di Angelo Piscopiello
Bis videor mori !
Con grande sofferenza leggo i nomi dei tanti "gladiatori "
desiderosi di nuova gloria e con vera, funesta mestizia apprendo che dai tanti collegi
e' scomparso il nome dell' amata Tricase.
Addio celebre Collegio Senatoriale di Tricase !
E' il risultato dei tanti piccoli arrampicatori succeduti nella gestione della cosa pubblica,
capaci solo di incrementare il proprio patrimonio, fatto non abbisognoso di verifiche.
Ma la nostra Tricase risorgerà oltre ogni incapace ( vittima o carnefice, io tra i primi)
che abbia ricoperto ruoli di rappresentanza istituzionale elettiva.
di Alessandro Distante
Chiuse le liste, i candidati, aspiranti onorevoli e senatori, sono pronti a sfidarsi.
Mai come questa volta a farla da padrone sono state le scelte dei singoli. Lo spettacolo non è stato edificante: basterà pensare a chi all’ultimo momento ha cambiato partito ed è stato subito candidato in un altro; a chi lo ha fatto qualche mese addietro, sposando movimenti che fino a qualche tempo fa sparlavano del Sud; oppure a chi ha fondato un nuovo partito e si è ritrovato ai vertici e per giunta candidato pur avendo avuto responsabilità di vertice nel vecchio Partito.
Ma i passaggi non sono stati soltanto trasversali ma anche territoriali. Ed allora: in Salento tanti candidati da fuori, tutti però innamorati del Salento!
Ma niente è casuale. Il venir meno di ogni appartenenza al partito o almeno ad un gruppo che si ritrova su un progetto, non dico su un ideale, porta poi a questi spettacoli indecenti.
Salta il principio di appartenenza e salta il principio della territorialità specialmente se i collegi sono così vasti da andare da Tricase a Francavilla Fontana. Ma, ancor prima, salta anche un minimo di dignità e di rispetto.
Ciò che conta è esserci ed assicurarsi un posto in prima fila per poi essere eletti.
Ed il posto lo si ottiene grazie a qualcuno che sta a Roma senza alcuna scelta da parte dei cittadini.
Di primarie neanche a parlarne ed anche quando le consultazioni, come avviene in un Movimento, sono aperte alla base non mancano dubbi e critiche se il risultato è la riconferma di tutti gli onorevoli e senatori uscenti.
Tricase comunque ha un candidato messo in terza fila; potrebbe farcela, con un po’ di fortuna; l’elezione dipende non tanto dalla capacità di consenso del candidato quanto dagli strani meccanismi elettorali dove i candidati e chi li candida studiano tutti i trucchi per garantire la vittoria a chi deve vincere e per lasciare sperare gli altri.
Alla fine ad essere ringraziati per la elezione non saranno i cittadini ma chi, bontà sua, li ha proposti come candidati e messi in pole position.
di Munir,immigrato somalo
Mi chiamo Munir, vengo dalla Somalia, ho trent’anni, sono sposato e ho un figlio di un anno e mezzo. Sono arrivato in Italia nel giugno 2016 e dallo scorso aprile sono ospite del progetto SPRAR gestito da Arci Lecce qui a Tricase.
Quando la libertà di espressione diventa migrazione forzata. Nel mio Paese ero un giornalista. Nel mio paese ero un giornalista, e ho lavorato nella redazione di “Radio Marka”, un’emittente radiofonica che si trova nel sud della Somalia, molto ascoltata nella mia città di origine, e per la quale ho realizzato anche interviste a funzionari pubblici. Fare informazione nl mio paese è molto pericoloso. I gruppi criminali minacciano e a volte uccidono i giornalisti ritenuti colpevoli di schierarsi contro di loro. Uno di questi gruppi, tra i più pericolosi della Somalia, chiamato Al-Shabaab, ha iniziato a perseguitarmi a causa delle notizie che diffondevo. Al-Shabaab è un gruppo terroristico che da anni compie attentati e azioni violente che colpiscono soprattutto la popolazione civile.Sono sempre stato contro la violenza, perché credo che la pace sia la più grande aspirazione per ogni uomo e popolo di questo mondo. Gli uomini di Al-Shabaab hanno iniziato a perseguitarmi e a minacciare me e la mia famiglia. Sono stato costretto e portare mia moglie e mio figlio a Mogadiscio, mentre io ho deciso di scappare.
L’Italia e Arci. Dopo un viaggio molto complicato sono arrivato in Italia. Qui a Tricase mi sento al sicuro e ho trovato nuovi amici. Studio la lingua italiana, ho una professoressa che si chiama Isabella, che mi ha sempre aiutato ad apprendere meglio questa lingua per noi molto difficile, e frequento anche la scuola pomeridiana per prendere la licenza media. Grazie al supporto di Arci e della comunità che mi ospita ho avuto molte opportunità di integrazione e dialogo con i cittadini di Tricase, come per esempio durante le feste natalizie, quando ho partecipato come comparsa al Presepe vivente indossando i panni del soldato romano. Ho frequentato dei corsi di formazione professionale e spero di trovare presto un lavoro e la mia completa autonomia.
Raccontarsi a tavola. Il giorno di Santo Stefano sono stato a pranzo presso una famiglia a Tricase, che mi ha invitato grazie al progetto “A tavola con noi”. Sono stati molto gentili come me e mi hanno fatto sentire in famiglia. Ora siamo rimasti in contatto e questo è molto importante per me. Mi fa sperare in un futuro migliore. Il mio sogno è che mia moglie e i miei bambini possano, un giorno, passeggiare con me per le strade di Tricase, liberi dalla paura e dalle violenze.
di Caterina Scarascia
Il 3 novembre scorso decidemmo di richiedere l’allacciamento alla rete di distribuzione del gas metano per uso domestico e di procurarci quindi, da un’apposita agenzia, il relativo preventivo.
Nessuno di noi avrebbe mai potuto immaginare l’odissea che ci attendeva.
Abbiamo ottenuto il servizio (controllo tecnico definitivo e posizionamento del contatore) il 15 gennaio ultimo scorso, dopo ben 74 giorni, 7 ore e 10 minuti.
Ma l’aspetto paradossale (più di questo, se possibile….) è tutto ciò che abbiamo dovuto fare direttamente, da soli, per sbrogliare i vari impicci burocratici e capire dove era l’inghippo che ritardava, rallentava, intralciava (scegliete voi il verbo che più vi piace!) la nostra pratica.
Siamo passati dall’Ufficio Tecnico Comunale, dall’Ufficio dei Vigili, dai contatti con famigerati esperti del settore, dagli amici degli amici (avevamo dimenticato di essere in Italia!), per giungere alla fine a ben 30 telefonate e mezzo (è caduta la linea a metà conversazione…..) all’apposito numero verde che, finalmente, ci ha fatto capire qualcosa dell’iter procedurale.
Ci è pure venuto il dubbio che avessimo sbagliato ditta, non essendo quest’ultima di Tricase : si sa….i forestieri possono essere meno esperti di un territorio…..soprattutto se si tratta di allacci!
Intanto qualche buon samaritano ci ricordava che avremmo dovuto mantenere il vecchio impianto a gasolio (quindi ulteriori spese….), perché, come è noto, la burocrazia è burocrazia, mentre saccenti operatori del settore ci rimproveravano di esserci ricordati un po’ tardi (l’inverno è ormai alle porte!) facendo, in pratica, i conti in tasca agli altri.
Ma alla nostra domanda del perché di tanta burocrazia e conseguente lungaggine temporale, la risposta è stata unanime ed esauriente: “E’ il sistema!”
Abbiamo provato anche a cercarlo, questo Signor Sistema, per chiederglielo direttamente, ma è stato inutile: irreperibile, anzi introvabile, in quanto appartenente alla Famiglia degli Scaricabarili.
Dal faceto al serio: questa esperienza personale, probabilmente vissuta negli stessi termini da molti altri cittadini, è indicativa delle storture di un sistema (questo si!) che trasforma i bisogni reali delle persone in semplici occasioni di guadagno.
Ma i servizi non si pagano? Certo, purchè siano servizi efficienti, svolti con un unico, prevalente obiettivo: agevolare l’utente, ridurre gradualmente nel tempo gli ostacoli procedurali e gli impedimenti burocratici che, creando tutta una serie di intermediari, rischiano non solo di attivare tempi biblici, ma anche di aumentare i costi.
Non c’è niente da fare, siamo alle solite, in questa Italia in cui la stragrande maggioranza dei politici sa solo dire e fare fesserie, in cui “etica” è una parola del vocabolario catalogata alla voce “caduta in disuso”, in cui il Dio Denaro viene prima di tutto, anche, e soprattutto, del rispetto delle persone.
Un’Italia in cui noi cittadini, purtroppo, continuiamo ad essere i complici e i principali conniventi di un’organizzazione sociale ed economica che piega ogni cosa SOLO all’interesse personale, meglio se economico. Nel caso specifico, basterebbe muoversi compatti contro sistemi di questo genere, denunciandone le relative inefficienze.
Nulla è immutabile nelle organizzazioni e le conquiste per i diritti e i vantaggi di tutti sono state sempre il frutto di piccole o grandi rivoluzioni e riforme, partite dalle consapevolezze sviluppate nell’ordinaria quotidianità.
Poi possiamo anche fare grandi discorsi sulle culture, il post-capitalismo, le agenzie educative, la società liquida, la sostenibilità ambientale e quant’altro, ma, sia pure nella complessità di simili contesti, la sostanza è sempre e solo una: i valori che ognuno di noi ha interiorizzato e di cui dà esempio agli altri, quei valori che danno più importanza alle persone tutte e non solo a chi (o cosa!) ci conviene.
In conclusione, ‘sto metano….ti dà una mano?
Si, forse..... purchè ci sia qualcuno disposto ad attaccarlo!
di Ercole Morciano Da sabato 20 gennaio l’aula magna della Corte d’Appello di Lecce è intitolata a Vittorio Aymone. Scoperta dalla nipote Luciana Aymone, la targa dedicatoria, sobria come lo stile del grande uomo e grande avvocato nato a Tricase il 15 dicembre 1920, è un ulteriore segno di riconoscimento dei meriti acquisiti da uno dei figli più illustri della nostra città. L’iniziativa, sorta per unanime volontà dei due ordini legati all’amministrazione della giustizia – l’ordine giudiziario e quello forense – riveste un particolare significato perché l’aula magna è il luogo maggiormente deputato all’incontro e alla collaborazione tra magistrati e avvocati.
Un auspicio-impegno che ha visto costantemente in prima linea l’avvocato Vittorio Aymone nello svolgimento dei vari ruoli rivestiti: difensore penale, consulente giuridico di ministri della giustizia, presidente o componente di commissioni ministeriali per le riforme giudiziarie, docente universitario di etica professionale, presidente dell’ordine forense.
Ruoli vissuti con la massima autorevolezza, tanto da renderlo indiscusso “principe del Foro”, titolo che tutti gli riconoscevano per la profondità della scienza giuridica, per la probità professionale, per il nuovo stile oratorio ispirato ai grandi classici nella struttura, ma lineare e stringente nella forma, per la cultura umanistica, sulla quale fondava la certezza che al centro del processo penale c’è l’uomo concreto, con tutte le sue peculiarità, i drammi, gli abissi delle debolezze e le vette delle nobili aspirazioni.
La città di Lecce, dove Vittorio Aymone si era trasferito da Tricase nei primi anni ’50 per motivi professionali, gli ha intestato la piazza di fronte alla sua abitazione, vicino a Porta Napoli; da lui prende il nome la Scuola di specializzazione delle professioni istituita presso la facoltà di giurisprudenza dell’Università di Lecce; a Vittorio Aymone è intitolata la Fondazione voluta dal Consiglio dell’Ordine, e sostenuta dalla famiglia, per la formazione dei giovani avvocati, realizzando così un desiderio del grande penalista.
Vittorio Aymone mantenne con Tricase un rapporto filiale; con la moglie Dora Raeli sposata nel 1952, anch’essa tricasina, trascorreva buona parte delle ferie estive nella villa che si affaccia sul porto; durante la sua breve esperienza politica nel P.L.I. rappresentò Tricase alla Provincia, dove svolse l’incarico di assessore alla cultura nei primi anni ’50, organizzando tra l’altro manifestazioni che dovevano preludere alla nascita dell’università; donò al paese natale il terreno per la costruzione del campo sportivo in via Matine; grazie alla sua autorevolezza salvò più volte la Pretura di Tricase dalla soppressione; non girò mai le spalle ai tricasini che gli chiedevano aiuto e meritavano di averlo. Io lo conobbi mentre ero studente a Lecce nei primi anni ‘60: quando per sciopero o altri motivi uscivo prima da scuola, con altri compagni - in attesa dell’orario del treno - ci recavamo in tribunale per assistere alle cause penali che si tenevano al vecchio palazzo di giustizia, in piazza S. Oronzo.
Lì noi tricasini ci sentivamo quasi a casa perché alla fine della grande scalinata d’accesso ci accoglieva il busto marmoreo di Giuseppe Pisanelli, in verità un po’ accigliato, con la solenne epigrafe retrostante. Poi, con circospezione e senza fare chiasso, circolavamo nell’ampio, alto corridoio dell’ex convento dei gesuiti e ci affacciavamo alla soglia delle aule d’udienza compiendo le nostre scelte; il più gradito per l’ascolto era il giovane avv. Vittorio Aymone, poi venivano gli altri più anziani come Massari, De Pietro ecc.
Da allora l’ho ascoltato in altre occasioni, anche a Tricase, e come altri rimanevo incantato dal suo eloquio col quale ogni orazione diventava un capolavoro per l’armonia tra struttura, forma, registro, contenuti, voce, declamazione.Con me fu disponibilissimo quando nel 1995 gli chiesi l’intervista da pubblicare su “Nuove Opinioni” per il 50° di Toga: m’invitò a casa sua a Lecce e da allora iniziò un rapporto più confidenziale che si ravvivava d’estate, quando andavo a trovarlo a Tricase-Porto e si parlava di storia locale; consuetudine che è rimasta fino agli ultimi anni della sua vita.
A Tricase ha continuato a voler bene fino alla fine mantenendo intatte le sue radici di cui andava fiero; pertanto auspico che la città natale gli dimostri un segno di affetto e riconoscenza a futura memoria per indicarlo con sano orgoglio alle future generazioni.
TACCUINO ELETTORALE
di Alessandro Distante
Anche i muri della Città cominciano a respirare l’aria elettorale. Encomiabili alcuni manifesti che fanno veramente la differenza. Mentre tutti gli altri pubblicizzano prodotti, saldi, scuole e viaggi, quei manifesti chiamano a raccolta tutto il Salento per fare la differenza e contengono tanti importanti principi e valori: la sana politica, la famiglia, lo sport, il lavoro.
Sembrano istruzioni e raccomandazioni utili alla prossima battaglia elettorale; una sorta di consigli per scegliere bene, perché il voto sia utile non solo a chi si candida ma soprattutto al territorio e, in una parola, al Salento.
Certo, verrebbe da pensare: bastasse un manifesto!
Quei suggerimenti e quegli spunti rischiano tuttavia di essere equivocati, perché i soliti maligni potrebbero avere il sospetto che non siano fini a se stessi ma che siano l’annuncio di una auto presentazione elettorale.
Che peccato! Fossero stati proposti non a ridosso delle politiche avrebbero avuto certo un’altra risonanza. Il lavoro, la famiglia, lo sport, la politica: tutti temi di grande attualità soprattutto in un anno nel quale la Costituzione Italiana compie settanta anni.
Di quei manifesti affissi a Tricase mi piace riportare alcune frasi, vere pillole di saggezza: “Credo nella politica. Quella utile. Quella che crea valore partendo dai bisogni dei cittadini”. E come dargli torto! Chi ha mai creduto nella politica inutile? O in quella che non tiene conto dei bisogni dei cittadini?
E poi, pensando alla famiglia, leggo: “E’ quello che impariamo dalle nostre mogli, dai nostri mariti, dai nostri genitori e anche dai nostri figli, che ci guida nelle scelte quotidiane. La famiglia è, e deve essere, il centro della nostra comunità”.
Una famiglia tradizionale, nella quale, giacchè che c’era, doveva trovare spazio anche l’insegnamento dei nostri nonni, dei nostri suoceri e, soprattutto, delle nostre suocere!
E’ proprio vero, anche nei migliori messaggi, si dimentica sempre qualcuno o qualcosa come si dimentica spesso che in politica non ci si propone ma sono gli altri a proporci.
Gentile direttore,
Approfittiamo del vostro giornale, per rendere noto che nella frazione di Depressa,
ci sentiamo a dir poco dimenticati
Per cominciare non si vedono vigili urbani da chissà quanto tempo, tanto che gli automobilisti interpretano ognuno a modo proprio il codice della strada, le vie dell’abitato sono sempre sporche e piene di cartacce, i cestini vengono svuotati solo dopo che gli stessi sono stracolmi da giorni, in giro si possono trovare numerose buche, per non parlare poi delle luminarie di natale che ad oggi 23-01-18 sono ancora accese.
Caro direttore ,
i “ cambiamenti ” per il momento a Depressa ci sono stati si,
ma decisamente in peggio, sembra che i detti di una volta non si sbagliano,
pare che uno reciti “quanti più sacrestani ci sono ….. ”
a buon intenditor poche parole…
Un gruppo di amici
Clean Up Tricase nasce da un gruppo di amici che, stanchi di vedere sporcizia e incivilta' dappertutto, hanno deciso di unire le proprie forze per raggiungere un obiettivo: "far crescere la cultura della bellezza del pulito".
Battaglia titanica, ma non per questo impossibile. Non siamo nati per sostituirci a nessuno, ne' agli operatori ecologici e tantomeno alle ditte che dovrebbero fare manutenzione del verde. Siamo nati per sensibilizzare. Quanto sia importante il discorso del degrado ambientale e come esso puo' interagire con altri settori della vita di un luogo lo capiamo se facciamo delle semplici riflessioni.
Quando si visita una citta' la cosa che salta subito all'occhio sono gli ingressi che dovrebbero sempre essere impeccabili. E noi di Clean Up Tricase e Arci Lecce, anche in vista delle feste Natalizie che richiamano a Tricase migliaia di visitatori abbiamo deciso di partire proprio da li' per cambiare il modo di vedere le cose per far vedere che anche il bello e' cultura.
La seconda cosa, che si nota quando si visita una città, al di là dei monumenti più importanti, delle piazze, dei musei o delle chiese, è la pulizia delle strade e dei luoghi pubblici in generale. Una città pulita, insomma, rappresenta il primo biglietto da visita sia per il turista sia per chi ci lavora sia per chi ci vive.
Avere rispetto degli altri e di ciò che è nostro in quanto appartenente alla collettività e' una condizione basilare se si vogliono raggiungere gli standard di altri paesi (vedi Svizzera e tutto il nord Europa) e, soprattutto, rappresenta il motore che muove una citta' verso una condizione di assenza di degrado. Siamo sempre piu' abituati alla sporcizia tanto da non provarne piu' il disgusto.
Recuperare il gusto della bellezza del pulito e' percio' il nostro principale obiettivo, e lo stiamo facendo di settimana in settimana trasformando luoghi imbruttitti dall'incivilta' in qualcosa di bello.
Mozziconi gettati per terra, escrementi dei cani lasciati ovunque, sui marciapiedi e nei giardini, cartacce e sporcizia varia lasciata cadere per terra, incuria nella suddivisione della raccolta differenziata, bottiglie di birra e lattine vuote lasciate in giro a fare bella mostra di sé, rifiuti ingombranti e pericolosi, spesso abbandonati in zone isolate come fuori città (pur essendo gratuito il ritiro presso il domicilio) sono cattive abitudini che bisogna cambiare, combattendole anche attraverso delle sanzioni, ma soprattutto investendo sui bambini e sui giovani che saranno gli adulti di domani, e che lo potranno insegnare a loro volta ai propri figli. Immaginate solo per un attimo se in casa gettassimo tutto cio' che consumiamo.
Saremmo capaci di viverci per quanto tempo? Noi ci siamo messi in gioco e ci sporchiamo le mani per tenere pulita la nostra citta'.
Voi che fate giocate con noi? Coraggio!
#cleanuptricase #pulitoépiúbello
di Ercole Morciano
Pubblicato il libro di Salvatore Coppola sulla prima guerra mondiale
Cento anni fa, precisamente i giorni 2 e 3 del gennaio 1918, non erano ancora passate del tutto le feste. Giorni tristi e amari erano stati quelli di Natale e Capodanno, vissuti anche dalle famiglie di Tricase, per la terza volta trascorsi con la patria in guerra.
Tristi per le famiglie in lutto, dovuto alla morte in guerra dei propri cari; amari, per quelle in cui vi erano famigliari al fronte, feriti o in prima linea a combattere; penosi per tutti perché gli stenti erano ormai diventati insopportabili. Proprio in quei giorni, tra Capodanno e l’Epifania scoppiò a Tricase un’altra rivolta delle donne.
L’altra si era avuta nel 1905, il 2 gennaio, con lo sciopero di circa 900 tabacchine per chiedere l’abolizione del cottimo e l’aumento della paga giornaliera fissato a £.0.35, il più basso della provincia. Partita da Tricase, la protesta avrebbe infiammato tutta la Terra d’Otranto per la durata di un intero anno.
La protesta delle donne di Tricase del gennaio 1918, da me raccontato con tutti i particolari sul “Volantino” n.37/ 2015, è descritta, insieme con le altre, sul recente libro dello storico Salvatore Coppola, già docente nei licei classici di Maglie e di Madrid, noto a Tricase per gli studi sulla storia della nostra città da lui pubblicati. Pane e Pace è il titolo del libro di Coppola edito per le edizioni Giorgiani.
Nel panorama della storiografia sulla “grande guerra” l’opera si colloca su una particolare prospettiva d’indagine: il rapporto tra le donne e il conflitto. Sono numerose le pubblicazioni sulle donne che, specie al nord, sostituirono gli uomini partiti al fronte nelle industrie, nei lavori pesanti, nelle attività agricole, nei trasporti.
La preziosità dell’opera di Salvatore Coppola sta nell’aver tirato fuori dagli archivi le storie di tante donne che, assenti perché in guerra i mariti o i figli, mentre si fanno carico del lavoro in campagna e nei tabacchifici di Terra d’Otranto, difendono con forza il loro diritto ad avere quel poco che lo stato ha promesso e chiedono inoltre la pace, subendo denunce e prigioni.
Chiedono che sia data la razione di pane quotidiano (sempre più ridotta), che il pane sia commestibile e non procuri malattie, che le famiglie aventi soldati al fronte ricevano il sussidio in tempo utile, che la distribuzione del pane sia fatta senza imbrogli, che le autorità si oppongano alla speculazione e all’accaparramento del grano e della farina.
A questi giusti diritti, gridati dalle donne durante le manifestazioni e descritti da Salvatore Coppola come registrati negli atti di pubblica sicurezza o giudiziari, si aggiunge spesso un’altra richiesta, questa più preoccupante per le autorità del tempo, che la vedono come una sfida o, peggio, un’azione disfattista: “vogliamo la pace, fate tornare i nostri mariti dal fronte, non vogliamo i sussidi vogliamo i nostri uomini”.
Di questo grande movimento spontaneo, che interessò le tre provincie di Lecce, Brindisi e Taranto, Salvatore Coppola ha studiato le cause, il carattere, gli obiettivi, la reazione delle classi dirigenti e dell’apparato statale con le misure sempre più repressive, specialmente dopo la disfatta di Caporetto, e infine gli effetti anche sul lungo periodo.
La parte più corposa del volume comprende la descrizione analitica di tutte le proteste, a partire dal 1917. Le prime, nel mese di marzo, riguardano i centri di San Donato, Ceglie, Grottaglie, Presicce e Ostuni. L’ultima protesta ebbe luogo il 9 luglio 2018 a Sogliano Cavour.
Di ogni manifestazione Salvatore Coppola dà la descrizione dei fatti, i nomi delle donne e degli altri denunciati, degli altri protagonisti della vicenda (politici, amministratori, forze dell’ordine), dei difensori (ricorre spesso il nome de noto avvocato penalista tricasino Antonio Dell’Abate), gli esiti del processo e le altre notizie del caso. Le fonti citate nelle note sono quelle archivistiche classiche (Archivio Centrale dello Stato e Archivio di Stato di Lecce e di Taranto) e gli organi di stampa provinciali.
La presentazione del prof. Mario Spedicato, la prefazione del prof. Giuseppe Caramuscio, l’indice dei nomi e la parte fotografica completano un volume che ha il pregio di delineare un segmento di storia salentina in cui le donne sono state le protagoniste e hanno saputo affrontare una pesante realtà con dignità e coraggio.
di Pino Greco
Entro il tre febbraio 2018 bisogna attrezzarsi per evitare sanzioni o addirittura la chiusura dell’attività. Di cosa parliamo? Di sicurezza sui luoghi di lavoro. Una delle ultime leggi regionali in materia di riduzione delle esposizioni alla radioattività naturale derivante dal gas radon in ambiente confinato.
La legge regionale n° 30 del 3 novembre 2016, e s.m.i. ha fissato, sia per gli edifici esistenti che per le nuove costruzioni i livelli limite di riferimento, misurati con un valore medio di concentrazione su un periodo annuale suddiviso in due semestri, in particolare:
a) per gli edifici destinati all'istruzione, compresi gli asili nido e le scuole materne, il livello limite di riferimento per concentrazione di attività di gas radon in ambiente chiuso, e in tutti i locali dell'immobile interessato, non può superare i 300 Bq/mc, misurato con strumentazione passiva;
b) per gli edifici non destinati all'istruzione, e aperti al pubblico il livello limite di riferimento per concentrazione di attività di gas radon in ambiente chiuso, e in tutti i locali dell'immobile interessato, non può superare 300 Bq/mc, misurato con strumentazione passiva.
I titolari/esercenti delle suddette strutture, devono provvedere, ad avviare le misurazioni sul livello di concentrazione di attività del gas radon da svolgere su base annuale suddiviso in due distinti semestri (primavera-estate e autunno-inverno) e a trasmettere gli esiti entro un mese dalla conclusione del rilevamento al comune interessato e ad ARPA Puglia. In caso di mancata trasmissione delle misurazioni entro diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, il comune deve provvedere ad intimare con ordinanza la trasmissione delle misurazioni svolte, concedendo un termine non superiore a trenta giorni, la cui eventuale e infruttuosa scadenza comporta la sospensione per dettato di legge della certificazione di agibilità.
GAS RADON – GENERALITÀ
Il radon è un gas radioattivo di origine naturale, è incolore, inodore e insapore ed è prodotto dal decadimento radioattivo del radio, generato a sua volta dall’uranio, presente nelle rocce, nel suolo nelle acque e nei materiali da costruzione come cementi, laterizi, graniti o tufi. Essendo un gas, il radon fuoriesce dalle porosità e dalle crepe del terreno e da detti materiali da costruzione e, in misura generalmente minore, dall’acqua. Oltre che dai materiali da costruzione, il radon può penetrare nelle abitazioni anche attraverso fessure, giunti di connessione, canalizzazioni degli impianti idraulici, elettrici e di scarico. Una volta esalato si disperde rapidamente in atmosfera, al contrario si accumula facilmente negli ambienti chiusi. In Puglia la presenza di radon all’interno degli edifici è dovuta principalmente al sottosuolo, e in parte ai materiali da costruzione e all’acqua. Il fenomeno del carsismo influisce sensibilmente sul processo di esalazione del radon attraverso la formazione di una rete sotterranea di diffusione del radon che, trasportato dall’acqua e dai gas, può percorrere anche grandi distanze per essere poi liberato all’esterno grazie alla presenza di numerose faglie presenti nelle rocce calcaree
ESPOSIZIONE AL RADON - EFFETTI SULLA SALUTE
Il principale danno per la salute legato all’esposizione al radon, è un aumento statisticamente significativo del rischio di tumore polmonare. A livello mondiale, il radon è considerato il contaminante radioattivo più pericoloso negli ambienti chiusi ed è stato valutato che il 50% circa dell’esposizione media delle persone a radiazioni ionizzanti è dovuto al radon. Trasportato all’interno dell’apparato respiratorio, il radon, raggiunge i polmoni, dove decade emettendo radiazioni dannose per i tessuti.
Quindi l’inalazione del radon comporta il rischio di tumore ai polmoni e ai bronchi a causa dell’energia rilasciata in questa regione dalle radiazioni emesse durante il processo di decadimento. Il rischio aumenta al crescere della concentrazione e del tempo che si trascorre in presenza di elevate concentrazioni di radon. Esiste, inoltre, una stretta relazione tra gli effetti di fumo e radon, tanto che un fumatore rischia circa 15 volte di più rispetto a un non fumatore esposto alla stessa concentrazione.
In Italia l'esposizione al radon è responsabile (secondo la stima del 2010 dell'Istituto Superiore di Sanità) di circa 3.200 casi di tumore polmonare all’anno, in Europa se ne contano circa 20.000 casi all’anno. In termini percentuali ciò rappresenta circa il 10% di tutti i decessi per tumore polmonare in Italia. Questa percentuale varia da Regione a Regione da 4% a 16%, in relazione ai livelli medi di concentrazione di radon.
La misura della concentrazione di radon presente all’interno di un ambiente confinato permette di valutare l’esposizione e dunque il rischio associato alla permanenza all’interno dell’ambiente considerato. La valutazione del rischio ha lo scopo di stabilire la necessità di intraprendere o meno eventuali interventi di bonifica. Fermo restando che l'eliminazione completa non è possibile, esistono però azioni di rimedio efficaci e controllate, attraverso cui è possibile ridurre la concentrazione a livelli accettabili.