesso alberghiero avvicina al mare tanti giovani ospiti estivi. Non rimane che una lieve salita ,fra due storiche ville, e poi una breve discesa e rinfrescarsi a quella fontana o quel bar o sostare un attimo di fronte a quel monumento ,ove la porta di un sommergibile ci ricorda i tanti marinai ancora sul fondo, poco lontano da noi nella loro bara di acciaio in fondo al mare.
Proseguendo lungo la scalinata, si raggiunge la antica chiesa ove, fra tanta pace e serenità fronte-mare, le sue caditoie ci ricordano che era anche un fortino per i contadini della zona. Come sempre, per difendersi dai “Mamma Li Turchi”o da altri nemici, oltre alla fede religiosa o nei valori comuni, serve anche la fede nelle armi. Dalla panoramica piazzetta lo sguardo corre sul mare e la sottostante costa: al promontorio del Calino, al profondo incavo della grotta Matrona, alla rada del Lavaturo, all' Hotel con piscina, allo Spinchialuro, al porticciolo, all'unico “stabilimento balneare” della nostra costa, alla famosa piscina naturale , alla maestosa 'ultima torre (Palane) e all'insenatura dell' Acqua Viva con le sue sorgenti. Con buona visibilità, lo sguardo corre verso le alte innevate vette dell'Albania e le isole greche di Corfù e di Othoni.
E' la nostra natura, la nostra storia che la nostra carente identità economico- culturale non ha saputo o non ha voluto ancora più valorizzare, con atti e progetti credibili, all'insegna di una economia più liberale e di un sostenibile sviluppo. Scuola e cultura, ospedale e sanità, marine e turismo sono i tre pilastri della nostra, ora traballante, piattaforma economica. Il terzo è quello di più in nostre mani ed alla politica che sappiamo esprimere. Una strada- parco, un viale verso il mare, attuabile senza traumi territoriali, (come invece sarebbe sulla via per Tricase Porto), più che un simbolo ,sarebbe uno strumento concreto e trainante per un reale sviluppo costiero comprensivo di una sana ripresa delle locali attività edilizie .
Ad attendere ancora non ci resta che sperare nella economia di Stato o Parastato degli altri due pilastri ,quali una nuova Casa di Betania, per i troppi anziani che avanzano negli anni e la svendita delle scuole per i sempre meno giovani che le frequentano.