di Alessandro DISTANTE

La morte di Papa Francesco lascia un vuoto profondo e crea un’incertezza su quello che sarà.

Sono sentimenti avvertiti sia dai credenti che dai non credenti, perchè Francesco ha rappresentato un punto di riferimento per l’intera umanità.

Chi non ricorda la sua venuta ad Alessano sulla tomba di don Tonino Bello? E come non pensare alla “strana” coincidenza di una morte avvenuta il girono dopo quello nel quale molti anni prima era morto don Tonino?

Come non ricordare la premura di Francesco su tutti i temi universali, dalla pace all’ambiente, dalla globalizzazione ai temi del “vicino di casa”, fino a prendere egli stesso iniziative di aiuto diretto, per esempio con il punto ristoro per i senza tetto di Piazza San Pietro.

Un Papa che ha unito gli insegnamenti alla pratica quotidiana, con tanti segnali concreti, come la scelta di vivere in un appartamento e di utilizzare una utilitaria per i suoi spostamenti.

Una Chiesa che ha messo al primo posto l’attenzione per i poveri, divenuti non più oggetto di carità, ma soggetto intorno al quale ruota l’intera azione della Chiesa. Il richiamo ad una fede coerente con alla base un atteggiamento di fondo di speranza nella vita e nella storia.

E’ quello che vogliamo leggere in alcuni episodi di cronaca cittadina di questi giorni.

E’ bello, ad esempio, far sapere di chi offe gratuitamente i suoi limoni oppure del giovane che, vincendo la troppo rappresentata indifferenza, interviene salvando una anziana in difficoltà.

Segnali, magari piccoli, ma utili a ricordare che c’è anche un mondo buono che forse non viene mai rappresentato nelle cronache quotidiane. Esempi che lasciano ben sperare e la speranza è stato l’ultimo appello del Papa, venuto a mancare proprio nell’anno del Giubileo della speranza.

La speranza è anche quella che si ricorda in questi giorni; speranza nella Liberazione da ogni guerra perché nella guerra -come diceva papa Francesco- non ci sono vincenti e vinci ma a perdere sono proprio tutti.

di Alessandro DISTANTE

Ovviamente, a nome mio e di tutta la Redazione, gli Auguri per le prossime festività pasquali.

Eppure, specialmente quest’anno, nel farci gli auguri, non possiamo non pensare a come siamo lontani da quella pace che, legata al mistero cristiano della Resurrezione di Cristo, è divenuta valore assoluto ed indistinto per tutti gli uomini.

Le guerre in atto e l’affievolimento del processo di pace nello scontro Russia-Ucraina, da un lato, l’insorgere di guerre economico-finanziarie scatenate da quell’imprevedibile (eufemismo dovuto all’essere nella Settimana Santa) di Trump, dall’altro, non lasciano ben sperare ed al contrario fanno emergere una logica opposta a quella della pace, e cioè la logica del più forte e dell’uso della violenza come mezzo per affermare il proprio interesse a discapito di quello dell’altro.

Per non dire, poi, di quanti episodi di cronaca nera si stanno accavallando, con omicidi e femminicidi.

Anche da noi emergono situazioni di poca pace sociale se si considerano i tenti furti degli ultimi tempi oppure alcuni casi di solitudine e abbandono, oppure ancora, in campo economico, alle paure per un turismo che incontra sempre maggiore concorrenza nelle sponde frontistanti l’Adriatico, per non parlare del profilarsi di una crisi idrica che potrebbe dare il colpo di grazia ad una agricoltura già colpita pesantemente negli anni scorsi dalla xylella.

Alla speranza cristiana, al centro del Giubileo, si deve accompagnare una speranza politica che non può che sostanziarsi in una chiara prospettiva di cura del bene comune.

In questo senso è da salutare con favore che si sia dato il via ad un dibattito cittadino a distanza di un anno dalle elezioni amministrative.

Un bene, se si darà corpo ad un progetto di crescita e di coinvolgimento della popolazione e soprattutto dei giovani, chiamati ad affezionarsi al loro territorio ed a costruire percorsi di pace personale e collettiva.

 

 

di Alessandro DISTANTE

Un’altra notizia, socialmente poco edificante: un ragazzino di Tricase (appena 15enne) finisce nei guai, accusato di aver violentato una ragazzina di Maglie.

L’ipotesi accusatoria è che la violenza sessuale sia avvenuta con il concorso di un altro ragazzino, pur esso di Tricase, che era –sembra veramente incredibile ed ancor più allarmante- il fidanzatino della vittima.

I due fidanzatini si conoscevano da appena un mese e la conoscenza era avvenuta via social. Poi, dopo il primo incontro, si erano dati appuntamento alla stazione di Maglie. Non basta: ad accompagnare la ragazzina, insieme ad una sua amica, la madre.

In stazione, il presunto fattaccio: all’appuntamento, il fidanzatino si presenta con un amico e questi, nel bagno della stazione, avrebbe “approfittato” della ragazzina; il fidanzatino, intanto, non solo non interviene, ma si ferma nei pressi perché… “voleva sentire”.

I fatti risalgono al 28 luglio 2024 e a distanza di quasi un anno –e dopo varie indagini- le Autorità giungono ad acquisire prove ritenute sufficienti per procedere con la richiesta di arresto. Il GIP ha disposto l’arresto e l’accompagnamento in una comunità educativa per il presunto violentatore ma non per il fidanzatino, non essendovi ancora prove sufficienti per sostenere che questi fosse d’accordo nel perpetrare la violenza.

Questa la cruda notizia: il fatto, se vero, costringe a tristi considerazioni. Innanzitutto è singolare che una madre accompagni la figlia ad un appuntamento con il fidanzatino. Una volta, agli appuntamenti, si andava di nascosto e senza alcun consenso da parte dei genitori. Certo era esagerato allora, ma mi sembra esagerato anche oggi.

Poi che dire del fidanzatino che approfitta della sua ragazza per “dare soddisfazione” all’amico e che addirittura si ferma –secondo l’Accusa- per origliare sulle disgrazie della vittima? Ed ancora: i social sono all’origine di questa storia che non possiamo definire d’amore. Ed anche questo la dice lunga su quali siano i canali di comunicazione di oggi.

Se i social sono il modo per incontrare l’amore della vita, è evidente che le altre reti di conoscenza hanno fallito. Insomma ce n’è da scrivere e da parlare.

Certo è una notizia socialmente allarmante, ma è necessario che se ne parli.

Lo abbiamo fatto con la persona senza tetto che dormiva nella camera mortuaria del Cimitero di Tricase ricevendo critiche ma, lo vogliamo e dobbiamo dire, anche messaggi e interventi di offerta d’aiuto: chi si è dichiarato semplicemente rammaricato e chi ha offerto cibo ed addirittura lavoro.

Accanto a realtà di degrado e di disperazione sociale, vi è un’anima buona di chi si offre –senza alcun tornaconto- a prestare aiuto.

E’ questo il volto della Città del quale vorremmo scrivere e parlare, essendo ovvio che a nessuno –e neppure ad un giornale- piace riportare brutte notizie.

Ma è doveroso non tacere,… per non diventare complici.

Zina Clipici è una giovane pianista rumena che si sta affermando nel panorama internazionale per la sua sensibilità artistica e il carattere personale che sa imprimere ad ogni esecuzione. Ha suonato in diverse sale da concerto in Francia, Belgio, Malta, Romania ed Ungheria, si è affermata come vincitrice assoluta in numerose competizioni internazionali tra cui il prestigioso Musicarte Festival e Competition organizzato da Associazione di Alta Cultura Musicale “W. A. Mozart” – APS.

Così il direttore artistico Giovanni Calabrese: “La nostra organizzazione convenzionata con il Conservatorio  “T. Schipa” di Lecce  è da 20 anni impegnata nella formazione dei giovani che intendono dedicarsi alla musica. Lo facciamo con grande impegno sul nostro territorio con un’offerta formativa importante ed impegnata che riguarda sia i corsi di propedeutica musicale dai 4 anni sia i corsi per tutti gli strumenti  per bambini e ragazzi in età scolare. I nostri alunni sono impegnati costantemente in numerose attività concertistiche e competizioni nazionali ed internazionali nell’ambito delle quali ottengono sempre lusinghieri risultati. La nostra attenzione verso i giovani da qualche anno è diventata internazionale e si rivolgono a noi numerosi giovani da tutta Europa, seguendo le nostre masterclass  e i nostri corsi sia in Italia che all’estero. Zina è un talento naturale del pianoforte destinata a calcare i palcoscenici più prestigiosi. Lo scorso anno si è imposta a Musicarte Festival & Competition su una agguerrita concorrenza di musicisti provenienti a Tiggiano da tutto il mondo. Come in passato è stato  per altri giovani musicisti, ci auguriamo che la presenza nella nostra stagione concertistica possa essere per Zina foriero di tanti successi”.

L’ appuntamento è per sabato 05 aprile (ore 19.15 ingresso ore 19.30 inizio) presso Palazzo Serafini Sauli di Tiggiano. Info: 3478022725

di Alessandro DISTANTE

C’è un grosso dibattito sulle tecniche e sui luoghi della comunicazione politica: dal Parlamento, dove l’intervento di Giorgia Meloni sul Manifesto di Ventotene ha suscitato giuste veementi reazioni, fino alle esternazioni americane su un certo social (X) con giudizi sull’Europa (e sul mondo) assolutamente ingiusti e superficiali.

Anche nel nostro piccolo mondo tricasino, alcune notizie e/o interviste riportate sui giornali locali suscitano reazioni che meritano di essere esaminate.

Accade così che pubblicare una notizia di un senza tetto che dorme nella camera mortuaria del Cimitero diventa una notizia allarmante non per la notizia in sé, ma perché crea inutili (?) allarmismi. Che occorra rimboccarsi le maniche per risolvere il problema del senza tetto è evidente, ma è altrettanto evidente che appare fuori luogo criticare chi dà la notizia e non invece criticare tutti noi se ancora oggi esistono situazioni di quel genere.

Allo stesso modo, accade che una critica alle forme e alla lunghezza degli interventi in Consiglio comunale finisca per suscitare reazioni che, dimenticando il merito del problema, si risolvono in affrettati giudizi che qualificano o squalificano un giornale “conservatore”. Il punto è invece che a essere “conservatore” e a favorire la conservazione è proprio un linguaggio prolisso e un’azione amministrativa comunque inconcludente.

La questione di fondo è quella di accettare il confronto sui contenuti senza demonizzare nessuno. Ringrazio perciò il consigliere Carmine Zocco che ha preso carta e penna e ha espresso il suo pensiero (pag. 4) ed auguro a Andrea Morciano (pag. 5) -e agli altri candidati a sindaco- che focalizzino il tema della adeguatezza/inadeguatezza dei canali partecipativi e di elaborazione politica.

Mi piacerebbe che proprio sulla questione posta da questo giornale, e cioè “lavori in Consiglio comunale”, si aprisse un dibattito, per esempio sui tempi concessi ai singoli consiglieri: intervento, replica e dichiarazione di voto, tempi che vengono riempiti, spesso, con inutili e infruttuose ripetizioni.

La posta in gioco non è la collocazione di un giornale che, fino a prova contraria, cerca di dare notizie e di porre questioni, quanto quella della democrazia o, detto in altre parole, di come riavvicinare i cittadini alle Istituzioni e quindi aiutarli ad essere veramente cittadini sovrani.

E’ possibile che i nostri Consiglieri, di maggioranza e di opposizione, non siano sfiorati dal dubbio che essere presenti e non intervenire mai, oppure -ed all’opposto- intervenire a raffica, non finisca per allontanare i cittadini dalla politica? E allo stesso modo, un Sindaco spettatore dei lavori consiliari si sarà posto il problema se, in quel modo, non finisca per svilire il dibattito come se chi interviene non meritasse neppure una risposta?

La questione, quindi, è sul livello di partecipazione democratica e su questo tema mi piacerebbe sentire altre opinioni. Con garbo e senza affrettati e (ritengo ingiusti) verdetti.

di Alessandro DISTANTE

C’è un gran parlare di disaffezione dei cittadini alla politica e di una democrazia in crisi; la questione è complessa, ma una fetta di responsabilità è anche in capo a chi, rivestendo compiti istituzionali, è poco attento alle “tecniche” e alle “forme” di comunicazione.

Vengo subito al dunque.

Ci vuole tanta buona volontà per seguire i lavori del Consiglio Comunale di Tricase. Il video, al quale -non senza qualche difficoltà- si può accedere dal Sito del Comune, può aiutarci a comprendere uno dei motivi della crescente disaffezione. Ascoltare interventi lunghi, ripetitivi e pieni di tante divagazioni, rende difficile veicolare informazioni e incoraggiare una partecipazione.

Innanzitutto la incapacità dei pochi che intervengono di essere sintetici ed efficaci; certo, il Regolamento lo consente! Alla ripetitività degli argomenti si accompagna un linguaggio lontano nel tempo; gli attori principali sono sempre gli stessi ed in numero di tre (uno della maggioranza e due dell’opposizione), con qualche comparsata di altri Consiglieri. Una Presidenza sin troppo accomodante e un Sindaco che raramente prende la parola, finendo per assumere, sostanzialmente, il ruolo di spettatore.

Per verificare quanto sto sostenendo, andate a vedere la seduta del 12 marzo che pone questioni non solo di linguaggio ma anche di contenuti e di forme. E’ sufficiente ascoltare e vedere la discussione per la variante urbanistica riguardante l’ultimo tratto della SS 275 (quello che dalla Zona Industriale di Tricase porterà, forse, a S. Maria di Leuca). I lunghi interventi dei due Consiglieri di opposizione (Carità e Zocco) si concludono poi con un voto di astensione in nome degli interessi dei Comuni che stanno a Sud di Tricase e di questioni per così dire ideologiche sulla cementificazione del Salento. E qui, oltre ai tempi utilizzati per poi astenersi, emerge una difficoltà di comprensione da parte del cittadino: per un verso, non si capisce cosa abbia a che fare un consigliere di Tricase con presunti interessi di altri Comuni soprattutto perché quei Comuni si sono già espressi a favore della strada; per altro verso, la questione della inutilità di una nuova strada, avrebbe dovuto, coerentemente, portare ad un voto contrario e non invece alla astensione.

Poco dopo il Consiglio passa ad esaminare una mozione proposta dai Consiglieri di opposizione. E qui sorgono dubbi non sulla capacità comunicativa e sulla lunghezza degli interventi, ma sulla conoscenza ed osservanza delle regole di funzionamento del Consiglio comunale.

La mozione, per Regolamento, si deve concludere con una proposta che deve osservare le “forme previste per le deliberazioni”.

La mozione presentata chiede, invece, genericamente, a chi di dovere, di relazionare sull’arretrato delle pratiche edilizie (questione vera, ma proposta all’indomani del cambio dei vertici dell’Ufficio!); la mozione non contiene tuttavia una proposta di deliberato e cioè le “forme previste”. 

Inutili le obiezioni di inammissibilità da parte della Presidente del Consiglio e della Segretaria Comunale. A quel punto la Presidente, con fare accomodante ma poco attento alle norme, fa votare e la mozione viene respinta.

A condimento di tutto questo, si aggiunge un “fuori onda” da parte del capogruppo della maggioranza (Cazzato) che, lamentandosi della lungaggine della seduta consiliare addebitabile -secondo lui- alle opposizioni, esplode con espressioni certamente poco istituzionali. Il fuori onda –per essere chiari- avrebbe richiesto una reprimenda da parte della Presidente che si limita, invece, ad invitare il Consigliere a spegnare il microfono.

Alla luce di tutto quanto sopra (tempi, modalità, contenuti e forme), c’è proprio da meravigliarsi se i cittadini si allontanano dalla politica?

 

 

di Alessandro DISTANTE

L’idea che l’eletto, una volta eletto, abbia carta bianca perché investito dal volere dei cittadini porta, ad esempio, il Presidente democraticamente eletto negli Stati Uniti d’America a fare tutto, ma proprio tutto, quello che ritiene giusto fare. Non deve dare conto a nessuno perché se ha governato male o bene lo diranno gli elettori tra quattro anni.

Il non dover dare conto a nessuno porta poi spesso a prese di posizione stizzite nei confronti di chi è portatore di idee diverse, ma non per questo da condannare.

Accade così, anche da noi, che numerose iniziative da parte del Comune oppure da parte di Associazioni trovino riserve ed obiezioni; nei confronti dell’Amministrazione che, ad esempio, ha avviato una serie di interventi sulla mobilità urbana e sulla segnaletica oppure sulla riqualificazione di alcune Piazze e Strade senza preventivamente sentire i diretti interessati o, più in generale, i cittadini. L’essere stati eletti circa cinque anni fa consente di prescindere dall’interpellare i cittadini?

Allo stesso modo, una manifestazione ben riuscita come il Carnevale di quest’anno, registra, poi, reazioni di rifiuto al confronto con chi esprime obiezioni sui contenuti che la manifestazione intendeva mettere al centro (di questo parliamo a pag. 2).

Quello che difetta e che va scomparendo è il gusto del confronto e il piacere di dialogare o, ancora peggio, quello che sembra venir meno è la capacità di credere che, dal confronto, possa venire fuori qualcosa di migliore rispetto al punto di partenza.

Certo, il confronto preventivo deve essere fatto in maniera utile e veramente partecipata. Se, ad esempio, si interpella il Sindaco in una riunione non pubblicizzata, non si può poi affermare che nessuno degli interessati al problema vi abbia partecipato; oppure, se si fa un sondaggio sulla mobilità cittadina e su 17.000 residenti a rispondere sono soltanto 236 non si può sostenere che i cittadini vogliono determinate soluzioni al problema della mobilità (di questo parliamo a pag. 7).

La partecipazione deve poi essere, almeno tendenzialmente, aperta a tutto e a tutti. Anche a chi -o nei confronti di chi- versa in situazioni di estrema difficoltà e cioè anche a quelle minoranze che solitamente non si esprimono e che perciò rischiano di essere ignorate (di questo parliamo a pag. 5).

Insomma la strada della democrazia è difficile e faticosa, anche se è l’unica giusta e da praticare. Ad una condizione: che si accetti il confronto e ciò presuppone che si veda l’interlocutore non come un nemico le cui argomentazioni devono necessariamente essere confutate, ma come una parte che può offrire spunti per raggiungere, se non l‘ottimo, almeno il meglio, nella profonda convinzione –dura da praticare- che nessuno possiede la ricetta giusta o, per dirla in altri termini, che nessuno è depositario della verità, neppure se eletto democraticamente.

 

 

di Alessandro DISTANTE

Usciamo l’8 marzo Giornata Internazionale della Donna.

Gli auguri da parte di una Redazione tutta al maschile rischiano di essere solo un atto di inopportuna e non gradita galanteria.

Intanto ci piace constatare che nel corso degli anni è cresciuta questa tendenziale parità; lo vediamo a Tricase, dove i posti di vertice degli Uffici comunali sono assegnati a donne; dove in Giunta, per dettato legislativo, vi è una adeguata presenza femminile; dove gli Istituti scolastici sono diretti per la maggior parte da donne; dove la più grande Azienda è guidata da una donna; dove molte delle attività imprenditoriali vedono a capo una donna.

Tutto questo non può che fare piacere. Se a questo si aggiunge la costruzione di un nuovo Asilo Nido, si spera che questo possa sempre di più conciliare le esigenze della maternità con quelle del lavoro femminile.

In questo modo si darebbe anche un contributo concreto al problema demografico e si darebbe una mano alle donne (e non solo).

di Alessandro DISTANTE

Non sempre a Carnevale ogni scherzo vale! Neanche a me è piaciuto il tema voluto quest’anno dagli organizzatori, colpevoli –ed è questa la critica- di aver trasformato in maschera il Patrono di Tricase e di aver “usato” le immagini delle parrocchie. Per la verità la commistione di sacro e profano non è certo una novità, se si pensa a quanto accade per le Feste patronali, che, in questi giorni, sono state oggetto di una Legge regionale o se si pensa ai contributi elargiti dal nostro Comune a tutti i Comitati festa. Certo, ci si muove sempre in nome della cultura e della tradizione popolare, ma, in questo modo, si finisce per sovrapporre l’aspetto folkloristico a quello di culto.

Una commistione di sacro e di profano che, comunque, non trova alcuna giustificazione per il Carnevale, specialmente se, tra gli organizzatori e contribuenti, vi è pure il Comune (vedasi deliberazione della Giunta Municipale n. 39 del 13 febbraio).

di Alessandro DISTANTE

Un signore con in testa un cappellino, travestito da Presidente degli Stati Uniti d’America, firma a mitraglia una serie di carte: via gli immigrati; libertà per gli assaltatori del Campidoglio; chiusura dei rubinetti per spese inutili; licenziamento dei dipendenti che lo avevano accusato. Lo stesso signore, così mascherato, decide di fare una festa in un posto chiamato Gaza e ribattezzato Gaza Beach: si tratta di una località dove non c’è più niente ed è inutile ricostruire le case per chi ci abitava (gente poco propensa al divertimento); il posto è bello, meglio farne una spiaggia con tanto di attrazioni turistiche. Lo stesso signore –sempre travestito da presidente americano- pensa di annettere Messico e Canada e di porre fine ad una guerra lontana, in cambio di materiali preziosi.

Accade poi che in un altro Paese si liberi un torturatore di uomini e persino di bambini. Un complice dei trafficanti di immigrati per il quale una Corte di Giustizia ha emesso un mandato di cattura. Un signore, indossata la veste di ministro, decide di autonominarsi giudice e processa gli altri Giudici (quelli che hanno deciso per l’arresto del torturatore). Un altro signore, pure lui travestitosi da ministro, mette a disposizione un aereo con bandiera italiana e riaccompagna il torturatore a casa sua, dove viene accolto da una folla festante.

Storielle di Carnevale, è ovvio! Nel mondo vero, il diritto, anche quello internazionale, ha la sua forza e quelle storie non possono accadere!

Ma si sa, a Carnevale ogni scherzo vale! C’è poi qualcuno, privo di spirito carnascialesco, che sbraita: “Non è uno scherzo; quelle storie sono veramente accadute”. Ma io non ci credo! Non ci posso credere! E’ o non è Carnevale?

di Alessandro DISTANTE

Il Salento ancora tira, turisticamente!

Senza scomodare dati e rilevazioni, si percepisce a pelle che il nostro territorio è in grado di attirare turisti ed altro. Solo una citazione: il G7 svoltosi in una località salentina. E’ un dato che basta ed avanza per comprovare la forte capacità attrattiva del Sud della Puglia.

In questo favorevole contesto –che dura ormai da svariati anni- anche Tricase gioca la sua parte e l’Amministrazione sfrutta ogni canale e ogni occasione per lanciare il “prodotto Tricase”.

Da ultimo il nostro Comune ha partecipato alla BIT di Milano (Borsa Internazionale del Turismo) presentandosi, insieme ai Comuni di Melendugno, Castro, Salve ed Ugento, nello stand della regione Puglia.

Un’ottima vetrina per la nostra offerta turistica.

Accanto a questo, la Città potrà presentarsi, per la prossima estate (almeno si spera), con un volto nuovo, specialmente nel suo centro storico grazie ai lavori di sistemazione del basolato e di arredo urbano e proporsi in maniera più adeguata anche in altre parti del territorio, comprese le Frazioni. Discorso a parte meritano le Marine e, al riguardo, sono stati avviati i lavori per realizzare alcuni parcheggi a Tricase Porto.

E’ certamente la via giusta, ma che deve fare i conti con alcune scelte di fondo che non possono essere rinviate. Innanzitutto capire verso dove la Città intende andare: in questo la mancanza di un piano regolatore costituisce il più grosso limite. Appare veramente difficile pensare che la capacità attrattiva di Tricase possa passare soltanto attraverso interventi sulla viabilità e sull’arredo urbano senza individuare, ad esempio, spazi di vivibilità cittadina e senza curare un ordinato sviluppo della ricettività turistica. Ciò non vuol dire necessariamente nuovi interventi di strutture alberghiere ma può voler dire normative che consentano e favoriscano la destinazione alla ricettività di edifici e/o immobili già esistenti.

Allo stesso modo non pare possibile assicurare una piena e comoda fruibilità del centro storico in mancanza di un disegno complessivo che preveda spazi di sosta e parcheggi a ridosso delle zone che trainano il turismo.

La scelta o, meglio, la non scelta è stata quella di congelare il Piano Regolatore e favorire interventi lottizzatori per i quali i proprietari non avevano mostrato alcun interesse (salvo ad essere sollecitati prima delle norme limitative che accompagneranno il nuovo strumento urbanistico).

Il turismo, poi, non può costituire l’unica via per lo sviluppo dell’economia locale. In un contesto nel quale il TAC mostra segnali di difficoltà, anche in territori vicini a quello di Tricase, non è pensabile che si punti soltanto su un fenomeno come quello turistico che è soggetto anche alla moda e a spinte irrazionali e come tali ingovernabili. Si deve inoltre pensare a cosa possono diventare o cosa sempre di più potranno diventare le vicine coste dell’Albania o della Croazia (per non dire della Grecia), in grado di offrire ospitalità a prezzi molto più convenienti.

L’azione amministrativa è chiamata a prestare attenzione anche su altri settori, primo tra tutti l’artigianato e la piccola industria, oltrechè i servizi.

Registriamo con piacere la nomina a Vice presidente del Consorzio ASI della provincia di Lecce del concittadino Andrea Musio, ma occorre che vi sia una spinta decisa ed un favor del Comune verso forme di investimento e iniziative che aiutino le nostre imprese.

L’estate, tanto per dirne una, potrebbe essere anche l’occasione per far conoscere le forme di artigianato e di produzione del territorio. Miggiano, in questo senso, ha implementato, nel corso degli anni, una Fiera che è vetrina per tanti produttori locali; se non è bene fare duplicati occorre trovare formule che tuttavia facciano conoscere, anche a chi magari occasionalmente viene da fuori, la ricchezza e la bravura delle nostre imprese, anche di quelle piccole.

Unire quindi il turismo ad offerte dei settori primario (i prodotti dell’agricoltura) e di quello secondario (quale l’artigianato e la piccola industria) può essere un’idea da sviluppare.

Per questo tuttavia non basta avere genericamente a cuore il bene comune della Città –e ci mancherebbe altro- ma avere un progetto complessivo e di medio-lungo periodo. Questo si chiama politica, luogo nel quale i programmi e le proposte trovano la loro centralità. Non è possibile ritenere che non contino le diverse appartenenze che sono legate a prospettive di fondo a volte molto distanti. In vista del prossimo appuntamento elettorale è quindi quanto mai opportuno che si incoraggi l’elaborazione di proposte che dicano qualcosa di concreto e intorno alle quali si aggreghino le persone e le candidature. Non è sufficiente la buona volontà e la ricerca del bene comune se non ci si chiede e se non si propone un progetto di prospettiva agli elettori.

 

 

 

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