UN PARCHEGGIO DI SCAMBIO

La Giunta Comunale in data 28 novembre ha approvato il progetto per la realizzazione di un’area parcheggio su via Marina Porto.

L’attuale configurazione di un’area destinata a standard pubblici nel comparto L10 risulta idonea -ha considerato la Giunta- per la realizzazione di un parcheggio di scambio che consentirà la sosta delle auto ed il successivo trasferimento degli utenti della strada verso il centro storico o le marine.  L’intervento -spiegano gli Amministratori- rappresenta la naturale prosecuzione di quelli di riqualificazione e rigenerazione urbana del territorio comunale e delle marine in corso di realizzazione.

Il progetto esecutivo è stato redatto dal Settore Lavori Pubblici e Patrimonio nel mese di Ottobre 2024 e prevede una spesa complessiva di € 155.000,00 che verranno finanziati con fondi di bilancio

LA PORTUS VENERIS ALLA MAGNA GRECIA

Il Comune ha rinnovato il contratto di comodato ventennale con l’Associazione Magna Grecia Mare per l’uso e la gestione dell’imbarcazione tipo caicco denominata Portus Veneris.

Il Comune divenne assegnatario della imbarcazione che approdò nel 2002 a Tricase Porto trasportando 98 rifugiati curdi iracheni in fuga dalle loro terre; per questo l’imbarcazione venne sequestrata dall’Autorità Giudiziaria ed assegnata al Comune.

Nel 2004 il Comune sottoscrisse un protocollo di intesa con l’associazione Magna Grecia Mare con la finalità di riscoprire e rivalutare l’antica marineria e promuovere e diffondere la vela latina.

Venne quindi sottoscritto un comodato d’uso tra l’allora sindaco ing. Antonio Coppola e il Presidente dell’Associazione dott. Donato Errico.

Da lì numerosi progetti fino a che la Portus Veneris è divenuta l’ammiraglia della flotta del Museo delle imbarcazioni ed emblema del Porto Museo di Tricase di cui ne porta l’antico nome.

La Portus Veneris è divenuta anch’essa un museo itinerante, sede di eventi e appuntamenti culturali e di rappresentanza istituzionale, nave scuola dove apprendere e praticare le manovre tradizionali, suolo navigante della Città di Tricase che ne detiene la proprietà, simbolo dello storico legame con gli altri popoli del Mediterraneo.

Per tutte queste ragioni e per le prospettive di nuove iniziative la Giunta ha deciso di rinnovare alle stesse condizioni la concessione in uso del caicco alla Magna Grecia Mare.

PIAZZETTA DI VIA BODINI

La Giunta ha approvato il progetto di completamento della sistemazione della piazzetta di via Bodini nel rione di Sant’Eufemia

Spesa prevista € 33.000,00 che verranno coperti da fondi comunali

Lo scopo è quello di completare i lavori avviati per dare lustro all’area verde di via Bodini ubicata in un particolare contesto urbanistico (in zona C di espansione) caratterizzato da costruzioni di recente realizzazione che necessitano della dotazione di standard quale appunto il verde attrezzato, prescritto dalle vigenti disposizioni di legge

di Alfredo SANAPO
 
Caro Alfredo, 
appena ho letto le istruzioni della rubrica Figli della Quercia, ho pensato a un ricordo di quando ero ragazzetto e frequentavo le elementari presso la "Roberto Caputo". Ho impresso nella mente l'odore di bruciato, all'entrata e all'uscita da scuola, che sicuramente si originava dal lavoro del maniscalco (ferracavaddhi). Si chiamava Vituccio Ventura e aveva la sua bottega di fronte dove ora c'è il complesso di case con la banca e il cinema "Paradiso" e prima c'era la bellissima Villa Caputo. All'epoca, quella puzza di capelli bruciati mi dava fastidio, ma nonostante tutto andavo a scuola prima dell'orario perché giocavo con gli amici. Ora, anche se il mondo è pulito e profumato, sento un po' di nostalgia e mi dispiace che i ragazzi di oggi non possano respirare quel clima popolare e solidale di una volta.
Giuseppe Chiuri
 
 
Caro Giuseppe, 
certamente le condizioni igieniche del tempo non erano ottimali come quelle attuali (salvo qualche eccezione) in cui tutti i cattivi odori sono stati elimnati. Tuttavia, la società dell'epoca era più coesa in quanto già a scuola (quella pubblica) si confrontavano bambini di famiglie di qualsiasi ceto, si conoscevano realtà diverse e si viveva con maggior spirito di fratellanza.
Uno dei simboli di questo mondo "trasversale" era sicuramente il mestiere del maniscalco (ferracavaddhi o ferraciucci). Una professione molto richiesta in un periodo in cui possedere un mezzo a motore o un trattore era un lusso. Un lavoro alquanto complementare a numerose altre occupazioni (aratori, guidatori di traìnibarrocci e sciarabbà o noleggiatori di carrozze).
La necessità di ferrare cavalli e asini è nata sin da quando l'uomo ha imparato ad addomesticare gli equini. Questi erbivori selvatici pascolavano su un'ampia varietà di terreni e, perciò, i loro piedi, stimolati dal continuo movimento, assumevano una forma liscia, regolare e dura come un callo e meno soggetta a traumi. La stabulazione, la copertura di minori distanze e l'aumento degli sforzi dovuti ai vari utilizzi del cavallo avrebbe indebolito gli zoccoli incrementandone l'usura.
La mascalcìa pare abbia avuto origine in Scandinavia in quanto il clima freddo avrebbe infiacchito gli zoccoli rendendo necessaria la loro protezione tramite ferratura. La pratica fu importata dai Galli e dai Celti dai quali i Romani la impararono e la diffusero entro i loro territori. Ciò contribuì a rafforzare l'esercito romano il cui nerbo era la fanteria, dotandolo di una potente cavalleria.
 
Di pari passo, si diversificò il tipo di protezione dello zoccolo: si passò, infatti, dall'arcaico ipposandalo (piastra di ferro con bordi laterali rialzati e alcuni ganci per fissarlo al piede con dei lacci) all'attuale forma a staffa (da fissare con chiodi).
Per comprendere come avveniva la attività di Mesciu Vitucciu Ventura, conviene fissare alcuni elementi della struttura dello zoccolo. Ogni zampa ha un solo grande dito la cui falange inferiore è ricoperta da uno strato corneo il quale è costituito da 3 parti (vedi immagine): la muraglia, più dura, ha la forma di tronco di cono e ricopre davanti e di lato lo zoccolo; il fettone, una struttura gommosa di forma triangolare con la base che si estende tra i due talloni e la punta in avanti; 3) la suola, tra muraglia e fettone, con durezza crescente verso la parte a contatto col terreno.
La procedura della ferratura si è evoluta negli anni, ma è rimasta pressoché inalterata nelle sue fasi essenziali. Essa inizia con la sferratura (se il cavallo è già ferrato),  ovvero l'asportazione dei ferri presenti. Dopodiché, si procede al pareggio dello zoccolo attraverso il quale si eliminano le parti morte della suola e si accorciano le parti irregolari del fettone con un attrezzo chiamato coltello inglese. La muraglia viene tagliata con una tenaglia e rifinita con una raspa per metterla sullo stesso piano della suola. Poi, il maniscalco sceglie il ferro di dimensioni e di forma più adatta allo zoccolo, lavorandolo con incudine, pinza e mazza fino ad ottenere la migliore corrispondenza possibile. Per verificarla, il maniscalco applica il ferro arroventato allo zoccolo. Infine, si procede alla chiodatura utilizzando chiodi di ferro dolce con gambo e testa quadrati da infiggere obliquamente nella muraglia.
L'arte della mascalcia - come si è visto - richiede molta esperienza e molta maestria, tant'è che nella seconda metà del XIV sec. essa riuscì a rientrare nella Corporazione dei Fabbri di Firenze. La sua funzione di primo piano nel nostro territorio si è mantenuta finché la nostra economia non è approdata alla meccanizzazione. Sino ad allora, il maniscalco aveva un peso sociale di non poco conto in quanto dalla sua competenza dipendevano numerose altre attività. La sua importanza rimane tuttora intatta in quelle zone del globo non toccate dallo sviluppo tecnologico degli ultimi decenni. Nel mondo occidentale, invece, residua negli ambienti finanziariamente facoltosi che sottendono il settore dell'equitazione dove i maniscalchi sono regolarmente stipendiati e coadiuvati da altre professionalità (stalliere, veterinario, fisioterapista equino e addestratore). Il che la dice lunga delle competenze possedute dal nostro Mesciu Vitucciu in tempi tutt'altro che sospetti.

di Pino GRECO

VOLTI NUOVI E VOLTI NOTI PER LE PROSSIME AMMINISTRATIVE?

Iniziano i primi movimenti in vista delle prossime elezioni amministrative della primavera 2026 a Tricase.

L’attuale sindaco Antonio De Donno dichiarava lo scorso marzo: “ Le intenzioni di questa amministrazione è di andare avanti anche per la prossima legislatura. Se ci saranno le condizioni mi ricandiderò sicuramente”. In area centro sinistra si parla molto di primarie nella scelta del candidato sindaco. Volti nuovi e volti noti tra i nuovi movimenti che dovrebbero essere presenti alle prossime elezioni nel Comune di Tricase.

Tra i nuovi movimenti “Tricase Insieme” - un gruppo di persone che hanno deciso di impegnarsi per migliorare la nostra Città. Un volto noto, di “ Tricase Insieme” è Vincenzo Errico , già assessore comunale nel 2009 – amministrazione Antonio Musarò . Nel movimento Tricase Insieme vi hanno già aderito numerosi cittadini di ogni settore tutti accomunati dalla voglia di mettersi a disposizione per un processo di rinnovamento di Tricase.

Volto nuovo dovrebbe essere l’ing. Andrea Morciano. Sulla probabile candidatura di Morciano abbiamo ascoltato qualche cittadino “ L’idea è quella di aggregare – scegliendo di costituire un movimento civico, visto che la data del 2026 non è così lontana. Abbiamo pensato ad una figura nuova, all’ing. Andrea Morciano - ci fa sapere Claudio Accogli - decideremo tutti insieme subito dopo le feste di Natale. L’dea è quella di partire dal basso per far nascere un movimento di confronto, scambio e approfondimento rispetto a tematiche trasversali, ma tutte utili a costruire una nuova, moderna e sostenibile visione della nostra Città”.

ADESSO È CERTO: TRICASE ANDRÀ AL VOTO…

In sostanza, le elezioni previste per settembre 2025 si terranno nella primavera del 2026. E le elezioni del settembre 2021 slittano alla primavera del 2027.

Il Ministero dell’Interno ha chiarito, con una propria circolare inviata a tutti le Prefetture d’Italia, quando si terranno le elezioni comunali dei centri che, in piena emergenza Covid, votarono a settembre del 2020: la scadenza è stata prorogata alla primavera del 2026, come, nella stessa circolare, si stabilisce che per i Comuni che hanno votato a settembre del 2021, si tornerà alle urne nella primavera del 2027. Una decisione che era nell’aria ma che riguarda solo le Amministrazioni Comunali che, di fatto, usufruiranno di una proroga di 6 mesi per riallineare le scadenze di mandato con il voto nella finestra primaverile. Tra i comuni che andranno al voto nella Primavera del 2026 figura anche Tricase

di Pasquale FERRARI

Trovare un regalo? Un giretto tra le vetrine addobbate ed un passaggio on line, tra reale e virtuale, i nostri sensi vengono stimolati in modo incessante e interattivo, ma selezionare l'idea giusta è più difficile che mai, sempre angosciati dalla possibilità che il nostro regalo non sia apprezzato… e che per questo possa essere ‘riciclato’, così come accade per un italiano su due, con sciarpe, guanti e cravatte! Esiste un dono, tuttavia, che concilia unanimemente i requisiti della ricerca, porta beneficio non solo a chi lo riceve e annulla il rischio riciclo!

Ce lo suggerisce Maria Stea, presidente di ADMO Puglia (Associazione donatori midollo osseo, attiva dal 1990) e della Sezione di Gioia del Colle di FIDAS (Federazione Italiana Associazioni Donatori di Sangue): «Il più grande regalo che una persona possa fare è donare. Sangue, plasma, piastrine, midollo osseo. Il sangue è il farmaco salvavita per eccellenza, tutti i pazienti oncoematologici hanno bisogno di trasfusioni di sangue, plasma e piastrine, e finanche della sacca speciale delle cellule staminali.»

Le fa eco Roberto Zocco, presidente della Sezione di Tricase di A.Do.Vo.S. (Associazione Donatori Volontari di Sangue) “Messapica”, federata FIDAS: «Donare sangue non comporta un notevole dispendio di tempo. La donazione dura pochi minuti, nella piena tutela del donatore e nel rispetto di precise normative nazionali. La donazione di sangue è indolore, non dannoso per la salute e assolutamente sicuro perché tutto il materiale usato è monouso e il sangue donato viene riprodotto in brevissimo tempo. Per donare il sangue non bisogna essere superuomini né eroi, è sufficiente essere sani e maggiorenni.

È un gesto di solidarietà, di altruismo e un dovere sociale. Un gesto semplice, che però può rivelarsi indispensabile nella cura delle malattie oncologiche ed ematologiche, nei servizi di primo soccorso e di emergenza/urgenza, in molti interventi chirurgici e trapianti di organi e di midollo osseo.».

«La donazione di midollo, invece – continua la presidente di ADMO Puglia – ha un percorso meno immediato: il trapianto di midollo è però l’unica cura efficace contro molte malattie del sangue come leucemie, linfomi e mielomi. Purtroppo, solamente 1 persona su 100mila è compatibile con chi è in attesa di una nuova speranza di vita. Per questo tutte le nostre campagne di sensibilizzazione hanno, come fine ultimo e profondo, la riduzione dei tempi di ricerca del donatore compatibile e la tanto vagheggiata attesa del trapianto.».

Le attività di ADMO, infatti, sulla scia del progetto avviato nel 1989 dal professor Giorgio Reali, l'allora primario del centro trasfusionale dell'ospedale Galliera di Genova, sono finalizzate al reperimento di "cittadini italiani disponibili ad offrire in maniera anonima, volontaria e non retribuita il proprio sangue midollare a favore di pazienti affetti da gravi malattie del sangue.".

«Solo dopo la “tipizzazione” del potenziale donatore, infatti – continua ancora Maria Stea – si procederà al suo inserimento nel Registro italiano donatori midollo osseo (l’IBMDR, collegato con tutti i registri del mondo!), quale unica struttura a livello nazionale che detiene l'archivio dei potenziali donatori.

Se a questo punto, il profilo donatore coincide con quello di un potenziale ricevente (“match”), si verrà contattati dal Centro Donatori per continuare il percorso di donazione fino al trapianto.» Sono momenti in cui il desiderio di donazione si trasforma in un regalo davvero unico e straordinario… che non si “scarta” mai.

di Alessandro DISTANTE

Nel numero di questa settimana un po’ di tutto: dalla notizie sulla rampa del pronto Soccorso dell’Ospedale Panico ad una ampia analisi sulla storia e le prospettive del Nosocomio; da alcune considerazioni sulle iniziative natalizie ai progetti di opere pubbliche comunali; dai severi giudizi sul commissario Fitto ai volti nuovi e noti per le prossime amministrative; dall’antico mestiere del ferracavaddhi alla concessione in uso del caicco Portus Veneris, senza trascurare lo sport, il cinema e le iniziative di solidarietà proprie del Natale. Insomma di tutto e di più.

Se si volesse cogliere un filo comune -ed è doveroso per un direttore editoriale che si rispetti- si potrebbe dire che accadono tante cose ma c’è molto poco dibattito.

Emblematica la vicenda della rampa del Pronto Soccorso dell’Ospedale (Greco a pag. 2). Un progetto che avrebbe cambiato l’assetto urbanistico di una parte della Città ma che non ha avuto l’onore di un pubblico dibattito. Bene ha fatto l’Azienda Ospedaliera a parlarne nel corso di un importante convegno tenutosi a Tricase (Ricchiuto a pag. 5).

Molto male ha fatto il Comune a non parlare alla Città del “merito” di quel progetto, fermandosi alle schermaglie politiche. Si è arrivati al poco comprensibile rinvio della seduta consiliare, che era stata appositamente convocata per approvare il progetto in variante allo strumento urbanistico, salvo poi constatare che a quel rinvio non ha fatto seguito alcuna successiva seduta consiliare, insomma un rinvio sine die. Colpa delle minoranze? Colpa della maggioranza? Quel che è certo è che il massimo organo di rappresentanza della popolazione non ha neppure affrontato l’argomento.

Tanto meno la questione ha avuto la dignità di essere trattata in qualche incontro organizzato dai così detti corpi intermedi, quali sono i partiti e movimenti. Nessuno, ufficialmente, ha preso posizione, se non per dare la colpa all’avversario di turno.

Eppure c’era tanta materia di discussione, come dimostrato proprio da questo giornale che pubblicò, due volte, un progetto alterativo con rampa all’interno dell’area già di pertinenza dell’Ospedale. Una soluzione che oggi sembrerebbe essere quella per la quale ha optato l’Azienda Ospedaliera Panico e che quindi ben poteva essere la base per un confronto, per verificare se fosse (ed oggi se sia) la soluzione migliore oppure se quella originaria dell’Ospedale non fosse da preferirsi.

Ed invece: silenzio, fino al punto che tutti ne escono sconfitti. L’Ospedale che non ha visto neppure discussa e votata la sua proposta; il Consiglio comunale che non è riuscito a discutere sulla prima o su altre proposte; la Città che ha perso un’occasione per dibattere sul suo futuro che, come il presente, ha nell’Ospedale Panico il suo fiore all’occhiello per le cure e perché fonte di reddito per tante famiglie.

C’è da chiedersi: e la tanto sbandierata politica della partecipazione? O, meglio, c’è da chiedersi: e la politica?

di Vincenzo ERRICO

Negli ultimi anni, in seguito a numerosi provvedimenti, riforme e decreti, la competenza sanitaria del sindaco, quale massima autorità a livello territoriale, si è notevolmente ridotta. Pur tuttavia rimane ancora una figura apicale cui far riferimento per la protezione sociale dei cittadini. Compito di un Sindaco sarebbe agire, controllare, e soprattutto “rivendicare” la presenza di servizi sul territorio. Presenza resa ancor più indispensabile dall’applicazione rigida del modello aziendalista alla sanità pubblica, che ha portato ad un accentramento dei servizi in poche strutture, spesso difficilmente raggiungibili da persone anziane, non automunite o non autosufficienti. Partendo dal presupposto che l’ospedale, laddove si ha la fortuna di averne uno nella propria città, non è e non dovrebbe essere l’unica sede in cui si tutela la salute del cittadino, e riflettendo sull’attuale situazione sanitaria, con lunghissime liste di attesa e conseguente affidamento alla sanità privata, emerge chiaramente l’importanza di una forte interazione tra Sindaco e Asl.

Un primo passo di una Amministrazione efficiente, secondo noi di Tricase Insieme, potrebbe essere la consultazione periodica delle rilevazioni del OIS (Osservatorio sulle buone pratiche di Integrazione Sociosanitaria) per identificare e focalizzare quelle forme di integrazione tra Asl e territorio che possano essere più idonee per la nostra città.

Il passo successivo, come già avviene per molti comuni limitrofi, sarebbe un impegno amministrativo/politico finalizzato al coinvolgimento dell’Asl nella realizzazione di  CASE DI COMUNITA  pilastri fondamentali, previsti dal PNRR.

Cosa sono le CASE DI COMUNITÀ?

Sono il luogo fisico, di facile individuazione, al quale i cittadini possono accedere per bisogni di assistenza sanitaria e socio-sanitaria, come le cure primarie, l’assistenza domiciliare, la specialistica ambulatoriale, i servizi infermieristici e di prenotazione, l’integrazione con i servizi sociali, la partecipazione della comunità.

Se poi, alle case di comunità si affiancasse la realizzazione della città di prossimità, (un esempio per tutti è Milano 15 minuti) un modello ad esse strettamente correlato che mira a migliorare la qualità della vita dei cittadini attraverso una forma di sviluppo urbano e sociale più sostenibile e inclusivo, si potrebbero assicurare ai cittadini tutta una serie di servizi sanitari, sociosanitari e sociali, facilmente accessibili a tutti.

A chi potrebbe replicare sostenendo la mancanza di fondi, rispondiamo che se le istituzioni fossero in grado di gestire correttamente i processi di transizione, finanziati dal  PNRR, vi sarebbe la possibilità di  realizzare anche a Tricase “comunità curanti”, attraverso un lavoro sinergico tra servizi sociali e sanitari, tra soggetti pubblici e del privato sociale, tra le istituzioni del territorio e le differenti professioni. Tramite l’attivazione di questi processi partecipativi, costruiti anche intorno alla co-progettazione dei cittadini- si potrebbe innalzare il livello di qualità della vita delle persone e il benessere delle comunità.

di Giovanni CARITÀ (Capogruppo Consiliare “Tricase, che fare?”)

L’attuale Amministrazione comunale della nostra città, guidata dal sindaco De Donno e dalla sua Giunta, e sostenuta da alcuni consiglieri comunali, può essere rappresentata iconograficamente con una foto dei lavori in via San Demetrio.

Pensati con una progettualità che voleva farne della strada in questione l’emblema della rinascita del centro storico, i lavori in via San Demetrio e dintorni, con il passare del tempo, si stanno rilevando sempre più un disastro, da molteplici punti di vista. Progettata, finanziata e cantierizzata ormai da diversi mesi, una tra le strade più importanti del centro storico è oggi oggetto di valutazioni più o meno condivisibili. Presenta, infatti, palesi e inopinabili criticità: lampioni non consoni con il contesto, marciapiedi inguardabili, avvallamenti più o meno visibili, un enorme dislivello nel bel mezzo della stessa e uno scivolo lungo circa venti metri impraticabile e pericoloso per i pedoni, soprattutto disabili, anziani e bambini (forse un maldestro tentativo di stalli improvvisati per automobili e/o per carico e scarico merci).

La strada, ancora chiusa con ordinanza sindacale, è finita negli ultimi giorni tra i tanti post di alcuni esponenti di maggioranza che, come nulla fosse, ne praticavano il transito pur essendo ancora area di cantiere.

Perché è accaduto tutto questo? La risposta è semplice: per la fretta di fare, di dimostrare di aver fatto, di essere vincenti.

Stessa fretta di fare e, soprattutto, di vincere le elezioni che portò nel luglio del 2020 espressioni politiche eterogenee a mettere in piedi un cartello elettorale con un unico obiettivo: vincere. Operazione riuscita sul piano del risultato, non vi è dubbio, ma rivelatasi già dopo pochi mesi un sciagura per la governabilità della città.

Nonostante gli errori, gli inciampi, più o meno prevedibili, il sindaco, con ciò che resta di quella compagine elettorale, sta procedendo verso l’ambìto traguardo, che consiste nella conclusione del mandato e nella conseguente ricandidatura alla prossima tornata elettorale. Forse avrebbe fatto bene a fermarsi prima, un anno e mezzo fa, quando il Partito Democratico, unica forza politica a sostenerlo, ha abbandonato la maggioranza per approdare, di fatto, fuori dalle istituzioni. Invece no! Il sindaco è andato avanti per la sua strada, un po' come sono andati avanti i lavori in via San Demetrio, nonostante tutto.

La caparbietà pare averlo premiato, almeno per ora. Superate le festività natalizie, foto e video auto celebrativi compresi, l’amministrazione De Donno si avvierà verso la scadenza di fine mandato, presumibilmente ottobre 2025.

Quello che accadrà nel prossimo autunno, tuttavia, non dipenderà esclusivamente dalle scelte di De Donno. Tante sono le variabili che potranno determinare il futuro della nostra città. Una di queste variabili, per esempio, potrebbe essere la compagine tutta salentina denominata CON, che governa la Regione Puglia assieme al PD, e che ha nella figura di De Donno il massimo esponente nel sud Salento. Che farà CON? Lo scopriremo vivendo. Altre variabili potrebbero segnare il domani prossimo venturo di Tricase. Tutte variabile che incideranno pesantemente sulle scelte da compiere, soprattutto se la politica cederà nuovamente il passo alla fretta e, peggio ancora, all’inseguimento della vittoria elettorale ad ogni costo.

C’è una strada diversa da praticare? Certamente! È una strada in salita, che richiede fatica, ascolto, condivisione, tempo. Ecco, questa strada è quella che una possibile coalizione alternativa a De Donno ha l’obbligo di intraprendere, facendo attenzione alle uniche vere variabili che in politica fanno da sempre la differenza: la tempistica e la credibilità.

di Pino GRECO

A proposito di Tricase al buio…

Alcuni cittadini ci segnalano una cena a luci soffuse o spente…in mezzo al parco di via Pirandello: “ Le luci soffuse sono un ingrediente fondamentale  di una cena romantica. L’effetto “ lume di candela” crea senza dubbio l’atmosfera giusta…”.

Che dire una serata intensa  ed emozionante…

di Giuseppe R. PANICO  

Fra guerre che già insanguinano l’Europa, altre guerre che avanzano in Medio Oriente, (ora anche in Siria), altre ancora che si temono nel Pacifico (USA-Cina), nuove crisi coreane, clandestini che preferiscono integrarci e non farsi integrare, sindacati che intendono rivoltare i ‘Italia e fabbriche di auto che chiudono, sembra che pace e tranquillità, ricercate da tutti, almeno a parole e soprattutto a Natale, continuino a stare ben lontane. In paese, dovremmo essere comunque un po’ contenti nel sapere che la nostra linea ferroviaria, in aggiunta all’allargamento della SS 275, verrà elettrificata e la stazione ammodernata.

Ma con fondi PNRR, presi a prestito dall’Europa per fini produttivi e, dunque, da restituire con i dovuti interessi. Contenti lo saremmo ben di più se qualche esperto in materia ci illustrasse, con evidenti dati e concrete analisi, a quanti potrà servire tale ammodernamento, visto, peraltro, che la popolazione si riduce e invecchia, pendola molto meno verso Lecce e viaggia su gomma.

Si va, dunque, nel mantenere nel Sud Salento, carrozze e stazioni deserte, enormi vincoli territoriali ed urbanistici ed ingenti sprechi. Da noi, poi, l’alta massicciata ferroviaria è come una muraglia cinese che tiene ben separate le frazioni di Tutino e S. Eufemia. Separazione mai mitigata, in tanti decenni, né da un passaggio a livello meno duraturo, né da un ampliamento della prospicente viabilità, (ristretta, subito dopo il passaggio a livello, verso S. Eufemia e assenza di marciapiedi).

Lo stretto varco sotto il ponte di Tutino ci immette poi in una urbanistica da tempo antico e con difficile transito. Due scarni e ben lontani accessi, dunque, da/per due antiche comunità ed una vastissima, inutilizzata e recintata area ferroviaria che quasi nessuno frequenta. Per cultura diffusa o interessi, pare che non siamo molto portati a dibattere sul futuro, come anche sull’uso del nostro pubblico denaro e pubbliche risorse. E così quei pochi ragazzi che facciamo venire al mondo, da sempre meno coppie e matrimoni, e che spesso poco educhiamo e formiamo, in gran parte ci abbandonano diretti altrove.

Luoghi e città ove dinamismo e lungimiranza hanno già fatto buon uso anche delle aree ferroviarie in eccesso, come l’area di Porta Romana a Milano. Del PUG si parla tanto, quasi come della pace e, come questa, tutti lo vogliono ma in tanti lo ostacolano o ritardano. E così, nemmeno quest’anno, né i Re Magi né Babbo Natale, ci porteranno in dono pace e PUG. Forse la Befana che, con più tempo, più anziana, più povera e più avveduta e arrivando su una scopa, sarà più lesta a spazzar via cattivi e cattiverie, spreconi e ciarlatani. Intanto, alzando gli occhi al cielo, vediamo che ci crollano addosso i Cinque Stelle, con i loro “Vaffa” e le loro comiche, come pure, ben più disastrosamente, gli “Stellantis” con le loro auto. 

Sperando, almeno a Natale in quel mondo migliore che nessuno pare capace o ben deciso creare, non ci resta che Palazzo Gallone. Per un mondo almeno in effige, grazie a nuovi Michelangiolo, Raffaello, Caravaggio od altri che in erba, con nostri mille euro per l’acquisto di qualche centinaio di bombolette a colori, avranno come tela, un bel muro in paese da trasformare in opera d’arte.

Speriamo che attiri più turisti, ora avvantaggiati, sempre a nostre spese, anche da un bel pullmino elettrico.  Intanto, se i binari morti o moribondi dovranno sopravvivere, anche a ricordo degli scandali FSE del passato e della moderna lungimiranza, potremmo, almeno, provare a… “rivitalizzarci”, se non verso l’agognato mare, almeno verso Tutino e S. Eufemia.

Con un sottopassaggio carrabile a doppia corsia e marciapiede, a prosecuzione del Viale della Stazione, Faciliterebbe il collegamento con le due frazioni ed oltre, l’ingresso in paese e verso piazza Cappuccini e snellirebbe via Roma.

di Alfredo SANAPO

"È Natale, la festa più bella di tutte" - molti di noi hanno scritto alle elementari come pensierino sulle festività invernali. Le immagini di un Natale "nordico", fatto di fiocchi di neve, slitte sfreccianti su strade di ghiaccio magari trainate da renne, da tempo sono ormai uno stereotipo affibbiato ad una delle maggiori feste cristiane. Allora, ci prepariamo con addobbi fatti di luce e abeti per ricreare un'atmosfera tutta lappone. E siccome Tricase si trova in Finlandia, per l'ennesima volta viene allestita una pista di pattinaggio su ghiaccio in Piazza Cappuccini, perfettamente in linea con le migliori tradizioni sportive scandinave. Indubbiamente, il nostro Ente da qualche anno ha una vocazione di scivolatore: invero, l'attuale Amministrazione - al pari di quelle precedenti che in passato hanno sostenuto l'iniziativa (dal 2016) - ha certamente fatto uno scivolone forse più per leggerezza che per cognizione di causa.

La pista, allestita il 1º dicembre, dovrà essere attiva a partire dall'8 dicembre e - come gli anni scorsi - non sarà realizzata con ghiaccio sintetico, ma con ghiaccio artificiale ottenuto per congelamento dell'acqua. Secondo la delibera di Giunta n. 261 del 14/11/2024, il Comune si farà carico della fornitura idrica per la realizzazione ed il mantenimento del manto ghiacciato. Considerato che la pista occupa 200m² e, affinché sia resistente e sicura, lo spessore del ghiaccio deve essere di almeno 5cm, sapendo che 1.000 lt di acqua equivalgono a 10cm di ghiaccio su un'area di 10m², per coprirla per intero occorrono circa 10.000 lt d'acqua.

Ma siamo in Puglia, dove il clima a causa del riscaldamento globale è divenuto siccitoso quasi al pari del deserto di Giudea e, pertanto, la risorsa acqua diviene preziosa perché rara. Infatti, il 29 novembre 2024 su Facebook l'utente "Città di Tricase" è con l'utente "Antonio De Donno Sindaco" e consiglia di evitare gli sprechi, perché "le scarse piogge [...] da cui si approvvigiona AQP stanno riducendo [...] la disponibilità idrica del nostro territorio. La quantità di acqua disponibile potrebbe presto essere insufficiente a soddisfare appieno la domanda [...] ogni goccia è fondamentale per superare la crisi idrica".

Tenendo presente che in Italia ogni persona consuma in media circa 215 lt di acqua al giorno, la pista assorbe il fabbisogno quotidiano di 46 persone. Perciò, per adeguarci alle direttive anti-spreco del Comune, si sarebbe potuta montare una pista con ghiaccio sintetico, cioè realizzata in plastica polietilenica ad alta  densità, la quale simula le proprietà di scivolamento del ghiaccio tradizionale: questo avrebbe permesso di azzerare il consumo di acqua e di abbattere drasticamente l'erogazione di corrente elettrica.

Sempre nella delibera n. 261, se i costi di costruzione e manutenzione della pista gravano sulla ditta Montenero Stiv SAS, l'ente comunale si accolla i consumi di energia elettrica mediante la messa a disposizione del contatore di rete già presente in loco. Per avere un'idea della spesa, in una pista di pattinaggio artificiale il consumo medio giornaliero della corrente è di circa 3 kWh/m². Applicando l'attuale prezzo medio dell'elettricità alla pista per un mese (8 dicembre - 7 gennaio) e aggiungendo le spese elettriche accessorie, il costo energetico complessivo si attesta intorno a qualche migliaio di euro. Ma, oltre al danno la beffa, in quanto nel contempo ciò corrisponde all'emissione di circa 5,5 tonnellate di CO2 nell’atmosfera.

Si aggiunga, poi, che l'Amm. Comunale dona 1.500 biglietti agli alunni delle scuole di ogni ordine e grado dei plessi scolastici situati nel territorio comunale al prezzo calmierato di 7€ (totale 10.500€). Al di là dei costi, quale esempio di educazione sulla sostenibilità ambientale, sulla tipicità del territorio e sull'ottimizzazione delle risorse si intende dare ai cittadini del futuro, se un Comune continua a proporre un'iniziativa insostenibile, decontestualizzata e sconveniente? E tutto questo nella consapevolezza che, in nome dei valori dello sport e dei benefici dell'attività motoria, si poteva potenziare l'esistente ma dimenticata pista di pattinaggio, stavolta a rotelle in Piazza Marinai d'Italia e adatta anche per gli amanti di monopattini e skateboard.

"A Natale sono tutti più buoni" - scrivevamo sui banchi di scuola. E saremmo potuti esserlo davvero, se il contributo pubblico destinato per "squariare" i nostri ragazzi fosse stato dirottato verso settori più urgenti come la lotta all'indigenza, al disagio e all'esclusione sociale. Ma, intanto, con la delibera n. 254 del 04/11/2024, si autorizza l'acquisto di 100 bombolette spray per comporre murales presso lo stadio S. Vito...

 

Triste storia di una campagna di marketing

di don Pierluigi NICOLARDI

Che l’anno civile sia stato ridotto ad una continua rincorsa alla festa da commercializzare non è una novità per alcuno; basta dare una occhiata alle vetrine degli esercenti per accorgersi che, finita una festa, se ne fa un’altra, cristiana o meno che sia. Da Natale in poi si inseguono feste e occasioni commerciali senza soluzione di continuità; si sono introdotte tradizioni estere delle quali non ne conosciamo neppure l’origine, al fine di sostenere (spingere, in realtà) all’acquisto; si pensi al black friday, legato al giorno del ringraziamento americano.

La vecchia regola dell’economia classica secondo la quale è la domanda a generare offerta è stata ribaltata: la sovrapproduzione di beni e servizi genera una domanda anche quando questa non ha un legame con il soddisfacimento di un bisogno. È la logica del consumismo.

Il Natale, sul piano commerciale, è la regina delle feste. Strade e vetrine si illuminano; le città – almeno quelle turisticamente più in vista – fanno a gara a costruire addobbi e villaggi di elfi, renne e babbo Natale, riducendo il Natale ad una festa di regali. Nulla di nuovo, certamente; nulla di cui stupirsi o indignarsi.

Non fosse che… a Maglie, sullo storico palazzo che ospita il noto store Candido, è apparsa tra le luminarie la scritta “Believe in good over God”, ossia “Credi nel bene piuttosto (al di là di) che a Dio”. La proprietà del marchio ha subito tenuto a specificare, dalle pagine del Nuovo Quotidiano di Puglia, che la frase vuole essere un inno al bene universale, un appello a credere nei valori, sganciati da ogni “credo”; da Casa Candido, tra l’altro, fanno sapere che la campagna di marketing è volutamente provocatoria e, di fatto, ha provocato reazioni soprattutto sui social.

Il messaggio, che emerge a caratteri cubitali come l’installazione su palazzo Candido, è che del Natale ciò che resta – forse – sono valori… commerciali; quella campagna di marketing svuota di ogni riferimento religioso questo tempo, riempendolo solo di consumismo.

Credi nel bene e, se hai il portafoglio pieno, COMPRA!

Buone feste, qualsiasi esse siano!

 

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